Lo
Yoga Tantrico
Geshe
Gedun Tharchin
16
- 17 aprile 2016
Gruppo
Studi di Buddhismo Tibetano
QUARTU
SANT’ELENA - Cagliari
*****
INDICE
Prima
sessione
Seconda
sessione
Terza
sessione
Quarta
sessione
Quinta
sessione
Sesta
sessione
Prima
Sessione
Apriamo
questo seminario con le preghiere della triplice pratica quotidiana
che io leggerò in tibetano e voi seguirete silenziosamente in
italiano e ciò che conta veramente è che tutti le sentiremo nel
cuore indipendentemente dalle differenti lingue.
(seguono
preghiere in tibetano)
Iniziamo
con la lettura in italiano del sūtra del cuore:
Il
Cuore della Perfezione della Saggezza”
Il
titolo sanscrito è
: Bhagavati Prajna Paramita Hridaya
La
traduzione italiana di questo testo, con le note, è stata redatta
dall’ Istituto Lam Rim di Roma dal testo originale in tibetano e
con l’ausilio delle traduzioni inglesi
Così
una volta udii:
Il
Bhagavan dimorava a Rajagrha, presso il Picco dell’Avvoltoio, con
un gran numero di Arhat e un gran numero di Bodhisattva e a quel
tempo il Bhagavan era entrato nell’assorbimento meditativo sulla
varietà dei fenomeni chiamato “percezione profonda”. In quello
stesso tempo, l’arya Avalokitesvara, il Bodhisattva mahasattva, era
assorto nella stessa pratica della profonda perfezione della saggezza
e vide che anche i cinque aggregati sono vuoti di natura intrinseca.
Quindi,
tramite l’ispirazione del Buddha, il venerabile bikshu Śāripūtra
si rivolse all’arya Avalokitesvara, il Bodhisattva mahasattva e gli
disse: “come deve addestrarsi un figlio o figlia del lignaggio dei
Bodhisattva, che desideri impegnarsi nella pratica della profonda
perfezione della saggezza?”
Quando
fu detto questo, l’arya Avalokiteśvara, il Bodhisattva mahasattva,
rispose al venerabile bikshu Śāripūtra e disse: “Śāripūtra,
ogni figlio o figlia del lignaggio dei Bodhisattva, che desideri
impegnarsi nella pratica della profonda perfezione della saggezza,
dovrebbe vedere chiaramente nel seguente modo: dovrebbe vedere
distintamente che anche i cinque aggregati sono vuoti di natura
intrinseca”.
“La
forma è vuota, la vacuità è forma; la vacuità non è altro che
forma, la forma non è altro che vacuità. Allo stesso modo sono
vuote le sensazioni, le percezioni, le formazioni mentali e la
coscienza. Quindi, Śāripūtra, tutti i fenomeni sono vacuità; essi
sono privi di caratteristiche peculiari; non sono nati, non cessano;
non sono contaminati, non sono incontaminati; non sono incompleti e
non sono completi.”
“Quindi,
Śāripūtra, nella vacuità non c’è forma, né sensazioni, né
percezioni, né formazioni mentali, né coscienza. Non c’è occhio,
né orecchio, né naso, né lingua, né corpo, né mente. Non c’è
forma, né suono, né odore, né gusto, né oggetti concreti, né
oggetti mentali. Non c’è nessun elemento visivo, così fino a
nessun elemento mentale fino a includere nessun elemento della
coscienza mentale. Non c’è ignoranza, non c’è estinzione
dell’ignoranza, e così fino a nessun invecchiamento e morte, e
nessuna estinzione dell’invecchiamento e della morte. Allo stesso
modo, non c’è sofferenza, origine, cessazione o sentiero; non c’è
saggezza, né ottenimento e neppure mancanza di ottenimento.”
“Quindi,
Śāripūtra, poiché i Bodhisattva non hanno ottenimenti, si basano
e dimorano nella perfezione della saggezza. Non avendo oscuramenti
nelle loro menti, essi non hanno paura, ed essendo andati totalmente
oltre l’errore, essi raggiungono la meta finale: il nirvana. Tutti
i Buddha che dimorano nei tre tempi hanno ottenuto il pieno risveglio
dell’insuperabile, perfetta illuminazione, basandosi su questa
profonda perfezione della saggezza”.
“Quindi,
si dovrebbe sapere che il mantra della perfezione della saggezza –
il mantra della grande conoscenza, il mantra supremo, il mantra
uguale a ciò che non ha uguale, il mantra che fa tacere tutte le
sofferenze – è vero perché non è ingannevole. Si proclama il
mantra della perfezione della saggezza:
TADYATHA
GATE’ GATE’ PARAGATE’ PARASAMGATE’ BODHI SVAHA
Śāripūtra,
così i Bodhisattva mahasattva dovrebbero addestrarsi alla profonda
perfezione della saggezza”.
Quindi,
il Bhagavan si svegliò dal suo assorbimento meditativo e lodò
l’arya Avalokitesvara, il Bodhisattva mahasattva, dicendo che era
eccellente.
“Eccellente!
Eccellente! Figlio del lignaggio dei Bodhisattva, è proprio così;
dovrebbe essere così. Bisogna praticare la profonda perfezione della
saggezza proprio così come hai rivelato. Perciò anche i Tathagata
se ne rallegreranno”.
Come
il Bhagavan pronunciò queste parole, il venerabile bikshu Śāripūtra,
l’arya Avalokitesvara, il Bodhisattva mahasattva, insieme
all’intera assemblea, inclusi i mondi degli dei, degli umani, degli
asura e dei gandharva, tutti gioirono e lodarono ciò che il Bhagavan
aveva detto.
Ripetiamo
ora il mantra sgranando più volte l’intera mala (rosario):
“TADYATHA
GATE’ GATE’ PARAGATE’ PARASAMGATE’ BODHI SVAHA”
Auspichiamo
dunque ogni beneficio per tutti gli esseri e leggiamo il metta sutra.
METTĀ
SUTTA
Questo
dovrebbe fare chi pratica il bene e conosce il sentiero della pace:
essere
abile e retto,
chiaro
nel parlare,
gentile
e non vanitoso,
contento
e facilmente appagato;
non
oppresso da impegni e di modi frugali,
calmo
e discreto,
non
altero o esigente;
incapace
di fare ciò che il saggio poi disapprova.
Che
tutti gli esseri vivano felici e sicuri:
tutti,
chiunque essi siano,
deboli
e forti,
grandi
o possenti,
alti,
medi o bassi,
visibili
e non visibili,
vicini
e lontani,
nati
e non nati.
Che
tutti gli esseri vivano felici!
Che
nessuno inganni l'altro,
né
lo disprezzi,
né
con odio o ira desideri il suo male.
Come
una madre protegge con la sua vita suo figlio, il suo unico figlio,
così,
con cuore aperto, si abbia cura di ogni essere,
irradiando
amore sull'universo intero;
in
alto verso il cielo,
in
basso verso gli abissi,
in
ogni luogo, senza limitazioni,
liberi
da odio e rancore.
Fermi
o camminando,
seduti
o distesi,
esenti
da torpore,
sostenendo
la pratica di Metta;
questa
è la sublime dimora.
Il
puro di cuore,
non
legato ad opinioni,
dotato
di chiara visione,
liberato
da brame sensuali,
non
tornerà a nascere in questo mondo.
Il
nostro obiettivo qui e ora è praticare il Dharma, il supremo valore
della vita e di tutti i fenomeni, dunque non sarà un compito facile,
ma non impossibile.
Il
riconoscimento stesso del valore del Dharma è già in sé un
prezioso tesoro in tutta la nostra esistenza, il necessario
nutrimento al nostro spirito, poiché siamo esseri spirituali, non
soltanto fisici, materiali. Negare e non riconoscere il valore
dell’anima è davvero tremendo.
La
consapevolezza della qualità del Dharma è il requisito che rende la
nostra anima vera, anima di Dio, non anima materiale, e per questo la
pratica del Dharma è il valore spirituale essenziale, il benessere
del cuore umano, la ricchezza senza peso contrapposta a quella
materiale la cui gravezza produce effetti collaterali distruttivi,
preoccupazioni su come preservarla, diffidenza verso tutto e tutti
per il timore che ci venga sottratta.
I
beni materiali non sono in sé negativi, possono essere molto
positivi, ma la differenza è data dall’attitudine spirituale di
chi li possiede.
Riconoscere
le proprie capacità, la qualità dell’anima, comprendere il senso
della vita, della nascita e della morte, coltivare quotidianamente e
far crescere in noi il valore spirituale rende ogni aspetto della
nostra esistenza ricco, senza peso e gli stessi beni materiali in
questa consapevolezza perdono ogni pesantezza e non rappresentano più
un fardello paralizzante.
Non
c’è alcuna contraddizione tra materia e spirito, sono entrambi
inscindibili costituenti della nostra essenza e solo in questa
armonica collaborazione è possibile manifestare la nostra capacità
umana e sociale.
Tutti
i problemi sia individuali che comunitari sono il risultato della
mancanza di questa cooperazione, invece nell’unione inscindibile di
materia e spirito l’essere si trasforma nel proprio completo
valore, non serve null’altro, tutto si compie al di là del tempo.
Intervento: Einstein
ha compreso che pensare il tempo come entità oggettiva è
profondamente sbagliato poiché come tale non può esistere e deve
essere considerato soltanto in concomitanza con lo spazio. Infatti un
minuto di intensa gioia può essere percepito come brevissimo, mentre
lo stesso minuto in una condizione di grande dolore appare
lunghissimo e dunque tutte le classificazioni che noi diamo sono solo
convenzionali e false perché proiettate nel passato o nel futuro.
Ciò che è reale invece è esclusivamente quanto avviene qui e ora,
nel presente di ogni istante.
Lama: Molto
bene. Ora affrontiamo il tema di questo incontro, lo yoga tantrico,
chi vuole introdurlo?
Intervento: Facciamo
una riflessione sul significato della parola tantra: tan
vuol dire estendere e tra
è
un mezzo, una pratica, una protezione, dunque lo yoga tantrico è
espandere la luce qui e ora. Riprendere gli insegnamenti dei Tre
Aspetti Principali del Sentiero di Lama Tzong Khapa: la Rinuncia, la
Bodhicitta e la Saggezza della comprensione della Vacuità.
Lama: Prima
di applicare lo yoga tantrico è essenziale purificare i tre
principali canali del corpo, quello centrale e i due laterali tramite
la meditazione dei nove cicli di respiro in cui con l’inspirazione
si accoglie la luce purificatrice e con l’espirazione si espelle il
fumo nero delle impurità. Si inizia inspirando dalla narice sinistra
ed espirando dalla destra, per tre volte, poi dalla destra alla
sinistra e infine gli ultimi tre con entrambe le narici in cui si
visualizza l’inspirazione nel canale centrale e l’espirazione dai
due laterali.
(segue
respirazione)
I
nove cicli di respiro in tibetano sono detti in tibetano rlung-ro
sel-wa che
significa letteralmente: -espellere dal corpo i venti contaminati-
così da ritornare ad un ritmo vitale tranquillo e naturale.
Solitamente
siamo sopraffatti dai molti pensieri e dalle relative emozioni con
contaminazione dell’elemento vento che diventa in questo modo
turbolento e destabilizzante.
Gli
antichi testi tantrici indicano come la turbolenza incontrollata dei
nostri pensieri e fattori mentali sia direttamente correlata al
movimento dei venti.
Ognuno
dunque deve trovare l’equilibrio interiore tramite la propria
esperienza, gli insegnamenti possono essere utili in quanto
apprendimento e indicazione per procedere correttamente, ma la
concretizzazione deve essere sperimentata personalmente, il Buddha è
sempre stato chiaro su questo punto: -Non
credete acriticamente a ciò che vi dico, fatelo solo se ne siete
convinti in virtù della vostra diretta esperienza- e
queste parole di Buddha, ribadite in tutte le scuole, sono
fondamentali.
Controllare
la nostra mente, il movimento dei pensieri, dunque implica il
controllo del movimento del vento e viceversa, i due fattori sono
inscindibili come cavallo e cavaliere che devono percorrere un
sentiero.
Per
praticare efficacemente i nove respiri è necessario conoscere il
proprio sistema psicofisico nella funzione e posizione dei chakra, ma
soprattutto sono essenziali la concentrazione, la consapevolezza e la
motivazione.
Senza
una corretta intenzione ogni azione sarebbe vanificata poiché tutto
è strettamente interconnesso.
Lo
yoga tantrico è essenzialmente yoga della mente che, al contrario
del corpo, è illimitata.
Intervento: Il
sistema dei chakra, dei canali e del corpo sottile fu già descritto
negli antichi testi induisti i Vedānta, addirittura i canali furono
individuati in un numero ipotetico di 74.000 che in realtà indica
una quantità incalcolabile, però quelli fondamentali sono i tre
indicati da Geshe, quello centrale visualizzato con i colori blu
all’esterno e rosso all’interno, quello di destra rosso e quello
di sinistra bianco e sono tutti attraversati e correlati dai venti
sottili o karmici. I venti vengono essenzialmente catalogati in
dieci, cinque principali e cinque secondari e tutti, se non trovano
ostacoli, determinano uno stato di equilibrio e di salute
psicofisica.
Lama: Molto
bene, è importante conoscere questi canali, la mente e il vento sono
come il cavallo e il cavaliere e il percorso su cui vanno sono i
canali o chakra.
Questa
è la mappa generale condivisa da tutte le diverse correnti, la
ritroviamo nei vari insegnamenti e nei tantra, ma ogni individuo
disegna il proprio percorso, la via non può mai essere rigida, unica
e fissa, bensì è flessibile, ognuno è libero di scegliere il
sentiero a lui più congeniale, ciò che importa è non perdere mai
concentrazione, consapevolezza e motivazione.
I
nove giri del respiro, purificando i canali riportano la mente allo
stato di naturale di quiete non distratta da fattori disturbanti,
nella condizione di avere consapevolmente la visione chiara della
propria motivazione e con la forte determinazione di attuarla. Si
consolida la fiducia nelle proprie capacità.
Il
primo fattore fondamentale dunque è conoscere la propria mente,
l’inscindibile correlazione tra cavallo e cavaliere e il secondo è
avere consapevole conoscenza del percorso che si vuole intraprendere,
perciò è così importante conoscere i canali con la meditazione
nella loro realtà spirituale, poiché sul piano fisico, materiale,
sono invisibili, intangibili.
Seconda
sessione
Questa
mattina abbiamo affrontato i punti essenziali per intraprendere la
pratica quotidiana insistendo sulla fondamentale necessità di
conoscere a livello teorico le motivazioni di ogni gesto, di ogni
passaggio, maggiore è tale conoscenza tanto più efficace ne sarà
l’effetto.
Un’ampia
comprensione della via da percorrere determina un’intenzione, una
motivazione, una determinazione potente, fattori essenziali per
praticare lo yoga tantrico.
In
occidente il termine yoga è stato interpretato e traslitterato in
inglese quale meditazione concepita essenzialmente come
concentrazione, ma si tratta di una traduzione parziale e non
esaustiva.
Nel
contesto di questa pratica spirituale la concentrazione che chiamiamo
yoga si rifà al suo significato originale che è “unione”,
inscindibile unione tra mente e cuore.
Il
cammino spirituale non può procedere di un solo passo se vi è
divisione tra mente e cuore e la loro unione indispensabile è detta
consapevolezza.
La
consapevolezza o mindfulness è dunque lo yoga di mente e cuore, è
ciò che dobbiamo praticare quotidianamente qualsiasi cosa stiamo
facendo, sia nella veglia come nel sonno.
Lo
yoga tantrico è unione non solo tra mente e cuore, ma anche tra
cavaliere e cavallo, cioè tra l’elemento vento e la mente e tra i
canali e le gocce essenziali. L’unione di questi tre elementi
psicofisici è praticata con rinuncia, bodhicitta e saggezza della
vacuità.
Lo
yoga, unione tra mente e cuore, è la meditazione generale tra
cavallo e cavaliere, cioè del vento con la mente e anche tra mente e
corpo e, procedendo ancora, tra i canali in cui passa il vento e le
gocce essenziali. Tutti i tre passaggi si concretizzano nei tre
aspetti principali del sentiero: rinuncia, bodhicitta e saggezza che
realizza la vacuità.
Il
Dharma non è importato da qualche località esotica, ritenerlo
qualcosa di esterno è un grande e comune errore, dobbiamo invece
saperlo riconoscere in noi stessi, è già insito in noi.
Il
Dharma non si compera, non si contratta, è pura generosità, dono
gratuito offerto a tutti indistintamente ed è fondamentale
riconoscere e comprendere questo valore incommensurabile in se
stessi, come dice il Buddha il maestro più importane, ultimo, è
quello interiore.
Il
valore spirituale che esiste in noi è il vero patrimonio culturale
intangibile e riconoscerlo significa realizzare il Dharma, noi invece
siamo costantemente distratti nella ricerca di qualsiasi appagamento
esclusivamente in cose esterne, tangibili, limitate, corruttibili e
questo non può che generare insoddisfazione, senso di incompletezza.
La
spiritualità che tende all’infinito, che non ha limiti, è lo yoga
tantrico che può realizzare i nostri desideri profondi, veri
illimitati. I desideri mondani vissuti unicamente nella dimensione
materiale non potranno mai essere compiuti in se stessi, l’unica
possibilità per soddisfarli è in unione con il valore spirituale.
In
genere quando pensiamo alla pratica assumiamo istantaneamente
un’attitudine mentale di tipo negativo, ci poniamo il falso
obiettivo di andare contro il desiderio, contro l’attaccamento,
contro la rabbia, contro l’odio e così via, ma questo è un
errore, non dobbiamo contrastare, ma unire sempre, costruire una pace
interiore tra i desideri materiali, le emozioni conflittuali e le
proprie capacità spirituali, a questo serve lo yoga tantrico. È il
modo per soddisfare le nostre pulsioni costruendo la nostra umanità.
Domanda: Io
dico alle persone che la nostra mente è un cavallo selvaggio che
deve sempre essere controllato, mentre il cuore è il cavaliere che
lo doma, è giusto?
Lama: Giustissimo.
Per procedere nell’argomento è bene che facciate ora tutte le
domande.
Domanda: Questa
meditazione ci porta a una stabilità e a un controllo mentale per
poter fare uno yoga più profondo?
Domanda: Io
non ho capito bene una cosa: lo yoga è rinuncia, bodhicitta e
saggezza della vacuità, e yoga è anche unione dei desideri mondani
con la spiritualità, come conciliare rinuncia e desideri?
Domanda: Pensando
all’unione della spiritualità e della materialità ho avuto
l’immagine del tao, il bianco e il nero perfettamente equilibrati
nel cerchio, è così?
Domanda: Nel
momento in cui l’attaccamento è soddisfatto nell’unione con i
valori spirituali, l’attaccamento non c’è più, è
definitivamente superato?
Domanda: Il
tantra è trasformazione non solo spirituale, ma anche nella capacità
di lavorare sul corpo, con i chakra per poter trasformare le
emozioni?
Lama: Vero,
tutto è nel processo di trasformazione che non deve tradursi in una
conclusione, in una decisione, ma per indurci a riflettere, a porci
le giuste domande. È inutile tentare di trovare una risposta seppur
temporanea, meglio ricercare ininterrottamente, soprattutto se
stessi. Non cercare risposte nell’esperienza o nelle parole altrui,
ma in se stessi, così ha fatto Buddha che ha avuto come unico
testimone la madre terra, la natura.
Io
posso rispondere parzialmente alle vostre domande, va bene, ma non
avrete in nessun caso una risposta definitiva, l’importante è la
ricerca ininterrotta, io stesso sono ancora in ricerca di tutto ciò
di cui abbiamo parlato nei vari incontri: yoga, tantra, mantrayana,
vajrāyana, divinità, iniziazioni, benedizioni…
La
ricerca è fondamentale per costruisce la fiducia interiore, con la
giusta domanda si ha la risposta, non nelle parole, ma nella concreta
realizzazione interiore.
Domanda: Come
si può sublimare la rabbia?
Intervento: Ci
si arrabbia perché si hanno aspettative, si vuole qualcosa da
qualcuno e si resta disillusi, se non si hanno aspettative non ci può
essere nemmeno rabbia.
Intervento: La
sublimazione è essenzialmente un processo alchemico, si ha la
dissoluzione di un qualcosa, e affinché questo possa avvenire
intervengono diciannove strutture cerebrali e non è affatto semplice
trovare il giusto coordinamento tra le stesse, usiamo questo termine
impropriamente, spesso è impossibile sublimare.
Terza
sessione
Il
sentiero che desideriamo percorrere è molto importante, certamente è
difficile eppure al contempo anche facile perché non dipende da
fattori esterni, ma soltanto dalla nostra mente e lo yoga tantrico è
lo yoga della mente, in unione di corpo, mente e parola.
Noi
siamo esseri psicofisici dipendenti dai cinque aggregati: - forma,
sensazione, percezione, fattori mentali, coscienza - e la relazione
armonica tra essi determina la condizione della nostra esistenza che
agisce nei tre livelli, azione del corpo, azione della parola, azione
della mente e tutte devono correlarsi nella loro inscindibile
interconnessione.
Se
vi è divisione tra le tre azioni si crea uno squilibrio
corrispondente nei cinque aggregati che determina uno stato
esistenziale superficiale e distratto, non yogico e dunque l’unione
armonica delle azioni è fondamentale.
Lo
yoga non è fare qualcosa di particolare, è semplicemente vivere
nell’equilibrio, dell’unione armonica di corpo, parola e mente,
significa trasformare la comune esistenza in straordinaria anche se
esteriormente non appare nulla di diverso, le attività quotidiane
procedono come sempre, ma contemporaneamente si vive segretamente
nell’altra dimensione, quella spirituale.
Il
segreto del tantra è questo, è un patrimonio invisibile, se fosse
palese non sarebbe tantra, sarebbe comune e mondano, ma il sentiero
tantrico, o mantrayana, o vajrāyana si sviluppa nel segreto, nella
profondità silente del cuore ed è indistruttibile come diamante.
Questo
è ciò che dobbiamo cercare, anche il valore più piccolo deve
essere custodito come tesoro prezioso nell’invisibilità e questo
permette di vivere nel quotidiano in modo pienamente normale, ma
gentile, armonico, sereno, generoso.
La
generosità è il valore della legge naturale, osservate la bellezza
della natura, questo mare, questi alberi, tutto ci è dato senza
chiedere nulla in cambio, è pura armonia e noi dobbiamo altrettanto
agire secondo questa legge naturale, essere generosi è fondamentale
non solo per il senso stesso dell’esistenza, ma per un’esistenza
di autentica gioia ed equilibrio.
Questa
è autentica via, non il rincorrere chissà quali complessi veicoli
tantrici pensando erroneamente di poter superare con un unico balzo
ogni limite. Il valore tantrico spirituale è segreto, nascosto in
un’esistenza normale, serena, equilibrata e l’unione di questi
due aspetti non può mai essere scissa, sono come contenitore e
contenuto, come cavallo e cavaliere che devono essere addestrati in
sincronia, come inscindibile legame tra mente e cuore, questa è la
base della meditazione equilibrata.
Così
come la mente è articolata su più livelli: grossolano, sottile e
molto sottile, lo sono altrettanto i nostri venti, ed è reciproca e
determinante in entrambe le direzioni l’azione tra mente e vento
grossolano, tra mente e vento sottile e tra mente e vento molto
sottile.
Non
è facile spiegare questi passaggi vero?
La
mente del vento grossolano è ciò che respiriamo tutti i giorni con
il peso di un sovraccarico di pensieri; la mente del vento sottile
agisce nella coscienza del subconscio e si palesa soprattutto nel
sonno, nel sogno; la mente del vento più sottile porta ad una
coscienza che si rivela soltanto nella mente di Chiara Luce.
A
livello grossolano siamo costantemente bombardati dai pensieri che
possono indifferentemente essere positivi, negativi o neutri e dal
punto di vista del Mantrayāna tantra tutti questi pensieri devono
essere abbandonati, non rafforzati con contrapposizioni
volontaristiche, ma semplicemente lasciati andare senza afferrarli in
alcun modo.
In
una visione rigida tutti i pensieri sono considerati ostacoli da
superare, mentre in quella più morbida si ipotizza anche la
possibilità che questa turbolenza possa essere trasformata in mezzi
abili che permettono di aumentare il valore spirituale.
I
tre maggiori ostacoli sono le tre emozioni negative più devastanti:
attaccamento, rabbia e odio, ignoranza. Secondo alcune scuole
ignoranza e attaccamento non possono mai essere trasformati in
positivi, devono essere abbandonati, invece nell’interpretazione
del tantra segreto Mantrayāna anche questi due impedimenti possono
essere convertiti in mezzi abili per la conquista di ulteriori valori
spirituali.
Come
mutare l’attaccamento in mezzo abile al fine di accrescere il
proprio valore spirituale? È necessario, nella pratica tantrica,
penetrare negli invisibili punti energetici del corpo fisico proprio
tramite l’attaccamento, i desideri, ma con la conoscenza e la
saggezza.
La
pratica tantrica tibetana si classifica in quattro modalità:
Kriyātantra,
dell’azione;
Caryātantra,
della condotta, cioè l’equilibrio tra le attività esteriori con
il raccoglimento meditativo;
Yogatantra,
della meditazione o pratica interore;
Anuttarayogatantra,
della meditazione suprema, detta anche unione insuperabile.
Nel
kriyātantra si utilizzano le emozioni di attaccamento, rabbia,
desideri, quali mezzi abili per espandere la pratica spirituale
tramite l’uso della sensibilità umana.
Anche
gli altri tre agiscono su queste emozioni, ma con approfondimenti
differenti di altri aspetti della pratica in base alle particolari
attitudini e necessità di ogni persona. Qualsiasi modalità è
ugualmente valida per l’individuo.
Una
regola per me davvero irrinunciabile è quella di non forzare mai la
propria personalità o le proprie necessità spirituali, ma di
calibrare qualsiasi modalità di pratica proprio in sintonia con
queste attitudini.
Il
kriyātantra enfatizza l’attività di purificazione e cura del
proprio corpo e dell’ambiente esteriore, pulendo perfettamente e
decorando con fiori ogni giorno il luogo di culto.
Il
caryātantra enfatizza la necessità di praticare l’etica, la
generosità, la pazienza e unisce queste attività con la
meditazione.
Lo
yogatantra enfatizza la meditazione che può avere oggetti diversi,
visualizzazioni e focalizzazione esteriori, ci si può concentrare
sulle lettere dei mantra, sui simboli, sul fiore di loto, sul sole,
sulla luna, su immagini di divinità. Ognuno deve utilizzare o meno
qualsiasi oggetto, non c’è regola, si deve ascoltare la propria
attitudine e capacità e tutto deve essere fatto a piccoli passi, non
c’è scorciatoia possibile.
L’anuttarayogatantra
infine è una meditazione suprema che apre il cuore all’unione
insuperabile.
Tutti
i quattro aspetti dello yoga tantrico costituiscono un’unità di
mezzi abili che utilizzando le nostre emozioni permettono di
espandere il nostro valore spirituale poiché in ognuna di queste
quattro caratteristiche tantriche vi è un particolare e diverso
livello delle stesse, dell’attaccamento ad esempio.
Possiamo
dunque addestrarci a utilizzare ogni grado di attaccamento, iniziando
da quello più banale, minimo e soltanto quando si è pienamente in
grado di usare il mezzo abile che questa emozione richiede possiamo
passare alla fase successiva, affrontando ed esercitandosi con un
attaccamento già più ponderoso e così, di passo in passo,
riusciremo infine a controllare completamente qualsiasi livello di
attaccamento.
Tutti
i nostri sensi producono attaccamento che con addestramento costante
viene trasformato in energia con cui espandere il valore spirituale.
A
questo punto ognuno deve chiedere a se stesso: cos’è il valore
spirituale? come utilizzare l’attaccamento quale mezzo abile senza
produrre effetti collaterali?
Il
valore spirituale è molto delicato, segreto, intangibile e necessita
di un’immensa intelligenza umana che porta ad autentica fiducia in
se stessi, nelle proprie capacità.
Già
a livello teorico dobbiamo avere consapevolezza della grandezza di
questa costruzione che non può in alcun modo comparire
miracolosamente, ma deve essere edificata con pazienza, lentamente,
mattone dopo mattone nella propria interiorità.
Invece
si preferisce coltivare l’illusione di conquistare il nirvāna con
immediatezza, senza reale sforzo e impegno personale, semplicemente
affidandosi ai rituali tantrici, certamente affascinanti, ma che, se
non supportati dal lavoro costante su di sé, rimangono pura
coreografia su cui non si costruisce nulla, anzi questo è il modo
per vanificare totalmente l’insegnamento del Buddha.
Domanda: Un
modo per utilizzare l’attaccamento potrebbe essere la non
identificazione?
Lama: È
bene porsi questi interrogativi, sapendo però che ciò che conta non
è la risposta, ma la continua domanda nella via della ricerca
interiore. Non serve che io ti risponda, Buddha ha già spiegato
tutto, eppure il quesito non ha trovato soluzione, ognuno deve
cercare le risposte in se stesso. La non identificazione è
importante, il primo passo è non creare effetti collaterali e il
secondo sviluppare il valore spirituale.
Intervento: Credo
che ora ci servirebbe un momento di meditazione su questo ultimo
argomento, perché è qualcosa che va al di là del pensiero consueto
e necessita una profonda riflessione.
Intervento: Condivido
questa impostazione poiché il termine stesso - tantra - ha la stessa
origine della parola tanto, ed entrambe sono dimensioni non
raggiungibili da chiunque. Io credo che il tantra sia la via più
rapida per raggiungere la suprema illuminazione, ma è una via che ha
dimensioni profondamente nascoste e molto elevate e se non si è
preparati e pronti è reale il pericolo di perdersi.
La
via tantrica non è percorribile da tutti, è certamente più sicura
la via dei sūtra. Abbandonare gli attaccamenti è molto bello, ma
per farlo in modo giusto, senza peggiorare la situazione è
necessario aver pienamente capito la vera natura dei fenomeni ed è
necessario avere piena consapevolezza che quando si è realmente
abbandonato tutto si può fare affidamento unicamente sulla propria
mente, esservi totalmente concentrati.
Intervento: Alcuni
studiosi affermano che il Buddha non ha insegnato nulla di tantra.
Intervento: Non
è esattamente così, perché molto dipende dalle diversità
linguistiche con cui sono stati dati gli insegnamenti trascritti poi
nel canone pali dai discepoli che li ricordavano a memoria in quanto
il Buddha non ha lasciato nessun documento scritto. Dunque ogni
parola deve essere attentamente interpretata, perché contiene, al di
là dell’espressione evidente, un profondo significato nascosto che
si sarebbe rivelato soltanto a coloro in grado di comprenderlo e
certamente non accessibile a tutti.
Lama: Ci
sono infinite domande, ma non risposte che possano essere date
dall’esterno, soltanto dentro di noi le possiamo cercare.
Comunque
in tutti i testi tantrici si ribadisce che per raggiungere la
liberazione è necessario vivere nel mondo senza abbandonare gli
impegni terreni e i desideri trasformandoli in mezzi abili, ma mi
rendo conto che per la nostra mente questo discorso che dovrebbe
essere approfondito lungamente è molto difficile da assimilare.
Il
tantra è una via mistica e non può essere valida per tutti, anzi
può diventare un ostacolo davvero pericoloso se non si ha la
capacità di comprenderla pienamente, per questo il Buddha raccomanda
di seguire con umiltà e coscienza il proprio percorso, passo dopo
passo, livello dopo livello, secondo le proprie possibilità e
capacità. Non a caso tutti gli insegnamenti buddhisti parlano sempre
di tre livelli corrispondenti ad altrettanti tipi di persone.
Oggi
l’argomento non è stato facile, ma c’è ancora molto da dire,
facciamo dunque una breve pausa.
Quarta sessione
Oggi
abbiamo parlato molto e questo è un vero percorso di ricerca per me
e così spero possa essere anche per voi, un cammino iniziato qui, ma
che ognuno continuerà ad approfondire nella propria interiorità.
E
dopo tante parole ora meditiamo insieme sulla vacuità, la visione
più elevata nella filosofia buddhista, la potenzialità dell’energia
dinamica in ogni pratica.
Leggiamo
tutti insieme il sūtra del cuore
(segue
lettura)
E
ora meditiamo silenziosamente sul significato del mantra del sūtra
del cuore, sull’essenza della vacuità.
(Segue
meditazione guidata:)
Facciamo
spazio interiore alla vacuità di tutto l’universo, compresi noi
stessi, nella nostra natura umana con la consapevolezza del Dharma
universale, valore di tutti i fenomeni, il nostro cuore si trasforma
nella bodhicitta.
Siamo
un’unità con l’intero universo.
Ritorniamo
ora lentamente alla situazione di risveglio vigile restando ancora
qualche minuto nel silenzio interiore.
Lo
yoga tantrico trasforma la nostra esistenza nella purezza della
vacuità, in unione con l’universo nella realtà ultima dei
fenomeni, non c’è separazione alcuna.
Possiamo
fare esperienza di questa unione ed è beatitudine, dono infinito.
Offriamo
dunque questa ricchezza interiore, il valore infinito di tutti i
fenomeni a tutti gli esseri che non ne hanno avuto esperienza.
Domani
continueremo ad approfondire il discorso su questo yoga supremo.
Grazie
per la vostra pazienza.
Quinta
sessione
Oggi
parleremo della Prajñāpāramitā, Prajñā significa saggezza e
pāramitā trascendenza, quindi tratteremo della saggezza
trascendente che realizza la realtà ultima in una dimensione di
mondo che va oltre l’ordinario, però ciò non significa
assolutamente la negazione del mondo comune, bensì l’arricchimento
della visione in modo non dualistico, integrato e complementare.
La
negazione del livello comune per privilegiare soltanto quello
superiore sarebbe un gravissimo errore, causa di peggioramento e
riduzione della necessaria ampia visione.
La
pratica di Dharma non è mai dualistica e stabilisce il perfetto
equilibrio tra il nostro vivere nel mondo ordinario, pratico, con
parallela evoluzione sul piano trascendentale e proprio questa
armonia si realizzata nella Prajñāpāramitā.
La
Prajñāpāramitā è la visione ultima della bodhicitta, abbraccia
tutto l’universo senza alcuna esclusione e con questa visione noi
diveniamo realmente unità con l’universo stesso.
Nāgārjuna
espresse questi concetti nei primi versi della stanza della saggezza,
testo tradotto come: “I
versi della saggezza della via di mezzo”. Il
testo in italiano, edito da Mondadori, è stato tradotto direttamente
dal sanscrito dal prof. Raniero Gnoli direttore del Dipartimento
Studi Orientali dell’Università La Sapienza di Roma.
Nāgārjuna
esordisce indicando che ogni cosa è frutto della natura
interdipendente e non esiste né nascita né cessazione né fine né
eternità nel senso di staticità, non c’è venire e non c’è
andare, non c’è separazione e nemmeno unione, non c’è né
creazione né distruzione. Questa è la suprema pace.
Il
Buddha ha insegnato che tutto è realizzato nella natura
interdipendente dei fenomeni in cui decadono tutte le costruzioni
mentali dualistiche che sono la causa prima di ogni nostra
sofferenza.
L’interdipendenza
realizza la vacuità e tutte le altre interpretazioni che sono state
date a questo termine, vuoto, nulla, sono fuorvianti e sbagliate, la
vacuità è l’esistenza della natura dell’interdipendenza.
Tramite
la conoscenza, la realizzazione della natura dell’interdipendenza
si giunge alla realizzazione della natura della vacuità ed entrambi
gli aspetti hanno la stessa natura, non possono essere scissi in una
concezione dualistica. Noi siamo universo e l’universo è noi,
questo è il miracolo della bodhicitta.
La
bodhicitta non è emozione, passione, ma semplicemente capacità di
vivere nella perfetta realtà dell’universo, inseparabile da noi e
in tale visione la realtà convenzionale e la realtà ultima sono
unità, la via della liberazione, della via di mezzo.
Dunque
l’essenza dello yoga tantrico, non è l’applicazione di rituali,
iniziazioni, o altre esteriorità, è semplicemente la pratica dello
yoga della Prajñāpāramitā, il sūtra del cuore.
Senza
Prajñāpāramitā non esiste niente, non c’è via, né breve, né
lunga, né rapida Tutto è :
“TADYATHA
GATE’ GATE’ PARAGATE’ PARASAMGATE’ BODHI SVAHA”
Che
significa il primo Gate?
Risposta: Significa:
andato verso il secondo sentiero della preparazione.
Lama: Il
significato del mantra, “gate” significa semplicemente “porta”.
Quindi il significato vero è entrata: la prima riguarda il sentiero
dell’accumulazione di meriti; il secondo gaté è l’ingresso al
sentiero della preparazione della realizzazione della vacuità; il
terzo, paragaté, è l’entrata per la completa diretta
realizzazione della vacuità; la quarta porta, parasamgaté, è il
sentiero della meditazione sulla diretta realizzazione nella vacuità,
la realtà ultima.
Tutte
le vie della Prajñāpāramitā sono ugualmente valide nella pratica
di coloro che seguono sia il sentiero della liberazione individuale,
degli Arhat i Buddha uditori, come quello dei Buddha solitari e,
infine, di coloro che prediligono la via del Bodhisattva e perseguono
l’illuminazione tramite la realizzazione della bodhicitta, i Buddha
completi.
La
differenza tra i percorsi consiste unicamente nella differente
motivazione personale.
Ci
sono tre tipi di Buddha: I Buddha uditori, i Buddha solitari e i
Buddha completi e tutti seguono ugualmente i sentieri della
Prajñāpāramitā perché senza la realizzazione della vacuità non
è possibile accedere a nessuna porta.
E
come si può realizzare la vacuità in ognuno di questi livelli?
Il
primo passo, necessario per tutti, è la realizzazione della
rinuncia, termine che in tibetano intende l’autentica intenzione
del desiderio a raggiungere la propria liberazione dal samsāra. La
rinuncia non riguarda solo il piacere, ma anche la sofferenza,
concerne tutto.
La
rinuncia comprende sempre la compassione e nel cammino dei
Bodhisattvayana è necessario il grande cuore che, sulla base della
rinuncia, realizza la bodhicitta che desidera l’illuminazione
completa al fine di essere di beneficio a tutti gli esseri senzienti.
Intervento: Il
sanscrito nasconde anche un altro segreto perché quel -GA- iniziale
significa origine e con il TE: dall’origine verso, quindi indica
esattamente un’entrata.
Lama: Dunque
per entrare nel sentiero del Prajñāpāramitā occorre la rinuncia e
la compassione e nel Bodhisattvayana la bodhicitta, e in tutti è
necessaria la realizzazione della vacuità, che è unica e priva di
diversificazioni.
Domanda: Ma
che significa rinuncia? perché di fronte alla sofferenza concreta
presente nella vita di tutti i giorni, è ovvio che ci rinuncerei
volentieri, ma la sofferenza è li presente, concreta.
Lama: Certo,
è la difficoltà della vita quotidiana, ma volendone approfondire il
significato dal punto di vista di Dharma, cerchiamo di sviluppare le
capacità spirituali che ci consentono di rinunciare a questo dolore
aprendoci le porte ad altre dimensione della vita con la forza della
grande compassione e dell’amore, solo in questo modo è possibile
trascendere la propria individualità.
Ma
in qualsiasi circostanza è estremamente difficile stabilire a priori
come affrontare teoricamente i problemi, è sempre necessario
trovarsi nella situazione concreta.
Grazie.
Sesta sessione
Ci
troviamo qui insieme nella pratica di Dharma con la consapevolezza
della Prajñāpāramitā, la saggezza che trascende la sofferenza, il
samsāra, in quanto permette l’accesso a una dimensione superiore
pur rimanendo nella pienezza della vita quotidiana.
La
sofferenza non è cancellata da questa saggezza, ma vissuta in una
visione completamente diversa, superiore.
Il
mantra del sūtra del cuore esprime chiaramente questa completezza,
supera ogni sofferenza, ogni dualismo e vede la realtà nella sua
verità. Rileggiamo questo paragrafo:
“Quindi,
si dovrebbe sapere che il mantra della perfezione della saggezza –
il mantra della grande conoscenza, il mantra supremo, il mantra
uguale a ciò che non ha uguale, il mantra che fa tacere tutte le
sofferenze – è vero perché non è ingannevole.”
La
Prajñāpāramitā trascende ogni sofferenza, che non è solo il
dolore, ma il peso stesso della vita samsarica.
Invece
noi, ordinariamente spendiamo un grande energia per ottenere
l’effimero godimento del samsāra, cadiamo nell’inganno di
considerare piacere ciò che è in realtà la più pesante e
pericolosa natura di sofferenza che ci tormenta dalla nascita alla
morte, ininterrottamente.
Senza
saggezza trascendente siamo inesorabilmente perseguitati, nella
veglia come nel sonno, dai desideri del piacere samsarico che si
manifestano in ogni forma, negli oggetti, nello stile di vita, nelle
amicizie, in tutto.
Il
mantra della Prajñāpāramitā trasforma invece questa energia
facendola diventare risorsa per la crescita del valore spirituale.
I
cinque sentieri della Prajñāpāramitā, di cui abbiamo parlato
questa mattina, sono dunque validi per tutti i tre tipi di Buddha,
Uditori, Solitati e Bodhisattva e sono: accumulazione, preparazione,
visione, meditazione e completezza dello stato di buddhità.
La
Prajñāpāramitā è la saggezza che realizza la realtà della
vacuità della natura interdipendente dei fenomeni.
Ad
esempio l’amicizia è armonia perché è una sana relazione
interdipendente, mentre l’attaccamento, l’odio, la gelosia è
l’ostacolo che crea sofferenza in quanto non ha coscienza della
vacuità interdipendente e si perde in una completa confusione.
La
natura interdipendente basata sulla vacuità con la motivazione di
rinuncia, compassione, bodhicitta è pura e perfetta unità, perfetta
armonia, è il cammino verso la libertà.
Lo
yoga tantrico è costituito da molteplici aspetti, alcuni più
esteriori, visibili nella forma ed altri sostanziali, interiori, e
tutti sono inclusi, ma la vera energia, la sua essenza profonda e
fondamentale è nella Prajñāpāramitā, la perfezione della
saggezza che è la natura dell’interdipendenza in unione nella
vacuità.
Nella
realizzazione di rinuncia, bodhicitta e saggezza la pratica dello
yoga tantrico diventa potentissimo poiché induce la trascendenza dal
samsāra in modo chiaro, decisivo, vero, mentre senza queste tre
realizzazioni sarebbe unicamente la forma di una rappresentazione
esteriore, spettacolare e sterile.
Domanda: Chiederei
a Graziella che ha approfondito particolarmente il tantrismo e ha
avuto grandi maestri di condividere con noi la sua esperienza.
Risposta: Penso
che in tutti noi ci sia il desiderio di avvicinarsi al tantra
pensando che sia una via velocissima che trasformi quasi per magia la
nostra mente e quindi, nel vortice di questa illusione ignorante, ho
preso moltissime iniziazioni che però, non essendo io preparata,
sono rimaste a livello superficiale. Poi ho capito che per me il
tantra era la via per ritornare indietro e ricominciare daccapo
analizzando profondamente il cammino dell’amore, perché solo in
questa potevo comprendere profondamente i percorsi meditativi del
tantra e camminare verso l’autentica gioia nell’essenza più
sottile per poter sviluppare la mente di bodhicitta.
Come
dice Geshe-la il tantra è una via veloce e rapida, ma per poterla
percorrere è necessario aver fatto prima tutto il lavoro di
preparazione e trasformazione profonda e positiva di tutte le energie
in noi, anche le più negative. Questa è la grande potenzialità di
questo metodo in cui emergono i corpi più sottili anche se non
visibili materialmente, ma nello stato contemplativo della
meditazione.
Nel
buddhismo tibetano ci sono percorsi meditativi di approccio a tante
divinità, anche quando rappresentate in forma irata possono incutere
paura e sono importantissimi in quanto ci fanno prendere coscienza
che queste rappresentazioni non sono altro che la visualizzazione di
tutte le nostre emozioni, di ciò che siamo e, nella trasformazione
interiore con presenza mentale questi percorsi possono aiutarci
moltissimo nella visone della realtà come mandala, terra pura. Nella
contemplazione in unione con queste divinità, con la nostra essenza
dunque, sperimentiamo, anche se per pochi istanti, l’essere divino
che è in noi in autentica, indistruttibile gioia.
Allora
la domanda che dovremmo porci, con estrema onestà e consapevolezza
dell’impegno che comporta e in cui non ci sono scorciatoie è: -
quanto siamo disposti a rischiare, a intraprendere un sentiero così
complesso, ricchissimo, ma altrettanto pericoloso?
Intervento: Per
praticare il tantra bisogna essere molto preparati, maturi e
consapevoli perché è un percorso in sé davvero meraviglioso, ma
ugualmente rischioso e che facilmente può degenerare in qualcosa di
molto negativo. Non può essere avvicinato con superficialità o
fraintendimenti sul reale significato di ogni aspetto. Il tantra
permette di gestire un potere enorme che corrisponde ad altrettanta
responsabilità nei confronti di se stessi e degli altri, ed è
dunque estremamente facile cadere nella presunzione di onnipotenza,
di infinito, sottile, quanto devastante orgoglio e prevaricazione. Il
tantra può essere realizzato solo in estrema purezza, lo stesso uso
della mondanità o della sessualità deve essere accolto in tale
dimensione, altrimenti ci si può fare molto male e soprattutto farlo
ad altri. È facilissimo cadere in precipizi devastanti, per
praticarlo occorre maturità e consapevolezza profondissime e il
lavoro di preparazione nella purezza della mente è presupposto
irrinunciabile. Io mi sono avvicinato al tantra in gioventù, pensavo
di essere pronto, ma non lo ero affatto e se potessi tornare indietro
non lo farei più, sarei infinitamente più cauto e prudente.
Lama: Grazie
per queste vostre importanti testimonianze che hanno completato ogni
aspetto.
Io
vi ho presentato il tantra nel suo aspetto sostanziale della
Prajñāpāramitā, la unica risorsa infinita è la realtà
dell’interdipendenza che immersa nella vacuità rende tutto
possibile: la vera libertà, la completa buddhità, il superamento di
tutte le sofferenze, pur senza eliminarle, del samsāra pur
vivendolo, senza combatterlo. Nella realtà della vacuità, dello
spazio infinito, siamo tutti uno, siamo universo, questo è il
nirvāna
Lo
yoga della Prajñāpāramitā apparentemente non modifica in nulla le
nostre comuni attività quotidiane, ma tutte sono profondamente
trasformate a livello superiore nella trascendenza non dualistica, vi
è perfetta armonia, ogni conflitto, ostacolo e sofferenza è
superato.
Essere
nel nirvāna non significa permanere in uno stato di ebbrezza
perennemente in estasi, affatto, è vivere pienamente qui nel
samsāra, ma con la capacità della buddhità.
Meditare
nella Prajñāpāramitā è lo yoga tantrico, questa è la mia
visione e sono veramente contento di averlo potuto presentare a voi,
perché tutti insieme siamo costantemente in ricerca, mai fermi nella
certezza di opinioni statiche.
È
così giunto il momento per meditare insieme.
(segue
meditazione guidata:)
Sediamo
completamente rilassati e seguiamo il ritmo naturale e profondo del
respiro.
La
mente è vuota di pensieri.
Trasformiamo
il corpo nella forma di spazio, come corpo sottile apriamo il chakra,
il canale di corpo e mente all’elemento vento.
Nel
chakra del cuore immaginiamo il cuscino di loto nella visualizzazione
dei dischi di luna e sole, la natura di rinuncia, bodhicitta e
saggezza.
Sul
disco di luna visualizziamo il mantra della Prajñāpāramitā:
“GATE’
GATE’ PARAGATE’ PARASAMGATE’ BODHI SVAHA”
di colore bianco e ruotante da sinistra verso destra nella natura
dell’unione di saggezza e compassione.
Da
questo mantra sorgono i cinque colori di luce che riempiono tutto il
corpo purificandolo da ogni ostacolo e trasformandolo in corpo di
limpida luce nello spazio infinito.
Questo
corpo così trasformato nella sua essenza divina diviene una infinita
risorsa di gioia e felicità a beneficio di tutti gli esseri
senzienti.
Lentamente
ora dissolviamo nello spazio il corpo e la mente divini, il mantra, e
dallo spazio ritorniamo allo stato naturale, umano carichi di nuove
energie, serenità, gioia e intelligenza.
Conserviamo
nel cuore, senza mai dimenticarla, l’essenza della Prajñāpāramitā,
la consapevolezza dell’unione tra saggezza e compassione. Questa
sarà la natura del nostro cuore per sempre.
Concludiamo
dunque questa meditazione leggendo tutti insieme con il cuore
dell’unione di saggezza e compassione:
Il fondamento di tutte le buone qualità
Je
Tzong Khapa
“I
maestri spirituali, gentili e venerabili, sono il fondamento di tutte
le buone qualità.
Comprendendo
che affidarsi a loro è la radice del sentiero,
Vi
prego beneditemi affinché io possa seguirli con grande rispetto e
sforzo intrepido.
Una
vita umana dotata di agi si ottiene una volta sola.
Comprendendo
che ha un grande valore ed è difficile da ottenere,
Vi
prego beneditemi affinché io possa produrre incessantemente la mente
conscia della sua preziosità e rarità, giorno e notte.
Il
nostro corpo e la nostra vita vacillano come una bolla d’acqua,
ricordati
della morte perché moriamo così velocemente.
Dopo
la morte gli effetti del karma nero e bianco ci seguono come un’ombra
segue un corpo.
Essendo
certo di ciò,
Vi
prego beneditemi perché io possa sempre stare attento e abbandonare
anche la più piccola azione negativa e completare l’accumulazione
di ogni virtù.
Non
c’è soddisfazione nel godere dei piaceri mondani, sono le porte di
tutta la sofferenza. Avendo realizzato che il difetto delle
perfezioni samsariche è che su di loro non si può fare affidamento,
Vi
prego beneditemi perché io possa costantemente concentrarmi sulla
beatitudine della liberazione.
Questo
pensiero puro di ottenere la liberazione produce grande coscienza
presenza mentale e consapevolezza,
Vi
prego beneditemi perché io possa intraprendere la pratica del
pratimoksa la radice della dottrina.
Avendo
visto che tutti gli esseri, mie madri, sono caduti come me
nell’oceano dell’esistenza ciclica,
Vi
prego beneditemi perché io possa addestrarmi nella bodhicitta,
assumendomi
l’obbligo di liberare tutti gli esseri migratori.
Generare
solo l’aspirazione senza coltivare le tre pratiche morali non
conduce all’illuminazione.
Avendo
realizzato ciò,
Vi
prego beneditemi perché io possa praticare con sforzo intenso i voti
dei conquistatori e dei loro figli spirituali.
Acquietando
la distrazione rivolta agli oggetti falsi e analizzando il
significato della realtà,
beneditemi
perché io possa velocemente generare il mio flusso mentale,
il
sentiero che unisce calma dimorante e visione speciale.
Quando,
addestrato nel sentiero comune sarò diventato un recipiente adatto,
beneditemi
perché io acceda facilmente al grande sentiero per i fortunati,
il
Vajrāyana, il più alto di tutti i veicoli.
La
base per conseguire i due poteri, i siddhi, è costituita dai voti
puri e dagli impegni,
scoprendolo
con genuina certezza
beneditemi
perché io possa mantenerli anche a costo della mia stessa vita.
Avendo
realizzato il significato dei due stadi, che sono l’essenza del
sentiero del mantra,
Vi
prego beneditemi perché io possa praticare tenacemente e senza
pigrizia le quattro sessioni di yoga e realizzare ciò che gli esseri
nobili hanno insegnato.
Possano
i maestri spirituali che mi guidano lungo il sacro sentiero e tutti
gli amici spirituali che lo praticano, avere lunga vita.
Vi
prego beneditemi affinché io possa velocemente e completamente
pacificare tutti gli ostacoli esterni e interni.
In
tutte le mie rinascite possa io non essere mai separato dai maestri
perfetti e gioire del magnifico Dharma, conseguendo tutte le qualità
degli stadi e dei sentieri,
possa
io velocemente ottenere lo stato di Vajradhara.
Continuiamo:
Preghiera
di dedica del Sentiero graduale verso l’illuminazione
Je
Tzong Khapa
Attraverso
le mie due accumulazioni, vaste come lo spazio, che ho conseguito
dedicandomi con sforzo a questa pratica per tempo molto lungo, Possa
io diventare il principale Buddha per tutti coloro il cui occhio
della saggezza mentale è reso cieco dall’ignoranza.
Anche
se non dovessi raggiungere tale stato possa io restare nella tua
compassione amorevole per tutte le mie vite Mañjuśrī.
Possa
io trovare il migliore dei completi sentieri graduali dell’
insegnamento e possa, io compiacere tutti i Buddha praticando bene.
Utilizzando
i mezzi abili guidati dalla potente forza della compassione possa io
illuminare le tenebre delle menti di tutti gli esseri con i punti del
sentiero come li ho compresi.
Possa
io conservare gli insegnamenti di Buddha per molto tempo. Con il mio
cuore che procede con grande compassione in ogni direzione in cui i
preziosi insegnamenti non sono ancora stati diffusi, o sono stati
diffusi e poi sono scomparsi, possa io esporre questo tesoro di
felicità e aiuto.
Possano
le menti di coloro che desiderano la liberazione ottenere grande
pace, e le azioni dei Buddha essere serbate per lungo tempo in questo
sentiero graduale verso lì illuminazione, reso completo dalle
mirabili condotte virtuose dei Buddha e dei loro fogli spirituali.
Possano
tutti gli esseri umani e non umani che eliminano l’avversità e che
compiono azioni che contribuiscono alla pratica dei sentieri
eccellenti, mai essere separati in nessuna delle loro vite dal
sentiero purissimo lodato dai Buddha.
Ogni
volta che qualcuno si sforza di agire in accordo con le dieci
pratiche virtuose Mahāyāna possa egli essere assistito dai potenti,
possano oceani di prosperità diffondersi ovunque.
Molto
bene, siamo così giunti alla conclusione di questo bellissimo
seminario, grazie di cuore a tutti.
***
Bhagavati:
(termine sanscrito, in tibetano: gyal
wai yum) Madre
Buddha, si riferisce alla “Saggezza della Perfezione”, che è la
madre in quanto causa fondamentale dell’illuminazione.
Bhagavati
Prajna Paramita Hridaya:
(sanscrito) il cuore della Bhagavathi, la perfezione della saggezza.
Bhagavan:
(termine sanscrito, in tibetano:
chom dhen de)
titolo generalmente attribuito a un essere illuminato; letteralmente
significa “colui che ha completamente illuminato gli ostacoli e
possiede tutte le qualità”; sinonimo di “Tathagata”
(sanscrito) e di “de
war sheg pa” (tibetano)
nel senso di “colui che ha raggiunto lo stato di piena calma e
piena illuminazione”. In questo brano ci si riferisce al Buddha
Shakyamuni.
Rajagrha:
(termine
sanscrito, in tibetano: gyal
poe khab)
luogo nel quale si erge un palazzo reale.
Picco
dell’Avvoltoio: montagna
con la cima a forma di avvoltoio; luogo in cui venne impartito il
sutra secondo la tradizione. Viene identificato popolarmente in una
collina vicino a Rajagrha, nello stato indiano del Bihar.
Arhat:
(termine sanscrito, in tibetano: dra
chom pa)
colui che ha raggiunto il Nirvana. Detto anche Sravaka
o
Pratyekabuddha.
Nel
testo originale tibetano il termine è Bikshu,
ma si intende Arhat.
Bodhisattva:
(termine sanscrito, in tibetano: Jang
chub sem pa). Essere
che possiede il Bodhicitta.
Assorbimento
meditativo:
(in sanscrito: samadhi,
in tibetano: ting
nge zin)
una forma di meditazione.
Varietà
dei fenomeni:
(in tibetano: choe
kyi nam drang)
i 5 aggregati (forme, percezioni, formazioni mentali e della
coscienza); le 12 fonti dei sensi (le sei sorgenti dei sensi e le sei
facoltà); i 18 elementi ( le sei sorgenti dei sensi, le sei facoltà
e le sei coscienze); i 12 anelli della catena dell’origine
interdipendente (Ignoranza, Azione volontaria, Coscienza, Nome e
Forma, Sorgenti dei sensi, Contatto, Sensazioni, Attaccamento, Brama,
Concepimento, Nascita, Invecchiamento e Morte); le 4 Nobili Verità
(la Verità della sofferenza, la Verità delle cause della
sofferenza, la Verità della cessazione e la Verità del sentiero); i
5 sentieri (Accumulazione, Preparazione, Visione, Meditazione e
Non-più-apprendere); le 4 fiducie; i 10 poteri di Buddha; ecc…
Percezione
Profonda:
(in tibetano: zab
mo nhang wa)
vedere la vera e profonda realtà ultima dei fenomeni.
Arya:
(termine
sanscrito, in tibetano: Phag
pei Gang zag)
un
Essere superiore che ha raggiunto la saggezza della diretta
realizzazione della vacuità o che ha seguito il sentiero in uno dei
veicoli.
Avalokitesvara:
(termine sanscrito, in tibetano: Chen
re zig)
conosciuto come il “Buddha della compassione”.
Bodhisattva
mahasattva:
(termine sanscrito, in tibetano: jang
chub sem pa sem pa chen po) Bodhisattva
di ordine superiore o che ha conseguito il sentiero dei Bodhisattva o
il sentiero mahayana della visione.
La
pratica della profonda perfezione della saggezza:
(in tibetano: she
rab kyi pha rol du chin pai zab moi chod pa).
I
cinque aggregati:
(in sanscrito: skandha,
in
tibetano: phung
po ngha)
Forme, Sensazioni, Percezioni, Formazioni mentali, e della Coscienza.
Vuoti
di esistenza intrinseca: (in
tibetano: ran
shin gyi tong pa).
Venerabile
Bikshu: (in
tibetano: thse
dan dhen pa)
titolo attribuito a un bikshu con mente sveglia e intelligente
Shariputra:
figlio
di Sharit, conosciuto come bikshu dalla mente acuta fra i discepoli
di Buddha Shakyamuni.
Arya
Avalokitesvara Bodhisattva mahasattva:
(temine sanscrito, in tibetano: jang
chub sem pa sem pa chen po phags pa chen re zig) si
riferisce a un singolo individuo conosciuto come Bodhisattva
mahasattva Avalokitesvara, diverso dal “Buddha della compassione”
Avalokitesvara. Qui infatti viene identificato come un Bodhisattva
sotto le sembianze di un bikshu, Bodhisattva, mahasattva e arya.
Figlio
o figlia del lignaggio dei Bodhisattva:
(in tibetano: rigs
kyi bu vam rigs kyi bumo).
Nirvana:
(termine
sanscrito, in tibetano: Nyang
De) essere
andato oltre la sofferenza.
Mantra:
(termine
sanscrito, in tibetano: yid
kyob)
che protegge la mente.
Thatagata:
(termine
sanscrito) sinonimo di Bhagavan.
Asura:
(termine
sanscrito, in tibetano: lha
ma yin) semi-dei
che appartengono posto tra quello degli umani e degli dei.
Gandharva:
(termine
sanscrito, in tibetano: di
zha)
esseri senza forma, che vivono nutrendosi
di
odori.