La
Mente nel Buddhismo Tibetano
Lama
Geshe G. Tharchin Lharampa
Ritiro
residenziale
1 - 3 giugno 2018
1 - 3 giugno 2018
Solanas
di Sinnai
- Cagliari
Prima
Sessione
Buon
giorno a tutti, siamo qui per rendere la nostra vita più
significativa, non solo per noi stessi, ma per tutti gli esseri e per
l’intero universo.
Iniziamo
con le preghiere della triplice pratica quotidiana per predisporci
nella tranquillità alla meditazione:
Rendere
Omaggio
Maestro,
Bhagavān, Tathāgata, Buddha perfettamente e completamente
risvegliato. A te, dotato di sapienza e retta condotta, che hai
raggiunto la sapienza eretta condotta, che hai raggiunto la
beatitudine, Conoscitore dell’Universo, Guida degli esseri ordinari
che devono essere domati, Maestro di tutti gli dei e degli uomini,
Bhagavān, Buddha Glorioso, vittorioso Śākyamuni, rendo omaggio,
porgo offerte e in te prendo rifugio.
Quando
tu, timoniere degli uomini, sei nato,
Hai
fatto sette passi su questa grande terra e hai detto:
“In
questo mondo sono supremo”
A
te, che persino allora eri saggio, rendo omaggio.
Corpo
completamente puro, forma sommamente bella,
Oceano
di saggezza, simile ad una montagna aurea,
Gloria
che risplende nei tre mondi,
A
te, Protettore Supremo, rendo Omaggio.
Caratterizzato
dai segni supremi, dal volto simile alla luna candida,
Del
colore dell’oro, a te rendo omaggio.
I
tre mondi non sono come te, che sei immacolato.
A
te, impareggiabile saggio, rendo omaggio.
Protettore
ricco di grande compassione,
Maestro
onnisciente, dotato di ogni realizzazione sulla conoscenza,
Campo
di qualità e meriti vasti come l’oceano,
A
te, Tathāgata, rendo omaggio.
Rendo
omaggio al Dharma che porta pace,
Che
attraverso la purezza libera l’attaccamento,
Che
attraverso la virtù libera dai regni inferiori,
Che
è l’unico, supremo significato ultimo.
Rendo
Omaggio al Sangha,
Che
dalla libertà insegna il sentiero verso la libertà,
Perseverando
nelle pratiche pure,
Sacro
campo dotato di qualità positive.
***
Recitazione
del Sūtra
Non
commettere azioni non virtuose,
Accumulare
virtù e bontà,
Domare
la propria mente:
Questo
è l’insegnamento del Buddha.
Come
una stella, un miraggio, una lampada,
illusioni,
gocce di rugiada, bolle, sogni, lampi e nuvole:
Guarda
in questo modo tutti i fenomeni condizionati
***
Dedica
Avendo
conseguito lo stato dell’onniscienza tramite questi meriti,
E
così sottomettendo il nemico causa delle afflizioni,
Possa
io liberare gli esseri migratori dall’oceano dell’esistenza,
Scossi
dalle onde dell’invecchiamento, della malattia e della morte.
L’obiettivo
di queste preghiere preliminari è quello di preparare la propria
mente in un’attitudine di omaggio a tutti gli esseri attraverso
l’omaggio a Buddha, Dharma e Sangha e nella prima parte del sūtra
vi è contenuto l’intero insegnamento del Buddha nella pratica
della moralità, della concentrazione, della meditazione e della
saggezza, che sono le principali qualità umane che dobbiamo
coltivare sin dalla nascita e ogni giorno con particolare cura.
Nella
seconda parte il sūtra tratta della visione, della percezione
concreta che noi abbiamo di tutti i fenomeni che si presentano nella
nostra vita e che dobbiamo riconoscere nella loro natura illusoria.
Ciò
che percepiamo come permanente è in realtà impermanente e ciò che
definiamo solido non lo è affatto, per questo è così importante
riconoscere questa nostra visione distorta ed essere consapevoli
della realtà fluttuante e mai statica di qualsiasi fenomeno, tutto è
impermanente.
Noi
invece ci fermiamo esclusivamente all’apparenza, viviamo tutta la
vita nell’inganno, in un sogno che consideriamo realtà
indiscutibile, concreta, vera, e schiavi dell’illusione di questa
visione distorta siamo inesorabilmente vittime di dolore,
insoddisfazione, frustrazione.
Il
grande scienziato e filosofo Einstein aveva compreso pienamente
l’impermanenza di tutti i fenomeni dell’universo, compreso il
tempo che noi invece vediamo rigidamente in un susseguirsi di
frazioni distinte, mentre nella realtà tale modalità non esiste
affatto.
Abbiamo
consapevolezza della natura impermanente di tutti i fenomeni
dell’universo? Questa è la vera domanda che dobbiamo porci e la
risposta la possiamo trovare unicamente in noi stessi, attraverso una
costante ininterrotta personale ricerca, certamente con l’ausilio
degli insegnamenti dei maestri eccellenti, ma soltanto nella
profondità di noi stessi possiamo trovare il senso ultimo della
realtà.
La
recita del sūtra si conclude con la dedica, che deve essere
ripetuta, interiorizzata profondamente ogni giorno perché esprime il
senso profondo del nostro essere qui che fonda l’agire quotidiano
nella visione realistica dell’esistenza, nella moralità, nella
compassione, nella concentrazione, nella saggezza. La nostra
esistenza, se non fosse condivisa, estesa con questa attitudine a
tutti gli esseri, sarebbe completamente vana, priva di significato.
Tutti
vogliamo fuggire dal samsāra, ma sarebbe davvero sciocco pensare di
poterlo fare coltivando unicamente la propria individualità, il
proprio ego, siamo tutti un unico corpo, inscindibilmente
interconnessi e soltanto in questa relazione possiamo realizzare la
tanto desiderata liberazione.
Noi
viviamo come se fossimo unici e concretamente permanenti, ma già
nello stesso momento della nascita inizia il processo di
invecchiamento e di morte, milioni di cellule, come gocce di rugiada,
nascono e muoiono in un istante anche se noi non ce ne accorgiamo.
Dunque
la domanda che sorge spontanea è: “Cosa
vogliamo noi dalla vita?”
e l’unica risposta sensata è: “Non
vogliamo nulla”,
poiché tutto ciò che pensiamo di volere in realtà non esiste, è
frutto della nostra distorta visione illusoria.
Chi
vuole tutte queste cose come permanenti concrete reali? Il nostro
gigantesco IO, ma lo stesso io non esiste.
E’
importante questa domanda perché solo chi se la pone può essere
consapevole e vedere l’inganno intrinseco nella visione errata
della realtà.
Adesso
fermiamoci un momento nella meditazione per consolidare in noi stessi
queste riflessioni sentendole vitali nella profondità della nostra
umanità, facendone esperienza nella mente e nel corpo.
Iniziamo
a concentrarci sulla mente consapevole del proprio valore di amore e
compassione, sull’essenzialità di concentrazione, meditazione e
saggezza, nell’integrazione con la visione pura della realtà
impermanente e vacua.
La
mente di consapevolezza con le quattro caratteristiche: compassione,
concentrazione, saggezza e la visione dell’impermanenza, della
vacuità dei fenomeni deve essere integrata nel nostro respiro, nel
ritmo di inspirazione ed espirazione che nutre ogni cellula del
nostro corpo e in cui tutto si trasforma in bontà, pace, armonia.
segue
meditazione guidata:
Abbiamo
fatto un buon lavoro con questa meditazione di unione di corpo e
spirito nella propria mente, il senso, la direzione della nostra
esistenza, questo è il Dharma.
Dharma
non significa volare nella stratosfera, ballare con le divinità,
levitare, essere preveggenti o tutte le altre fantasie così
affascinanti, quanto menzognere, nulla di tutto ciò, Dharma è il
vivere la quotidianità illuminata dall’armonia con se stessi e con
gli altri con consapevolezza nella concentrazione dei valori di ogni
istante, nell’amore, nella compassione, nella saggezza della
visione pura. Vivere in questa luce è avere nella mano la lampada
che illumina ogni passo che ci fa procedere sereni nel cammino della
vita.
(segue
dibattito)
Domanda: Se
il tempo non esiste come giustifichiamo il karma?
Domanda: Il
principio di causa effetto non significa che necessariamente deve
esistere un prima e un dopo?
Lama: Tutto
ciò che è stato detto: Karma, tempo, verità convenzionale e verità
ultima, rientrano nella pratica della spiritualità la cui
motivazione principale è la ricerca nella visione più ampia
dell’armonia, della pace, nel compimento interiore in cui è
possibile risolvere consapevolmente la fatica, il dolore, le
difficoltà, i conflitti, le contraddizioni che sono parte della vita
stessa, ogni giorno. Riconoscere che non siamo isole, ma in relazione
con il tutto e inntale armonica consapevolezza si produce una vera
rivoluzione interiore e le strade per realizzare questo obiettivo
sono molteplici, tutto dipende dalle condizioni, dal contesto in cui
ci troviamo.
Per
approfondire i concetti accennati oggi è davvero fondamentale lo
studio del testo di Nāgārjuna: “Prajñānāmamūlamadhyamakakārikā”,
ovvero: “Le
stanze radice della via di mezzo”,
opera basilare della Mādhyamica.
Siamo
qui per studiare la mente, un argomento davvero difficile, missione
impossibile, in quanto cerchiamo la mente che è difficilissima da
trovare anche perché istantaneamente ci ancoriamo a un’infinità
di illusioni.
La
ricerca della mente finisce nel vuoto, perché la mente stessa è per
sua natura vuoto, intangibile e immateriale.
La
mente è coscienza, è un fenomeno sottile la cui natura è
luminosità. Per usare una metafora potremmo visualizzare la mente
principale come un tronco da cui si formano e crescono i rami della
mente secondaria.
La
mente secondaria, si forma dunque in base all’impulso che riceve
dal tronco di questo albero e dipende inevitabilmente dalle diverse
condizioni che sono costitutive e determinanti nello stato della
mente principale.
Questo
percorso è la stessa luminosità della mente. Su questa luminosità
ci sono diverse interpretazioni possibili, in genere si intende
definire che la sua stessa natura è luce, un’altra interpretazione
identifica la luminosità della mente nella sua capacità di
riflettere come uno specchio la luminosità dei fenomeni presenti
nella propria interiorità, gli occhi della mente sono in grado di
vedere con chiarezza.
Questa
coscienza luminosa riguarda tutti i tipi di menti, sia principale che
secondaria, ed è il Dharma, ciò che purifica, trasforma la mente
stessa con la luce interiore.
La
pratica del Dharma purifica la mente trasformandola nell’intrinseca
natura di compassione, moralità, concentrazione, e saggezza della
visione pura.
Sono
moltissimi gli insegnamenti su come trasformare la nostra mente,
soprattutto la mente principale, nella sua natura di compassione, di
concentrazione e contemplazione, di saggezza, e ciò non significa
controllare, vincere le emozioni quali la rabbia ad esempio perché
questo non avrebbe alcun senso, una battaglia impossibile e
controproducente, perché noi dobbiamo liberare la mente e non
incatenarla ulteriormente alle varie emozioni.
Senza
alcuna battaglia noi troviamo la via di una reale pace interiore,
solo applicando un’autodisciplina con ripetizione, meditazione,
concentrazione, saggezza, così che divenga una prassi abituale che
ci rende capaci di osservare la realtà nella sua essenza.
Questa
è la vera natura della mente, la sua potenzialità originaria di
risorsa infinita in cui tutto diventa stato di beatitudine nella
libertà e che si può concretamente sperimentare nella meditazione,
seppur breve.
Il
nostro lavoro di ricerca, di conoscenza della mente nella meditazione
è una reale purificazione interiore ed esteriore.
Seconda
Sessione
Siamo
nuovamente qui per cercare di costruire insieme qualcosa di utile e
significativo per riconoscere e conquistare il valore della nostra
vita, vedere il gioiello prezioso, il limpido cristallo della nostra
mente, indistruttibile e infinito, risorsa di pace profonda per noi
stessi e per gli altri.
La
mente-cuore, Citta
/ Cit
in sanscrito, è intrinseca ad ogni pratica volta alla spiritualità,
è un fenomeno che non può essere ricercato nella materia, non lo si
vede e non lo si tocca, né lo si può collocare in alcun luogo,
eppure è assolutamente reale, estremamente sottile, intangibile,
così potente da smuovere l’universo intero.
Grazie
all’intelligenza umana possiamo e dobbiamo fare questa ricerca, un
intenso e ininterrotto lavoro interiore con attenzione agli studi,
alle analisi e soprattutto nella contemplazione e nella profondità
meditativa, in questo modo potremo sviluppare al meglio le nostre
potenzialità che ci liberano dal nostro stesso ego.
Questo
è il Dharma, la via che ci affranca dalle catene dell’ego e da
tutte le sofferenze che ne derivano. Il nirvāna è liberazione, qui
e ora.
Erroneamente
pensiamo al nirvāna come a qualcosa di affascinante e
irraggiungibile, uno stato di perfezione che potrà avvenire in un
lontano futuro, rigorosamente dopo la morte fisica, con una rigida
definizione del tempo, ma tale aspettativa fondata sulla paura è
totale illusione.
Il
futuro si costruisce nel presente, questa è la realtà che viviamo e
forgiamo, qui e ora, dobbiamo cambiare il presente e non il futuro.
Pratichiamo
il Dharma per attuare il progetto della vita umana, trasformiamo la
mente in ogni momento presente, e non perdiamoci in sogni pindarici
di una perfezione futura.
“Rendo
omaggio al Dharma che porta pace,
che
attraverso la purezza libera dall’attaccamento,
che
attraverso la virtù libera dai regni inferiori,
ed
è unico supremo significato ultimo.”
Questa
è la natura di pace che nella sua purezza libera dalla sofferenza
dell’attaccamento, perché il problema non è l’attaccamento in
sé, ma le conseguenze che inevitabilmente determina.
La
natura di pace si esprime nella sua purezza di moralità, di
compassione, di amore senza attaccamento alcuno, nella libertà da
ogni illusione, dall’insoddisfazione strisciante e onnipresente.
Il
Dharma, unico supremo significato ultimo è il senso stesso della
nostra esistenza, una roccia che lavorata adeguatamente rivela il
diamante che vi è incorporato, una mente di pace, e questo è il
nostro lavoro quotidiano.
Noi
confondiamo il Dharma con l’ego e nutriamo smodatamente
quest’ultimo da cui pensiamo illusoriamente di trarre molte
soddisfazioni, mentre in realtà avviene l’esatto contrario, il
Dharma invece dà pace, visione di luce, ma non gratifica in alcun
modo l’ego meschino e gretto, il Dharma è vera liberazione dalle
catene dell’ego ed esige pazienza, compassione, moralità,
saggezza.
Adesso
fermiamoci un momento per meditare, così come abbiamo fatto ieri,
concentriamo la mente sul nostro respiro che soffia in tutte le
cellule del corpo e osserviamo la mente del Dharma con compassione,
concentrazione e saggezza, trasformando corpo e mente nella natura di
Dharma.
(segue
meditazione)
Cercare
la mente, riconoscerne la natura, vederla, domarla, trasformarla è
un lavoro che non riguarda la mente secondaria, bensì la mente
principale in stretta correlazione con i cinque sensi.
I
sensi in realtà sono sei, ma iniziamo dai cinque più comuni e che
sono attivati dalle circostanze che si manifestano nell’incontro di
tre fenomeni: oggetto - soggetto - coscienza, ad esempio gli occhi
(soggetto) vedono l’oggetto e riconoscendolo ne hanno coscienza,
così come con l’udito ascoltiamo parole e ne riconosciamo il senso
e così via, e questo è il livello più grossolano della mente
principale.
Poi
abbiamo il sesto senso, che non è più collegato con gli strumenti
fisici che permettono il funzionamento dei cinque sensi, bensì
direttamente con la coscienza ed è più sottile, questo ci avvicina
maggiormente alla risposta che ci poniamo sempre: “Dov’è
la mente?”
Il
sesto senso ha caratteristiche che si articolano su più livelli tra
loro collegati: il corpo sottile, il corpo estremamente sottile, e il
corpo grossolano e questi sono i gradini in cui si manifesta la
coscienza che ci fa definire il concetto di mente.
Nel
buddhismo lo studio della mente è estremamente articolato anche con
sfumature distinte nelle diverse scuole, tradizioni, origini locali.
Nello
Dzogchen la mente è Rigpa, nelle pratiche Kagyüpa e Gelugpa abbiamo
la mente di Mahāmudrā, della Chiara Luce, e questo diverso
linguaggio o specificazione espressiva dipende unicamente dalle
differenti tradizioni, formazioni, condizioni dell’ambiente
esteriore, in ogni caso questa mente sottile, primordiale, patrimonio
dell’antica cultura indiana, risiede indistintamente nel corpo
primordiale.
Quindi
il nostro lavoro oggi, non consiste nel dover comprendere e
identificarsi con una di queste diverse tradizioni, lignaggi, bensì
indica di rivolgere la nostra ricerca qui e ora tramite la
meditazione e l’obiettivo fondamentale, il Dharma.
Oggi
per noi non hanno alcun significato particolare le definizioni
risultanti dalle ricerche antiche sviluppatasi soprattutto nel
buddhismo tibetano: mente primordiale, grande risveglio, mente
completa, grande gesto, questi sono termini, ma ciò che deve
divenire parte di noi oggi è la ricerca, già condivisa anche
nell’antichità, del corpo primordiale, intangibile, sottile come
della mente primordiale ed entrambi sono inscindibilmente uniti nella
sottile mente del Dharma che si esprime nel Dharmakāya, corpo del
Buddha corpo illuminato, nel Sambhogakāya corpo originale della
mente risvegliata, nel Nirmānakāya che è la manifestazione fisica
della mente risvegliata. Questo è il mistero della natura della
mente.
Nello
svolgimento delle normali attività quotidiane noi siamo
completamente dipendenti dai cinque sensi che occupano l’intera
coscienza e dunque la mente e il corpo primordiali sono in pausa, e
in questa coscienza limitata alla percezione sensoriale sorgono tutte
le emozioni conseguenti: attaccamento, piacere, dispiacere, giudizi
dualistici e tutto diventa problematico e confuso.
Nell’attaccamento
si consolida l’ego, l’ignoranza e l’avversione che possono
essere superati soltanto con la sesta coscienza, senso che è
assolutamente indipendente dagli altri cinque.
Il
sesto senso è strettamente collegato allo stato della coscienza
consapevole, emerge nel silenzio interiore, nella meditazione, nella
mente principale in cui tutto è armonicamente disciplinato,
equilibrato e porta naturalmente ad agire per sviluppare la
compassione, al controllo consapevole dei cinque sensi.
Con
questo lavoro raggiungiamo il controllo e la consapevolezza del
corpo, delle sensazioni, della mente, dei cinque sensi e di tutto ciò
che ne consegue, è un cammino libero poiché la verità è una terra
senza sentieri.
La
coscienza esiste in ognuno dei sei sensi, quella legata ai primi
cinque è grossolana e pesante poiché occupa praticamente tutta la
vita nella quotidianità delle varie mansioni, ma con la sesta
coscienza in grado di comprendere la realtà e nella consapevolezza è
possibile ordinare e controllare le altre cinque, trasformare noi
stessi e ciò che è fuori di noi e siamo in stretto collegamento con
la coscienza sottile, primordiale.
Concludiamo
questa giornata di lavoro così intenso con la dedica dei meriti
maturati affinché tutti gli esseri ne possano godere i benefici.
Terza
sessione
Iniziamo
la giornata con la recitazione delle preghiere della “Triplice
Pratica Quotidiana”
(seguono
preghiere)
Spesso
citiamo Krishnamurti, un grande mistico che rifuggiva da tutte le
illusioni e non si stancava di richiamarci alla realtà priva degli
inganni delle false sicurezze, ricordandoci che “la verità è un
terreno senza sentieri” e può affermarsi soltanto nella libertà
che nasce dall’interiorità di ognuno.
La
verità si forma nello spazio della propria mente e cuore e dunque il
nostro compito non è rivolto all’esterno, bensì alla conoscenza
di sé e da ciò dipende la soluzione a tutti i problemi, alla
sofferenza, al dolore che incontriamo nel cammino. Dobbiamo procedere
un passo dopo l’altro con consapevolezza, presenza mentale,
perseveranza, senza perdere tempo nell’illusione, nella delusione,
nella sofferenza, nei problemi, nella confusione, condizioni
inevitabili e pur sempre presenti, l’importante però è non
perdervi né tempo né energia nel tentativo di uscirne.
Il
nostro lavoro dunque, quello che cercheremo di iniziare insieme in
questi giorni, è un amorevole e discreta cura della mente che deve
essere continuativa in ogni istante della giornata e per tutta la
vita. La mente è simile ad una pianticella che deve essere
coltivata, annaffiata, posta nella luce adeguata, ma mai costretta né
forzata e soltanto così potrà crescere, maturare e fiorire
armoniosamente nella pace, nel giusto tempo.
Nella
convulsione caotica della vita moderna, abbiamo completamente perso
la mente, la dobbiamo dunque ritrovare, non cercandola nel passato,
né proiettandola nel futuro, né volendola controllare, ma
semplicemente lasciarla venire per riportarla nella sua casa e
prendercene cura qui e ora, ad ogni istante.
Questa
mente è molto potente, può distruggere tutto quanto possediamo o
pensiamo di aver acquisito saldamente in un solo brevissimo istante,
così come in un istante può farci trovare tutta la bellezza
luminosa e la bontà.
Le
potenzialità della mente non possono essere paragonate con nessun
altro fenomeno sulla terra, essa ha infinite risorse di pace,
beatitudine, gioia, serenità, rilassamento, ma altrettanto può
essere causa di distruzione dell’intero nostro mondo e universo
interiore, quello importantissimo che non è osservabile con i
cinque sensi, bensì soltanto grazie al sesto senso e che è
infinitamente più grande di quello materiale percepibile soltanto
dai cinque sensi.
E’
molto importante distinguere, senza mai confonderli, i due mondi,
quello materiale sperimentato con i cinque sensi e il mondo sottile
con cui veniamo in contatto tramite il sesto senso.
Il
sesto senso è infinitamente più potente e pertanto anche le
sofferenze e le criticità che percepiamo suo tramite sono di
conseguenza notevolmente maggiori a quelle che sperimentiamo nel
mondo materiale attraverso i cinque sensi.
Questa
distinzione è fondamentale poiché con il sesto senso noi abbiamo la
capacità di saper riconoscere e valorizzare ogni esperienza che
viviamo nella quotidianità, sia di sofferenza che di felicità e
tale sensibilità acuta è una grande risorsa per la crescita umana.
Sono
molteplici le percezioni del sesto senso che può essere osservato da
diverse angolature e specificità: quelle della neuroscienza o della
psicoanalisi di Gustav Jung che molto si è addentrato nello studio
della mente e dello spirito, o del buddhismo o di qualsiasi altra
filosofia e religione, e tutte sono importanti e complementari, ma
bisogna stare attenti a non identificarsi integralmente con nessuna
di esse, espressione di determinate condizioni.
Ogni
generazione deve trovare la propria chiave di lettura, secondo il
proprio tempo e la propria maturazione e che dunque non può mai
diventare la fotocopia di nessun’altra per quanto buona possa
essere.
Ogni
generazione ha la responsabilità di rinnovare la propria cultura,
civiltà, conoscenza, questa è l’unica via per trasformare se
stessi e trovare la saggezza, la compassione, nel rinnovamento ci
connettiamo consapevolmente con la vita autentica, non ci adagiamo
pigramente sul lavoro altrui, anche se indubbiamente è validissimo
e può essere di considerevole stimolo, ma abbiamo il dovere di
andare avanti di costruire il nuovo.
Nel
buddhismo c’è un sūtra fondamentale, il dialogo avvenuto nello
stato di profonda meditazione mentale, samādhi, tra Buddha,
Śāripūtra e Avalokiteśvara. Nel samādhi vi è assoluta
concentrazione in cui i cinque sensi sono dormienti, non emergono,
mentre è attivo e operante unicamente il sesto senso.
In
questo dialogo profondo e non verbale Buddha non dice cosa fare o non
fare, ma dalla purezza della sua mente-cuore sgorga naturalmente la
visione chiara che propone in forma di domanda.
Il
Cuore della Perfezione della Saggezza
Il
titolo sanscrito è
: Bhagavati Prajna Paramita Hrdaya
La
traduzione italiana di questo testo è stata redatta dall’ Istituto
Lam Rim di Roma dal testo originale in tibetano e con l’ausilio
delle traduzioni inglesi
Così
una volta udii:
Il
Bhagavan dimorava a Rajagrha, presso il Picco dell’Avvoltoio, con
un gran numero di Arhat e un gran numero di Bodhisattva e a quel
tempo il Bhagavan era entrato nell’assorbimento meditativo sulla
varietà dei fenomeni chiamato “percezione profonda”. In quello
stesso tempo, l’arya Avalokiteśvara, il Bodhisattva mahasattva,
era assorto nella stessa pratica della profonda perfezione della
saggezza e vide che anche i cinque aggregati sono vuoti di natura
intrinseca.
Quindi,
tramite l’ispirazione del Buddha, il venerabile bikshu Śāripūtra
si rivolse all’arya Avalokitesvara, il Bodhisattva mahasattva e gli
disse: “come deve addestrarsi un figlio o figlia del lignaggio dei
Bodhisattva, che desideri impegnarsi nella pratica della profonda
perfezione della saggezza?”
Quando
fu detto questo, l’arya Avalokiteśvara, il Bodhisattva mahasattva,
rispose al venerabile bikshu Śāripūtra e disse: “Śāripūtra,
ogni figlio o figlia del lignaggio dei Bodhisattva, che desideri
impegnarsi nella pratica della profonda perfezione della saggezza,
dovrebbe vedere chiaramente nel seguente modo: dovrebbe vedere
distintamente che anche i cinque aggregati sono vuoti di natura
intrinseca”.
“La
forma è vuota, la vacuità è forma; la vacuità non è altro che
forma, la forma non è altro che vacuità. Allo stesso modo sono
vuote le sensazioni, le percezioni, le formazioni mentali e la
coscienza. Quindi, Śāripūtra, tutti i fenomeni sono vacuità; essi
sono privi di caratteristiche peculiari; non sono nati, non cessano;
non sono contaminati, non sono incontaminati; non sono incompleti e
non sono completi.”
“Quindi,
Śāripūtra, nella vacuità non c’è forma, né sensazioni, né
percezioni, né formazioni mentali, né coscienza. Non c’è occhio,
né orecchio, né naso, né lingua, né corpo, né mente. Non c’è
forma, né suono, né odore, né gusto, né oggetti concreti, né
oggetti mentali. Non c’è nessun elemento visivo, così fino a
nessun elemento mentale fino a includere nessun elemento della
coscienza mentale. Non c’è ignoranza, non c’è estinzione
dell’ignoranza, e così fino a nessun invecchiamento e morte, e
nessuna estinzione dell’invecchiamento e della morte. Allo stesso
modo, non c’è sofferenza, origine, cessazione o sentiero; non c’è
saggezza, né ottenimento e neppure mancanza di ottenimento.”
“Quindi,
Śāripūtra, poiché i Bodhisattva non hanno ottenimenti, si basano
e dimorano nella perfezione della saggezza. Non avendo oscuramenti
nelle loro menti, essi non hanno paura, ed essendo andati totalmente
oltre l’errore, essi raggiungono la meta finale: il nirvana. Tutti
i Buddha che dimorano nei tre tempi hanno ottenuto il pieno risveglio
dell’insuperabile, perfetta illuminazione, basandosi su questa
profonda perfezione della saggezza”.
“Quindi,
si dovrebbe sapere che il mantra della perfezione della saggezza –
il mantra della grande conoscenza, il mantra supremo, il mantra
uguale a ciò che non ha uguale, il mantra che fa tacere tutte le
sofferenze – è vero perché non è ingannevole. Si proclama il
mantra della perfezione della saggezza:
TADYATHA
GATE’ GATE’ PARAGATE’ PARASAMGATE’ BODHI SVAHA
Śāripūtra,
così i Bodhisattva mahasattva dovrebbero addestrarsi alla profonda
perfezione della saggezza”.
Quindi,
il Bhagavan si svegliò dal suo assorbimento meditativo e lodò
l’arya Avalokitesvara, il Bodhisattva mahasattva, dicendo che era
eccellente.
“Eccellente!
Eccellente! Figlio del lignaggio dei Bodhisattva, è proprio così;
dovrebbe essere così. Bisogna praticare la profonda perfezione della
saggezza proprio così come hai rivelato. Perciò anche i Tathagata
se ne rallegreranno”.
Come
il Bhagavan pronunciò queste parole, il venerabile bikshu Śāripūtra,
l’arya Avalokiteśvara, il Bodhisattva mahasattva, insieme
all’intera assemblea, inclusi i mondi degli dei, degli umani, degli
asura e dei gandharva, tutti gioirono e lodarono ciò che il Bhagavan
aveva detto.
***
E’
importante soffermarsi sulla parte in cui parla dei cinque aggregati:
-Forma, Sensazione, Percezione, Formazione mentale e Coscienza- che
comprendono tutti i fenomeni della nostra esistenza.
La
forma è un fenomeno materiale, fisico; la sensazione un fattore
mentale della mente secondaria; la percezione è il riconoscimento di
un fenomeno, è un fattore mentale; così come lo è la formazione
mentale costruita sulle percezioni dei cinque sensi e comprende tutti
i fenomeni; e infine la coscienza della mente principale.
Ogni
essere umano è dunque l’insieme imprescindibile dei cinque
aggregati.
“Quindi,
Śāripūtra, tutti i fenomeni sono vacuità; essi sono privi di
caratteristiche peculiari; non sono nati, non cessano; non sono
contaminati, non sono incontaminati; non sono incompleti e non sono
completi”,
questa è la giusta condizione della via di mezzo.
“Quindi,
Śāripūtra, nella vacuità non c’è forma, né sensazioni, né
percezioni, né formazioni mentali, né coscienza.”
i cinque aggregati che formano l’esistenza umana, ma non sono
identificabili limitatamente all’io, bensì costituiscono la
coscienza e questa sottile distinzione è importante.
Un
altro passo fondamentale è: “Non
c’è occhio, né orecchio, né naso, né lingua, né corpo, né
mente”,
i sei sensi e continua:
“Non c’è forma, né suono, né odore, né gusto, né oggetti
concreti, né oggetti mentali. Non c’è nessun elemento visivo,
così fino a nessun elemento mentale fino a includere nessun elemento
della coscienza mentale.”
e la nostra difficoltà è soprattutto nel comprendere queste ultime
distinzioni riguardo la mente, gli oggetti mentali e la coscienza del
sesto senso.
Gli
oggetti mentali sono tutti quelli che vanno oltre la percezione dei
cinque sensi che non sanno coglierli e sono percepibili solo a
livello di sesto senso. Quando noi meditiamo, ad esempio la vacuità,
contempliamo un oggetto mentale.
Fermiamoci
ora per qualche momento, concentriamoci nell’interiorità profonda,
con consapevolezza nella ricerca dell’oggetto mentale, il sesto
senso, la coscienza e l’elemento della coscienza mentale.
(segue
meditazione)
Qui
insieme dunque dobbiamo approfondire gli elementi basilari contenuti
nel sūtra del cuore, come se fossimo nel dialogo tra Śāripūtra e
Avalokiteśvara.
Nella
consapevole saggezza, amore, compassione ci si apre alla comprensione
della natura ultima dei fenomeni e non tutti i momenti sono uguali
poiché molto dipende dalle circostanze e c’è un giusto momento
per tutto, senza alcuna forzatura da parte nostra.
Con
il sesto senso, o sesta coscienza, osserviamo l’oggetto mentale,
l’elemento della coscienza mentale e ci addentriamo nella
conoscenza della mente principale nel continuum mentale.
La
mente principale nella coscienza mentale è a un livello più sottile
rispetto alla coscienza sensoriale e si muove su diversi livelli,
nella sua relazione con il corpo fisico, grossolano diventa coscienza
grossolana, con il corpo sottile coscienza sottile e con il corpo più
sottile coscienza più sottile. Questo movimento è costantemente
presente nella nostra esistenza.
La
coscienza mentale a livello grossolano è per noi più facilmente
percepibile grazie alla coscienza sensoriale che, oltre i cinque
sensi, manda un messaggio al sesto senso.
Il
corpo fisico, grossolano è costituito dai quattro elementi, fuoco,
terra, aria e acqua e tramite questi si crea la coscienza sensoriale
che manda informazioni, messaggi alla sesta coscienza o sesto senso.
Nel
decadimento fisico in cui gli elementi costitutivi decadono si ha
dunque anche una riduzione della coscienza mentale a livello
grossolano, ciò che conta è avere sempre consapevolezza di queste
interconnessioni costanti consapevolezza che tutto cambia in
continuazione, è un divenire creativo, un rinnovamento necessario
per passare dai livelli grossolani a quelli sempre più sottili.
La
consapevolezza di questi livelli di coscienza è estremamente
importante poiché accresce la nostra energia, la potenzialità di
comprensione a livello sottile, è il processo di raffinazione della
nostra coscienza.
Attraverso
la meditazione, il Dharma, possiamo davvero giungere a livelli
sottili di liberazione, con saggezza, consapevolezza, amore, con la
coscienza immersa nella natura della verità assoluta.
Nella
purificazione del corpo nei suoi cinque elementi passiamo da un corpo
grossolano a quello più sottile e parallelamente avviene lo stesso
processo nella mente, attraverso la consapevolezza di questo
processo di crescita si giunge alla conoscenza della mente sottile.
La
liberazione dalle sensazioni date dei cinque elementi e
l’acquisizione del sesto senso significa liberarsi sempre più
dall’attaccamento all’ego dominante, è autentica sottile
liberazione, ma il processo deve essere sempre più raffinato,
sottile, altrimenti si cade nell’inganno e l’ego ne esce
ulteriormente rafforzato e solido facendoci sprofondare sempre più
nelle sabbie mobili del samsāra.
Giungere
alla liberazione della mente avendo lasciato ogni bramosia, significa
non avere più alcun attaccamento né agli oggetti materiali, né
soprattutto a quelli spirituali a cui l’ego si aggrappa ancor più
saldamente, voler raggiungere l’illuminazione, il nirvāna, inganno
gigantesco in quanto è soltanto attaccamento che potenzia
all’infinito l’ego stesso.
Questo
processo è stato trattato in modo mirabilmente chiaro da
Krishnamurti.
La
realtà ultima, la vacuità, è oggetto mentale percepibile soltanto
nella pura compassione.
Quarta
sessione
Abbiamo
visto insieme come per la crescita umana sia necessario questo
viaggio dalla mente grossolana alla mente sottile, dal corpo
grossolano al corpo sottile.
A
livello grossolano corpo e mente sono entità distinte, ma a livello
sottile sono inseparabili nella loro natura e nello spazio.
La
natura di Chiara Luce è intrinsecamente presente ad ogni livello
della mente, anche se non si manifesta in tutte le circostanze, a
volte sorge in modo assolutamente naturale e inaspettato, mentre in
altre fa capolino solo in seguito ad una profonda meditazione, quindi
ciò che cerchiamo di imparare in questi giorni è la meditazione
concentrata sulla mente nel suo viaggio dalla mente grossolana a
quella sottile.
Nella
meditazione su questo viaggio mentale, quando osserviamo la mente
grossolana ci pare di percepirla scissa in due manifestazioni,
oggettiva e soggettiva, ma in realtà è sempre un’unica mente e ne
abbiamo consapevolezza a livello di mente sottile, poiché superiamo
la concezione dualistica della realtà.
In
questa profonda meditazione, samādhi, era l’assemblea dei monaci
riunita con il Buddha nel dialogo mentale del Sūtra del Cuore
concentrato sulla vacuità di tutti i fenomeni.
Nella
meditazione dobbiamo dunque concentrarci sulla vacuità di tutti i
fenomeni, non solo sulla vacuità della mente, ma anche sulla vacuità
della forma, della sensazione, della percezione, fino alla vacuità
della coscienza che diventa così sempre più sottile, concentrata e
raffinatissima.
Il
nostro riferimento in questa pratica di samādhi è il sūtra del
cuore che tratta la questione più elevata dell’esistenza umana.
Essere
nel samādhi significa penetrare nella coscienza profonda del sé
autentico con la consapevolezza che il sé non è l’io, l’ego,
verso il quale dobbiamo sempre essere vigili e severi poiché è il
ladro in costante attività che ci può privare di tutte le nostre
buone virtù, della pace, della bellezza, del senso profondo della
vita.
La
consapevolezza della presenza dell’ego è l’unico strumento che
ci permette di controllarlo, di renderlo inattivo, ed è questo un
fondamentale oggetto di meditazione.
Il
problema è comprendere cos’è l’ego che noi non conosciamo
affatto e che non riconosciamo mai e proprio per questo è difficile
applicarci correttamente alla realizzazione del non-ego, anattā.
Forse
sarebbe opportuno dedicare molto tempo e tanti seminari alla
consapevolezza dell’ego poiché questo è il primo, fondamentale,
imprescindibile passo da compiere, il secondo è intervenire sul
controllo dell’ego, sulla vanificazione della sua incessante
attività e ciò si può ottenere soltanto con la pratica della
compassione, dell’amore, e ciò significa che il compito più
importante per noi è lo sviluppo della nostra mente di Bodhicitta.
Questa
Bodhicitta diventa samādhi, mente del risveglio, la grande
compassione che realizza la saggezza della realtà ultima di tutti i
fenomeni.
Nel
samādhi tutti noi abbiamo i valori di Compassione, Bodhicitta e
Saggezza che però non sono pienamente maturi, realizzati, ma sono
ancora a livello infantile.
Queste
qualità sono aspetti della natura della mente che renderanno
possibile la conoscenza della realtà ultima dei fenomeni, la visione
nella Chiara Luce e quando si realizza la completezza del samādhi in
tutti i cinque stadi di sviluppo della Bodhicitta si realizza il
mantra:
“TADYATHA
GATE’ GATE’ PARAGATE’ PARASAMGATE’ BODHI SVAHA”
Il
primo gaté
corrisponde al livello di forte comprensione, benché non ancora
completa, della grande compassione e della saggezza.
Il
secondo gaté
non è solo la comprensione della realtà ultima, ma è una
conoscenza profonda e a questo livello l’ego non ha più alcun
potere, non può più interferire.
Paragaté
è
l’abbandono della percezione ordinaria nella meditazione della
realtà ultima dei fenomeni in modo intuitivo, è la pratica degli
Āria, i praticanti di livello superiore.
Parasamgaté
è la visione stabile, non dualistica, senza contraddizione, della
vera natura di interdipendenza dei fenomeni, della legge del karma.
Bodhi
Svaha
è la natura della mente nella visione chiara, quando si è
completamente liberi dall’ego, nello stato di buddhità
Questo
è il processo graduale verso la liberazione dall’ego che
condiziona ogni aspetto della nostra esistenza e il primo passo è la
consapevolezza, riconoscere l’ego per quello che è con tutto il
suo bagaglio di limitazioni, di sofferenza, di problemi e di
insoddisfazione.
Possiamo
dare diversi nomi allo stato dell’essere nel sūtra del cuore:
Rigpa, Dzogchen, Mahāmudrā, che significano il grande gesto, grande
luce, cioè essere nel profondo samādhi della Bodhicitta, della
grande compassione, della saggezza, ma le differenti definizioni non
sono importanti e derivano semplicemente dalla diversità delle
correnti e scuole, la realtà è una, la stessa per tutti,
semplicemente essere nella purezza del samādhi, liberati dai
condizionamenti grossolani, non occorre null’altro.
Il
lavoro fatto insieme in questi giorni ha portato molti frutti e di
questo vi ringrazio infinitamente, la vostra dedizione al Dharma è
molto importante, offriamo dunque i meriti accumulati per il
beneficio di tutti gli esseri senzienti.
Dedica
e preghiera conclusiva
(Composta
da Geshe Gedun Tharchin il 3 novembre 2000 - versione originale in
tibetano)
La
Vittoriosa tradizione dei Buddha come fondamento di Pace e Felicità,
Medicina
per illuminare le sofferenze di tutti gli esseri senzienti,
Tesoro
che realizza le speranze
degli
esseri viventi dei tre reami,
Gioiello
che soddisfa simultaneamente i desideri propri e altrui.
Dal
profondo del mio cuore porgo il mio rispetto ai Maestri,
che
mi hanno indicato senza errori i metodi per seguire
il
Percorso Fondamentale, come affidarmi ad una guida spirituale
fino
a raggiungere, tramite la pace, la completa Illuminazione.
(x 3) Possano tutti gli esseri, e noi stessi, incontrare la felicità
Realizzando
la rinuncia, la mente del non-attaccamento,
il
Bodhicitta, la mente altruistica verso infiniti esseri senzienti,
la
Vacuità, la massima visione della Chiara Luce.
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