Serie di lezione tenuta al Istituto Lamrim, Roma
Preghiera
e meditazione come Aspirazione
e Realizzazione
Geshe Gedun Tharchin
I testi che leggiamo possono essere
utilizzati come mezzo per la meditazione o come preghiera. Se li
leggiamo con l’intento di esprimere una preghiera allora il
significato sarà rispetto e aspirazione, mentre se li consideriamo
per la meditazione, mettiamo in atto i nostri pensieri e quindi
un’analisi cognitiva.
In realtà non esiste una netta
separazione tra la meditazione e la preghiera, se meditiamo stiamo in
un certo senso pregando e viceversa: con la preghiera esprimiamo le
nostre aspirazioni, gli obiettivi che vogliamo raggiungere; la
meditazione invece è un tentativo di realizzare il significato delle
aspirazioni che avevamo messo in luce con la preghiera.
Generalmente quando si parla di
religione, o di spiritualità, si pensa sempre in termini di
separazione tra la pratica della meditazione e della preghiera
mentre, in realtà, esiste solo una differenza sottile che consiste
nel fatto che nella preghiera esprimiamo le nostre aspirazioni non
per ricevere qualcosa dall’esterno, mentre nella meditazione
avviene un lavoro interiore di cui realizzarne il significato, ossia
è un qualcosa che rafforza e conferma le nostre intenzioni.
La meditazione è quindi uno strumento
per realizzare tutto ciò che ci siamo prefissi con la preghiera.
Per far si che la meditazione dia i
suoi risultati è necessaria una costante preghiera; la preghiera
senza meditazione è come desiderare di voler andare da qualche parte
senza camminare.
La preghiera mostra il cammino da
percorrere e la meditazione rappresenta il camminare, ossia lo
sforzo, il lavoro. La meditazione senza la preghiera non saprebbe
dove andare in quanto non conoscerebbe l’obiettivo, quindi la
preghiera dà un impulso alla nostra pratica per andare più veloce.
La preghiera ci aiuta a capire a che
punto del nostro lavoro siamo arrivati e dove dobbiamo dirigerci.
Quando leggiamo dei testi come
preghiera, interiorizziamo i concetti, le parole, il senso ed ogni
volta cogliamo qualcosa di diverso raggiungendo livelli diversi di
comprensione che ci aiutano nella meditazione.
E’ importante chiarire le differenze
tra preghiera e meditazione; su questo si fa molta confusione,
crediamo siano due concetti in contrapposizione, pensiamo che pregare
significhi chiedere qualcosa dall’esterno.
Ci sono due tipi di fraintendimenti:
c’è chi pensa che colui che medita non abbia bisogno della
preghiera in quanto autonomamente sviluppa una crescita interiore e
chi ritiene che la preghiera esista senza la meditazione ossia
chiedere qualcosa ad un Dio senza la propria realizzazione. Questi
fraintendimenti portano le persone a credere o nella meditazione o
nella preghiera quindi chi medita non prega e viceversa, invece
preghiera e meditazione sono due cose diverse, ma complementari.
E’ quindi possibile pregare e
meditare contemporaneamente, in quanto attraverso la preghiera
abbiamo l’aspirazione e nella meditazione troviamo la
realizzazione. Ad esempio quando leggiamo testi sacri stiamo pregando
poiché questi vengono scritti come una preghiera, ma stiamo anche
meditando in quanto ne analizziamo i concetti e quindi ne realizziamo
il significato. Anche leggere silenziosamente è una forma di
meditazione.
Nella società occidentale un ulteriore
fraintendimento viene dal considerare la meditazione come una sorta
di ginnastica mentale, mentre il vero significato è quello di
portare la conoscenza alla realizzazione, ossia i concetti alla loro
messa in pratica.
La conoscenza è il risultato di uno
studio intellettuale, ma non avrebbe significato se, attraverso la
meditazione, non la mettessimo in pratica e quindi la realizzassimo.
La meditazione e la preghiera sono
quindi i metodi per portare la conoscenza alla sua realizzazione.
Realizzazione significa portare dei concetti nella realtà, ad
esempio possiamo sapere cosa siano l’amore e la compassione, ma poi
è fondamentale realizzarli nella nostra vita, ossia vivere con amore
e compassione.
Domanda: Volevo sapere se per
preghiere si intendono solo quelle precostituite, o se ne posso
creare io una, e nel caso che valore ha?
Risposta: Dipende
dall’intenzione, dalla qualità del tuo cuore. Anche qui può
nascere un fraintendimento in quanto a volte crediamo che recitare
una preghiera scritta da una persona importante abbia un valore
maggiore rispetto ad una formulata da uno sconosciuto o nostra, il
valore invece sta nella qualità del cuore con cui viene espressa.
Domanda: C’è differenza se si
prega in gruppo o da soli? Ho questa rimembranza dalla religione
cattolica dove si crede che alcune preghiere siano più potenti
perché recitate maggiormente.
Risposta: Questa è una grande
illusione. Non dipende da quante volte o quante persone recitino
quella determinata preghiera, ma da come la preghiera tocchi il cuore
di ciascuno: più tocca il tuo cuore più ha effetto su di te e
quindi diventa efficace. Pregare in gruppo dà un risultato
collettivo, pregando da soli si accumulano propri meriti.
Domanda: Ma ci sono dei
gruppi cattolici che si riuniscono sostenendo la potenza del gruppo
che prega…
Risposta: Esiste un aspetto di
verità in questo perché pregare in gruppo crea un’energia
collettiva positiva. L’errore può essere nel credere di ottenere
più grazia dall’esterno, mentre il senso è quello di rimanere più
concentrati.
Domanda: Quando il Sangha recita
una preghiera mi accorgo che non abbiamo un ritmo comune, ognuno
recita indipendentemente. Questo è sbagliato?
Risposta: No, non è importante
recitare una preghiera come se stessimo cantando una melodia.
Nel mio monastero cantiamo a qualsiasi
ora del giorno e della notte perché abbiamo molto tempo libero per
esercitarci.
Domanda: Studio, preghiera e
meditazione sono i lati della stessa cosa?
Risposta: Sono tutti focalizzati
sulla stessa cosa. La conoscenza aiuta in quanto arriva all’anima e
al cuore. Quel che dobbiamo fare è creare un’unione tra la mente
ed il cuore; questo avviene con la meditazione e la preghiera: sono
due canali attraverso i quali dalla conoscenza mentale passiamo alla
realizzazione del cuore-mente.
Domanda: Ci spieghi meglio che
intendi con cuore, mente e anima?
Risposta: Nella traduzione dei
testi di filosofia buddista si cerca di non utilizzare termini quali
“anima” o “Dio” che ci riportano al Cristianesimo e che
creerebbero dubbi e confusione. Nella concezione buddista con il
termine “mente” non si intende soltanto il cervello, ovvero un
qualcosa che risieda solo nella testa, ma si parla di un qualcosa che
abbia un collegamento anche con il cuore, quindi in generale si
potrebbe anche chiamare anima.
Analogamente il cuore non è soltanto
l’organo che pompa il sangue, ma è un chakra ossia un punto
centrale del nostro essere.
E’ comunque importante non sviluppare
una concezione accademica o linguistica per distinguere questi
termini, poiché il vero praticante è colui che sente queste cose
all’interno del proprio essere.