Serie di lezione tenuta al Istituto Lamrim, Roma
Compassione,
gentilezza amorevole ed equanimità
Geshe Gedun Tharchin
La compassione e la gentilezza amorevole sono l’essenza,
il nucleo del nostro cuore, prima di arrivare a questo stato mentale,
dobbiamo attraversare una forma di allenamento nella pratica di un
attitudine equanime. Spesso non riusciamo a raggiungere questo stato
di compassione e la gentilezza amorevole per il semplice fatto che
non riusciamo ad oltrepassare lo stadio dell’equanimità.
L’equanimità consiste nel trattare tutti gli esseri
senzienti nello stesso modo per il fatto che tutti questi esseri
soffrono. Lo sviluppo dell’equanimità si basa anche sull’assunto
che il livello di sofferenza che noi stessi proviamo è lo stessa
che provano gli altri, e quindi come primo passo, dobbiamo capire che
la sofferenza deve essere compresa ed accettata.
Quindi possiamo parlare di tre tipi di sofferenza:
1. Il primo tipo è la sofferenza della sofferenza tra
cui facciamo entrare i tipi di sofferenza più comuni come ad esempio
le malattie etc. Per esempio quando non mangiamo, abbiamo dei dolori
di stomaco.
2. Il secondo tipo di sofferenza è la sofferenza da
cambiamento le cui condizioni sono create dalla nostra stessa vita,
ad esempio quando abbiamo fame e ci fa male lo stomaco, una volta
mangiato, siamo soddisfatti e comodi, in quel momento pensiamo di
sperimentare una sensazione di felicità, ma in effetti è solo una
sofferenza da cambiamento. Riempire lo stomaco è la causa che poi lo
fa svuotare, mentre avere lo stomaco vuoto è la causa della felicità
di poterlo riempire, in entrambi i casi parliamo di sofferenza.
Avere dei buoni vestiti, una bella casa, belle
macchine,tutti queste manifestazioni, desideri, sono manifestazione
della sofferenza da cambiamento.
Sia la sofferenza della sofferenza che la sofferenza da
cambiamento, sono entrambe parti della nostra esistenza e sono
difficili da evitare, ma possiamo esercitarci a riconoscere la natura
dolorosa di queste manifestazioni. Ammetterne la non desiderabilità
ci porterà di conseguenza a non voler rincorrere questo tipo di
desiderio e quindi, di conseguenza, veder presto diminuita la nostra
dose di sofferenze personali.
3. Il terzo tipo di sofferenza è la sofferenza
pervasiva, la sofferenza da condizione che, per riprendere l’esempio
dell’alimentazione, risiede nel fatto sesso che possedere uno
stomaco è di per se sofferenza, infatti se non lo possedessimo, non
potremmo sperimentare i due primi tipi di sofferenze. La nostra
esistenza attuale è condizionata in partenza dal fatto di avere uno
stomaco, solitamente noi interpretiamo il fatto di possedere uno
stomaco in modo positivo perché ci permette di mangiare e di stare
bene, ma questo invece è il problema più grande.
Così queste tre tipi di sofferenza che condizionano la
nostra esistenza vanno osservati e ben indagati; Nirvana, significa
poter vivere senza dover avere a che fare con queste sofferenze in
particolare col terzo tipo di sofferenza. Se noi osserviamo gli
esseri umani, tutti hanno in comune il fatto di avere un corpo che
genera di per se sofferenza, ed è da questo punto di vista che
possiamo affermare che tutti gli esseri umani, indistintamente, hanno
lo stesso tipo di sofferenza.
E’ molto difficile liberare il proprio corpo, che è
completamente condizionato da circostanze e condizioni di tipo
samsarico ma proprio per questo l’unica cosa che noi possiamo
liberare è la nostra Mente che è un fenomeno senza forma, un po’
come lo spazio , non ha stomaci da riempire e non diverrà affamato
se non gli date del cibo; quindi la mente ha la grande capacità di
sostenere la nostra gioia e la nostra soddisfazione. La nostra mente
dovrebbe guardare ai tipi di sofferenze che dipendono dal fisico,
quindi dall’osservazione dell’interdipendenza tra la mente ed il
mondo fisico, posiamo eventualmente riuscire a sviluppare
un’attitudine equanime e quindi, in un secondo momento un certo
tipo di compassione di gentilezza amorevole. Quindi la nostra Mente
ha una enorme capacità che può sviluppare una piena libertà che è
meno dipendente dalle condizioni di tipo fisico.
Dovrebbe essere chiaro a questo punto quali sono le
qualità della nostra mente e come queste qualità rendono la nostra
mente un fenomeno assolutamente speciale. La nostra mente è come il
cristallo, qualcosa di molto prezioso indistruttibile come il
diamante.
La rabbia non è qualcosa di forte, la rabbia è un
segno di debolezza, la rabbia è la parte più debole dei nostri
fattori mentali; la calma, una mente pacificata è la compassione, è
la forza degli stati mentali, la vita della mente è costituita dalla
calma della mente stessa. Fintanto che la nostra mente sarà calma,
significherà che è viva , e che noi stessi siamo vivi, al
contrario, quando la nostra mente è sopraffatta dalla rabbia o da
una qualsiasi emozione negativa, questo significa che non stiamo più
vivendo, e ciò distrugge con la nostra salute mentale anche tutta la
nostra salute fisica e ci rende sempre più deboli e dopo un po’
queste emozioni negative diventano i nostri padroni e da quel momento
non avremo più nessun tipo di felicità di gioia, di rilassamento;
qui non si tratta tanto di pace e rilassamento con gli altri, ma
dell’armonia con se stessi con i quattro elementi che ci
costituiscono.
E’ quindi importante cercare di non essere sopraffatti
dalle emozioni negative ma essere invece dominati da quelle positive,
emozioni di pace e di tranquillità.
E’ sempre possibile anche in presenza di una Mente
impostata su pensieri e attitudini di pace e tranquillità che si
sviluppino a livello superficiale delle piccole manifestazioni
negative ma se sono davvero piccole, non saranno di grande ostacolo
allo sviluppo della Mente di questa persona. E tutto questo per dire
che la maggior parte delle azioni che noi compiamo con il corpo, con
la mente e con le azioni, dovrebbero essere per la maggior parte
sulla ricerca dell’attitudine di pace e di tranquillità.
Molto spesso la paura e la compassione sono concetti
opposti, la paura è segno di debolezza.
Male parole o di attitudini violente sono causate dalla
paura non da una mente pacificata, quindi la comprensione della
realtà che chiamiamo saggezza combinata con un’attitudine di pace
e di tranquillità che chiamiamo compassione, una volta unite queste
due qualità, allora noi possiamo creare delle forti cause e
condizioni per una salute del corpo e una salute della mente che ci
porterà ad uno stato di assenza di paura e questo è molto
importante.
Quando invece siamo noi a dover subire delle attitudini
di questo genere, cattive parole, o gesti violenti, dobbiamo capire
che questi sono non il prodotto di una mente forte, del carattere di
una persona con grande forza interiore, ma i risultati di grandissime
paure, di grandi sofferenze.
Non bisogna considerare queste persone necessariamente
negative o cattive ma queste persone dovrebbero diventare
un’occasione per poter sviluppare una grande compassione dentro di
noi. Il risultato di questo allenamento è quello si sviluppare una
grande forza interiore, una pace e un rilassamento interiore
difficile da scalfire, di sviluppare un grande coraggio e saggezza,
di sviluppare la comprensione della realtà ultima della sofferenza,
del Samsara e di Dukka.
Gentilezza amorevole e la compassione danno grande
speranza, grande forza interiore e grande coraggio; riuscire a vedere
la sofferenza negli altri ci infonde grande coraggio e più forza,
più rilassamento e più tranquillità, nessuna agitazione, nessuna
aggressività.
Questo è il risultato di un esercizio particolare, un
modo di fare che è molto efficace perché è basato sulla realtà,
sul reale modo di funzionamento della realtà basato sulla causa e
sull’effetto.
Non è semplice da comprendere e da praticare, ma è
importante comprendere che l’osservazione della sofferenza alimenti
la nostra forza interiore e soprattutto come confrontarsi con
l’aggressività e la rabbia degli altri dia più calma come
l’esempio immenso di Gandhi, che sviluppò la sua forza interiore
non rispondendo alla rabbia con altra rabbia, ma rispondendo con la
calma e la gentilezza amorevole. Questo non significa che dobbiamo
accettare supinamente ogni aggressione ma rispondere con compassione
evitando di dimostrare rabbia o avversione verso queste persone. Anzi
l’osservare queste situazioni può darci la forza per non seguire
questo sentiero sbagliato.