Wednesday 31 March 2021

LA PAZIENZA

LA VIA DEL NIRVANA
Il Dharma del Buddha
2003
Lama Geshe Gedun Tharchin 
 

14° LA PAZIENZA


Dovremo cercare di porre le basi delle tre motivazioni fondamentali: rinuncia, compassione e bodhicitta. 

Abbiamo già parlato delle due paramita: ovvero delle generosità e dell’etica.  

Quando parliamo delle sei paramita parliamo degli ideali del Bodhisattva e delle azioni del Bodhisattva. Basandoci sulla prime due paramita: la generosità e la moralità, svilupperemo la terza paramita e cioè la pazienza. 


La pazienza è una delle pratiche più importanti nel Buddhismo, il Buddha stesso ha detto che non c’è miglior Dharma della pazienza, non esiste un’altra pratica del Dharma che non sia praticare la pazienza. L’opposto della pazienza è la rabbia, o l’odio. Il Buddha stesso ha detto che non c’è motivazione, pratica o attitudine più dannosa dell’odio e della rabbia. Le parole del Buddha non sono un ordine o un comandamento ma sono una sorta di indicazione che viene dalla sua intelligenza razionale. Perché la pazienza è una pratica così importante e allo stesso tempo così difficile? Perché l’opposto della pazienza è la rabbia: una delle attitudini mentali più dannose e più radicate dentro di noi. 

Quando parliamo della pazienza dobbiamo per prima cosa avere chiaro quali sono gli svantaggi della rabbia e quali sono gli effetti distruttivi che la rabbia produce dentro di noi. Tanto è più forte il dominio della rabbia dentro noi stessi tanto è più difficile superarla. Quando parliamo di rabbia non parliamo soltanto di quei momenti in cui si manifesta nei confronti di qualcuno perché essa esiste sempre negli anfratti della nostra mente. Quando appare e sgorga fuori di noi, in quello stesso istante non esiste più spazio per la pazienza. Abbiamo perso il nostro equilibrio e siamo totalmente fuori controllo, la situazione può sfuggirci di mano e possiamo compiere molti errori. Quando la rabbia alla fine scompare ciò che rimane è soltanto il rimorso per quello che abbiamo sperimentato e per gli effetti distruttivi che ha provocato.


In Tibet e nelle comunità tibetane mi è capitato di vedere scoppiare delle liti dove volavano sedie, si rompevano piatti, tazze ed alla fine quello che rimaneva era soltanto il rimorso perché non c’è un vero vincitore tra i contendenti. Chiaramente parliamo di danni poco significativi ma la rabbia può dar luogo a situazioni ben più gravi. Quindi dobbiamo tenere presente quali sono i poteri della rabbia, il potenziale distruttivo della rabbia e quali sono i danni che può generare.


La pazienza è l’unico mezzo che abbiamo per ridurre gli effetti della rabbia dentro di noi ma, per far sì che questo accada, dobbiamo praticarla anche quando la rabbia non è presente.

E’ importante rendersi conto che non bisogna praticare la pazienza soltanto nei momenti in cui è presente la rabbia ma anche quando siamo in una situazione calma  e tranquilla, confortevole e amichevole, imparando a essere consapevoli della pazienza e a sviluppare un tipo di training mentale che ci permetta di essere consapevoli del fatto che siamo pazienti.

Questo è un mezzo molto efficace per ridurre il potenziale della rabbia.


Canonicamente la pazienza viene divisa in tre categorie differenti: la prima è quella che ci permette di fronteggiare le reazioni che sorgono quando siamo attaccati da qualcuno, per esempio quando veniamo minacciati. Se, ad esempio, qualcuno tenta di colpirci con un bastone, dobbiamo essere in grado di pensare che non è lui che ci sta colpendo, ma il bastone. Inoltre, dobbiamo tenere presente che questa persona, in quel momento, è mossa dalla sua rabbia che ne annebbia la mente.

C’è anche un’altra maniera di poter praticare la pazienza: se qualcuno ci tagliasse un dito noi dovremmo essere in grado di pensare che per fortuna  ci  hanno  tagliato solo un dito: “Avrebbe potuto andare molto peggio!”. 

Anche se noi perdessimo qualcosa, ad esempio dei soldi, dovremmo essere in grado di pensare che in fondo abbiamo perso del danaro ma non la salute. 


Queste sono occasioni per praticare la pazienza e sono un allenamento che ci aiuta a preservare la nostra pazienza e incrementare la nostra dignità, altrimenti ci comporteremmo come quelle persone che, se gli cade una tazzina, per rabbia ne rompono un’altra. In questo caso c’è un’ulteriore distruzione, invece, se rompiamo una tazzina, dovremmo essere in grado di dire:”Ne ho altre cinque”. 

Questi sono solo degli esempi che danno un’idea del livello superficiale della pratica della pazienza. 


Il secondo livello di pazienza è quello che ci permette di accettare qualsiasi tipo di problema, di difficoltà e di sofferenza che ci può accadere. Ad esempio quando ci ammaliamo entriamo in depressione, ci abbattiamo e questo non fa che aggravare la malattia. L’ammalarci è una cosa naturale in quanto il nostro corpo ha in sé la natura della malattia: essa rappresenta una disarmonia dei tre elementi che compongono il corpo. Il nostro spirito è sempre lo stesso non importa in quali condizioni sia il nostro corpo, l’importante è che il nostro spirito sia centrato. Spesso invece succede che quando il nostro corpo si ammala sentiamo che anche il nostro spirito si ammala e questo non fa che aggravare la situazione. Dovremo essere in grado di accettare questa condizione connaturata alla nostra biologia.

Un altro esempio di questo genere di pazienza è il traffico. Noi stiamo a Roma, un luogo diverso dalla Svizzera dove ci sono pochi abitanti e le strade sono libere; qui invece vi è una concentrazione di milioni di persone e ciò fa sì che ci sia molto traffico. Dobbiamo esserne consapevoli e non arrabbiarci ogni volta che ci troviamo intrappolati nel traffico suonando continuamente il clacson. Va bene, vivo a Roma e c’è traffico. Questa è la pazienza che ci permette di affrontare problemi e difficoltà. Se noi abbiamo una capacità di accettarli e di dare loro il benvenuto essi non saranno più dei problemi ma diventeranno fatti normali. D’altra parte siamo pur sempre nel Samsara dove ci sono molti problemi. Se così non fosse non saremmo più nel Samsara ma saremmo liberati.


Ci sono molti modi per praticare la pazienza: l’accettazione delle difficoltà genera uno stato di tranquillità, di pace mentale, che arricchisce le nostre qualità mentali. La pazienza è anche in grado di curare la nostra salute fisica. Questo è molto importante perché la gente spesso si ammala soltanto per depressione. Ci sono invece persone il cui corpo è sotto pressione mentre la mente e lo spirito sono sempre calmi. Questo tipo di attitudine mentale è essa stessa una forma di pazienza.


Il terzo livello di pazienza è più dharmico, è quel genere di pazienza che ci permette di affrontare le difficoltà e gli ostacoli nella pratica del Dharma, per esempio: la meditazione al mattino. 

La pigrizia non è pazienza. Bisogna essere in grado di affrontare questi piccoli problemi allo scopo di poter progredire nella pratica e questo è utile non soltanto per la pratica del Dharma ma anche per il lavoro. Se ad esempio ci alziamo la mattina presto e ci diamo da fare, puliamo la casa, andiamo in giardino, tagliamo l’erba, sistemiamo le aiuole questo è anche utile e salutare per la nostra calma mentale. Una cosa che ho sperimentato sia nella comunità tibetane sia nei monasteri e nelle famiglie è che ci sono persone molto attive: si alzano presto, si danno da fare, mentre altre se la prendono comoda. Non è che una cosa sia buona e l’altra cattiva però da questo si nota che dopo un po’ le persone più attive hanno uno sviluppo spirituale differente.

Questa è la pazienza per affrontare la pratica del dharma, le difficoltà delle pratiche del dharma. Dovremmo essere sempre in una condizione di gioia, di tranquillità, di felicità per poter essere in grado di conseguire le più alte realizzazioni. Anche sedersi per quindici, venti minuti di meditazione, regolarmente, è una forma di pazienza. 


Questi sono i tre livelli della pazienza. All’interno di questi tre livelli ci sono molte altre suddivisioni. Comunque la pazienza è molto importante in quanto il suo opposto è la rabbia e noi dovremmo essere in grado di poter valutare quali sono i vantaggi e gli svantaggi di queste due attitudini mentali.

D’altra parte la pazienza non serve solamente a fronteggiare la rabbia o a reprimerla ma è un’attitudine che serve per raggiungere qualsiasi livello spirituale. La pazienza può sopraffare la rabbia, l’odio e anche l’avversione. Quando saremo riusciti a liberarci da questi tre stati negativi vorrà dire che siamo in uno stato di tranquillità, di pace, di pazienza. La pazienza è una delle paramita che fanno parte delle azioni del Bodhisattva. Qualsiasi azione del Bodhisattva deve essere basata sulla Bodhicitta. Quel tipo di pazienza a cui noi aspiriamo è bel lontana dallo stato in cui siamo, quindi dobbiamo sviluppare soprattutto l’aspirazione a acquisire quella qualità: “Possa io un giorno ottenere quel tipo di pazienza”. Altrimenti potremmo dire che stiamo praticando le azioni del Bodhisattva ma in realtà non è così. A volte possono nascere delle incomprensioni a proposito delle azioni del Bodhisattva per cui si può ritenere che praticando la  pazienza, cosa in fondo non tanto difficile, si stiano praticando le azioni del Bodhisattva. Chiaramente la pazienza a cui ci riferiamo è una delle azioni del Bodhisattva ma è un tipo di azione che, nello stato in cui siamo, sembra piuttosto essere qualcosa di astratto. E’ importante conoscere questo tipo di azioni del Bodhisattva e prenderle come un obiettivo per poter salire il primo gradino che ci porterà verso il nostro obiettivo futuro. Quindi il solo conoscere e generare ammirazione per quel tipo di pazienza del Bodhisattva, sapere quanto possa essere meraviglioso quel tipo di azione, è importante ed è già un arricchimento spirituale. Quindi quando parliamo della paramita della pazienza non dobbiamo immediatamente forzarci a praticare tutte le forme di pazienza immaginabili. E’ importante sapere che esistono e salire il primo gradino che è quello di generare ammirazione verso questo tipo di azioni e porcele come nostro ideale. 


Un altro aspetto della pazienza è quello che noi chiamiamo la tolleranza. Questa è una pratica molto difficile. Per quanto mi riguarda, quando sono venuto in Italia e ho cominciato a frequentare l’Università Cattolica, ho avuto modo di fare amicizia con molti cristiani. Non è stato semplice dover fronteggiare situazioni e opinioni diverse. E’ stato per me  alquanto difficile ma ho verificato che aiuta molto ad aprire il cuore, a essere più flessibili e più aperti, e questo accresce la saggezza. Ed è utile anche perché, dovendo fronteggiare il problema, dentro di noi si verificano effetti positivi. Inoltre tutto ciò che mi è accaduto è stato utile non solo a me ma anche agli amici cristiani in quanto si sono resi conto delle difficoltà che avevo e hanno capito che non era una situazione facile, la mia, costretto com’ero a stare in mezzo a persone con opinioni così diverse. Io l’ho trovato utile perché queste situazioni mi hanno dato una spinta nella comprensione dei meccanismi del mio ego. E questo fa parte della pratica della tolleranza e della pazienza. 


Anche, ad esempio, quando ci capita di dover mangiare del cibo che non è buono, dobbiamo essere pazienti. A volte ci capita di dover camminare sotto la pioggia senza ombrello e anche in questo caso dobbiamo essere pazienti in quanto non c’è modo di fermare la pioggia. Non c’è bisogno di arrabbiarsi e correre di qua e di là alla ricerca di un ombrello oppure di deprimersi; d’accordo, siamo sotto la pioggia, ci bagneremo i vestiti e il massimo che ci potrà capitare è che ci venga un po’ di febbre ma potremo sempre prendere una medicina e, tutt’al più ce ne andremo a letto. Può essere interessante provare deliberatamente l’esperienza e cioè mettersi a camminare sotto la pioggia senza ombrello e vedere come reagiamo. E’ molto interessante e molto efficace. 


La pazienza è il germe della pace; non c’è bisogno di parlare della pace universale o della pace mondiale: ciò che è importante è la pace con noi stessi. C’è gente che parla a proposito della pace universale e della pace del mondo con molta rabbia, con un ego molto rabbioso e ciò è contraddittorio. Non è una cosa giusta e inoltre lo trovo molto buffo e mi chiedo come fa questa persona a parlare della pace nel mondo con tanta rabbia e battendo i pugni sul tavolo. Non è la maniera appropriata di impegnarsi per la pace nel mondo. E’ importante prima di tutto generare la pace dentro di noi, da questa pace interna si espande la pace intorno a noi. Lo sbocciare di un fiore genera pace di per sé ma non contribuisce alla pace universale, anche se tutti quelli che lo guardano si sentono in pace.

La pace e la tolleranza sono molto importanti non solo per la pratica ma anche per la vita, per l’amicizia, per la salute e per ogni altra cosa. Infine, anche morire con pazienza sarà la cosa migliore, tranquilli e in maniera molto pacifica, come se ci addormentassimo. Se ci addormentiamo con un animo paziente e tranquillo il nostro sonno sarà tranquillo e salutare; se invece ci addormentiamo con la rabbia avremo dei sogni strani e la mattina ci sveglieremo con un senso di malessere e con la mente confusa. Per questo il Buddha ha detto che la pazienza è la pratica più importante del Dharma. Questo non vuol dire che bisogna andare nella Terra Pura, nel Paradiso di Buddha o nel Regno dei Cieli, la pazienza è utile alla vita terrena. Questo tipo di discorso possiamo prenderlo come oggetto della nostra analisi, dobbiamo giudicare se una cosa è positiva o meno, se è salutare o meno, se ci porta vantaggio o meno. Questa è l’analisi buddhista. 

Grazie per essere stati così pazienti.