Wednesday 7 June 2023

IL VALORE SPIRITUALE NELLA VITA QUOTIDIANA

IL VALORE SPIRITUALE NELLA VITA QUOTIDIANA

CENTRO MANDALA MILANO

20 maggio 2023

Geshe Gedun Tharchin

 

Benvenuti e grazie di essere qui perché insieme potremo costruire un incontro di Dharma, non solo un incontro di persone, bensì di Dharma, il tesoro che ognuno di noi ha nel proprio cuore e che nella condivisione e nell'aiuto reciproco crea un'armonia di serenità, semplicità, tranquillità, gioia. Nel Dharma possiamo allontanare i consueti pensieri quotidiani che spesso ci rendono schiavi e ci bloccano in una costante e inutile preoccupazione.

Dunque la presa di distanza da questa oppressione è un movimento di libertà è fonte di pace, serenità, tranquillità autentiche, perché troppo spesso noi ripetiamo queste parole come slogan completamente vuoti, privi di reale contenuto, invece meditandone il vero significato diventano ininterrotta e vera presenza nel nostro cuore, nell'anima, nello spirito e devono essere essenza in ogni istante della nostra vita, nella quotidianità. Questa libertà è possibile davvero, è una conquista che ci scioglie dalla schiavitù ordinaria di cui non ci rendiamo nemmeno conto, ma che ci blocca impedendoci di essere nella pienezza, di realizzare questo fondamentale dovere dell’esistenza.

Infatti se ci lasciamo dominare dalla quotidianità pesantemente ripetitiva degli stessi pensieri, giorno dopo giorno, perdiamo ogni consapevolezza dell'esistenza. Nella consapevolezza invece scopriamo sempre nuovi aspetti, tutto è costantemente fresco nella gioia della scoperta e questo è l'enorme vantaggio di vivere con consapevolezza, cioè con coscienza.

Ma cos’è la coscienza? Oggi grandi scienziati hanno raggiunto livelli di conoscenza molto elevati, ma nessuno è riuscito a scoprire in modo definitivo cosa sia la coscienza. Hanno scoperto tutto e in particolare la fisica quantistica è giunta a conoscere e definire la relazione e interconnessione che muove l'energia invisibile eppure indubbiamente reale e questo è davvero un grande passo così, incuriosito, sono andato in biblioteca per cercare libri di scienza e in qualcuno, con stupore e crescente entusiasmo mi pareva di leggere l'insegnamento di Nagarjuna, ugualmente carico di conclusioni parallele anche se altrettanto difficile, tanto che dovevo soffermarmi anche un giorno intero sulla stessa pagina per poter assimilarne il concetto e il percorso che aveva portato a quella scoperta. Già nell'antica Grecia si parlava di atomi, il filosofo greco Democrito aveva introdotto il concetto di atomo che in greco antico significa «che non si può dividere» e la cosa più affascinante è che questa ricerca non è finita, continua tuttora.

Lo stesso processo avviene nella spiritualità, è necessario non cadere nella falsa illusione di avere la verità in tasca, di conoscerne con certezze ogni aspetto, al contrario è indispensabile scoprire ogni giorno nuove potenzialità nel nostro universo interiore, ampliare la conoscenza e mai adagiarsi in una ripetizione pappagallesca di parole e gesti di altre tradizioni solo perché ci paiono quasi magici e di cui spesso non possiamo comprenderne nemmeno il significato.

Lo stesso insegnamento del Buddha deve essere scoperto, assimilato nella mente tramite attenta speculazione del proprio pensiero e mai accettato passivamente con superficialità e pigrizia mentale, altrimenti si cade inevitabilmente nella trappola di fraintendimenti anche favoriti da cattive interpretazioni e traduzione altrui.

Il Buddha ha approfondito e iniziato il suo percorso dall'analisi della sofferenza, poiché aveva visto che nella realtà samsarica tutto può essere sofferenza, ma se si assume questo concetto in modo superficiale e letterale si rischia inevitabilmente di cadere in un negativismo sterile e cinico perdendo in questo modo il senso profondo dell’insegnamento del Buddha che esponendo le quattro nobili verità della sofferenza, indagandone l'origine, le cause, il superamento è giunto conclusioni ben diverse, realizzando nel Dharma la più profonda e vera gioia spirituale, quella felicità a cui tutti aneliamo. Il suo non è quindi un insegnamento di dolore, bensì di liberazione dallo stesso e di realizzazione della gioia.

Nulla si ottiene magicamente, tutto è impermanente e può, anzi deve, essere trasformato con paziente indagine, speculazione mentale, analisi critica di quanto ci viene proposto da qualsiasi religione, tradizione spirituale, filosofia, per questo è assolutamente fondamentale aprire la propria mente cuore alla scoperta quotidiana del nuovo, pensando e sperimentando ogni aspetto della vita senza quella pigrizia mentale che troppo spesso ci fa cadere nell’assurda convinzione che solo ascoltando e ripetendo senza pensiero il lavoro e le realizzazioni spirituali di altri possiamo raggiungere, sonnecchiando in poltrona, l’illuminazione, no tutto ciò che otterremmo in questo caso è diventare una brutta, inutile fotocopia sbiadita.

L'approccio spirituale dunque deve essere come l'approccio alla scienza, cioè deve esaminare, analizzare, sperimentare, scoprire ogni giorno il mondo invisibile e allo stesso modo la nostra meditazione deve procedere con consapevolezza in questo modo analitico, curioso.

Lo stesso insegnamento del Buddha, se accolto senza consapevolezza e con atteggiamento magico, è completamente fuorviante, ci rende soltanto la fotocopia di altri, invece ogni sua parola deve essere scoperta in noi stessi, interpretata, sperimentata nel proprio universo interiore.

Quando si recita un mantra lo si deve meditare sperimentandolo nell'assenza di tutti i pensieri, con concentrazione e consapevolezza, altrimenti non serve a nulla, la sola ripetizione delle sillabe senza esperienza è in sé priva di qualsiasi valore, non serve a nulla.

La consapevolezza di sé deriva dalla coscienza, qualità fondamentale, intrinseca in noi in modo uguale per tutti. Cos'è la coscienza? I possibili termini per tentare di spiegarla sono infiniti: è forma, immagine, informazione, ecc…, ma cos'è in realtà? La scienza non ha ancora scoperto l'essenza di questa qualità umana. I neuroscienziati stanno cercando in tutti i modi di definirla, esaminano il cervello in ogni sua funzione, hanno verificato i cambiamenti dell'amigdala studiandone gli effetti derivanti dalla meditazione dei monaci, ma tutto questo si è rivelato inutile perché si trattava soltanto di un esame funzionale del cervello e delle sue capacità che però non hanno nulla a che fare con la coscienza.

La coscienza è frutto della mente, non del cervello, è a un livello molto più profondo e sottile. L'unico modo che oggi abbiamo per sperimentare la coscienza è tramite la meditazione con consapevolezza, momento dopo momento, l’apertura del sé profondo alla scoperta e sperimentazione del nuovo in ogni istante, giorno dopo giorno, questo è il nostro lavoro.

Un secondo punto molto importante nella vita quotidiana riguarda la sofferenza che avvertiamo sempre come peso insopportabile di cui dobbiamo ad ogni costo liberaci velocemente e definitivamente e così iniziamo interminabili combattimenti contro i mulini a vento con conseguente peggioramento delle condizioni, ci ritroviamo estenuati, depressi, impotenti. Siamo ciechi non ci rendiamo conto che soltanto abbandonando questa inutile lotta, aprendo la mente con pace, pazienza, serenità, concentrando i pensieri sulla qualità dell’esistenza, sulla bellezza di ogni nuovo aspetto scopriremo con stupore tutta la felicità che già possediamo e daremo visibilità, spazio aperto, libero, incondizionato al nostro essere nella spiritualità più profonda e vera. 

Accantoniamo un momento i vecchi e stereotipati concetti di sofferenza e felicità che sono parziali, limitati e spesso completamente errati, e concentriamoci invece sulle innumerevoli buone qualità che la vita ogni giorno ci presenta se soltanto avessimo la consapevolezza di saperle cogliere.

La più preziosa ricchezza nelle nostre mani è la coscienza, il suo valore è inestimabile, insuperabile ed è indispensabile imparare a usufruirne nel miglior modo.

La coscienza è il vero e unico patrimonio dell'umanità, non certamente il denaro o i beni materiali e che, al contrario, disumanizzano e fanno perdere la ragione. La coscienza deve essere alla base di ogni nostro desiderio, realizzazione, è la fonte in cui troviamo tutto ciò che concerne la nostra vita presente nel perfetto equilibrio tra materia e spirito. La coscienza è qui e ora ed esserne consapevoli ci impedisce di sprecare energie e tempo nell’inutile ricerca di ipotetiche vite passate e future, questa è una assurda follia. Dobbiamo unicamente essere presenti, consapevoli, perfettamente concentrati e coscienti nel momento presente. 

Che significano i concetti di passato e futuro? la stessa fisica quantistica che ha voluto studiare profondamente la dimensione del tempo è giunta a conclusioni assolutamente distinte da quelle che noi ordinariamente abbiamo dato per scontate e certe in quanto considerate come uniche possibili, mentre tutto viene messo in discussione come dimostrato nell'esperimento mentale ideato nel 1935 dal fisico Erwin Schrödinge, "il paradosso del gatto morto e gatto vivo".

Tutte le nostre fantasie che ci spingono a consultare oracoli, divinazioni, con l’arrogante presunzione di conoscere le nostre vite passate o, peggio, con la sicurezza di poter conoscere come saranno le nostre future rinascite, sapere quali sono le più potenti pratiche che ci possono far entrare magicamente e istantaneamente nella terra pura o in paradiso ecc… tutte assurde fantasie, un inganno che ci allontana dalla realizzazione della coscienza umana.

Passato, futuro e presente sono contemporaneamente qui e ora, unica realtà nella nostra coscienza che dobbiamo coltivare come tesoro insostituibile e preziosissimo tramite la meditazione consapevolmente interiore, senza distrazioni illusorie.

La percezione ordinaria e debole che noi abbiamo della condizione umana, sia a livello fisico che mentale, rende tutto più pesante, oscurato, appannato privo di visione corretta e di consapevolezza ed è per questo necessario trasformare la mente quotidianamente nella meditazione, accogliere ogni novità con grata freschezza, è un rinnovamento quotidiano che dà senso ad ogni istante dell'esistenza.

La spiritualità è frutto di una ricerca continua e ogni giorno scopre un nuovo valore della vita, va più a fondo, si apre alla meraviglia della scoperta, questa è la pratica di Dharma. 

Il Dharma è un fenomeno estremamente sottile, ancor più dell’atomo, ma concretamente reale e richiede apertura mentale, consapevolezza del valore umano, mentre noi nella quotidianità ci fermiamo al fenomeno grossolano dell’esistenza, reclusi nella ripetitività delle azioni e relazioni immerse nelle preoccupazione con pesantezza e noia. Il Dharma invece è intangibile, potente ed è accessibile a tutti, dono di tutti, ma lo si può scoprire solo nel risveglio della consapevolezza, della coscienza che diventa spirito puro, innocente.

Soltanto con paziente e costante, anche se per pochi istanti, meditazione quotidiana possiamo costruire la coscienza che è l’unica possibilità per trasformare la realtà dell'esistenza grossolana, purificandone ogni atomo. Anche se non sappiamo definire cos'è la coscienza ne possiamo osservare l'effetto.

La spiritualità non necessita affatto di ciò che intendiamo erroneamente con il concetto di rinuncia radicale, non significa abbandonare il mondo, al contrario, non può in alcun modo essere separata dalla quotidianità, ciò che conta non è ciò che facciamo in sé, bensì come lo facciamo, con quale consapevolezza e presenza mentale.

Qui in occidente il termine rinuncia ha un significato ben diverso da quello usato nelle culture orientali, spesso lo si confonde con il "fioretto", privarsi di qualcosa che piace è considerata rinuncia, nel buddhismo invece il termine rinuncia esprime un concetto assolutamente diverso, molto più sottile e significa il "non attaccamento". Realizzare il non attaccamento in tutta la sua pienezza non è affatto facile e può solo essere costruito con il paziente costante lavoro nel Dharma.

Il Dharma, sottilissima e inestimabile ricchezza, praticato nella quotidianità con consapevolezza e coscienza sembra facile e ovvio, ma non lo è affatto perché implica una costante presenza mentale sottile, non distratta che rende ogni azione, apparentemente banale, ricchissima, fresca, nuova, così potente da trasformare i nostri stessi atomi.

Questa coscienza è la realizzazione di tutti i nostri desideri perché ci dona quella gioia suprema che è lo stato di reale completa soddisfazione, contentezza della vita, non abbiamo necessità di null'altro. 

Non è certo possibile trovare soddisfazione nel materialismo, nell'acquisizione di beni, ricchezze e potere, al contrario questo inevitabilmente accresce l’insoddisfazione la ricerca spasmodica per averne di sempre di più, nutre l’invidia e l’avidità, una ricetta infallibile per la perenne infelicità. Al contrario nella naturalezza e semplicità del vivere con consapevolezza ogni istante, coscienti e grati di ciò che si ha nell'istante presente si raggiunge quella soddisfazione completa che è la felicità a cui tutti da sempre aneliamo. Coscienza semplice, pura, aperta e accogliente è il gioiello che trascende l'ego, lo libera e costruisce la nostra umanità più profonda.

Tutti aneliamo a questa soddisfazione, alla coscienza vera del valore umano, ai più elevati livelli della conoscenza, scientifica, filosofica, psicologica, spirituale e, sebbene per strade diverse, con linguaggi apparentemente molto distanti tra loro, tutti questi aspetti stanno giungendo alle stesse conclusioni sul senso stesso dell’esistenza e della realtà universale.

La fisica quantistica e il buddhismo, seppur con termini decisamente diversi ma uguali nelle conclusioni, parlano di interdipendenza, di vacuità. 

E' dunque sciocco disquisire e teorizzare interminabilmente sulla necessità di definire in modo inequivocabile e ben delimitato cosa sia la coscienza, o l'io, ciò non produce nulla e anzi alimenta un formidabile ego, invece ciò che conta è approfondire e lavorare con la coscienza che produce effetti, risultati.

La meditazione non è qualcosa di ripetitivo, magicamente condizionato da precisi gesti strani ma coreografici o da sillabe impronunciabili che soltanto se riprodotti alla lettera potrebbero spalancare istantaneamente le porte al nirvāna. Questa visione sciocca e superstiziosa è irreale, la meditazione non ha nulla di formale o apparente, al contrario, è interiorizzazione, calma mentale, dissolvimento dei pensieri, delle preoccupazioni, dell'attaccamento e di ogni condizione grossolana ordinaria, è osservazione consapevole del sé, è coscienza della vita che si trasforma nella freschezza delle sempre nuove esperienze, nel riconoscimento dell'illimitato valore spirituale. Questa è l'incommensurabile realizzazione spirituale che imprime dignità alla vita umana.

Se manca la consapevolezza l'esistenza diventa caotica, pesante, carica di insoddisfazione e confusione, lo possiamo vedere chiaramente nella fatica con cui affrontiamo le incombenze quotidiane, mentre, se impariamo a sviluppare la consapevolezza in ogni aspetto ordinario della giornata, la spiritualità che ne deriva rende tutto leggero gioioso, nuovo, arricchente. Per ottenere questa consapevolezza spirituale bastano meditazioni quotidiane, seppur brevi, non è la quantità, ma la qualità che conta, è la costanza dell’azione, non si è consapevoli automaticamente e per sempre, ogni giorno bisogna riportare se stessi ad una dimensione spirituale, purificare la mente, renderla consapevole nella meditazione in modo naturale, mai forzato. 

Nel Dharma non esiste alcun obbligo, è una scelta possibile, è un tesoro inestimabile e completamente gratuito da accogliere amorevolmente, mai imposto per dovere o contro la volontà, questo ne annullerebbe completamente l’essenza. Il Dharma non è dittatura, ma libertà, lo si può accogliere nella vita solo con la gioia, la coscienza, la gratitudine sapendo riconoscerne l'inestimabile e irrinunciabile valore. Il Dharma non può essere vissuto come dovere imposto, ma come possibilità gioiosa di liberazione.

Nel Dharma ritroviamo e arricchiamo la nostra umanità, noi non siamo robot, macchine programmate per eseguire pedestremente, seppur perfettamente, complesse operazioni di calcolo che potrebbe fare anche meglio una qualsiasi intelligenza artificiale che però non potrà mai ottenere quello che con la mente cuore soltanto noi avremmo la  potenzialità e capacità di realizzare.

Il Dharma è la realtà che ci permette di pensare e fare in base alla consapevolezza di ciò che conosciamo, come dimostrano grandi menti che ci sono di esempio: Gandhi, Einstein, Giordano Bruno e tantissimi altri, nessuno di loro si è perso nelle fantasticherie di considerarsi indovino, guru infallibile o in grado di vedere nella sfera di cristallo vite passate e future, queste sono fantasie dei pigri dalla mente chiusa è lo spreco di tempo e di energie in una illusione non consapevole e non conoscente. 

Il Dharma non si basa sulle favole, è una realtà molto seria, un valore inestimabile di cui essere pienamente consapevoli, è il vero miracolo che io chiamo della relatività generale, dell'interdipendenza, della vacuità.

In questi giorni stavo leggendo questo interessante libro sulla fisica quantistica e ho avuto la forte e netta sensazione di star studiano il testo di Nagarjuna "Madhyamaka Karika", testi difficili che richiedono di soffermarsi almeno un giorno su ogni pagina per approfondire, conoscere, comprendere il senso profondo di ogni concetto, un passo alla volta. Allo stesso modo, con la stessa necessaria lenta assimilazione della conoscenza ci si predispone a meditate, nella meditazione non può esservi fretta, non è una corsa con un traguardo da raggiungere in breve tempo, ci vuole calma, tranquillità, lentezza profonda.

Domanda: Il concetto in sé è semplice, pare quasi ovvio, in teoria però, il problema si pone invece nell'applicazione pratica e a me pare, se ho ben compreso il tuo insegnamento, che forse il metodo migliore sia davvero quello di procedere un passo alla volta, senza affrettarsi o saltare nessun passaggio prima di aver consolidato quello precedente.

Lama: In realtà non c'è alcun insegnamento, insegnare è impossibile anche perché tutto è già presente in ognuno di noi e non c'è nulla da aggiungere a questa ricchezza personale, nulla da insegnare così come si intende nel senso comune. Insegnare invece è soltanto indurre alla riflessione, risvegliare la consapevolezza, null'altro che questo, non c'è altro da dare, questo è il vero insegnamento. Qui in Italia c’è una grande libertà, conoscenza scientifica e culturale, una splendida civiltà, tutti strumenti che facilitano l’accesso alla comprensione di nuove culture, nuovi valori, nuova visione universale. Purtroppo però spesso ci si adagia nella pigrizia dell'assunzione acritica e pappagallesca di altre tradizioni, di rituali automatici in adorazione di altre culture, ammaliati da aspetti affascinanti, stupidamente interpretati come magici in grado di infondere in un istante l'illuminazione. Questa è l'illusione di poter ottenere grandi risultati senza sforzo e impegno imitando come fotocopie altre culture, una vera follia. Al contrario la nostra pratica di Dharma deve essere reale, concreta, crescere all'interno delle nostre potenzialità, capacità, coscienza, è lavorare seriamente con le radici della civiltà che ci ha formato.

Domanda: Vorrei avere un chiarimento sul concetto di coscienza.

Lama: Definire la coscienza è complesso, possiamo indicarla con vari attributi: luce, leggera, chiara, invisibile, trasparente come lo spazio, il cielo, l'acqua  ecc... Si può tentare di spiegarla con infinite metafore differenti, ma tutto questo è completamente inutile, non ha senso dare definizioni di coscienza, inevitabilmente incomplete, ciò che vale è meditarla, conoscerne l'effetto, sperimentarla in sé, perché la coscienza non è qualcosa di esterno che ci viene dato da altri, la coscienza è esclusivamente nel sé, è inscindibilmente soggetto e oggetto interiore e nella meditazione la coscienza stessa si concentra sulla coscienza. Ogni azione mentale sorge dalla coscienza e la consapevolezza è l'indicazione della coscienza che prima del compimento di un'azione ci indica il giusto percorso da seguire. La coscienza nella consapevolezza determina il comportamento nel Dharma, qualsiasi pensiero, parola, azione si stia per intraprendere, in ogni istante, e per questo è fondamentale meditare consapevolmente con la necessaria calma, pace, tranquillità ogni giorno della vita.

Domanda: Consapevolezza e coscienza sono la stessa cosa o due cose diverse?

Lama: Sono due differenti aspetti, la consapevolezza è l'attività della coscienza che quando dà inizio all'azione diventa consapevolezza. Non vi sono definizioni esaustive per descrivere questi aspetti, li si possono solo sperimentare. Quando acquistiamo un computer abbiamo già tutte le necessarie informazioni su come montarlo, caricarlo, ecc...., ma sperimentando ogni passaggio otteniamo il risultato finale, allo stesso modo nella ricerca e pratica quotidiana noi sperimentiamo seriamente l'insegnamento del Buddha. Non dobbiamo mai essere fotocopie di altri, ma vivere, fare esperienza diretta e personale di quanto è già presente in noi e che è parte integrante della nostra formazione e cultura, lo dobbiamo solo vivere nella quotidianità con la consapevolezza della coscienza.

Qui in Italia chi vuol essere serio praticante degli insegnamenti del Buddha può farlo soltanto nel rispetto delle proprie radici, cultura, esperienze, perché se si volessero scimmiottare comportamenti di diverse culture e tradizioni senza poterne assimilare il senso profondo e per noi solo coreografico e seducente di parole e gesti, otterremmo unicamente di trasformarci in inutili patetiche e sfocate fotocopie.

Quello che ogni essere vuole raggiungere è la felicità, la pace, la tranquillità, la gioia e tutto questo è già qui nelle nostre mani e lo possiamo realizzare non magicamente in un colpo solo, ma nella costanza, un passo dopo l'altro, nella meditazione, a volte può sembrare difficile, ma è possibile, alla portata di tutti, nessuno escluso. questo è il gioiello della spiritualità, null'altro.

Domanda: La mia non è una domanda, ma un commento che nasce spontaneo, prima di tutto desidero ringraziare per quanto è stato detto oggi e sono preoccupata per il pericolo evidente di una progressiva disumanizzazione che tende a facilitare l'intelligenza artificiale secondo una visione machiavellica che allontana dalla consapevolezza e dalla coscienza per privilegiare esclusivamente il potere e il denaro.

Lama: Il denaro è indubbiamente un obiettivo purtroppo ritenuto primario da questa società, ma di fatto serve soprattutto per poter gestire il potere, controllare tutto e tutti, e in questo senso il potere è assai più pericoloso e devastante. L'inganno più grande, davvero diabolico, è la gestione del Dharma tramite il potere che si può comprare con il denaro, il potere di diventare presidente di qualcosa e poi aspirare a livelli sempre più alti manipolando le coscienze per ottenere il riconoscimento mondano del proprio presunto grande valore. Ma questo è molto grave ed è l'esatto contrario della spiritualità, anche del minimo senso spirituale.

Se non ci sono altre domande possiamo ripercorrere brevemente il cammino di questo pomeriggio in cui abbiamo analizzato il valore della vita spirituale non in modo astratto, teorico, ma nella quotidianità, nella semplicità delle ordinarie azioni che ripetiamo infinite volte e questa connessione continua tra mondo materiale e spiritualità è solo in apparenza contraddittoria e difficile, perché al contrario è possibile a tutti, è indivisibile e naturale, infatti il nostro principiale compito consiste nella realizzazione di tale unificazione.

Noi siamo costantemente mossi da due forze potenti, una spirituale e l'altra materiale e dobbiamo imparare a conoscine gli effetti e trovare il giusto equilibrio tra loro. Quando siamo nella pace, nella tranquillità, nella serenità, significa che la forza spirituale è maggiore, quando invece ci lasciamo travolgere dalla rabbia, dall'agitazione, dalle preoccupazioni, la forza materiale ha il sopravvento, ma entrambe, l'energia spirituale quella materiale, sono opposte ma complementari, inscindibili ed è nostro impegno riconoscerne il valore nella ricerca del giusto equilibrio. Se non troviamo questo equilibrio il caos e il disordine prevalgono e risulterà inevitabile sofferenza, dolore, perenne insoddisfazione. 

L'unico strumento per raggiungere questo scopo è permanere nella consapevolezza prima di ogni azione, perché dopo aver agito senza di essa, sbagliando, resterebbe unicamente il pentimento.

La consapevolezza è fondamentale e la si raggiunge tramite la meditazione, dobbiamo aprite il nostro laboratorio della coscienza e lavorare con la meditazione che porta alla consapevolezza. Bisogna lasciar perdere le elucubrazioni mentali indotte spesso da tutte le religioni, smettere di fare i contabili delle azioni negative o positive, virtuose o non virtuose, su quante ci porteranno nell'inferno e quante altre ci potranno salvare, la ragioneria più pignola nel Dharma è assurda e inutile, soltanto con la consapevolezza la realtà emerge spontaneamente chiara e naturale.

Nell'armonioso bilanciamento della vita spirituale con quella materiale, entrambe  essenziali alla realizzazione umana, nella loro complementarietà intrinseca e con la meditazione che produce consapevolezza necessaria prima di qualsiasi azione avremo effetti stupefacenti nella nostra crescita umana, la vita spirituale è necessaria per favorire il benessere di quella materiale che a sua volta favorisce la crescita spirituale.

La morte stessa vissuta con consapevolezza è una realtà grandissima nella nostra esistenza, però ora non affrontiamo l'argomento che richiederebbe una lunga e articolata riflessione.

Insegnare il Dharma non è facile, c'è sempre il rischio di interpretare erroneamente o di fraintendere, io posso pensare di esprimere un concetto ma chi ascolta lo può recepire con un altro significato completamente fuorviante anche perché la sottigliezza delle parole, il loro senso e le stesse traduzioni sbagliate possono essere grandi ostacoli, e lo stesso insegnamento può diventare negativo, motivo di errore.

Per questo il Buddha insisteva sempre sulla primaria necessità di verificare tutto e soltanto dopo accettare l'insegnamento. E' fondamentale ascoltare in modo critico ogni passaggio esaminando in se stessi la corrispondenza di quanto detto, sperimentare. Ognuno è maestro di se stesso, il maestro interiore è il più importante, ci indica l'incommensurabile ricchezza umana che ognuno di noi possiede naturalmente, il Dharma, bisogna soltanto saperlo riconoscere e coglierne la potenzialità in ogni istante della giornata con consapevole azione. Questo è il valore spirituale nella vita quotidiana.

Nella consapevolezza, nel Dharma viviamo intensamente con gioia ogni istante di vita che ha grande senso, qualsiasi cosa facciamo a livello spirituale e materiale il senso della vita permea tutto. Il laboratorio della coscienza in cui meditare nella consapevolezza è a nostra disposizione per aprirci alla gioia e alle novità di ogni istante  l'obiettivo non è la sofferenza, ma la felicità ed è davvero nelle nostre mani.

Concludiamo con una breve preghiera offerta a tutti gli esseri senzienti. Grazie a tutti.