Thursday 23 August 2012

400 versi di Aryadeva e i tre livelli della pratica


Serie di lezione tenuta al Istituto Lamrim, Roma
8 versi, 400 versi di Aryadeva e i tre livelli della pratica



Geshe Gedun Tharchin


E dunque gli otto versi della trasformazione della mente sono la spiegazione riassuntiva, condensata della pratica dell’atteggiamento altruistico, il testo appare breve e le parole sembrano semplici ma il suo contenuto, la sua pratica è la più elevata, non possiamo aspettarci di raggiungere queste realizzazioni in un tempo brevissimo, così all’istante però possiamo cercare di praticarle almeno ad un livello di aspirazione a raggiungere la realizzazione piena.


Oggi pensava di leggerci alcuni versi dei 400 versi che è un testo di Aryadeva, che è un discepolo di Nagarjuna, un testo davvero prezioso e importante. Il testo dice che si deve riflettere sull’impermanenza e sulla sofferenza al fine di poter sviluppare la rinuncia, per rinuncia qui si intende la comprensione del samsara. E quindi lo sviluppo della rinuncia corrisponde allo sviluppo del rispetto per il nirvana che si pone come il contrario del samsara, e quindi riuscendo a sviluppare questo rispetto, questa aspirazione nei confronti del nirvana attraverso lo sviluppo della rinuncia e quindi della comprensione dell’impermanenza e della sofferenza, solo a quel punto si potrà cercare di realizzare la vacuità che è il vero sentiero che conduce al nirvana. Per poter raggiungere il nirvana bisogna praticare la realizzazione della vacuità attraverso la comprensione dell’impermanenza e della sofferenza come rinuncia al samsara, e quindi il primo e grande ostacolo che noi andiamo ad incontrare è proprio quello della rinuncia al samsara che è molto difficile da compiere. E qui appunto il primo paragone che viene fatto è quello in cui si dice che l’attaccamento al samsara è simile all’attaccamento che proviamo nei confronti della nostra casa, per quanto sia piccola la casa è molto difficile abbandonare, lasciare l’attaccamento che si prova verso di essa, indipendentemente dalla grandezza della casa, sia essa grande o piccola, comunque, il livello di attaccamento che si prova nei suoi confronti è uguale per tutti, per cui anche se il tipo di sofferenze magari si possono differenziare quelle che sperimentiamo nella vita di tutti i giorni, da persona a persona, in realtà poi l’attaccamento che noi abbiamo nei confronti di queste sofferenze, di queste cose qua è uguale per tutti, lo sperimentiamo tutti quanti allo stesso livello. Finché non si è riusciti a sviluppare la rinuncia al samsara, non si riesce a sviluppare appunto l’ammirazione e il rispetto per il nirvana.


La rinuncia al samsara è la […] che conduce alla liberazione, e questa appunto si pone a conclusione del, per cui per poter uscire fuori dal samsara occorre sviluppare la rinuncia. E quindi ci si pone la domanda, come seguire il sentiero che conduce alla liberazione? I principianti inizieranno con la pratica della generosità, mentre coloro che sono i praticanti o gli esseri che sono ad un livello intermedio praticheranno l’etica, mentre coloro che sono ad un livello superiore, i grandi praticanti, i praticanti avanzati si dedicheranno alle pratiche della calma dimorante e della visione speciale, e quindi appunto ci sono differenti livelli su cui iniziare, quello della generosità è quello che ci appare più facile in effetti. Quando ci si è introdotti alla pratica della generosità, allora si potrà passare alla pratica dell’etica, sulla base di queste pratiche che si sono acquisite ci si potrà dedicare al livello superiore delle pratiche appunto della calma dimorante, cioè della concentrazione sul singolo punto, e della pratica della profonda visione. Il motivo […] questa successione delle pratiche è perché all’inizio il principiante è bene che cerchi di evitare le azioni negative, più correttamente dette le azioni non virtuose, perché le azioni non virtuose possono essere evitate proprio grazie alla pratica di generosità ed etica, ma chiaramente l’evitare, l’abbandono delle azioni non virtuose non è sufficiente, e quindi bisogna a quel punto intraprendere l’abbandono dell’atteggiamento, dell’attaccamento, dell’afferrarsi al sé, all’io. Terzo livello della pratica è quello della realizzazione della vacuità. Questi tre livelli appunto di pratica sono anche introdotti qui, quindi questi quattro gruppi di versi spiegano piuttosto bene come individualmente si può affrontare il sentiero che conduce alla liberazione.


Quando parliamo di queste pratiche stiamo facendo dei discorsi che di solito nel nostro quotidiano non affrontiamo, e anzi quello di cui parliamo durante il nostro quotidiano, durante la nostra vita sociale, la nostra vita privata di solito si riferisce a qualcosa che è molto diverso da quello di cui stiamo parlando adesso, anzi di qualcosa che appare come una cosa contraria, opposta. Le cose appunto che appartengono al nostro quotidiano, soprattutto oggi in cui appunto sono di moda parole anche come mobbing, ciò che appartiene a questo quotidiano sono proprio in contraddizione e assolutamente opposte a quello di cui stiamo parlando qui, il mobbing è una forma di mancanza di generosità, è una cosa che sta facendo soffrire parecchie persone, e appunto il mobbing è una cosa di cui Geshe e non solo lui, è una cosa di cui non si parlava molto tempo fa, qualcosa che sembra venir fuori da questa strana situazione, c’è meno lavoro ma è richiesta più professionalità, e appunto è frutto di questa strana situazione, e il mobbing è decisamente qualcosa di non buono, che crea appunto un’atmosfera assolutamente non buona, che è presente nelle grandi aziende. E quindi insomma una persona che vive in una situazione di questo genere, sottoposta appunto a condizioni di mobbing, o comunque insomma in una situazione in cui esiste il mobbing, come riesce a praticare queste cose di cui andiamo parlando? Sono cose molto difficili da praticare, in maniera particolare gli otto versi sono molto difficili da praticare. E quindi quello di cui stiamo parlando, il Dharma appare proprio come una cosa che sta al di fuori della società, come se fosse un sogno, una forma di fantasia. La pratica del Dharma non è una cosa fatta per evitare questo tipo di situazioni sociali, la pratica del Dharma ci permette di avere quella forza, quella forza interiore che appunto ci permette di affrontare queste situazioni, se una persona che per esempio è sottoposta ad un episodio di mobbing, se è una persona che pratica il Dharma, avrà una maggiore facilità a poter affrontare questo tipo di situazione, e se ci sono delle possibilità anche di vincere la causa che si presenta, la vittoria sarà più facile, e invece se non ci sono possibilità di vittoria allora si perderà almeno felicemente, e per quanto riguarda tutto il resto la pratica del Dharma permette di avere quella forza interiore, quella stabilità, quella tranquillità che ci rende in grado di poter affrontare qualsiasi situazione del quotidiano. Se riusciamo a comprendere questa filosofia, questa teoria, questa pratica all’interno del nostro contesto allora questa filosofia, questa pratica avrà un senso e potrà giocare un ruolo molto importante nella nostra vita. La cosa più importante è la ricchezza interiore, la stabilità interiore, la tranquillità interiore, perché la stabilità e la tranquillità interiori costituiscono la forza interiore, la forza interiore può superare qualsiasi problema esterno, esteriore, dunque e perciò e quindi la rinuncia è importante.


Ad esempio la pratica della generosità è, in questo testo, stata introdotta come la pratica più facile, più semplice, eppure a noi sembra così difficile, e finché per noi la pratica della generosità apparirà così difficile non ci sarà modo per noi di poter accedere alla altre pratiche, che sono quella dell’etica, oppure quella della calma dimorante, o la pratica meditativa della visione profonda. Ci sono tre livelli di generosità, il primo è quello delle cose materiali, il secondo riguarda il proprio fisico, la propria forma fisica e la terza generosità riguarda l’accumulazione delle azioni virtuose, che può essere detto in un altro modo come le qualità spirituali che andiamo ad accumulare, e quindi sono soggette alla generosità sia i nostri beni, che il nostro corpo, che le nostre azioni virtuose, cioè le nostre qualità spirituali. Tutte queste cose devono essere dedicate agli altri, è un’ottima cosa che il nostro corpo possa essere dedicato agli altri, dedito agli altri, una appunto delle difficoltà è l’attaccamento che proviamo nei confronti del nostro corpo, se riusciamo a renderlo dedito agli altri, a dedicarlo agli altri allora questo attaccamento cesserà. A volte è molto difficile poter trovare una distinzione, una separazione tra il nostro io e il nostro corpo, così come è difficile trovare una separazione tra il nostro io e le nostre qualità spirituali, e quando si parla di generosità il più delle volte si pensa ad una generosità che è relativa ai beni materiali, ma non è solo questo. Dedicare, rendere il proprio corpo dedito a tutti gli altri esseri viventi, gli esseri senzienti, dedicare tutte le nostre qualità spirituali a tutti gli esseri senzienti, questo che il nostro corpo, che le nostre qualità spirituali ci appartengano, siano nostre in maniera esclusiva è una grande fonte di problemi, ma quando appunto il nostro corpo diviene dedito ad un numero incalcolabile di altri allora diviene davvero significativo, acquista senso e ci si rende liberi dalle preoccupazioni e dagli interessi che si hanno nei confronti del proprio corpo e delle proprie qualità spirituali, e questa è la pratica del Dharma che non significa che non ci dobbiamo prendere cura del corpo, delle qualità spirituali ma significa prendersi cura dei propri beni, del proprio corpo, delle proprie qualità spirituali al fine di poter beneficiare tutti gli altri esseri senzienti, e questo è il modo intelligente di poter prendersi cura dei propri beni, del proprio corpo e delle proprie qualità spirituali. In questo modo qualsiasi azione nella quale siamo coinvolti si trasforma in un’azione di amore e compassione universale, e in questo modo ci si ritrova sempre gioiosi, felici e soddisfatti.


[…]


E quindi la pratica della generosità certo non è una pratica facile, eppure è la pratica più facile fra le pratiche, in condensato, insomma in breve, in riassunto si può dire appunto che dare se stessi agli altri è magnifico. Che cosa altro si può fare di più di questo nella propria vita? E’ la cosa che si può fare che abbia maggiore senso, ed è l’unico modo per essere felici nel samsara, dare completamente se stessi per gli altri. E quindi come vedete il prendersi cura della propria salute, di se stessi non è assolutamente in contraddizione con la pratica del Dharma, la pratica del Dharma consiste nel saper cogliere, nel darsi la possibilità di poter cogliere l’occasione, quando si presenta, di poter aiutare un altro, ma senza appunto forzare questo, è una pratica che non deve essere compiuta con pressione, appunto la pratica della generosità non consiste nel forzare l’altro a prendere qualcosa, questo non è certamente un buon modo di praticare, la pratica del Dharma consiste nel fatto che laddove si presenti l’occasione, la necessità e la possibilità la persona è pronta, però senza fare pubblicità, perché la pubblicità non è inclusa nella pratica del Dharma. La pratica del Dharma principalmente consiste in un lavoro interiore, personale, per rendersi pronti al momento in cui ci sia la possibilità di poter beneficare qualcuno, il che significa che bisogna essere dei volontari al servizio degli altri esseri senzienti, perché noi ci stiamo preparando a servire gli altri esseri senzienti, non c’è nessun bisogno e necessità di organizzazioni, ci sono associazioni e organizzazioni come la croce rossa, medici senza frontiere o tante altre, ce ne sono talmente tante. Quando si parla di organizzazioni c’è il pericolo appunto che sorgano queste accuse che vengono fatte, per cui alcuni fanno parte di sistemi di spionaggio, altri lo fanno per soldi, altri per motivi politici, insomma, si fa da soli, nel personale, si è dediti a tutti gli esseri senzienti, si lavora interiormente, se c’è l’occasione, l’opportunità e la necessità si beneficia chi ne ha bisogno e quando è finito, è finito. Noi siamo l’organizzazione dei cinque aggregati. I paesi sviluppati sono anche troppo sviluppati, sono sovrasviluppati, questo provoca spesso, insomma a volte una troppo grande confusione, chiaramente questo si tratta di uno scherzo insomma.


Ci sono domande?


Se non ci sono domande possiamo fare una breve meditazione silenziosa. Allora appunto la meditazione sarà sulla pratica della generosità, sul fatto che appunto il corpo, i beni, le qualità siano dedite a tutti gli esseri senzienti.


Grazie


Saturday 18 August 2012

I tre Aspetti Principali del Sentiero



I tre Aspetti Principali del Sentiero


Porgo omaggio ai venerabili Lama.1

Spiegherò, come meglio posso,
il significato essenziale di tutte le Scritture del Buddha,
il sentiero lodato dagli eccellenti Bodhisattva2,
la via d’accesso per il fortunato che anela alla liberazione.3

Coloro che non sono attaccati ai piaceri dell’esistenza mondana4,
coloro che si sforzano per rendere utili le circostanze favorevoli e la fortuna5,
coloro che propendono per il sentiero che compiace Buddha ,
questi fortunati6 dovrebbero ascoltare con mente attenta.

Senza una rinuncia7 completamente pura,
non vi è modo di frenare l’ardente ricerca di piaceri nell’oceano dell’esistenza8.
Inoltre, l’attaccamento all’esistenza ciclica imprigiona completamente gli esseri incarnati.
Quindi, sin dall’inizio, bisognerebbe cercare di realizzare la rinuncia.

Le circostanze favorevoli e la fortuna sono difficili da ottenere
e la vita non è lunga,
familiarizzando con ciò, si elimina l’attaccamento alle apparenze di questa vita.
Riflettendo costantemente sul karma e sui suoi inevitabili effetti
e sulle sofferenze del samsara9,
si elimina l’attaccamento alle apparenze delle vite future10.

Se, avendo meditato in tal modo, non nasce nessun desiderio
per i piaceri dell’esistenza ciclica,
e se costantemente, giorno e notte, sorge un’aspirazione alla liberazione,
allora la rinuncia è stata generata.

Tuttavia, se questa rinuncia non viene unita alla generazione
di una completa aspirazione alla più alta illuminazione11,
non diverrà causa della meravigliosa beatitudine dell’insuperabile Bodhi12.
Perciò il saggio dovrebbe generare il supremo Bodhicitta13.

Gli esseri samsarici vengono trascinati dalla corrente dei quattro potenti fiumi14,
sono legati con le strette catene del karma15, difficile da eliminare,
sono entrati nella gabbia di ferro dell’attaccamento al Sé16,
sono completamente oscurati dalle fitte tenebre dell’ignoranza,

nascono nell’esistenza senza limiti, e nelle loro nascite
vengono incessantemente torturati dalle tre sofferenze17.
Riflettendo in tal modo circa la condizione delle madri18 che si trovano in tale stato,
genera la suprema intenzione altruistica di divenire un Risvegliato19.

Se non possiedi la saggezza20 che comprende la vera natura delle cose21,
sebbene tu abbia sviluppato la rinuncia e il Bodhicitta,
la radice del samsara22 non può essere estirpata.
Quindi, impegnati intensamente per realizzare l’origine interdipendente23.

Colui che vede come inevitabile la realtà di causa ed effetto di tutti i fenomeni
nel samsara e nel nirvana24,
distrugge totalmente ogni percezione errata
ed è entrato nel sentiero che compiace i Buddha.

Fin quando le due realizzazioni, quella delle apparenze,
ovvero l’inevitabilità dell’origine interdipendente25
e quella della Vacuità, ovvero la non-asserzione26,
vengono considerate separate, non vi è ancora la realizzazione
del pensiero di Buddha Shakyamuni27.

Quando le due realizzazioni esistono simultaneamente, senza alternarsi,
e la semplice percezione dell’inevitabilità dell’origine interdipendente eliminerà
la concezione di un’esistenza intrinseca,
allora l’analisi della visione28 è completa.

Inoltre, l’estremo dell’esistenza29 è eliminato dall’apparenza30,
e l’estremo della non-esistenza31 è eliminato dalla Vacuità32.
Se comprenderai che la Vacuità appare come causa ed effetto,
non sarai preda delle visioni estremiste33.

Quando avrai realizzato correttamente
i punti essenziali dei tre aspetti principali del sentiero34,
dimora in solitudine e genera il potere della perseveranza entusiastica35.
Raggiungi presto la tua meta finale36, figlio mio37.


Testo scritto dall'erudito monaco Drakpa Pal (Tsongkhapa) a Tsa Kho Vonpo Ngawang Drakpa.


1 Lama: (termine tibetano, in sanscrito guru) guida o maestro spirituale. Letteralmente: “ricco di qualità spirituali”.
2 Bodhisattva: (termine sanscrito) colui che possiede la Bodhicitta.
3 Liberazione: (in sanscrito moksha) eliminazione di tutte le emozioni afflittive o illusioni, ottenimento dello stato di Arhat, il sentiero della fine dell’apprendimento del sarvabuddha e del pratyekabuddha
4 Piaceri dell’esistenza mondana: piaceri dominati dall’attaccamento ai piaceri dei sensi.
5 Circostanze favorevoli e fortuna: avere buone opportunità e condizioni per praticare il Dharma.
6 Fortunati: coloro che hanno incontrato il Dharma e sono capaci di praticarlo.
7 Rinuncia: autentica intenzione di abbandonare il Samsara e raggiungere il Nirvana.
8 Oceano dell’esistenza: (in sanscrito samsara, in tibetano khor wa) attaccamento alle apparenze di questa vita, interesse per gli aspetti riguardante la vita presente.
9 Samsara: (termine sanscrito) gli aggregati impuri di un essere senziente, che da tempo senza inizio hanno dato luogo al ciclo di morte e rinascita a causa dell’illusione e del karma, e hanno reso gli esseri senzienti carichi delle sofferenze dei sei regni fisici/spirituali.
10 Attaccamento alle apparenze delle vite future: interesse per gli aspetti riguardanti le prossime vite nel samsara.
11 Aspirazione alla più alta illuminazione: (in sanscrito Bodhicitta, in tibetano jang chub kyi sem).
12 Insuperabile Bodhi: lo stato di Buddha.
13 Bodhicitta: (termine sanscrito) autentica aspirazione a raggiungere la completa illuminazione allo scopo di portare tutti gli esseri senzienti allo stato di completa illuminazione.
14 Quattro potenti fiumi: rinascita, invecchiamento, malattia e morte.
15 Karma: (termine sanscrito, in italiano azione, in tibetano les) una sottile impronta nel continuum mentale proveniente da esperienze precedenti, la quale da impulsi ad azioni mentali e fisiche.
16 Attaccamento al Sé: (in tibetano dag zin): percezione errata che si attacca all’idea di un Sé o di un Io intrinsecamente esistente.
17 Tre sofferenze: sofferenza del dolore, sofferenza del cambiamento, sofferenza della condizione.
18 Madri: tutti gli esseri senzienti, i più cari, quelli che hanno recato più benefici.
19 Intenzione altruistica di divenire un Risvegliato: in questo contesto si riferisce al Bodhicitta.
20 Saggezza: realizzazione della Vacuità.
21 La vera natura delle cose: la realtà ultima dell’esistenza delle cose, vacue di un’esistenza intrinseca.
22 Radice del Samsara: l’ignoranza, il non vedere la verità, opposta alla saggezza.
23 Origine interdipendente: (in tibetano ten byung) la realtà dell’esistenza delle cose e degli eventi, che esistono in modo interdipendente.
24 Nirvana: al di là della sofferenza, cessazione della sofferenza.
25 Apparenze, ovvero l’inevitabilità dell’origine interdipendente: realtà convenzionale o verità convenzionale.
26 Vacuità, ovvero la non-asserzione: realtà ultima o verità ultima.
27 Pensiero del Buddha Shakyamuni: la natura non duale delle due verità.
28 Visione: realtà ultima.
29 Estremo dell’esistenza: l’idea che le cose esistano solo in maniera intrinseca o da sé.
30 Apparenza: Visione comune.
31 Estremo della non-esistenza: l’idea che le cose non esistano, se non in maniera intrinseca.
32 Vacuità: la vera natura dei fenomeni, non esistenti in maniera intrinseca.
33 Visioni estremiste: Nichilismo ed Eternalismo.
34 I tre aspetti principali del sentiero: Rinuncia, Bodhicitta e Saggezza.
35 Perseveranza entusiastica: sforzo gioioso nella pratica del Dharma.
36 Meta finale: illuminazione completa, stato di Buddha .
37 Figlio mio: in maniera diretta, si riferisce a Tsakhowa Ngawang Dakpa; in maniera indiretta a coloro che desiderano realizzare i tre aspetti principali del sentiero.

Traduzione inglese e note a cura di Geshe Gedun Tharchin - La traduzione italiana è stata effettuata dall'Istituto Lam Rim di Roma.

PREGHIERA DEL LAM RIM


PREGHIERA DEL LAM RIM
Jetzun Lobsang Dakpa


Per le due raccolte che pervadono la vastità dello spazio,
accumulate con molto impegno per lungo tempo
possa io diventare rapidamente il potente vittorioso
che guida i migratori il cui occhio mentale è ottenebrato dall’ignoranza.

Da ora in tutte le mie esistenze
possa Mañjusri prendersi cura di me con amore,
possa io trovare il supremo sentiero graduale di tutti gli insegnamenti,
praticarlo e compiacere tutti i vittoriosi.

Utilizzando ogni realizzazione dei punti del sentiero,
dissiperò l’oscurità mentale di tutti gli esseri
attraverso metodi abilissimi dettati dall’intenso potere dell’amore.
Possa io sostenere e propagare per eoni gli insegnamenti del vittorioso.

Ovunque il prezioso insegnamento non sia giunto
o dove sia degenerato,
spinto da grande compassione,
possa io diffondere la luce su questi benefici tesori.

Possano le meravigliose opere virtuose dei vittoriosi
e dei loro figli e la pratica eccellente degli stadi
del sentiero all’Illuminazione arricchire la mente dei ricercatori della liberazione,
possano le azioni dei vittoriosi continuare a lungo.

Possa tutto essere reso favorevole alla pratica
del sentiero eccellente e siano dissipati gli ostacoli.
Possano tutti gli esseri umani e non umani in tutte le loro vite non essere
mai separati dal sentiero puro elogiato dai vittoriosi.

Chiunque, con grande energia,
si impegna operando in armonia con le pratiche preparatorie del veicolo
supremo possa essere sempre assistito dai potenti dharmapal
e possano estendersi oceani di buona fortuna, pervadendo ogni direzione.