Saturday 6 July 2024

Un ricordo di 20 anni fa: Un discorso per la celebrazione del compleanno del Dalai Lama - 2005



Compleanno di Sua Santità Tenzin GyatsoXIV° Dalai Lama
6 luglio 2005 

Porgiamo un particolare benvenuto ai nuovi amici che sono con noi nel giorno del compleanno del Dalai Lama Tenzin Gyatso.
Altri nuovi amici, che ancora non ho incontrato di persona, mi hanno chiesto telefonicamente di celebrare il loro matrimonio con rito buddhista e li ho invitati a venire oggi per conoscerci e parlare, perché in Tibet non esiste una cerimonia di matrimonio anche se ora, comprendendo le esigenze nate dall’interscambio di popoli di vari paesi e la necessità di poter documentare e ricevere un riconoscimento pubblico, parecchi maestri buddhisti in varie parti del mondo hanno iniziato ad impartire alla coppia una benedizione per l’unità e l’armonia.
Se esistesse un preciso rituale di matrimonio buddhista questo consisterebbe nell’impegno a prendere rifugio nei tre gioielli e ad assumere i voti dei cinque precetti.
Chissà se questi amici verranno o se avranno cambiato idea? Questo è parte della natura impermanente dei fenomeni ed è sempre Dharma.
Il Dharma si fonda sulla natura impermanente della realtà, non lo dobbiamo scordare mai, altrimenti non progrediremo.
La soluzione di ogni difficoltà e problema si realizza solo nella consapevolezza della natura impermanente delle cose, ed è fondamentale mantenerla chiara in noi soprattutto nell’ultimo atto della vita in cui saremo completamenti soli, nessun amico, nessun parente, ci potrà accompagnare e per questo dobbiamo cominciare a prepararci sin d’ora.
Non si trova il Dharma nella ricerca di una vita eterna, sarebbe una contraddizione di termini, non si può rincorrere l’idea di una felicità permanente quando la natura stessa della realtà è impermanente.
Dobbiamo dunque addestrarci nella conoscenza del processo della natura impermanente della realtà, altrimenti rischiamo di impegnarci inutilmente in una moltitudine di preghiere e di pratiche con lo scopo esclusivo di ottenere in questa vita un “meglio” di cui non conosciamo nemmeno la natura, ma questa vita passa troppo velocemente.
Io ho superato i quarant’anni e sono sbalordito di come siano fuggiti in fretta, solo ieri ne avevo quattordici, mi sembra di avere appena lasciato la mia casa per andare in monastero nel sud dell’India. Ricordo il distacco dai genitori alla frontiera, un dolore che sembra insopportabile ed è freschissimo nella mia memoria, come se fosse appena accaduto, e ogni volta che ritorno a casa ho la sensazione di essere stato sempre là, l’unica differenza rispetto alle precedenti partenze è che oggi c’è minor sofferenza perché è diminuito l’attaccamento.
Questo dimostra che la liberazione non è radicata nelle cose materiali, nella casa, nella famiglia, ma nel distacco mentale, nell’addestramento della mente ad affrontare, momento per momento, la natura impermanente della realtà, il cammino verso la saggezza.
Il Dharma, che non ha nulla a che vedere con effetti speciali come volare liberi nel cielo, o possedere il terzo occhio, è semplicemente essere in grado di guardare in faccia la realtà senza paura, è la saggezza. Condividere questo tipo di passione, di sensibilità, con la saggezza costituisce la compassione.
La spiritualità, il Dharma e la pace interiore sono le nostre grandi vere necessità, le conquiste dell’esistenza umana, un argomento inesauribile, tanto che in centootto volumi tibetani sono raccolte le parole del Buddha e tutte riconducono alla stessa essenza della realtà.
La situazione economica e sociale vissuta dalla mia famiglia è paragonabile a quella attuale del Sudan meridionale, eppure io oggi vivo in Italia, un paese tra i più sviluppati, un vero paradiso per me!.. e quando torno in Nepal le persone incuriosite mi chiedono tante notizie sulle condizioni in occidente e ne sono così ammirati che pensano che io, per il solo fatto di stare in Europa, debba essere necessariamente un grande Lama, un grande maestro, perché già sto vivendo con gli dei!...
La mia esperienza è davvero straordinaria, ero partito da una situazione piena di difficoltà, di incertezze e precarietà e nonostante questo ho potuto ricevere un buon livello di educazione e di istruzione e sono in una condizione che mi permette di affrontare nuove sfide e trovare altre possibilità per procedere nelle vite future. Questo rappresenta la condizione umana e il Dharma è appunto la possibilità e capacità che l’uomo ha di impegnarsi per guadagnare e conquistare se stesso.
Non si tratta di accumulare beni materiali come il denaro o il potere, ma di conquistare  la ricchezza che deve essere intesa per il beneficio degli altri, così da poter diventare fonte infinita di felicità per gli altri.
Non si tratta nemmeno di dover diventare ricchi, famosi ad ogni costo, ed essere talmente affaccendati da avere centinaia di segretari per poi ritrovarsi completamente pazzi.
Durante il primo anno a Roma cercavo il modo per mantenermi e un mio amico indiano, prete, mi disse che finché ero vestito così non avrei mai avuto nessun lavoro, per prima cosa dovevo almeno cambiare l’abito. La sua preoccupazione era sincera e disinteressata, sapeva da dove venivo, conosceva perfettamente la situazione indiana, e mi regalò un paio di scarpe, un dono per me preziosissimo e che utilizzai fino alla fine. Chissà, se avessi seguito il suo consiglio avrei anche potuto trovare un buon impiego, forse come professore, o uomo d’affari, o magari diventare un uomo politico che in Italia ha la capacità di inventare un nuovo slogan ogni giorno, in ogni caso avrei solo accumulato stress, un ottimo metodo per impazzire, ma il Dharma è al di fuori di tutte queste cose, è altro.
Il Dharma è conoscenza, comprensione, saggezza, sperimentazione della realtà.

Oggi è il 6 luglio, compleanno del Dalai Lama, ha settant’anni e per onorare questa ricorrenza ho preparato alcuni piatti tibetani che, a conclusione della giornata, potremo condividere in serenità.
Il Dalai Lama non deve essere visto come un individuo nella sua singolarità, ma come il frutto del karma del popolo tibetano e, adesso che le condizioni sono mutate profondamente, è necessario cominciare a considerare il Dalai Lama come il frutto del karma della popolazione globale.
Il bambino indicato come Dalai Lama, all’età di due anni, non aveva alcuna pretesa in tal senso, non ha chiesto questo incarico, è stato individuato, cercato e scelto dal popolo tibetano che lo ha designato come Dalai Lama.
I tibetani credono che sia un’emanazione del Buddha della compassione, e questo fa di lui realmente un’emanazione del Buddha della compassione perché le cose non esistono di per sé, ma secondo l’imputazione che ne diamo.
Poiché noi lo riconosciamo, lo designiamo, lo imputiamo come Buddha della compassione, lui lo deve essere, non può esistere altrimenti. Il XIV° Dalai Lama risponde pienamente a questa aspettativa e tutti noi dobbiamo essere infinitamente grati alla grandezza di questa persona.
Quando si dice che Sua Santità è l’emanazione del Buddha della compassione non si afferma che il suo comportamento sia al di là dell’umano, al contrario, il suo comportamento è insito nella categoria del comportamento umano, ma ha la funzione di essere ispirazione ed esempio delle qualità migliori degli esseri umani.
Incontrandolo vediamo una persona come tutti noi, con le difficoltà che ogni essere umano deve affrontare, la grande differenza è nella sua capacità di affrontare ogni situazione, sempre, per il beneficio di tutti gli esseri.
Adesso vi farò ascoltare la registrazione della voce del Dalai Lama che oggi ha pronunciato un magnifico discorso in tibetano, poi lo commenterò. Grazie ai mezzi moderni abbiamo potuto ascoltare questa registrazione, la tecnologia se usata in modo appropriato è utilissima, se se ne abusa può invece diventare estremamente pericolosa. 
(segue discorso- sintesi: ).
«Sua Santità ha esordito ringraziando chi sta festeggiando il suo compleanno nel mondo, a coloro che vivono nelle regioni himalayane, in Mongolia, a oriente e a occidente. Oggi a Dharamsala è una giornata di piogge monsoniche abbondanti, quindi molte persone per ascoltare le sue parole erano all’aperto, sotto qualche ombrello e il Dalai Lama scherzando ha detto che questa pioggia sarebbe stata una benedizione per coloro che la stavano prendendo.
Ripensando a questi settanta anni di esistenza, alle tante le esperienze di gioia e di dolore, Sua Santità non ha dubbi nel verificare che tutte queste emozioni derivano esclusivamente dall’io, dal sentimento del sé.
La propria felicità, il proprio dolore, nascono dall’io, così come la sofferenza e la felicità altrui, ed è dunque chiaro che gli insegnamenti del Buddha di amore e compassione hanno una loro ragione di essere, una loro verità.
Al di là del fatto che un individuo possa avere fede o meno, essere credente o no, la natura della realtà fa si che amore e compassione siano l’unica possibilità di liberazione dalla sofferenza.
Il Dalai Lama continua dicendo che da piccolo era ovviamente interessato soprattutto ai giochi, ma crescendo si è appassionato sempre più al Dharma e con le esperienze della vita ha compreso la fondamentale importanza del buon cuore e di quanto una chiusura mentale conduca soltanto alla depressione e alla sofferenza. Questo va al di là dall’appartenenza o meno ad una religione, il buon cuore e una mente aperta sono sempre di beneficio alla felicità propria e altrui, e nell’arco della sua vita ha fortemente voluto assumere questo atteggiamento e incessantemente dato agli altri lo stesso consiglio. E’ un atteggiamento completamente benefico e così finché sarà in vita lui non smetterà mai di proporlo a tutti perché il beneficio è immediatamente evidente.
Le celebrazioni, i rituali e le preghiere che le comunità tibetane nel mondo stanno eseguendo in questi giorni in suo onore sono dedicate interamente al beneficio degli esseri senzienti.
Il Dalai Lama ci tiene particolarmente a precisare che lui è innanzitutto un essere umano, poi un buddhista, e infine un monaco tibetano e Dalai Lama; sono tre diversi livelli del suo modo di esistere e comportano che:
come essere umano abbia la responsabilità del bene di tutti gli altri esseri senzienti;
come buddhista la responsabilità di avere profondo rispetto nei confronti di qualsiasi altra religione e di attuare i principali scopi della sua esistenza, portare beneficio e armonia agli esseri umani e armonia tra le varie concezioni religiose, che devono essere onorate con devozione perché più religioni esistono e più aumenta la possibilità che siano di beneficio agli esseri umani.
Infine, come monaco tibetano e Dalai Lama la sua responsabilità è la protezione del popolo tibetano che lo considera un dio, un salvatore, per questo deve cercare di fare sempre del suo meglio, e a questo punto aggiunge considerazioni legate particolarmente alla situazione socio politica interna dei tibetani e, proprio perché il Dalai Lama, come tutti gli altri non è un essere permanente, ma impermanente, raccomanda che i tibetani comincino a prepararsi per poter scegliere il loro prossimo capo attraverso strumenti democratici. Finché lui sarà in vita avrà la responsabilità di cercare di ottenere per i tibetani una certa forma di libertà, ma i tibetani comunque devono sin d’ora lavorare affinché nel futuro possano eleggere democraticamente chi li dovrà rappresentare.
Concludendo ha ringraziato nuovamente i partecipanti alla celebrazione di Dharamsala che sono stati così pazienti e tolleranti nei confronti della pioggia e della scomodità del luogo, la piazza è piccola e molto affollata.»

Sono magnifici i due aspetti ricordati dal Dalai Lama che riguardano rispettivamente i suoi doveri di essere umano che deve vivere ed essere di beneficio agli altri, e di buddhista, che deve portare armonia e pace con grande rispetto verso ogni religione.
La verità del messaggio di amore e compassione è la natura stessa della realtà e vivendo in essa non si può essere altro che felici.
L’unico modo per produrre felicità è quello di rimanere nella realtà e non di scappare, che invece è la nostra prima istintiva reazione, eppure non c’è modo di fuggire dalla realtà, quindi meglio affrontarla, confrontarci con essa ed esserne contenti, altrimenti non faremo altro che moltiplicare le sofferenze.
E’ veramente bello che il Dalai Lama, nel giorno del suo settantesimo compleanno, non parli della propria grandezza o delle cose realizzate, ma semplicemente, come sempre, parla di Dharma, della incommensurabile grandezza del Dharma e sono veramente felice di aver avuto l’opportunità di ascoltare questo messaggio dalla sua voce e di poterlo condividere con voi.
Il Dalai Lama è davvero un essere unico, ed è bene non porsi nell’aspettativa di poterne vedere un altro; c’è stato un unico Gandhi, un unico Gesù, un unico Buddha, e c’è un unico quattordicesimo Dalai Lama, né il primo, né il secondo, né il quindicesimo, sono stati o saranno simili al quattordicesimo Dalai Lama. Noi siamo immensamente privilegiati ad essere suoi contemporanei e a poter condividere la sua vita e il suo messaggio, non eravamo presenti ai tempi di Gesù, Buddha o Gandhi ma abbiamo la gioia di esserlo con il quattordicesimo Dalai Lama, è un dono prezioso e raro.
Immaginiamo, se ai tempi di Gesù lo avessimo incontrato, che cosa avremmo fatto? Nulla di più o di meno di ciò che faremmo trovandoci alla presenza del Dalai Lama. Io mi sento particolarmente fortunato perché ho potuto avere con Sua Santità quattro colloqui privati, e di fronte a lui provavo una tale emozione da essere intimidito e impacciato, mentre da parte sua il Dalai Lama si presenta sempre con grande cordialità e calore, come un essere umano semplice e comune.
Ma attenzione, è importante questa diversità di atteggiamenti, da parte nostra deve esserci un profondo rispetto, mentre lui nella sua semplicità e cordialità nel volersi avvicinare a noi come persona comune ci fa un grande regalo.
Se entrambi ci confrontassimo come persone comuni sarebbe una riunione sterile da cui non scaturirebbe nulla, invece così è un magnifico incontro spirituale ricco di doni rari ed è stupendo che il Dalai Lama possa presentare se stesso come essere comune mentre noi onoriamo e percepiamo in lui il Buddha.
Considero i colloqui avuti con lui eccezionali e doni preziosissimi ricevuti in questa esistenza. Questa è la vita, inutile crearsi complicazioni, basta godere semplicemente di ciò che si ha, ottenendo così la felicità. 
Il Dharma è esattamente l’opposto, non c’è né un partito unico, né tanti partiti, c’è solo l’individuo che con l’attitudine della bodhicitta dona agli altri divenendo causa di felicità per sé e per gli esseri senzienti. E’ umanesimo, il senso dell’umano.
Un esempio opposto è offerto dal Dalai Lama che è un capo politico, ma parla di Dharma.
Ora festeggiamo insieme, con un buon the e dolci tibetani, il compleanno di sua sanità il quattordicesimo Dalai Lama.

Grazie a tutti.