Friday 21 June 2024

Come coltivare la felicità attraverso la meditazione



Come coltivare la felicità attraverso la meditazione

 

In primo luogo la meditazione è un valore universale per tutti gli esseri umani, è una caratteristica innata dell'intelligenza umana come ricorso all'infinita pace interiore e alla felicità.

 

La meditazione non richiede una fede particolare o un background culturale. La meditazione è semplicemente concentrazione. La predisposizione alla concentrazione è già insita nelle nostre caratteristiche mentali e la concentrazione è una qualità essenziale della mente umana e delle attività mentali, indipendentemente dalla sua durata e grado di intensità con cui la si applica.

 

Una delle domande più frequenti poste da chi si avvicina per la prima volta alla meditazione è come meditare. In questo articolo fornirò una breve panoramica dei diversi tipi di meditazione, con particolare attenzione alle forme più generali e universali.

 

Esistono due tipi principali di meditazione: la meditazione formale, che si basa su una specifica tradizione o scuola di pensiero, e la meditazione universale o naturale, che è applicabile a tutti gli esseri umani e a tutte le forme di concentrazione mentale.

 

Mentre la meditazione formale può essere più strutturata e avere linee guida specifiche, la meditazione universale è un approccio più flessibile che può essere adattato alle esigenze individuali.

 

La meditazione non è mai impostata con regole rigide, non è richiesta una postura fisica specifica e qualsiasi postura, purché sia comoda e facilmente applicabile nella normale vita quotidiana è adatta. Allo stesso modo, non è richiesta una dieta particolare e qualsiasi cibo che nutra il corpo in modo corretto va bene. Anche il luogo di meditazione non è predefinito o limitato a particolari ambiti, deve semplicemente essere armonico e confacente all'introspezione silenziosa. Lo stesso vale per l'abbigliamento. Qualsiasi abito indossato comodamente è adatto. Infine, non è necessario un cuscino speciale e qualsiasi cuscino scelto per il proprio maggior benessere è adatto.

 

Per definire un flusso mentale in meditazione, è necessario stabilire una connessione tra il flusso principale della mente e i fattori mentali, nonché un'armonia tra il respiro e la consapevolezza mentale. Questi tre fattori possono creare uno stato mentale di meditazione perfetto e completo, pacifico, armonioso e gioioso.

 

Il risultato è un'esperienza di pace, armonia e gioia che può essere percepita pienamente nel corpo, nella mente e nel cuore. È un sentimento, una sensazione o uno stato mentale che può permeare l'intero giorno e la notte, portando a una vita piena di amore e di luce.

 

Il risultato della meditazione non è una particolare sensazione emotiva o un'eccitazione fuori dal comune, è semplicemente un'esperienza umana ordinaria, ma vissuta in un'atmosfera di equilibrio sia interiore che in relazione con l'ambiente e la realtà esteriore. È una biosfera interiore di vita che può espandersi in uno spazio e in un tempo spirituali infiniti.

 

La pratica della meditazione può facilitare il controllo, diminuendone l'intensità disturbante, delle esperienze emotive e sensazionali, nonché di qualsiasi forma di dolore e sofferenza fisica e mentale.

 

Il passo iniziale in questo processo è riconoscere il dolore e la sofferenza che si stanno vivendo. Il dolore e la sofferenza non sono inerenti al corpo fisico o alla mente spirituale, ma sono il risultato di una più complessa esperienza indesiderata. Questa esperienza indesiderata non è una realtà materiale, ma piuttosto un fenomeno cosciente. Le esperienze piacevoli sono note come felicità, mentre quelle spiacevoli sono considerate infelicità.

 

Noi istintivamente siamo perennemente desiderosi di felicità, che è una condizione antitetica alle nostre esperienze indesiderate da noi vissute come sofferenza, dolore e uno stato spiacevole di stato mentale che coinvolge con forza sentimento, sensazione, emozione e sensibilità spirituale.

 

Il riconoscimento del dolore e della sofferenza è un fattore fondamentale per ridurne l'intensità. Quando dirigiamo la nostra attenzione e consapevolezza verso la sensazione di dolore, diventiamo più consapevoli della sua vera natura e in questo modo questa stessa esperienza può apparire come una sensazione che si dissolve o scompare, lasciando solo l'osservazione dell'interazione di atomi e molecole neutre. Tuttavia, non appena la nostra concentrazione o consapevolezza si interrompe, anche la chiara visione del dolore e della sofferenza può scomparire.

 

Per coltivare un processo graduale o una consapevolezza più costante per ridurre le nostre esperienze dolorose indesiderate, è necessario conoscere la misura della sensazione.

 

Cominciamo con l'esaminare, all'interno dello spettro della capacità di un essere umano, la capacità di applicare la consapevolezza, l'esperienza di una sensazione dolorosa al suo livello più alto e la sensazione piacevole al suo livello più basso. Quando il livello della sensazione piacevole sale, il livello della sensazione spiacevole scende. Si possono dividere i gradi di queste sensazioni in tre livelli: alto, medio e basso. Ognuno di questi livelli può essere ulteriormente suddiviso in tre, per un totale di nove livelli.

 

Di conseguenza, si può concludere che la consapevolezza delle sensazioni dolorose e piacevoli e la capacità di distinguerle sono utili per ridurre il dolore e il disagio e aumentare le emozioni positive. Questa meditazione si basa sugli attributi positivi insiti nella natura umana, ossia le qualità e le capacità che sono naturalmente presenti in noi.

 

È utile apprendere e applicare le tecniche di meditazione sulla base delle proprie esperienze ed esperimenti personali. Questo permette di sviluppare una pratica di meditazione personalizzata che si adatta alla propria capacità di vivere il proprio livello di felicità e sofferenza.

 

In definitiva, è fondamentale la presenza di una motivazione, di un'intenzione e di un atteggiamento positivi, non egoistici e privi di inutili attaccamenti.

 

Questa è una pratica di meditazione essenziale che può essere utilizzata in ogni momento della vita per il benessere del corpo e della mente in ogni circostanza.

 

Questo processo di meditazione porta quell'equilibrio interiore che favorisce lo sviluppo umano in ogni aspetto essenziale, apre la mente al riconoscimento della necessità di agire secondo corrette intenzioni che motivano ogni azione, pensiero e parola rendendo chiara e visibile la propria realizzazione umana nella condivisione e compassione amorevole. Il cuore si libera in naturale e autentico altruismo, privo di attaccamento illusorio permettendoci così di raggiungere con naturalezza l'armonia di una pace serena e la profonda interiore gioia che è indipendente da qualsiasi fattore esteriore. In questo modo si matura la preziosa saggezza che fa riconoscere l'infinito valore di ogni istante di vita propria, altrui e dell'universo intero.

 

Che questo possa essere utile a tutti gli esseri per la loro pace e felicità.

 

Geshe Gedun Tharchin

21 giugno 2024

 

Friday 7 June 2024

La realtà della Impermanenza


La realtà della Impermanenza

 

 

Prendere rifugio nel Buddha Dharma e nel Sangha

 

In generale chi pratica il buddhismo inizia ogni giornata prendendo rifugio nella Triplice Gemma costituita da Buddha Dharma e Sangha. L'atto di prendere rifugio nella Triplice Gemma significa: Affidarsi al Buddha, il Buddha storico, in quanto guida che mostra il cammino di bene e fa sentire l'autentica protezione.

 

Il Dharma raccoglie tutti gli insegnamenti del Buddha, fondamentali per la realizzazione del valore interiore profondamente radicato in sé della compassione e della saggezza. Il Dharma è considerato il vero rifugio che protegge dalla paura e dall'angoscia, nonché dall'inquieta sofferenza che è di fatto l'essenza del ciclo dell'esistenza (samsara). 

 

Il Sangha è rappresentato dall'insieme di compagni di viaggio che sono di stimolo e supporto perché i praticanti che condividono valori simili nella realizzazione del Dharma si offrono reciprocamente assistenza e crescita spirituale.

 

Tuttavia, in generale, con il termine “Buddha” si indica un “Risvegliato” ed è riferito a una Entità che ha trasceso l'ignoranza e ha raggiunto l'illuminazione. Dharma significa consapevolezza della mente in ogni azione, pensiero e parola. Il termine sanscrito Dharma, tradotto in tibetano come Chö, può essere inteso anche come “legge naturale”. E per un concetto fondamentale da considerare riguarda la base essenziale da cui partire per l'acquisizione della conoscenza del Dharma ed è la comprensione della natura dell'impermanenza. Lo stadio iniziale della pratica del Dharma è condurre una vita in accordo con la legge del karma.


Infine, Sangha indica gli amici dei praticanti che sostengono e con cui condividono la stessa passione nel cammino sullo stesso sentiero verso il raggiungimento dello stato di consapevolezza risvegliata.

 

 

L'Impertinenza e caducità

 

La realtà dell'impermanenza può essere osservata attraverso due prospettive distinte: la macro-

impermanenza e la micro-impermanenza. La prima si riferisce alla natura transitoria delle unità più

 

grandi, mentre la seconda riguarda la natura transitoria delle unità più piccole.

Questo concetto è esemplificato dall'affermazione del Buddha secondo cui “Tutti gli oggetti che nascono dalla combinazione di cause e condizioni sono soggetti all'impermanenza o caducità”.

 

Un oggetto, come un vaso di argilla, è composto da una moltitudine di fattori, tra cui la terra, l'acqua, la persona che lo realizza, i vari strumenti necessari alla sua fattura e, infine, il calore che ne completa l'asciugatura, ma le stesse cause e condizioni che ne hanno determinato la realizzazione sono le stesse, impermanenti, che ne producono il deterioramento, la rottura. Non esiste permanenza alcuna.

 

Allo stesso modo, un fiore, una casa, una qualsiasi entità del mondo minerale, vegetale e animale, tra cui l'essere umano, sono tutti composti da numerosi elementi tra loro in relazione che seguono questo iter parabolico e naturale.

 

Per cominciare, possiamo osservare una singola particella di un fiore, che contiene la più piccola parte di un atomo. Questo atomo si spinge nella dimensione più sottile, fino a quando non può essere più divisa e anche questa ultima particella infinitesimale nella sua impermanenza è comunque in relazione con il tutto impermanente perché nulla si forma esiste e muta al di fuori della interdipendenza tra tutti gli elementi altrettanto impermanenti.

 

Secondo la filosofia buddhista, la realtà impermanente si divide in tre categorie:

1. Forma.

2. Coscienza.

3. Né la forma né la coscienza compongono i fenomeni (le realtà astratte e collettive impermanenti).

A sua volta la forma si divide in sei oggetti, che sono gli oggetti delle sei facoltà:

1. Oggetto della facoltà dell'occhio, che comprende forma e colore.

2. Oggetto della facoltà dell'orecchio, che comprende il suono.

3. Oggetto della facoltà del naso, che comprende l'olfatto.

4. Oggetto della facoltà della lingua, che comprende il gusto.

5. Oggetto della facoltà del corpo, che comprende il tatto.

6. Oggetto della facoltà cosciente, che è forma invisibile e intangibile.

 

Il concetto di coscienza comprende due categorie distinte: la mente principale e i fattori mentali.

La terza categoria della realtà impermanente comprende tre sotto-categorie: realtà collettive, esseri senzienti e fenomeni astratti.

 

Tutti i fenomeni citati sono considerati impermanenti. La conoscenza di questa realtà apre una nuova comprensione del Dharma, e della legge di Natura. 

 

Il concetto di impermanenza dei fenomeni deve essere studiato, appreso e riflettuto profondamente attraverso la contemplazione e una profonda concentrazione così da ottenere la realizzazione di una percezione diretta della legge dell'impermanenza di tutti i fenomeni composti da cause e condizioni.

È evidente che il continuum oggettivamente concreto si trova in uno stato di impermanenza. 

 

Lo si può osservare nel crollo di una struttura come una casa, che rappresenta la fine di una vita fisica, o nella morte di un individuo, che rappresenta la fine di una vita cosciente. Entrambi questi fenomeni possono essere osservati dagli osservatori ordinari e rientrano quindi nella loro esperienza, che risponde al livello grossolano dell'impermanenza.

 

Anche il continuum più sottile è in uno stato di impermanenza e si presenta sotto forma di cambiamenti più fuggevoli e istantanei e possono essere osservati in un certo periodo di tempo, il che potrebbe essere considerato il livello sottile della realtà dell'impermanenza. Il fenomeno dell'impermanenza istantanea, come il momento iniziale dell'ambiente mondiale, non è più presente nell'istante successivo.

 

Tuttavia la nostra visione del mondo è sempre percepita in modo grossolano, lo vediamo permanente e statico senza coglierne il mutamento che avviene ad ogni istante. Questa visione limitata può essere assimilata al flusso continuo dell'acqua di un fiume, che sembra essere lo stesso per tutta la sua lunghezza, mentre in realtà l'acqua è continuamente altra, e i cambiamenti si verificano ininterrottamente nel corso di tutto il tempo.


Di conseguenza, il mondo che ci circonda è in costante mutamento, mentre noi lo percepiamo come statico a causa della nostra incapacità di osservarne i cambiamenti che lo costituiscono. Questo concetto può essere esteso ai nostri pensieri e al suono di una campana, anch'essi soggetti a un processo simile di continuo cambiamento e impermanenza.

 

Tuttavia questo processo di cambiamento costante e reale può essere osservato secondo diversi stadi, cominciando da un livello grossolano che mostra le mutazioni concretamente evidenti, fino a quello più sottile riferito ai cambiamenti, della più sottile, impercettibile, ma reale impermanenza.

Si può giungere a questa comprensione tramite il ragionamento logico, la contemplazione e la meditazione.

 

Lo stesso principio può essere applicato nell'analisi dell'impermanenza di ciascuno dei cinque aggregati, che può estendersi sino all'esame dell'assenza del sé sostanziale o indipendente e dell'assenza dei fenomeni sostanziali o indipendenti.

 

 

La meditazione

 

Il Buddha Sakyamuni spiega che il concetto di impermanenza può essere osservato attraverso nove esempi analoghi o illustrativi che possono essere applicati a tutti i fenomeni composti. In particolare porta ad esempio una stella, una cataratta, la fiamma di una candela, un miraggio, una goccia di rugiada, una

bolla d'acqua, un sogno, un fulmine e una nuvola.

 

Queste realtà creano una percezione diretta della loro natura transitoria, che può essere applicata alla trasformazione di fenomeni più duraturi come una casa, che è solida e rigida. Può essere applicata anche alla trasformazione del continuum mentale e ad altre forme più sottili di impermanenza.

 

Gli esempi citati facilitano una comprensione più profonda della trasformazione delle cose, in particolare per quanto riguarda le manifestazioni visibili dell'impermanenza, come la formazione di bolle d'acqua e la condensazione della rugiada.

 

Questi fenomeni, facilmente visibili, servono a illustrare la natura transitoria ed effimera del mondo che ci circonda e i nove simboli metaforici sono utilizzati principalmente per meditare sulla vacuità del sé e dei fenomeni.

 

Tutti i fenomeni creati da varie cause e condizioni, o i cinque aggregati, possono essere visti come analoghi alle stelle che appaiono e possono brillare solo nell'oscurità mentre nella luce scompaiono e sono dunque osservate facilmente dalla mente convenzionale nella loro realtà di verità convenzionali.

I cinque aggregati sono erroneamente percepiti come una entità permanenti dalla mente oscurata dall'ignoranza. Al contrario, la mente della saggezza, libera dalle tenebre dell'ignoranza, li vede come fenomeni transitori.

 

La mente oscurata dall'ignoranza percepisce i cinque aggregati come entità permanenti, ma la mente illuminata dalla saggezza li percepisce come fenomeni transitori. Di conseguenza, i cinque aggregati possono essere visti come stelle che esistono solo nell'ignoranza e scompaiono quando si è illuminati.


Questi stessi cinque aggregati esistono solo nella visione dell'ignoranza, della mente convenzionale, perché sono verità convenzionali, ma nella visione della saggezza e della mente ultima cessano di apparire perché non sono verità ultime.

 

La meditazione è un processo che comprende tre fasi distinte. Il primo stadio è la coltivazione della comprensione, che comporta l'accumulo di conoscenze sull'oggetto. Il secondo stadio è la contemplazione, che comporta il filtraggio delle informazioni e il raggiungimento di una comprensione lucida o di una conoscenza non distorta dell'oggetto. Il terzo e ultimo stadio è la meditazione, che comporta la concentrazione dell'attenzione sull'oggetto per familiarizzare con la conoscenza acquisita e raggiungere uno stato di unione tra il soggetto e l'oggetto. Questo porta a sperimentare il sentimento spirituale associato a tuo stato dell’essere.

 

 

La vacuità del sé

 

La domanda successiva che sorge è quella sull'identità dell'individuo o dell'essere senziente che sperimenta questo sentimento spirituale. In questo contesto, è necessario considerare il concetto della necessaria assenza del sé in un'attitudine che si fonda sull'integrazione di ogni realtà e ciò vale sia per le

persone che per i fenomeni.

 

Un approccio diretto per cogliere questa realtà è quello di considerare le nove realtà illusorie precedentemente menzionate. Queste possono essere intese come simboli metaforici del vuoto o del disinteresse. Il sé, o persona, non è costituito da nessuno dei cinque aggregati in modo isolato. Tuttavia, il sé, la persona o l'io si manifestano quando tutti o diversi componenti si uniscono.

 

Quindi, l'Io, il Sé o la Persona si costituiscono come un nome dato alla loro unità, piuttosto che come entità separate. Questo è analogo al modo in cui tutte le esistenze esistono in modo simile, con una modalità di identificazione condivisa. Quando si cerca una entità singola all'interno di ogni componente, questa non viene trovata. 

 

Tuttavia, quando tutti i componenti collaborano, l'entità si rivela. Questo fenomeno può essere paragonato a una stella, che appare solo nell'oscurità. Allo stesso modo, una bolla appare quando c'è turbolenza. Tutti questi fenomeni sono esempi della realtà che può esistere solo in una natura interdipendente e non

come realtà indipendente. 

 

La percezione di isolamento e indipendenza di ogni fenomeno è la più grande illusione o esperienza samsarica e fonda le proprie radici nella Ignoranza fondamentale che radicata nella nostra coscienza ci fa credere di essere un sé separato, al di fuori dei nostri i cinque aggregati e di tutto ciò che ci circonda, le

stesse cose noi diciamo “mio”, Questa separazione tra me e il resto si fonda su una visone assolutamente sbagliata di un Io immaginario e falso costruito dall'ignoranza fondamentale che costituisce la radice della grande confusione che addormenta la mente.

 

L'ignoranza fondamentale è indicata anche con vari termini, tra cui ego, attaccamento al sé e atteggiamento di auto-accaparramento. Quando questi concetti giocano un ruolo significativo nella vita quotidiana degli individui, influenzando le loro azioni e la loro percezione del mondo, diventa evidente

che sono una fonte di notevole peso per il cuore e la mente, oltre a essere dannosi per tutto ciò che si trova nelle vicinanze.

 

Soltanto nella comprensione dell'interdipendenza e impermanenza di ogni fenomeno si matura la saggezza in grado di comprendere e realizzare la vacuità del sé o dell'io che trova davvero il rifugio, la protezione diretta del Dharma in grado di liberarci dalle sofferenze del samsara causate dalla visione illusoria

dell'ignoranza fondamentale. Tale saggezza dovrebbe essere sostenuta dal cuore della compassione, una risorsa infinita di energia che porta la luce della saggezza a sé stessi e agli altri per sempre nel Dharmadatu, l'infinito spazio-tempo spirituale.

 

 

Conclusione

 

In sostanza, il buddhismo può essere definito come la coltivazione della consapevolezza del momento presente nel contesto della transitorietà della realtà. Con la consapevolezza e la vigilanza mentale si può realizzare un'esistenza nell'armonia del presente e profondo significato della vita, che non è altro che la

vita stessa, qui e ora.


Questa coscienza dell'incommensurabile compassione e la realizzazione della vacuità del sé permettono di vivere in costante consapevolezza e portano alla realizzazione di bhavana nel samadhi della completa coscienza.

 

Questa breve presentazione della realtà dell'impermanenza è dedicata alla gioia e alla felicità di tutti gli esseri senzienti.

 

Ghesce Gedun Tharchin

6. giugno 2024