Serie di lezione tenuta al Istituto Lamrim, Roma
Pratica
di Dharma e vita
Geshe Gedun Tharchin
Il nostro scopo è quello di portare
quiete, tranquillità e pace nei nostri cuori e questa pace e
tranquillità non è rivolta verso ragioni egoistiche, ma verso tutti
gli altri esseri ed il mondo che ci circonda. E’ importante che
questa calma e felicità che portiamo all’interno del nostro cuore
non vada mai in contrasto con il nostro atteggiamento altruistico.
Questo non è facile da capire e da
mettere in pratica senza cadere in una falsa contraddizione; bisogna
creare nel nostro cuore queste buone qualità e nello stesso tempo
mantenere vivo il principio dell’atteggiamento altruistico,
riuscire a metterlo in pratica mantenendo la consapevolezza. Una
volta che questo è stato compreso si potrà affrontare qualsiasi
sentiero spirituale che permetta di sviluppare le nostre qualità
interiori.
La mia esperienza personale, comune a
tutti i praticanti, porta sulla via dello sviluppo delle qualità
interiori, ma questo parte dal senso dell’io che a volte diventa
troppo preminente e nega il fatto che le qualità interiori siano per
il benessere degli altri, quindi la pratica stessa diventa
contraddittoria perchè non dovrebbe mai prescindere dai due
principi: quello dello sviluppo della pace nei nostri cuori ed il
pensiero degli altri. Questa è la maggiore difficoltà che
possiamo incontrare nella nostra pratica e nello sviluppo delle
qualità interiori, in quanto, come detto prima, queste non si
possono accrescere senza prendersi cura degli altri. Dopotutto, senza
questo pensiero degli altri, a che cosa servirebbe sviluppare le
qualità interiori? E’ proprio questo pensiero altruistico che
rende significative le qualità interiori le quali possono trovare
applicazione in qualsiasi pratica spirituale che diverrà, di
conseguenza, bellissima. Si può dire che non esista pratica che
sia basata esclusivamente su un atteggiamento egoistico in quanto
l’egoismo è considerato come il maggiore ostacolo o disturbo nella
pratica personale. Affrontare la pratica di Dharma con atteggiamento
egoistico è praticamente impossibile.
Quotidianamente non sempre la nostra
pratica è così corretta, il che significa che in un certo senso
falliamo nella pratica e questa non ha più quel successo che
dovrebbe avere. Se invece riusciamo ad avere un approccio completo
alla pratica, allora qualsiasi attività quotidiana diverrà un
pratica stessa. Quindi non c’è differenza tra quello che è la
pratica e quello che sono le attività quotidiane in quanto queste
vengono compiute non per se stessi, ma per chi si ama e per qualsiasi
altro essere vivente; questa è la reale pratica.
Tutto questo dovrebbe riguardare la
nostra vita, quindi la nostra sopravvivenza non è egoistica, ma è
legata agli altri e questo fa si che qualsiasi cosa si faccia diventi
un accrescimento, per noi e per gli altri, di gioia, tranquillità e
calma.
Questo tipo di trasformazione di ogni
nostro atto in una pratica di Dharma è un qualcosa che richiede
molto tempo, ma può avvenire attraverso una riflessione analitica,
una riflessione di ciò che facciamo attraverso il ragionamento, ed
in questa maniera, gradualmente, riusciremo a vederne i frutti, ossia
le piccole trasformazioni che ci porteranno a sentire dentro di noi
una maggiore calma, pace e felicità. Perciò credo che non ci sia
differenza tra la pratica di Dharma e la nostra vita, ma fino a
quando troveremo questa differenza significherà che non abbiamo
ancora raggiunto la perfezione nella pratica del Dharma.
Questo concetto lo potremmo addirittura
utilizzare come strumento di misura, ossia osservare quanto questa
differenza che facciamo tra la pratica del Dharma e la vita di tutti
i giorni sia effettiva in noi, quindi là dove troviamo una grande
distanza tra queste due cose ci renderemo conto di quanto poco stiamo
praticando, mentre man mano che vedremo avvicinarsi la pratica di
Dharma e la vita ci renderemo conto di quanto stiamo comprendendo
finalmente la pratica del Dharma. Quindi la pratica del Dharma è la
vita! E più si cresce e più si dovrebbe
accumulare Dharma; questa sarebbe una buona cosa, così quando ci
avvicineremo al momento estremo, significherà che saremo pronti
quanto più possibile per poter raggiungere il Nirvana. (Per Nirvana
si intende la pace permanente) Questa è la vera pratica di Dharma
dove non ci dovrebbe essere differenza tra come procediamo nella
pratica e come procediamo nella nostra vita.
Come dicono anche i maestri del
passato, Amore e Compassione sono l’essenza della vita e ogni
azione dovrebbe essere causata dall’Amore e dalla Compassione; se
potessimo calcolare quante azioni sgorgano dall’Amore e dalla
Compassione scopriremmo che quelle che ne derivano ci rendono felici
e gioiosi, sono praticamente delle energie spirituali che pian piano
accumuliamo fino a che non diventano una nostra abitudine. Ne segue
che si deve avere cura di se stessi con un atteggiamento altruistico.
Nella società in cui viviamo si crede
che aver cura di se stessi si ottiene soltanto se si sta lottando
contro qualcosa e il fatto è che ci si concentra più a lottare
contro questo qualcosa che a prendersi cura di se stessi! (risata) Il
che fa si che ci stanchiamo nel prenderci cura di noi stessi in
quanto combattiamo gli altri, cosa assolutamente inutile in quanto
bisognerebbe prendersi cura degli altri per poter prendersi cura di
se stessi; questo ci renderebbe sempre più rilassati e non
perderemmo mai nessuna energia.
Ci sono milioni di libri nelle
librerie, ma in realtà parlano più o meno della stessa cosa: Amore
e Compassione. Questo vale per le religioni le quali parlano tutte
dell’Amore e della Compassione e di come possiamo condurre una vita
sulla basi di essi. Anche prima che venissero scritti i testi sacri,
tutto veniva già perfettamente praticato; il fatto di dipendere dai
libri o dai corsi che si frequentano o dalle attestazioni che si
ottengono, è una cosa completamente nuova.
La nostra è una pratica che si basa
sulla capacità delle qualità umane, ossia su di un qualcosa che già
appartiene al nostro essere umano e noi, in quanto tali, siamo
destinati a questo genere di pratica, ma durante il nostro percorso
ci sono delle cose che ci corrompono e ci fanno sviare da una parte o
da un’altra, ci distolgono dalla meta e finiscono per contaminare
la nostra pura natura umana che ci spinge verso il nostro destino che
è la pratica del Dharma. Se si riuscisse a tornare alla fonte di
quello che percepiamo, non troveremmo altro che altruismo e nessuna
distinzione tra noi e gli altri; soltanto in questo andare verso la
gioia e la tranquillità consiste la natura di base dell’essere
umano ed in questo trova fondamento il Dharma.
La nostra vita è come una discesa con
gli sci, se riusciamo a mantenerci stabili su di essi, ossia sulla
nostra pura natura umana di base, giungeremo alla fine essendo
felici, altrimenti andremo fuori pista che significa soffrire. Il
fatto è che ormai siamo nati e non possiamo restarcene fermi sugli
sci con i quali, tra l’altro, non stiamo neppure comodi e poiché
il luogo che possiamo incontrare è sempre il Samsara, ma se
procediamo lungo la pista con una chiara consapevolezza, allora
possiamo anche divertirci.
Un altro esempio può essere quello di
un paracadutista: nascere è come essere gettati fuori dall’aereo e
cadere nello spazio, ma se non si è più che attenti si rischia di
finire male, tuttavia una forte concentrazione consente di atterrare
correttamente.
La pratica di Dharma risiede nella
nostra natura di base umana che è assolutamente positiva, che non
distingue il nostro dall’altrui e tende semplicemente a ciò che è
bene. Si può praticare anche senza nessun libro, ma con il proprio
libro interiore che è anche il modo più semplice e più diretto,
ossia seguire questa natura umana se, ovviamente, ne abbiamo le
capacità.
Dunque cosa è la meditazione? La
meditazione si compone sulla chiara consapevolezza e la capacità di
mantenere ferma e solida la natura umana di base. Mantenere le
qualità interiori significa che ogni nostro atto diventa
manifestazione di queste stesse qualità e tutto ciò è magnifico!