Wednesday 19 October 2022

Zoom Dharma meeting con gruppo Dharma Sugata - 11e 18 ottobre 2022



Zoom Dharma meeting con gruppo Dharma Sugata - 11 ottobre 2022

La pratica del Dharma, fondamentale per una vera esistenza, non è solo una pratica buddhista, è la vita, anzi la vita stessa è la pratica del Dharma, tutto ciò che facciamo è Dharma, la nostra stessa sofferenza è Dharma anche se noi, sbagliando, non ne riconosciamo l’immenso valore e cerchiamo sempre di combatterla perché la consideriamo solo come negativa, il nemico da vincere come se fossimo in guerra. 

Ma la pratica del Dharma non è una lotta, è esperienza naturale della nostra umanità in tutto ciò che facciamo in ogni istante, anche quello che consideriamo negativo come la rabbia, l’attaccamento, i desideri, la sofferenza, l’ignoranza, tutto è Dharma.

Noi siamo sulla terra per praticare il Dharma, questo è il compito dell’umanità, ma ciò che fa la differenza, che trasforma, e che è estremamente essenziale, è la consapevolezza. Il Samsara è un diamante, ma se non sappiamo riconoscerlo, se non ne siamo consapevoli, resta inutilizzato come un pezzo di vetro qualunque. La vita è un gioiello prezioso, ma se non si sa comprenderne il valore e farla fruttare la si lascia passare come inutile oggetto, la si spreca.

La volta scorsa abbiamo approfondito il senso della sofferenza, una risorsa essenziale perché da essa si forma la nostra umanità, il diamante, il fiore di loto, è la nostra più preziosa ricchezza che ci fa crescere come esseri consapevoli in grado di riconoscere e far fruttare il prezioso valore della vita, questa è la saggezza che riconosce la qualità della sofferenza. Per questo il primo e fondamentale insegnamento del Buddha è stato quello delle quattro nobili verità e la prima è “la verità della sofferenza”.

La seconda nobile verità entra più in profondità al fine di poter conosce qual è l’origine, “la causa della sofferenza”. I due elementi primari della causa della sofferenza sono il karma e l’afflizione mentale.

Il karma è l’energia essenziale della nostra evoluzione, senza karma non potremmo fare nulla e sul karma si formano le basi dell’afflizione mentale fondate sull’ignoranza, la non conoscenza che in tibetano è espressa con il termine “ma-rigpa” che significa “non vedere”, e in sanscrito “mancanza di saggezza”. 

Da ciò sorgono tutte le emozioni che governano la nostra vita, quali l’invidia, la rabbia e, ancor più potente, l’attaccamento e sono il peso, la sofferenza vera nel nostro esistere quotidiano, non occorre cercare altrove. 

E’ dunque necessario avere piena consapevolezza che queste emozioni possono esprimersi solo in relazione con il karma che è il nostro necessario patrimonio. Senza karma non esisterebbero, né rabbia, né gelosia, né attaccamento, non esisterebbe nulla poiché nessuna azione può emergere al di fuori del karma. Il karma è l’energia che dà impulso a queste tre afflizioni, che non ci piacciono, ma che sono inevitabili e questa è la causa della sofferenza di cui prendere atto per imparare a conoscerla.

L’errore più comune che tutti commettiamo è la valutazione totalmente negativa che attribuiamo a queste afflizioni mentali e che dunque pensiamo di dover combattere e sconfiggere con ogni mezzo, ma è invece necessario conoscerle profondamente in ogni dettaglio, indagare sul perché sorgono, come si manifestano, da dove vengono, e accoglierle imparando a svilupparne un controllo armonioso e questa azione è ciò che nel buddhismo è definita: “domare la mente”.

In questo modo possiamo trasformare tutto ciò che istintivamente consideriamo negativo, nemico da distruggere, in positivo, amico che ci può offrire molto. E’ essenziale assumere questo metodo pacifico, dialogando con la rabbia, con l’attaccamento, con l’ignoranza e questa conoscenza è la chiave che ci porta a comprendere la verità delle cause della sofferenza.

Senza conoscenza si resta vittime di queste emozioni che diventano condizionanti, prevaricanti, mentre con la loro conoscenza si crea un dialogo, si comprende la rabbia nella sua essenza e potenzialità profonda e la si trasforma in saggezza, pazienza, compassione. Dunque la rabbia non sarà più un nostro nemico, ma un alleato e questa trasformazione è raffigurata nella metafisica buddhista tramite le Divinità irate.

Ci sono domande?

Domanda:    Vorrei sapere se la verità della rabbia dipende dall’attaccamento al proprio ego.

Lama:    La verità assoluta della rabbia è la vacuità della rabbia; la verità convenzionale della rabbia è la capacità di indagine per giungerne alla conoscenza, così da trasformarla in positiva. La rabbia, così come l’attaccamento, l’ego, sono energie necessarie alla vita stessa, ma sono altro da noi, non sono noi, per questo nella conoscenza possiamo davvero trasformare una reazione che immediatamente si presenta come negativa in realtà positiva.

Riprendiamo in questo secondo incontro il discorso del karma.

Prima di tutto è necessario avere consapevolezza che il karma non è una prerogativa del Buddhismo, risponde a una realtà umana universale e ne troviamo approfondimenti anche nei Vedanta e nell'Induismo, così come altri aspetti quali samsara e nirvana. Il termine Karma è tradotto nelle lingue occidentali con la parola “azione” e dunque di semplice e facile comprensione, ma la spiegazione del suo concetto è invece complicatissima e riguarda tutto, il passato, il futuro e soprattutto il presente che è ciò che ci interessa, è la fondamentale attitudine con con cui affrontiamo ogni istante di vita, ciò che facciamo, pensiamo e diciamo in ogni istante, sia che mangiamo, lavoriamo, riposiamo, meditiamo, non c'è momento di esistenza in cui noi si costruisca karma.

L'attitudine o intenzione determina il karma attivo, la potenzialità di definire e trasformare qualsiasi condizione, ne è la qualità essenziale perché, se anche noi praticassimo la meditazione, il Dharma, la compassione, con attitudine unicamente egocentrica, arrogante e superficiale unicamente per gratificare l'ego, non otterremo alcun risultato positivo e creeremmo anzi ulteriore karma negativo. Al contrario, come abbiamo già visto la scorsa volta, la stessa rabbia o l'attaccamento possono essere trasformate in condizioni positive se vissute con l'attitudine altruistica del Bodhicitta in una consapevolezza attiva 24 ore su 24.

L'attitudine che guida ogni istante del nostro esistere determina il karma che può essere positivo, negativo, o neutro, ed è espresso in ciò che percepiamo come sofferenza, gioia, dolore, è il risultato immediato dell’azione presente, qui e ora, e anche dall'attitudine maturata nelle vite passate e, a sua volta,  costruisce la base per le vite future.

E' dunque fondamentale meditare sull'attitudine che in ogni istante produce quelle emozioni che determinano i comportamenti e dunque il karma. E’ indispensabile comprendere bene questo meccanismo automatico che trova spiegazione più semplice nella legge di “causa – effetto”: ad ogni azione fisica, mentale o verbale consegue una reazione corrispondente.

Queste reazioni, se vissute nella consapevolezza, possono determinare una radicale trasformazione della mente. Ricorderete la storia di Bengunjé, un feroce e temutissimo bandito dell'antico Tibet, le sue ripetute azioni criminali erano così conosciute da incutere grande paura nella gente, ma un giorno egli, vedendo cadere a terra un'anziana donna terrorizzata al solo sentire il suo nome, ne fu sconvolto, folgorato dalla visione consapevole di tutto il male fatto e questo determinò in lui un cambiamento radicale con la volontà di cambiare completamente vita. Da quel giorno Bengunjé non fece altro che praticare meditando ininterrottamente e unicamente sul karma, sulle proprie azioni, una per una, così per averne sempre maggior consapevolezza faceva due mucchietti di sassi, in uno, per ogni attitudine negativa, poneva una pietra nera e nell'altro, per quelle positive, una pietra bianca. All'inizio il mucchio di pietre nere era molto grande mentre quello delle pietre bianche era piccolissimo, poi lentamente, giorno dopo giorno, il processo si invertì sino a che la sua purificazione fu tale da farlo diventare un grande maestro della scuola kadampa. La sua realizzazione nella meditazione sul karma era semplicissima, essenziale, non aveva assolutamente bisogno di studi complicatissimi, di mille rituali, di corsi o seminari, né tanto meno di coreografie all’apparenza appaganti, ma completamente inutili e vuote che invece piacciono tanto e gratificano gli occidentali, ma che non portano a nessuna reale crescita spirituale, anzi ingrassano unicamente e inutilmente un ego già ben nutrito. No, la pratica di del Dharma di Bengunjè che gli permise di raggiungere elevata spiritualità era unicamente la meditazione ininterrotta sull'attitudine, la consapevolezza dell’azione che esprimeva nella pietra bianca o pietra nera.

La più grande pratica di Dharma è la meditazione sul karma, sull'attitudine che, istante per istante, determina la mia azione, neutra, o positiva se agisco con consapevole altruismo nella giustizia e nell'interesse di tutti, o negativa se la mia unica motivazione è l'interesse egoistico, l'arroganza, la presunzione. Questa è la purificazione della mente, allenarsi nella consapevolezza della propria attitudine, da mattina a sera, instancabilmente.

Per conoscere il karma non ha alcun senso ripensare alle vite passate a ciò che si presume potrebbe essere stato determinante o ad altre inutili futilità, oppure ancor peggio rivolgersi a magiche pratiche di preveggenza, a complessi piani astrologici, per sapere cosa sarà in futuro, no, il karma che unicamente ha valore è qui e ora, meditarlo momento per momento, non c’è altro da fare e non è un lavoro complesso, tutti possiamo farlo, iniziando dal poco per poi aumentare e approfondire sempre più la capacità di applicarci in questa consapevolezza, in questo modo avviene lentamente giorno per giorno la trasformazione interiore e l'attitudine lentamente cambia da negativa in positiva, questo è ciò che avviene nel samsara, senza karma non ci sarebbe samsara e senza samsara non potrebbe nemmeno esseri karma, questo è il processo della vita.

Karma e samsara sono essenziali all’esistenza, ed è un grave errore considerare il samsara come condanna, come qualcosa di negativo, il samsara è essenziale al nostro esistere e include in sé grandi valori, infatti molte pratiche di Dharma quali la compassione, la rinuncia, la bodhicitta si possono esprimere unicamente nel samsara.

La pratica del Dharma è il nostro compito nel samsara, meditare consapevolmente il karma e trasformare così la qualità della mente, e il Dharma non è prerogativa del buddhismo e di nessun altra forma di religione è la pratica della spiritualità autentica della crescita umana che riguarda ogni essere, indipendentemente dalla sua formazione, cultura e religione e copre ogni azione della vita. Noi guardiamo alla vita del Buddha realizzato, ma non possiamo pensare di raggiungere alcun obiettivo ricevendo l'illuminazione per opera della sua benedizione, no, il Buddha ci ha indicato la via, ma siamo noi a doverla percorrere, siamo noi gli unici responsabili della nostra esistenza, tutto dipende dall’attitudine con cui affrontiamo momento per momento, consapevolmente, l’esistenza.