Sunday 20 January 2013

Il valore spirituale nella vita quotidiana 3° (Il cuore trasforma la mente)






Il valore spirituale nella vita quotidiana 4°
Geshe Gedun Tharchin
Dharma Weekend: 1-2, dicembre 2012



(Il cuore trasforma la mente)

La sintesi di ciò di cui abbiamo parlato sinora è espressa nella preziosa preghiera tibetana; - Gli Otto Versi di Trasformazione della Mente - che ora vi leggo:

OTTO VERSI DELLA TRASFORMAZIONE DELLA MENTE
Considerando tutti gli esseri senzienti
superiori alla gemma che esaudisce i desideri 
per realizzare il fine supremo
possa io costantemente prenderli a cuore.

Quando sarò con gli altri, 
riterrò me stesso come il meno importante,
e mi prenderò cura di loro fin nel profondo del cuore
come se ognuno fosse il più elevato degli esseri.

Vigile, ogni volta che sorge un’emozione negativa
Che possa nuocere me o gli altri,
l’affronterò e l’eliminerò
senza indugio.

Vedendo esseri in preda alla malvagità
Intenti a violente azioni negative, sopraffatti da sofferenze,
avrò sempre cura di tali creature così rare,
come se avessi trovato un tesoro prezioso.

Quando altri, per invidia, mi maltratteranno,
mi insulteranno o faranno cose simili,
accetterò la sconfitta e offrirò la vittoria.

Quando qualcuno a cui ho fatto del bene
e in cui ho riposto grandi speranze
mi infligge un danno terribile,
lo considererò il mio santo amico spirituale.

In breve, direttamente e indirettamente, offro
ogni beneficio e felicità a tutti gli esseri senzienti, mie madri;
possa io segretamente prendere su di me
tutte le loro azioni negative e sofferenze.

Possa la pratica non essere mai contaminata dalle idee causate
dalle otto preoccupazioni mondane
e, consapevole che tutte le cose sono illusorie,
possa io, privo di attaccamento, essere libero dal samsara.

Questi versi esprimono perfettamente il centro della pratica, infatti non si deve mutare l’anima, ma è necessario trasformare la mente che, nella confusione samsarica, non è in grado di farlo da sola, un tale mutamento può avvenire soltanto nell’apertura del cuore, dell’anima, il cervello non ha nessun ruolo in questa essenziale realizzazione spirituale.

“Quando sarò con gli altri, 
riterrò me stesso come il meno importante,
e mi prenderò cura di loro fin nel profondo del cuore”

Non si possono amare gli altri con la testa, con la razionalità che pone se stessi sempre al primo posto, il ribaltamento di attitudine è opera del cuore, la saggezza nasce nell’anima che è il nostro centro, il nostro esistere.
L’azione che scaturisce dal cuore è naturalmente amorevole, gentile, saggia, non necessita di giudizio alcuno, di etichette che la qualifichino come buona o cattiva, bella o brutta, è al di là di ogni tentativo di manipolazione, assolutamente impermeabile a qualsiasi contaminazione.
La mente induce inevitabilmente ad uno stato di tensione, di confusione, e questo non è in sé né negativo né positivo, è parte della vita ed è necessaria alla nostra evoluzione poiché, se trasformata nel cuore, ci condurrà nella luce che illumina l’esistenza.
La confusione samsarica in cui siamo inevitabilmente immersi non può essere ignorata, eliminata, è parte della nostra mente, non la si deve combattere, ma trasformarla con la consapevolezza e la compassione che naturalmente ci conducono verso la saggezza.

“Vigile, ogni volta che sorge un’emozione negativa
Che possa nuocere me o gli altri,
l’affronterò e l’eliminerò
senza indugio.”

Dove sorge l’emozione negativa? - Nella mente, nel corpo.
L’emozione in sé è neutra, inevitabile, altrimenti non saremmo umani, ma robot, però è necessario affrontarla ed eliminarla senza indugio quando, consapevolmente, si riconosce il danno che può causare a se stessi e agli altr. 

“Vedendo esseri in preda alla malvagità
Intenti a violente azioni negative, sopraffatti da sofferenze,
avrò sempre cura di tali creature così rare,
come se avessi trovato un tesoro prezioso.”

Interessante questo verso, noi come agiremmo guidati dalla razionalità e dall’istinto? - Prenderemmo un bastone allontanando con disprezzo e condanna questi individui.
Se riflettiamo con il cuore però comprendiamo che la loro errata visione non è imputabile alla persona, è l’espressione di un disagio che noi non sappiamo né possiamo giudicare e di conseguenza condannare, anzi, il contatto con questa realtà è la vera sfida alla propria pratica spirituale, dovremmo davvero ringraziare questi preziosi amici che, gratuitamente, ci offrono simili occasioni di consapevolezza, di crescita, di maturazione umana nell’amore, compassione e saggezza.
“Quando altri, per invidia, mi maltratteranno,
mi insulteranno o faranno cose simili,
accetterò la sconfitta e offrirò la vittoria.”

Questo è amore autentico, quello insegnato da Gesù, non: “occhio per occhio”, al contrario: “se ti schiaffeggiano porgi l’altra guancia”, certamente non è facile applicarlo pienamente, ma è necessario svilupparne l’attitudine, la passione, il desiderio di assaporarne la gioiosa potenza nei nostri atti.
Questa è la differenza tra il vecchio e il nuovo testamento, nel primo con i dieci comandamenti si stabiliscono confini precisi tra ciò che è bene e ciò che è male, nel messaggio di Gesù invece si va oltre, l’amore abbraccia tutto e questa è la pratica del Dharma, gli errori umani non sono condannati come peccato, indubbiamente è meglio non farli, ma in ogni caso se ne possono trarre insegnamenti e trasformarli positivamente se si ha il coraggio e la forza di accettare la sconfitta e offrire la vittoria.

“Quando qualcuno a cui ho fatto del bene
e in cui ho riposto grandi speranze
mi infligge un danno terribile,
lo considererò il mio santo amico spirituale.”

Certamente è difficile, però è l’unica via per trasformare la mente che da sola non potrebbe mai accettare un’attitudine tanto irrazionale, questo valore spirituale è frutto esclusivo del cuore, è impossibile meditare con la testa.

“In breve, direttamente e indirettamente, offro
ogni beneficio e felicità a tutti gli esseri senzienti, mie madri;
possa io segretamente prendere su di me
tutte le loro azioni negative e sofferenze.”

Questo verso è il centro della pratica, il messaggio fondamentale di amore e compassione autentici, offerti segretamente, senza grancassa, senza pubblicità. Agire in modo palese per dimostrare quanto si è bravi significa nutrire ulteriormente il già ingombrante e pesante ego, invece l’offerta di sé, diretta e indiretta, può essere solo amorevole e segreta, data non per glorificare se stessi, ma per il bene degli altri, tanto da accogliere con gioia il loro dolore. Non si tratta di nascondere la pratica, ma nemmeno di propagandarla, bisogna agire semplicemente, umilmente, silenziosamente, naturalmente con il cuore aperto.
Proprio avendo maturato quest’attitudine compassionevole i Bodhisattva desiderano sprofondare negli inferi invece di godere la pace del paradiso, del nirvāna, il loro cuore gronda sangue nel vedere una sofferenza tanto grande e il loro più grande desiderio, l’unico, è liberare ogni essere da tanto dolore prendendone su di sé il fardello per pesante che sia.
Quando si è realizzata questa qualità nel cuore ci si ritrova spontaneamente nella libertà totale, la propria crescita umana è completa.
La pratica di compassione non è mai paternalistica, supponente, non è la beneficienza comunemente intesa, ma è un rapporto profondo tra uguali, uno scambio amorevole, silenzioso, di autentica relazione umana, è la realizzazione di compassione e saggezza.
Da compassione e saggezza scaturisce la profonda, autentica, inalterabile gioia del cuore, dell’anima, questo è il significato del mantra  “Om Mani Padme Hum”. Mani è il gioiello e Padme il fiore di loto, saggezza e compassione, Om, corpo parola e mente, che sono trasformati in corpo parola e mente puri dall’unione di saggezza e compassione e Hum, l’io diventa l’Essere.

Possa la pratica non essere mai contaminata dalle idee causate
dalle otto preoccupazioni mondane
e, consapevole che tutte le cose sono illusorie,
possa io, privo di attaccamento, essere libero dal samsara.

Da due giorni stiamo parlando della libertà dell’essere che non ha nulla a che vedere con la libertà dell’io. L’io si deve liberare da un’infinità di cose, ma l’essere è libero nella purezza del cuore, nella natura dell’anima che scorre come un fiume che non può essere arrestato.
Liberarsi dal samsāra significa spezzare le catene che legano la mente e il corpo ai ceppi dell’attaccamento, dell’odio, dell’ignoranza, ed è un lavoro ininterrotto, paziente, in quanto sarebbe impossibile e assurdo vivere nel samsāra ignorandone gli aspetti, è necessario dunque assumere consapevolmente questo compito quotidiano, duro ma possibile, a condizione di aprire il proprio cuore, lasciare libero il nostro essere nell’anima.
Le emozioni emergono a livello fisiologico, psicologico, biologico, ma nella meditazione troviamo tutti gli strumenti necessari per svincolarcene, per non lasciarci condizionare dai numerosi mutamenti e ostacoli che avvengono nel corpo e nella mente.
Nella meditazione si accende la luce del cuore, dell’anima, con la consapevolezza, la concentrazione.
Ora meditiamo, lasciamo riposare la testa e tutto diverrà semplice, naturale.

(segue meditazione)

Domanda: Che significa concretamente la parola karma?
Lama: In realtà abbiamo parlato tutto il giorno di karma, si potrebbe tradurre con azione del cuore, nel senso che qualsiasi atto di corpo, parola e mente crea confusione e lascia un’impronta nel cuore, nell’anima, il karma, perciò l’azione migliore sarebbe quella che non produce alcuna impronta, priva di karma, ma ciò è possibile solo se nasce dal cuore in quanto ogni sua espressione è pura in compassione e saggezza. Invece tutto ciò che proviene da corpo parola e mente genera inevitabilmente karma.
Esistono altre spiegazioni canoniche, fondate sulle varie disquisizioni filosofiche cui abbiamo accennato in questi giorni, reincarnazione per i buddhisti, Dio per i cristiani e così via, ma sono tutte errate, fuorvianti, inutili, si fondano su motivazioni ipotetiche, usano un linguaggio sbagliato e servono unicamente per etichettare, dividere, controllare e gestire le coscienze con lo spauracchio di tremendi inferni per coloro che osassero confutare interpretazioni arbitrarie e dogmatiche sancite da un potere gerarchico, mondano, ma certamente non spirituale.
La pratica di Dharma non è mercanteggiabile, è una, spirituale, uguale per tutti gli esseri umani, non separa, non cataloga, non etichetta, è nella purezza dell’equanimità di amore compassione e saggezza che ogni essere custodisce nella propria anima.
Domanda: Hai insistito particolarmente su amore, saggezza, compassione, e sulla centralità del cuore, ma non credi che per la consapevolezza occorra invece una mente illuminata, che si muova con la razionalità che la caratterizza e che è necessaria per sapere ciò che si fa? E, in questo caso, una maggior preparazione culturale rispetto a chi non ha ricevuto gli stessi strumenti di conoscenza ha un peso determinante nella consapevolezza?
Lama: La mente non è mai illuminata, costituisce un valido aiuto certamente, ma solo l’anima può essere illuminata. La consapevolezza a cui ti riferisci è fondata sui molteplici aspetti scientifici, psicologici, sociali, medici ed è di tipo esclusivamente cerebrale. 
La consapevolezza spirituale, che forse sarebbe meglio chiamare coscienza, è invece assolutamente avulsa da tutti condizionamenti, culturali, di istruzione o altro, nasce direttamente dal cuore.
Nel buddhismo si parla sempre di “mente” ma con questo termine si intende il cuore, l’anima, non il cervello. La consapevolezza del cuore è la colonna centrale che sostiene l’essere, la vita quotidiana, i chakra diritti, sani, aperti.
Intervento: Questo fraintendimento nell’uso dei termini credo sia dovuto al fatto che noi occidentali colleghiamo immediatamente il cuore al sentimento, all’emozione e la mente all’intelligenza a cui attribuiamo un ruolo indubbiamente primario, mentre un tibetano con il termine mente intende la persona il cui centro è il cuore. 
Inoltre è bene fare un’ulteriore distinzione, si può però essere molto intelligenti e assolutamente privi di cuore.
Domanda: Hai insistito sulla compassione e l’amore verso gli altri, ma credo che sia anche necessario imparare ad avere altrettanto amore per se stessi trovando il giusto equilibrio tra i due aspetti, questo lo si può ottenere tramite la meditazione?
Lama: Certamente, l’importante è meditare senza aspettative, senza illudersi di ottenere chissà quali qualità, semplicemente meditare, lasciando scorrere tutto, senza afferrare né controllare.
Io porto sempre l’esempio della pianticella che deve germogliare piano piano e che con le cure quotidiane, equilibrate, maturerà forte e sana nei tempi necessari, non la si può tirare a forza, o affogare nell’acqua per farla crescere più in fretta, in questo modo la si farebbe velocemente morire.
Domanda: Quanto è saggia l’anima? e da dove arriva questa sua saggezza?
Lama: Da nulla, la saggezza non ha un luogo particolare, è nello spazio, è un dono dell’universo. Saggezza, compassione, consapevolezza sono raggruppate in un nome - Saddharma - o Dharma che è dono dell’universo.
Domanda: Quindi quando ci colleghiamo con la nostra anima ci colleghiamo con l’universo?
Lama: Certamente, è necessario accogliere questo dono senza porre barricate, clausole vincolanti, senza rigidi obiettivi e precise aspettative.
Un regalo è tale solo se gratuito, non lo si può comprare. Lasciando andare ogni attaccamento nella meditazione si dimora nella pace e tutto diviene molto semplice, naturale prezioso.

Grazie a tutti, questo nostro incontro è concluso, non resta che meditare, semplicemente.







Saturday 12 January 2013

Il valore spirituale nella vita quotidiana 2° (L’anima - l’Essere universale)







Il valore spirituale nella vita quotidiana 3°

Geshe Gedun Tharchin
Dharma Weekend: 1-2, dicembre 2012



(L’anima - l’Essere universale)

Iniziamo la seconda giornata di riflessione, sistemati comodamente profondamente sereni e rilassati, poiché non bisogna mai trascurare l’armonia necessaria tra corpo e anima, la nostra stessa vita è il frutto della nostra anima e se questa non dimora nella pace le nostre azioni diventano distruttive. Vivere è un’arte disegnata dall’anima, ne rappresenta l’immagine. 

La cultura occidentale moderna è fondata sull’antica arte e filosofia grecoromana ed egizia e ogni epoca elabora espressioni artistiche che riflettono l’anima umana. La nostra vita è già arte in sé, una forma spettacolare di arte, eppure non ce ne ricordiamo, non sappiamo riconoscerla e rincorriamo tutte le manifestazione artistiche esteriori, che però sono completamente scollegate con la meditazione e la riflessione interiori.
Saper meditare invece significa saper osservare l’arte interiore che muta ogni giorno perché si fonda sullo status dell’anima.
Sin dal risveglio mattutino sarebbe bene iniziare osservando la propria arte, riflettere sul disegno e il colore che intendiamo imprimere alla giornata, ben consapevoli che tutto dipende dalla condizione di chiarezza dell’anima, poiché solo l’anima è in grado di alleggerire i vagoni di questo lungo treno, di sganciarci dalle pesanti catene, sia d’oro che di ferro.
L’anima è essenziale; si dice che i buddhisti non credano né in Dio né nell’anima, che i cristiani non credano nella reincarnazione, le affermazioni assolute e dogmatiche in questo ambito si sprecano, ma sono tutte sbagliate, false, poiché in realtà non esiste alcuna contraddizione tra anima, Dio, illuminazione, vacuità, Bhrahma.
Queste inutili barriere culturali, frutto dell’ignoranza e della grettezza mentale, distruggono l’anima, la civiltà, l’umanità.
Non ha alcun senso pensare che i buddisti non credano nell’anima, questa è follia, o affermare che non credono in Dio semplicemente perché non ne parlano e non tentano di definirlo, ma chi può darne una descrizione certa? ridurlo ad una precisa immagine se nessuno lo ha mai visto? Lo stesso discorso vale per la reincarnazione e quindi non esiste nulla che giustifichi queste discussioni prive di fondamenti oggettivi e tutte le complicazioni che ne derivano sono soltanto tristi segnali di inciviltà.
Le presunte differenze a cui ci aggrappiamo con tanta diligenza si riducono a vuote terminologie coniate nei diversi contesti culturali, in occidente si dice Dio e in India si celebra la festa della Luce, della luce divina, di Dio, dunque non vi è alcuna discrepanza, etimologicamente la parola Dio significa luce; Buddha significa illuminato e allora i Buddha, come i Santi del cristianesimo, esprimono la stessa condizione di Esseri dall’anima illuminata.
Dove vi è civiltà, cultura, educazione tutto è semplificato, è ciò che si dice: “avere la liberazione nel palmo della propria mano”. L’anima così chiara, pulita, illuminata, splendente ha realizzato Dio, Buddha, ha la capacità di trasformarsi e questa è l’autentica reincarnazione, non è necessario morire, non è il corpo che si reincarna, ma l’anima che trasforma se stessa che risplende nella luce.
Il paradiso non è una meta conquistabile soltanto a condizione di morire, al contrario, è già qui alla portata di tutti, semplicemente è necessario sceglierlo e agire di conseguenza. Tutte le fantastiche descrizioni di paradisi e terre pure sono ulteriori catene, seppur d’oro, che relegano in prigioni buie ostacolando la visione luminosa della condizione umana. Secondo voi come possiamo illuminare la nostra anima?
Risposte: Con la compassione - la consapevolezza - la conoscenza - l’amore - la pace - la serenità - l’altruismo…
Tutte buone risposte, ma ciò che conta è la naturalezza e la semplicità di applicazione, non bisogna faticare per conquistare le qualità dell’anima che avete appena elencato, è necessaria un’unica condizione: dimorare nella pace, essere nell’innocenza, nella purezza originale dell’anima.
Noi al contrario dobbiamo complicare tutto, edificare sovrastrutture sempre più pesanti e in questo modo perdiamo l’essenza, la purezza, la naturalezza dell’esistenza. Nella semplicità dei gesti quotidiani normali invece sviluppiamo la vera spiritualità che è sostegno dell’anima nella pace, nella gioia profonda, nella sua spontanea innocenza.
La purezza del nostro essere è la purezza dell’anima, dello spirito, che ci permette di esprimerci con il cuore, e soltanto il cuore sa guidare mente e corpo, due aspetti interconnessi inscindibilmente poichè non può esistere uno senza l’altro e ogni tentativo di separarli è il risultato errato di una visione dualistica, falsa e pericolosa.
Il corpo, soggetto ai cambiamenti e condizionato da vari fattori, clima, cibo, salute, produce inevitabili effetti nella mente, e altrettanto la mente nel corpo, entrambi influiscono reciprocamente in una connessione inscindibile nel samsara, però non dimentichiamo che il nostro essere non dipende né dalla mente né dal corpo, bensì dall’anima.
Noi non siamo l’io, siamo l’essere, l’anima è la nostra presenza nell’universo.
L’essere pacifico, compassionevole, gioioso, altruista, è il risultato del dimorare nell’innocenza, nella purezza, nell’originalità dell’anima, una condizione in cui non c’entrano nulla mente e corpo che si trovano su un altro piano in quanto appartengono al mondo esteriore.
L’anima è universale, uguale per tutti, è libera, incontaminata, pura, naturale, mentre le diversità culturali, sociali, i problemi che sorgono ininterrottamente dipendono esclusivamente da mente e corpo.
Se siamo capaci di vivere con l’anima siamo liberi, non è una condizione impossibile e ne possiamo avere percezione ascoltando il silenzio interiore nella meditazione, meditare significa essere nell’anima, senza dover dipendere da corpo e mente.
Nella realizzazione dell’illuminazione, di Dio, la mente e il corpo non cambiano, tutto rimane uguale, soltanto l’anima risplende di luce.
Meditiamo dunque insieme.

(segue meditazione)

Avete raggiunto l’illuminazione? Naturalmente sto scherzando, però sappiate che è possibile ottenere una piccola illuminazione, la migliore per noi, non si deve far altro che mantenersi nella normalità, nell’ordinario, senza aspirare a irraggiungibili vette, a possedere superpoteri, a ricevere riconoscimenti pomposi o ottenere grandi incarichi di potere. Il risultato della vera pratica spirituale è proprio la piccola, semplice, normale illuminazione, è Essere, così come san Francesco, san Benedetto, Śāntideva, Milarepa, Gandhi e tanti altri.
Il nostro compito, il segno della piccola illuminazione, consiste dunque nel vivere la quotidianità senza complicarla, essere normali, semplificare la propria vita e quella altrui, non lasciarsi soggiogare dall’ingannevole desiderio del potere, dalla gestione del comando soprattutto in ambito religioso con giudizi, sanzioni, rigidità atte a controllare le coscienze. Nella società civile sono necessarie norme e provvedimenti che regolino il convivere sociale, ma nelle religioni ogni intervento esterno e coercitivo è pericoloso, mutilante, sbagliato, oscuro.
La meditazione è lo strumento per evitare questi errori facendoci dimorare stabilmente nella semplicità, nella naturalezza, nella purezza dell’anima e la nostra esistenza sarà ogni giorno gioiosa, amichevole, pacifica, rilassata in un sorriso spontaneo.
Nella meditazione non si applica alcuna coercizione, è sbagliato voler dirigere la mente, reprimere i pensieri, irrigidire il corpo, tutto deve essere lasciato andare, libero, non c’è nulla da controllare, ci si apre all’anima, la si lascia vivere, e ciò vale sia nella seduta meditativa classica, che è indubbiamente un necessario supporto, un buon allenamento per consolidare quell’attitudine di naturalezza e semplicità che accompagna ogni istante dell’esistenza, come nel tempo ordinario, nello svolgimento delle normali attività quotidiane.
La vera pratica spirituale si applica ininterrottamente giorno e notte e non soltanto in determinate favorevoli circostanze, sorge spontaneamente dall’anima, non dal cervello, però a causa delle catene che ci appesantiscono tutto questo, pur così naturale, non è affatto facile.
Se, come consuetudine, affrontiamo la giornata soltanto con la testa, senza l’anima, si presenteranno immediatamente grandi problemi, tutto diviene caotico, si confonde nell’oscurità perché la luce è spenta, l’anima è spenta.
Nella quotidianità ogni atto deve partire dall’anima, il cervello offre solo una collaborazione, un piccolo contributo all’opera dell’anima, in questo modo qualsiasi cosa facciamo sarà naturalmente compassionevole, avvolta dallo spirito d’amore dell’anima.
Praticare l’amore è facile, naturale, non serve affatto aver concluso studi superiori, conoscere le più sottili elucubrazioni filosofiche, ciò che parte dall’anima è automaticamente compassionevole, normale, semplice, luminoso.
Noi dobbiamo liberare quest’anima invece di trattenerla saldamente in ostaggio nella prigione oscura dell’ignoranza, il diavolo non è qualcosa al di fuori di noi, è una nostra creazione, e la meditazione è lo strumento che ci permette di liberare l’anima da queste catene lasciandola emergere in tutto il suo splendore.
La spiritualità è semplice, naturale, Gesù Cristo e Buddha non frequentarono alcuna facoltà di filosofia all’università, ma nell’esperienza di vita quotidiana, nell’ascolto dell’anima, tutto compresero. Le loro vite furono molto diverse, Buddha era figlio di re e nei primi anni visse nel lusso, legato ad una catena d’oro, Gesù invece nacque in una famiglia modesta, ebbe esperienze diverse, legato ad una catena di ferro e, malgrado condizioni così differenti, entrambi ebbero lo stesso coraggio, la stessa forza e seppero raggiungere la completa liberazione, l’illuminazione. Buddha si purificò vivendo sei anni nella foresta e Cristo nel deserto.
La spiritualità è un cammino semplice, senza forzature, senza conflitti, lo si deve solo scegliere, null’altro.
Io ho parlato molto, ora dite voi cosa ne pensate.
Intervento: Tu usi spesso la parola “semplice” e mi piace perché penso che la semplicità sia davvero importante, però credo che sia abbastanza difficile applicarla, perché tendenzialmente consideriamo ciò che è semplice come privo di valore, mentre ne attribuiamo molto alle cose complicate.
Lama: Questa è la sfida della vita.
Intervento: Abbiamo paura di essere semplici perché ci lasciamo condizionare dal giudizio degli altri.
Intervento: Ci inculcano sin dall’infanzia l’idea che la semplicità sia un fallimento, e così è difficile riprogrammarsi.
Intervento: Siamo abituati, soprattutto nel lavoro, a basare ogni azione sulla razionalità, sulla mente e mi ha colpito quel che tu hai detto sulla necessità di usare l’intelligenza solo come ausilio e di dover invece partire sempre dall’anima, è una concezione decisamente contro corrente poiché tutti continuano a ripetere che dobbiamo agire prima di tutto con il raziocinio.
Intervento: Io non vedo una grande contraddizione tra mente e anima, siamo esseri umani, abbiamo il dono del pensiero, si tratta solo di integrarlo…
Domanda: Io avrei una domanda, tu hai parlato tantissimo di anima, ma dov’è quest’anima? con la mente continuo a cercarla ma non la trovo.
Lama: La mente non trova nulla, può solo lasciarsi guidare dall’anima, non esiste un percorso inverso. Solo l’anima è in grado di indirizzare correttamente la mente e condurci nel giusto cammino, non il contrario, ci porta nella pace, nella non violenza, senza alcun conflitto, senza forzature o guerre.
La meditazione ci insegna appunto a pacificare la mente, a calmarla, ad allontanarla dalle turbolenze dei pensieri, a vuotarla, a liberarla dall’ingannevole onnipresente io, per lasciare spazio all’anima, la nostra vera essenza.
Domanda: Però la mente a volte può coincidere con l’anima?
Lama: Attenzione alla mente, è molto pericolosa, è ingannevole, è la fonte di tanti ostacoli, è critica, lamentosa, nulla le va mai bene, è costantemente scontenta, agitata, prepotente e da qui nascono tutti i conflitti, le sofferenze. Solo il cuore, l’anima, ha la corretta visone della realtà, basta lamentarsi, ed è davvero significativa la frase pronunciata da Kennedy in un momento difficile per la nazione “non chiedere cosa può fare lo stato per te, ma cosa tu puoi fare per lo stato”.
Intervento: Per me la cosa più difficile è abbandonare l’attaccamento alle cose, la mia mente è fortemente condizionata da questo aspetto che, con la meditazione, sto cercando di modificare piano piano.
Intervento: Penso che la più grande difficoltà per noi sia il non saperci ascoltare, facciamo tutto con la mente, fatichiamo a comprendere un altro modo di osservare la realtà. Credo che solo tacitando la mente potremmo sentire, trovare l’anima.
Intervento: Io penso che abbiano un’influenza determinante le differenze di cultura e di abitudini, in quanto espressione dei diversi luoghi della terra, e sono certo che costituiscano un’enorme ricchezza da cui tutti potremmo trarre vantaggio se, invece di guardare con sospetto queste differenze, ci ponessimo uno di fronte all’altro proprio nella diversità in un interscambio fecondo, sarebbe un’autentica espressione dell’anima dell’umanità.
Intervento: Sono perfettamente d’accordo con questo concetto, però vorrei aggiungere che noi per comunicare usiamo linguaggi diversi e ognuno ha sue caratteristiche precise, ad esempio tu hai usato due parole: anima e essere umano, ma se noi applichiamo all’anima la formazione cattolica in cui siamo cresciuti ne abbiamo immediatamente una determinata immagine, mentre la tua concezione di anima, ātman, è leggermente diversa e da qui potrebbero nascere le domande di chi dice cerco l’anima ma non la trovo, perché le nostre figurazioni non coincidono perfettamente. Lo stesso vale per “essere umano”, in italiano è un sostantivo, mentre in inglese “human bieng” è un verbo, indica un movimento, un cambiamento, e anche qui c’è una differenza.
Lama: Qualsiasi fenomeno si cerchi è impossibile trovarlo, tutti i fenomeni esistono semplicemente, senza sostanzialità tangibile. L’anima esiste, ma non la possiamo concretamente delimitare, non è materia che possiamo toccare, vedere, afferrare, è l’essere stesso, la possiamo sperimentare soltanto nella semplicità, nella libertà.
Domanda: Tutte le religioni hanno precetti precisi, come ad esempio non uccidere, poi però Mussolini, Hitler hanno ordinato l’uccisione di milioni di persone e i soldati, pur essendo cristiani, sono stati costretti a uccidere, anche voi avete questo problema? I cristiani hanno fatto guerre di religione, e i buddhisti?
Lama: Questa è la condizione umana, i conflitti nella vita sono una sfida. Non c’è distinzione tra buddhisti, cristiani, islamici, la natura umana è uguale ovunque, ogni guerra di religione è un errore creato dall’uomo, non ha nulla a che fare con la spiritualità e né Cristo né Buddha hanno mai suggerito la necessità di una seppur minima forma di violenza, al contrario hanno indicato un’unica semplice, naturale via: l’amore.
La pace la compassione, la saggezza sono la vera religiosità che è patrimonio di tutti, credenti e atei, religione significa cuore umano, null’altro.

Friday 4 January 2013

Il valore spirituale nella vita quotidiana 1° (La Vita: Vagoni, catene e libertà)









Il valore spirituale nella vita quotidiana 1°


Geshe Gedun Tharchin
Dharma Weekend: 1-2, dicembre 2012



Introduzione

(La Vita: Vagoni, catene e libertà)


Buon giorno a tutti, sistematevi comodamente poiché è importante che vi sentiate bene, rilassati sia a livello fisico che di coscienza e spirituale, avendo lasciato andare ogni aspettativa, desiderio, attaccamento, avversione, ignoranza e oscurazione mentale.
Il corpo deve essere a proprio agio, senza tensioni e la mente libera da qualsiasi tipo di agitazione, sia positiva che negativa, svuotata da inutili e pesanti pensieri, affrancata dalle catene d’oro e di ferro che solitamente la costringono in una angusta prigione.
Questo è il vantaggio della spiritualità, la completa libertà umana che è in grado di sganciare il peso del passato, quel lungo treno che ogni anno aggiunge vagoni stracarichi, e altrettanto permette di abbandonare l’illusione di un futuro immaginario; la libertà è vivere nel presente, è il valore tangibile, reale e non l’astrazione di una possibile lontana illuminazione o di un nirvāna fantastico.
Obnubilati dalla rincorsa vero questi desideri siamo preda di una inutile sofferenza fondata su miraggi che non portano affatto all’illuminazione, anzi ne costituiscono un ulteriore ostacolo, l’illuminazione è completa pace e la si raggiunge sul sentiero della libertà, nell’essenza concreta dell’essere.
Il primo passo verso la libertà consiste nella capacità di slacciare, di lasciar andare tutti i vincoli mentali del passato, siano positivi che negativi, in quanto tutti indiscriminatamente sono contaminati dai condizionamenti mondani e dunque causa di sofferenza e allo stesso modo non ha alcun significato divagare sognando un futuro inesistente e totalmente fantastico.
Le emozioni, le catene d’oro o di ferro delle esperienze, si traducono inevitabilmente in dolore, in lamentazioni, invece dobbiamo liberarci da questi fardelli, lasciare tutto, essere come neonati che non hanno nulla, che sono nella naturale innocenza, non frastornati dai pensieri; questa è la più grande purificazione della mente, che non si trova nel cervello, bensì nel cuore.
Lo spirito dell’uomo è nell’essere, null’altro, dimora nella stessa esistenza, mentre tutte le complicatissime ed elaborate elucubrazioni mentali costruite artificialmente sono soltanto inutili sovrastrutture disturbanti.
Il proprio centro, la libertà umana, la vita, non è nella testa, ma nel cuore e il suo nome è spirito o anima.
I vari ragionamenti, le classificazioni “giusto - ingiusto, bello - brutto, corretto -sbagliato…” sono al 99% errati e comportano unicamente una gran perdita di energia, sono il risultato di una pigra, inconsapevole abitudine, mai di saggezza.
La nostra intelligenza è certamente nutrita dalle molteplici conoscenze esteriori, ma la saggezza è altra cosa e in nessun caso proviene dall’esterno, ma sorge nella sua essenzialità dalla propria coscienza, dallo spirito, dall’anima. Ciò significa imparare a seguire il proprio cuore, ascoltare la coscienza.
La coscienza umana non può mai essere condizionata, inquinata, da un determinato livello di capacità intellettiva, dalla furbizia, è innocente, pura, libera.
Ascoltare la propria natura pura significa ascoltare l’innocenza dell’intera natura, il respiro di ogni albero, fiume, pietra, la natura è testimone della purezza dello spirito innocente. Quando il Buddha raggiunse l’illuminazione ne fu testimone la terra, non il suo maestro, né i suoi discepoli, soltanto la purezza della natura, libera da ogni condizionamento esteriore.
La forza che nasce da questa purezza è l’energia necessaria alla vita quotidiana, perché qui e ora dobbiamo affrontare i problemi, consapevoli che questi non sono imputabili a specifici oggetti esteriori, non nei nemici, nella crisi, nelle cose che non vanno come vorremmo, ma sono quella realtà complessiva della vita di ogni giorno, così come si presenta in tutti i suoi aspetti.
Si possono possedere tutte le ricchezze del mondo, ma si è ugualmente infelici intrappolati nei condizionamenti mondani che distorcono completamente la percezione della realtà inducendoci a individuare inesorabilmente il colpevole esterno, unico presunto responsabile della nostra sofferenza e mai, nemmeno per un istante, abbiamo coscienza di esserne in effetti gli unici veri artefici.
Nella meditazione cominciamo a riconoscere questa realtà e scopriamo di poter scegliere consapevolmente come vivere, sperimentiamo in noi stessi la potenza del valore spirituale.
Meditando ogni giorno riceviamo un aiuto immediato incredibilmente forte nella normalità delle azioni quotidiane, approfondiamo la conoscenza del Dharma, il valore morale e spirituale dell’esistenza umana.
Questo valore è spesso frainteso poiché lo si percepisce istintivamente come rivolto esclusivamente a se stessi, al proprio benessere, alla propria comodità, tutto per sé, invece non è affatto così, anzi è esattamente il contrario, noi siamo qui per gli altri, senza gli altri la nostra presenza sulla terra non avrebbe alcun significato.
La confusione che invece ci tormenta, la sofferenza che scaturisce dalla consueta attitudine egocentrica deriva dall’ignoranza fondamentale.
Se non fossimo qui in condivisione con gli altri nella semplicità, libertà e naturalezza, che senso avrebbe l’esistenza? Non è affatto necessario cercare qualcuno da aiutare, l’importante è esserci con naturalezza con e per gli altri, senza discriminazione, in totale equanimità.
Essere di aiuto al prossimo non significa affannarsi nel trovare il miglior sistema di azione, né dover essere efficienti ad ogni costo intervenendo magari pesantemente in base al proprio punto di vista, poiché un tale atteggiamento è pericoloso e può diventare controproducente.
Forse è un esempio un po’ estremo ma rende l’idea: quanto Mao invase il Tibet credeva, almeno in parte, di fare cosa buona, di aiutare queste popolazioni così arretrate a causa della religione che non ne permetteva lo sviluppo moderno e che dunque era definita “oppio dei popoli”. Mao probabilmente intendeva aiutare un po’ i tibetani, ma intervenendo con la forza e la devastazione irresponsabile della rivoluzione culturale distrusse invece tutto, in Tibet e nel suo stesso paese.
L’azione va bene, il “fare” è necessario, ma deve partire dall’essere, dalla spiritualità che permea ogni atto della quotidianità, solo nell’essere costruiamo, affrontiamo positivamente le difficoltà e i problemi che inevitabilmente accompagnano i nostri giorni. La sofferenza dipende dalla nostra attitudine interiore e da null’altro, e questa insoddisfazione fondamentale, questa scontentezza è un’impronta che possediamo ereditariamente nei nostri geni, è già presente alla nascita.
Ora, dopo questa breve introduzione all’argomento del seminario, ascoltiamo una preghiera tibetana e rilassiamoci concentrandoci nella meditazione.


(segue meditazione)

Il segreto dell’universo è racchiuso nella semplicità, la grandezza dell’anima è nascosta, non ha bisogno di trombe roboanti per farsi annunciare, dobbiamo imparare a essere umili, a lasciare andare ogni ragionamento contorto e ascoltare il cuore, questa è la più grande pratica spirituale, totalmente gratuita, così naturale e semplice quanto difficile, ma è la sfida che dobbiamo affrontare tutti i giorni, ed ciò che rende interessante la vita, che ci fa crescere interiormente, se tutto fosse tranquillo, senza difficoltà, paradisiaco, che noia!
Il nostro paradiso è qui, in questo mondo ricco di ostacoli in cui possiamo sviluppare al massimo la coscienza, la saggezza. Il mondo dei desideri è una grande sfida, il luogo perfetto per la pratica spirituale, non un paradiso idilliaco in cui tutto è già compiuto.
Soltanto nel mondo dei desideri ci è offerta l’incomparabile opportunità di poter sviluppare con forza, coraggio, pazienza, serenità, un’autentica pratica spirituale in cui far crescere compassione e saggezza.
Questo è il messaggio dei maestri di tutte le religioni, Gesù Cristo non scherzava quando disse:“se ricevi uno schiaffo porgi l’altra guancia”, fallo con naturalezza semplicità, compassione, serenità, perché così è la vera natura umana.
Tutti i maestri indicano che questa è l’unica strada, tanto difficile quanto necessaria, un percorso che il mahatma Gandhi ha sperimentato e applicato in ogni istante della sua esistenza pur riconoscendo razionalmente l’impossibilità per un essere umano su questa terra di conseguire una non violenza assoluta, perfetta. Eppure lui, con la sua umilissima vita ha dimostrato con coraggio e forza che si può andare oltre il possibile giungendo alla piena realizzazione umana poiché, come lui stesso affermava, superare l’impossibile è il miracolo dell’amore. Per ottenere un risultato impossibile è necessario fare tutto il possibile.
Siamo nel XXI° secolo, non più nell’era delle superstizioni, delle magie, il tempo è scaduto, ora dobbiamo essere molto concreti, umani, spogli da tutte le sovrastrutture, dobbiamo potenziare le nostre capacità e crescere nell’affrontare quotidianamente i piccoli e grandi problemi, con apertura di cuore, consapevoli di dover vivere pienamente con attitudine costruttiva ogni istante.
La natura dei problemi quotidiani è la stessa, non esistono tecniche particolari per risolverli specificamente in quanto la loro manifestazione esteriore non è l’effettivo centro dell’ostacolo, bisogna saper guardare oltre, osservare la realtà nel suo insieme.
La carenza di cibo è un problema, ma anche l’eccesso di cibo lo è, tutto dipende da fattori e circostanze connesse. Per me ad esempio la mancata alimentazione per alcuni giorni è positiva, un necessario digiuno per purificare il corpo e la mente e se ignorassi questa mia condizione continuando a mangiare avrei conseguenze negative per il mio benessere psicofisico. La mancanza di cibo comporta effetti gravi, così come il suo eccesso, entrambi i due aspetti possono ugualmente portare alla morte.
Tutti i fenomeni esistenti, giusto - ingiusto, buono - cattivo, bello - brutto, hanno lo stesso valore e non ha alcun senso dividere, catalogare; peccato e virtù, bene e male non hanno un significato a sé stante, tutto dipende esclusivamente da noi, dall’attitudine con cui affrontiamo ogni evento. Tutti i fenomeni in sé hanno la stessa natura, sono identici.
Soltanto nella rinuncia, abbandonando la consueta visione dualistica, possiamo conquistare l’autentica, inamovibile, libertà naturale.
Noi siamo costantemente condizionati dalle illusioni, sogniamo una realtà immaginaria, ci perdiamo afferrandoci al desiderio di ciò che non esiste, ed è qui che concretamente dobbiamo intervenire per vivere l’unicità, la vera natura dei fenomeni nella loro pura essenza. E adesso ditemi: come definireste questa pura essenza?
Risposta:    Coscienza, consapevolezza pura, priva di fenomeni.
Lama:          Molto bello questo linguaggio comune, usuale, perché in genere si usano paroloni importanti: Dio, Vacuità, natura di Buddha, Mahāmudrā, Dzogchen, Rigpa… che però sono solo etichette. È importante invece semplificare, usare parole che esprimano concretamente la nostra sensibilità umana, che ci permettono di essere interiormente liberi. E dunque, com’è essere liberi?
Risposte:     Essere leggeri - vuoti - rilassati - spontanei - naturali - individualmente indipendenti - senza condizionamenti - applicare la rinuncia - innocenti - essere se stessi - non desiderare - senza attaccamento - essere semplici - sentirsi liberi - accettarsi - trasparenti - aperti.
Domanda: Tutto questo va bene nella normalità, ma io mi chiedo com’è possibile applicarlo a persone che sono state traumatizzate, ferite, segnate a vita sin dall’infanzia, la violenza sui minori com’è recuperabile quando sono state distrutte le radici della persona?
Lama:          La psicologia, la scienza moderna tendono inesorabilmente a catalogare, a inquadrare in caselle predefinite ogni fenomeno, ogni trauma, ogni malattia, ma questo peggiora la situazione di chi ne viene così bollato, etichettato, identificato con il suo stesso trauma. Invece affrontare la situazione nel Dharma, significa avvicinarsi alle persone con cuore sincero, con trasparenza, sensibilità, leggerezza, compassione, naturalezza, umanità, trattando l’altro esattamente come se stessi, da pari a pari, sullo stesso identico piano, senza distinzioni, indipendentemente dalla loro condizione per devastante che sia, questo è il principio del vero amore.
Domanda:  Ciò significa che tutti, anche i bambini traumatizzati hanno la possibilità di collegarsi spiritualmente?
Lama:          Certamente! La cura può sorgere solo dal cuore, dall’anima, non dalla testa.
È  importante a questo punto sottolineare un pilastro fondamentale per comprendere la grandezza della propria umanità, è infatti assolutamente necessario saper sempre distinguere tra ESSERE e IO, poiché non sono affatto la stessa cosa.
Noi siamo Essere, eppure siamo così confusi che continuiamo ad aggrapparci a questo fantomatico io malgrado nessuno sappia dove sia, non lo si trova in nessun luogo, non lo si vede, non esiste davvero, è solo un riflesso ingannevole, invece ciò che concretamente esiste è l’Essere.
L’io sottintende l’inganno che ci fa afferrare saldamente a ciò che riteniamo il sé, mentre l’espressione della propria umana essenza, non discriminante, non dualistica, pura, è l’essere.
Ora concludiamo la serata con la dedica dei meriti a beneficio di tutti gli esseri senzienti.

Grazie.