Gli Otto Versi della Trasformazione della Mente e Cuore
Considerando tutti gli esseri senzienti
superiori alla gemma che esaudisce i desideri
per realizzare il fine supremo
possa io costantemente prenderli a cuore.
Quando sarò con gli altri,
riterrò me stesso come il meno importante,
e mi prenderò cura di loro fin nel profondo del cuore
come se ognuno fosse il più elevato degli esseri.
Vigile, ogni volta che sorge un'emozione negativa
Che possa nuocere me o gli altri,
l’affronterò e l’eliminerò senza indugio.
Vedendo esseri in preda alla malvagità
Intenti a violente azioni negative, sopraffatti da sofferenze,
avrò sempre cura di tali creature così rare,
come se avessi trovato un tesoro prezioso.
Quando altri, per invidia, mi maltratteranno,
mi insulteranno o faranno cose simili,
accetterò la sconfitta e offrirò la vittoria.
Quando qualcuno a cui ho fatto del bene
e in cui ho riposto grandi speranze
mi infligge un danno terribile,
lo considero il mio santo amico spirituale.
In breve, direttamente e indirettamente, offro
ogni beneficio e felicità a tutti gli esseri senzienti, mie madri;
possa io segretamente prendere su di me
tutte le loro azioni negative e sofferenze.
Possa la pratica non essere mai contaminata dalle idee causate
dalle otto preoccupazioni mondane
e, consapevole che tutte le cose sono illusorie,
possa io, privo di attaccamento, essere libero dal samsara.
Questi versi esprimono
perfettamente il centro della pratica, infatti non si deve mutare
l’anima, ma è necessario trasformare la mente che, nella confusione
samsarica, non è in grado di farlo da sola, un tale mutamento può
avvenire soltanto nell'apertura del cuore, dell’anima, il cervello non
ha nessun ruolo in questa essenziale realizzazione spirituale.
“Quando sarò con gli altri,
riterrò me stesso come il meno importante,
e mi prenderò cura di loro fin nel profondo del cuore”
Non si possono amare gli altri con
la testa, con la razionalità che pone se stessi sempre al primo posto,
il ribaltamento di attitudine è opera del cuore, la saggezza nasce
nell'anima che è il nostro centro, il nostro esistere.
L’azione che scaturisce dal cuore è
naturalmente amorevole, gentile, saggia, non necessita di giudizio
alcuno, di etichette che la qualifichino come buona o cattiva, bella o
brutta, è al di là di ogni tentativo di manipolazione, assolutamente
impermeabile a qualsiasi contaminazione.
La mente induce inevitabilmente ad uno
stato di tensione, di confusione, e questo non è in sé né negativo né
positivo, è parte della vita ed è necessaria alla nostra evoluzione
poiché, se trasformata nel cuore, ci condurrà nella luce che illumina
l’esistenza.
La confusione samsarica in cui siamo
inevitabilmente immersi non può essere ignorata, eliminata, è parte
della nostra mente, non la si deve combattere, ma trasformarla con la
consapevolezza e la compassione che naturalmente ci conducono verso la
saggezza.
“Vigile, ogni volta che sorge un'emozione negativa
Che possa nuocere me o gli altri,
l’affronterò e l’eliminerò senza indugio.”
Dove sorge l’emozione negativa? - Nella mente, nel corpo.
L’emozione in sé è neutra, inevitabile,
altrimenti non saremmo umani, ma robot, però è necessario affrontarla ed
eliminarla senza indugio quando, consapevolmente, si riconosce il danno
che può causare a sé stessi e agli altri.
“Vedendo esseri in preda alla malvagità
Intenti a violente azioni negative, sopraffatti da sofferenze,
avrò sempre cura di tali creature così rare,
come se avessi trovato un tesoro prezioso.”
Interessante
questo verso, noi come agiremo guidati dalla razionalità e
dall’istinto? - Prenderemo un bastone allontanando con disprezzo e
condanna questi individui.
Se riflettiamo con il cuore però
comprendiamo che la loro errata visione non è imputabile alla persona, è
l'espressione di un disagio che noi non sappiamo né possiamo giudicare e
di conseguenza condannare, anzi, il contatto con questa realtà è la
vera sfida alla propria pratica spirituale, dovremmo davvero ringraziare
questi preziosi amici che, gratuitamente, ci offrono simili occasioni
di consapevolezza, di crescita, di maturazione umana nell’amore,
compassione e saggezza.
“Quando altri, per invidia, mi maltratteranno,
mi insulteranno o faranno cose simili,
accetterò la sconfitta e offrirò la vittoria.”
Questo è amore autentico, quello
insegnato da Gesù, non: “occhio per occhio”, al contrario: “se ti
schiaffeggiano porgi l’altra guancia”, certamente non è facile
applicarlo pienamente, ma è necessario svilupparne l'attitudine, la
passione, il desiderio di assaporarne la gioiosa potenza nei nostri
atti.
Questa è la differenza tra il vecchio e il
nuovo testamento, nel primo con i dieci comandamenti si stabiliscono
confini precisi tra ciò che è bene e ciò che è male, nel messaggio di
Gesù invece si va oltre, l'amore abbraccia tutto e questa è la pratica
del Dharma, gli errori umani non sono condannati come peccato,
indubbiamente è meglio non farli, ma in ogni caso se ne possono trarre
insegnamenti e trasformarli positivamente se si ha il coraggio e la
forza di accettare la sconfitta e offrire la vittoria.
“Quando qualcuno a cui ho fatto del bene
e in cui ho riposto grandi speranze
mi infligge un danno terribile,
lo considererò il mio santo amico spirituale.”
Certamente è difficile, però è
l’unica via per trasformare la mente che da sola non potrebbe mai
accettare un’attitudine tanto irrazionale, questo valore spirituale è
frutto esclusivo del cuore, è impossibile meditare con la testa.
“In breve, direttamente e indirettamente, offro
ogni beneficio e felicità a tutti gli esseri senzienti, mie madri;
possa io segretamente prendere su di me
tutte le loro azioni negative e sofferenze.”
Questo verso è il centro della
pratica, il messaggio fondamentale di amore e compassione autentici,
offerti segretamente, senza grancassa, senza pubblicità. Agire in modo
palese per dimostrare quanto si è bravi significa nutrire ulteriormente
il già ingombrante e pesante ego, invece l’offerta di sé, diretta e
indiretta, può essere solo amorevole e segreta, data non per glorificare
sé stessi, ma per il bene degli altri, tanto da accogliere con gioia il
loro dolore. Non si tratta di nascondere la pratica, ma nemmeno di
propagandarla, bisogna agire semplicemente, umilmente, silenziosamente,
naturalmente con il cuore aperto.
Proprio avendo maturato quest’attitudine
compassionevole i Bodhisattva desiderano sprofondare negli inferi invece
di godere la pace del paradiso, del nirvāna,
il loro cuore gronda sangue nel vedere una sofferenza tanto grande e il
loro più grande desiderio, l’unico, è liberare ogni essere da tanto
dolore prendendone su di sé il fardello per pesante che sia.
Quando si è realizzata questa qualità nel
cuore ci si ritrova spontaneamente nella libertà totale, la propria
crescita umana è completa.
La pratica di compassione non è mai
paternalistica, supponente, non è la beneficenza comunemente intesa, ma è
un rapporto profondo tra uguali, uno scambio amorevole, silenzioso, di
autentica relazione umana, è la realizzazione di compassione e saggezza.
Da compassione e saggezza scaturisce la
profonda, autentica, inalterabile gioia del cuore, dell’anima, questo è
il significato del mantra “Om Mani Padme Hum”. Mani è il gioiello e Padme il fiore di loto, saggezza e compassione, Om, corpo parola e mente, che sono trasformati in corpo parola e mente puri dall'unione di saggezza e compassione e Hum, l’io diventa l’Essere.
“Possa la pratica non essere mai contaminata dalle idee causate
dalle otto preoccupazioni mondane
e, consapevole che tutte le cose sono illusorie,
possa io, privo di attaccamento, essere libero dal samsara.”
Stiamo parlando della libertà
dell’essere che non ha nulla a che vedere con la libertà dell’io. L’io
si deve liberare da un’infinità di cose, ma l’essere è libero nella
purezza del cuore, nella natura dell'anima che scorre come un fiume che
non può essere arrestato.
Liberarsi dal samsāra significa spezzare le
catene che legano la mente e il corpo ai ceppi dell’attaccamento,
dell’odio, dell’ignoranza, ed è un lavoro ininterrotto, paziente, in
quanto sarebbe impossibile e assurdo vivere nel samsāra ignorandone gli
aspetti, è necessario dunque assumere consapevolmente questo compito
quotidiano, duro ma possibile, a condizione di aprire il proprio cuore,
lasciare libero il nostro essere nell’anima.
Le emozioni emergono a livello fisiologico,
psicologico, biologico, ma nella meditazione troviamo tutti gli
strumenti necessari per svincolarcene, per non lasciarci condizionare
dai numerosi mutamenti e ostacoli che avvengono nel corpo e nella mente.
Nella meditazione si accende la luce del cuore, dell'anima, con la consapevolezza, la concentrazione.
Geshe Gedun Tharchin