Introduzione a Lam Rim e Lo Jong
GESHE GEDUN THARCHIN
RITIRO 31/10- 3/11/2013
Lo Jong e Lam Rim rappresentano due punti
focali per lo sviluppo e il mantenimento dell’equilibrio interiore e un primo
passo essenziale per realizzarli è imparare ad osservare e a controllare il
nostro respiro, nel senso di respirare in modo pacifico e tranquillo,
consapevolmente, perché ciò vuol dire che riusciamo a controllare noi stessi,
ed è davvero importante.
Infatti il nostro problema non è controllare
gli altri, bensì controllare noi stessi, un’attitudine molto difficile da
applicare.
Come facciamo a controllare noi stessi? Un
essenziale inizio è imparare a controllare il respiro, respirando in maniera
tranquilla e consapevole, pienamente, e non solo durante la meditazione, ma
anche in ogni atto della quotidianità. Sperimentare in questi giorni anche soltanto
questa pratica, sarebbe già molto utile poiché rappresenta la base di tutte le
pratiche.
Ma durante questo ritiro faremo un ulteriore
passo affrontando un altro punto assolutamente essenziale: il Lo Jong,
una pratica così profonda che necessiterebbe di centinaia di reincarnazioni per
essere insegnata e conosciuta almeno in parte, non finiremmo mai…
Lam Rim e Lo Jong, sono due centri focali: Lam
Rim, vuol dire sentiero graduale, una pratica completa degli
insegnamenti del Buddha, mentre Lo Jong è la pratica fondamentale
del bodhisattva, ed entrambe non possono essere scisse, procedono congiuntamente
in quanto il Lo Jong è parte del Lam Rim, anche se appartiene specificamente
al sentiero del Bodhisattva e ne costituisce la pratica principale.
Questo è il tema che insieme, in questi
giorni, dovremo imparare, approfondire, studiare, applicare secondo le nostre
capacità, tutto dipende da ognuno di noi.
Abbiamo posto le basi per la meditazione, vipassana, di consapevolezza. Facciamo questo
per attivare e consolidare le nostre risorse interiori, un momento
fondamentale, poiché quando ci troviamo nell’ambiente giusto, nelle condizioni
favorevoli, riusciamo facilmente a usufruire delle nostre risorse, ma se non lo
siamo, abbiamo difficoltà nel riconoscere queste potenzialità che diventano
così di scarso valore. In un ambiente tranquillo, sereno, di pace, possiamo
farlo, possiamo valorizzare le nostre capacità interiori, ed è molto importante
non lasciar passare una tale opportunità.
Il desiderio fa parte della vita umana, si
brama e si vuole tutto, ma evidentemente questo è impossibile ed è la causa
prima di tutte le nostre sofferenze, sia in campo materiale che spirituale,
dovunque questa crisi ci colpisce perché tutti desideriamo tutto e restiamo costantemente
insoddisfatti perché vorremmo sempre di più, un obiettivo assolutamente irrealizzabile.
Il desiderio nella sua natura non è negativo,
ma lo diventa quando viene distorto dall’errata visione, diventa miraggio,
illusione, non umano e non corrisponde affatto alla realtà.
I desideri umani autentici sono quelli attuabili,
e come vengono definiti nel linguaggio del Dharma? Rinuncia.
Rinuncia vuol dire rinuncia al desiderio illimitato
e falso, desiderare solo ciò che è fattibile in base alla propria capacità
umana. Se riusciamo a muoverci, a procedere su questo piano potremo crescere
umanamente e affrontare le difficoltà della vita con serenità, tranquillità, pace
interiore.
L’illusione, il desiderio illusorio, è il
motivo degli sconvolgimenti, dell’insoddisfazione, della sofferenza e di tutta
la confusione e crisi interiore.
Con la meditazione, la consapevolezza, il respiro
cosciente e tranquillo, impareremo a distinguere questi due tipi di desideri contrapposti
che, all’apparenza, si presentano sempre confusamente insieme.
La cosa importante, la prima,
è saper riconoscere la preziosità e il valore della vita umana. Nella lingua
tibetana si chiama dal gior gyi ten. Ten vuol dire esistenza umana, che però
non è sufficiente se non è accompagnata da due qualità essenziali : il tempo e
la facilità (gior).
La sola esistenza è
completamente vuota e priva di senso se non è vissuta profondamente in ogni
attimo, con il tempo che le è dato, e con facilità, o meglio con quella
naturalezza che permette di riconoscerne naturalmente la bellezza, l’unicità,
la grandezza del suo valore.
Per raccogliere e godere il
senso della vita umana sono dunque fondamentali queste due qualità: tempo e
facilità. In questo incontro abbiamo tutto, il tempo da dedicare al nostro
obiettivo e la facilità, le condizioni eccellenti, ci sono gli amici giusti con
cui condividere interessi e pratiche spirituali, perciò, per noi si tratta di
un momento molto importante, di grande valore, dunque per prima cosa riconosciamo
la preziosità, il valore del nostro tempo e la possibilità di arricchimento
della nostra stessa vita.
Quando incontriamo le giuste
condizioni, il giusto momento, il giusto tempo, la giusta facilità, abbiamo
tutto, non c’è più nulla da desiderare, la realizzazione stessa o la famosa
illuminazione non ci turbano minimamente perché sono al di là dei nostri
desideri. L’unica cosa che conta è l’attenzione consapevole al nostro “qui e
ora”, a come sappiamo costruire attimo per attimo la nostra preziosissima vita.
Perciò la capacità di creare
sempre le giuste condizioni è la causa principale per ottenere la pace e la
felicità, e non il desiderio. Qui abbiamo tutte le condizioni per accogliere la
nostra pace o valore interiore. Il valore dell’esistenza non ci è dato
dall’esterno, è in noi stessi, già e sempre presente, si tratta solo di farlo
sbocciare, crescere, è necessario mettere in atto le giuste condizioni per
l’esistenza umana.
Per usare una metafora potremmo
dire che il nostro corpo fisico è simile a un campo in cui potranno germogliare
i semi; le giuste condizioni sono come i fiori; e il nostro umano valore
interiore è rappresentato dai frutti. Il campo è il nostro ambiente, la nostra
esistenza fisica, i fiori sono il condizionamento, le scelte, e i frutti il
nostro valore, e tutto è inscindibilmente correlato, il campo è indispensabile
per far crescere le piante e i loro fiori da cui potranno maturare i frutti.
Mantenere il giusto equilibrio
tra questi tre fondamentali elementi non è facile, richiede costante cura ed
attenzione, senza pigrizia, senza abbandonarsi a false illusioni, ma proprio
qui ci scontriamo con le nostre più macroscopiche difficoltà che oscurano e
bloccano la strada verso la felicità, perché non si tratta di un’autostrada, ma
di un sentiero in salita da percorrere lentamente, passo dopo passo, ammirando
e godendo di ogni aspetto della natura circostante.
Noi invece vorremmo
raggiungere la meta con un aereo supersonico, senza vedere nulla, ma la
felicità, la pace, la soddisfazione non sanno che farsene di questi potenti
mezzi tecnologici, non sono lontane, ma già qui, in noi stessi, dobbiamo
procedere molto lentamente e non correre per poterne vedere l’immensa bellezza,
non sono un programma da installare repentinamente nel computer per ottenere un
nuovo fantastico software, non è possibile!..
La felicità nasce come frutto
della nostra esistenza fisica e matura nella condizione giusta, pacifica, tranquilla.
Come ottenere la soddisfazione
nell’esistenza, il senso della vita?
La soddisfazione deriva da
quella capacità spirituale che riesce a cogliere e gestire nella profondità del
proprio essere in modo assolutamente equanime sia la felicità che la sofferenza
nella loro più pura essenza.
Le domande che comunemente gli
esseri umani si pongono sono: -Perché siamo su questa terra?- Cosa devo fare?-
la risposta è semplicissima, naturale: non c’è nulla da dover fare, ma
semplicemente essere, soltanto “just being”, senza speculazioni mentali. Questo
è il campo giusto per far germogliare la propria qualità umana. Se il campo inaridisce
e muore, è inutile, impossibile piantare qualcosa che non può crescere. Il
campo deve essere fermo, tranquillo, pacifico, naturale, e questo si chiama “just
being”, semplicemente essere. Questa è la prima meditazione, la più grande che
si possa fare, le elucubrazioni intellettuali di vario tipo non servono a nulla.
La meditazione trasformata in film mentali, è assolutamente inutile e dannosa.
Alla domanda -che cos’è la meditazione…
ecc? - non so cosa rispondere perché è una domanda inutile, ci si può blaterare
all’infinito per il gusto di parlare, ma non serve a nulla. L’importante è solo
questo -essere- come un foglio di carta bianca.
Per scrivere, cosa serve? - Carta
bianca.- Posso utilizzare la carta già scritta per scrivere? -No.- Carta bianca
è semplicemente essere, questo è lo status su cui si cominciano a imprimere con
inchiostro indelebile le qualità.
Dunque la prima difficoltà è trovare
questa carta intonsa, è necessario disporre di spazio, gettiamo nel cestino i fogli già scritti e le
preregistrazioni, abbiamo solo bisogno di carta bianca e di cd vuoti. La prima
meditazione è come carta bianca: non pensare a niente, solo respirare, basta.
(Segue Meditazione collettiva)
Bene, abbiamo compiuto insieme un primo passo
di meditazione, di pratica spirituale, di purificazione totale, è facile o no?
La purificazione totale consiste nel lasciar
andare tutto ciò che sovraccarica la memoria, sia buona che cattiva, il negativo
e il positivo, è bene cancellare tutto.
Noi siamo continuamente tentati di catalogare
e diversificare ogni cosa, ma è impossibile separare: - buono e positivo -
cattivo e negativo - bello e brutto…
La discriminazione è un atteggiamento completamente
sbagliato, comporta giudizi perentori e falsati, frutto di visione distorta e
non corrispondente alla realtà. Non bisogna mai dividere, separare, ma lasciar
andare tutto ciò che è ormai passato, richiamarlo alla mente non serve a nulla
e a nessuno, è solo un ulteriore ostacolo. Il passato è passato, sia buono che
cattivo, sia positivo che negativo, bisogna cancellare tutto, rimanere
semplicemente come carta bianca, solo in questo caso si possono nutrire e far
crescere i valori, altrimenti è impossibile, è troppo complicato.
Restiamo qui insieme attenendoci al nostro
programma: “vivere con la felicità della consapevolezza” che corrisponde alla
nostra meditazione, semplicemente essere, questo è vivere con la felicità.
Quando parliamo di felicità non ci riferiamo a
qualche emozione o sensazione particolare, non è questo il senso, ci rivolgiamo
a una realtà ben più profonda e sottile, vivere con la felicità della
consapevolezza è semplicemente “essere” dimorare nell’essenza
dell’essere, nulla di più. Non è necessario aggiungere altro, costruire
pensieri, basta solo esistere respirando.
La nostra vita è respiro, la nostra esistenza
dipende dal respiro, finché respiriamo esistiamo, quando non respiriamo più
siamo morti, perciò è importante il respiro, solo quello. Respirare bene, male,
tutto qua.
La felicità della consapevolezza è questo, è
lo status dell’equanimità, non è discriminazione, non si perde nelle sensazioni
che dividono, separano. Nell’equanimità non c’è posto per il dualismo, non esiste
più né felice né infelice, scompaiono le sensazioni opposte, i giudizi, la
mente discriminante, rimane soltanto l’equanimità.
Il nostro programma, Lamrim e Ton Len, indica
il punto di arrivo, ma comincia dal vivere con la felicità.
Per aiutarci ad entrare in questa meditazione
recitiamo insieme i Versi per generare la Bodhicitta, in questo modo è come se
scegliessimo i buoni semi da piantare nel nostro cuore, è come aprire la pagina
bianca, lasciamo dunque andare i pensieri perché se rimangono imbrattano la
pagina che diventa già scritta. Cerchiamo di dimorare nel vuoto, senza pensieri,
perché se ci fermiamo su di essi senza aver prima trovato un punto di stabilità
è pericoloso. Soltanto dopo aver acquisito stabilità, tranquillità, serenità
siamo nella condizione di poter analizzare i pensieri senza soffermarsi su quelli inutili che
producono soltanto confusione.
Leggiamo i
testi sul libretto del Lam Rim, “La Pratica dei sette rami”, “La triplice
pratica quotidiana”, “il Sutra del cuore della saggezza” e “La Preghiera ai Lama
del lignaggio Lam Rim”
(segue lettura)
La lettura di questi testi è una forma di meditazione
molto importante, perché si medita congiuntamente con corpo, parola e mente. Nella
lettura c’è riflessione, ogni parola è ricca di significati positivi, non contiene
nulla di negativo, è un’accumulazione di meriti, tramite azione verbale, in
modo fisicamente rispettoso.
Io tengo la mente ferma su questo continuum di tanti valori, la ritengo
una forma di meditazione molto importante, soprattutto per iniziare, per i
principianti. Così, leggendo, sei costretto a riflettere, a dire e seguire tutti
questi sentieri, pratiche e valori.
Che cos’è Lamrim? E’ tutto questo.
Qui ho un testo sul Lam Rim, breve ma molto
importante, scritto dal maestro del secondo Dalai Lama, e la sua preziosità
consiste proprio nell’essere la trascrizione originale della prima stesura a
cui ne sono seguite poi molte altre, annacquate e meno attendibili. Succede
come per il the, il primo è buono, se poi però si continua ad aggiungere acqua alla
fine non saprà più di niente.
Il testo di questo famoso studioso, descrive
dettagliatamente il senso e la pratica il Lam Rim e per noi questi contenuti
sono fondamentali, dobbiamo concentrarci su essi e non disperderci ad
analizzare l’autore, chi era, come viveva e così via. Il Buddha raccomandava di
non soffermarsi ad esaminare le persone, ma di guardare con attenzione le loro qualità,
il loro Dharma.
Dunque lasciamo stare il titolo dell’opera e
il suo autore, ma addentriamoci in ciò che conta, nel suo lavoro, nel
contenuto:
“Omaggio
al Buddha Vajradhara, inseparabile dal
suo guru Buddha, prego di proteggermi con la sua compassione.”
Questo è il commentario del Lam Rim, il sentiero
per persone fortunate, cioè quelle che corrispondono al Lam Rim. Ognuna di loro
possiede proprie caratteristiche mentali, cultura, formazione, storia e tutte,
seppur con espressioni diversificate, corrispondono pienamente al sentiero del Lam
Rim. Per esempio, qualcuno si trova maggiormente in sintonia con il buddhismo, altri
con l’induismo, con il Cristianesimo, con l’Islam, ed è bene che sia così, che
ognuno rispetti e assecondi le proprie caratteristiche mentali corrispondenti
ai vari sentieri spirituali, sono tutti nel Lam Rim poiché l’essenza, la
sostanza, non cambia, la differenza apparente consiste solo nell’espressione di
una diversa inclinazione mentale. La qualità della spiritualità non dipende
dalla scelta di un sentiero o di un altro, ma da colui che lo percorre, dalla
corrispondenza del pellegrino con quella via.
Il Lam Rim dunque è la pratica pienamente
realizzabile da tutti, è per coloro che corrispondono al sentiero, cioè che
affrontano con sincerità e cuore aperto il percorso secondo la loro specifica
inclinazione mentale.
Questo è un concetto fondamentale. Non esiste
un’unica via su cui tutti devono andare per forza, questa è un’interpretazione assolutamente
sbagliata.
Buddha e Cristo affermando “questa è l’unica
via” hanno indicato il cammino universale, davvero unico,
irrinunciabile, di amore di pace, di fratellanza, di realizzazione umana, non
hanno mai pensato né detto: “queste norme, questi dogmi, questi rituali sono
gli unici autentici mentre tutti gli altri sono errati….”. Questa
interpretazione ristretta è stata costruita in seguito da coloro che
preferirono fraintendere completamente il messaggio per ottusità, chiusura
mentale e per difendere i diversi centri di potere.
Le parole di Buddha e di Cristo, sono parole
autentiche, l’interpretazione che ne è stata data è completamente sbagliata.
Dicendo “questa è l’unica via” hanno incluso tutti i sentieri spirituali, senza
alcuna esclusione.
Ancora oggi invece quando si persiste nel
gravissimo errore interpretativo che esclude e riconosce la supremazia di un
modello rispetto a tutti gli altri si cade nella trappola mortale del fanatismo
si diventa settari, fondamentalisti, nemici e non fratelli, carichi di odio e
non di amore e questo è terribile, è il vero tradimento dell’insegnamento che
questi grandi maestri ci hanno donato.
“Spirituale-fondamentalista”, è una contraddizione
di termini, non può davvero esistere, la via spirituale abbraccia, include, non
esclude mai, in nessun caso, riconosce profondamente la diversità di ognuno, è
la via della crescita umana nella libertà, non dice nemmeno che tutti devono
praticare il Lam Rim per forza, dice semplicemente che questa via è data a quei
fortunati che hanno un’inclinazione mentale che vi corrisponde.
La pratica del Lam Rim si
sviluppa su due livelli, l’accumulazione dei meriti e l’addestramento mentale.
Nel primo livello, l’accumulazione
dei meriti, dobbiamo applicarci a dissodare il terreno, a preparare il nostro
campo interiore con terra buona , pulita, fertile.
Nel secondo livello dobbiamo
dedicarci alla coltivazione delle pianticelle, è il training, l’allenamento
mentale. Prima di addestrare i cavalli ci vuole il campo per farli correre, ma se
questo manca, dove potranno galoppare? E’ impossibile. Le auto dove vanno se
non c’è la pista? dove corre Schumacher?
Il primo passo dunque è la preparazione
dell’idoneo terreno interiore a cui potrà seguire l’addestramento mentale.
Come si crea il campo, la pista su cui addestrare
i cavalli? Occorre molto tempo, impegno e costanza. Si inizia con la meditazione
formale, prima di tutto è importante scegliere un ambiente confortevole in cui
potersi sentire a proprio agio, poi si presta attenzione alla postura, ci si
siede sui cuscini come il Buddha cercando di mantenere la colonna vertebrale
diritta, ma senza forzature, sempre rilassati e comodi e si inizia a osservare il
proprio respiro, ogni inspirazione ed espirazione, calmo, regolare. Questa
pratica è “just being”, semplicemente essere.
Per riuscire a “semplicemente essere” nella
meditazione si insiste giustamente sulla necessità di essere nelle condizioni e
nell’ambiente favorevole per poter rivolgere lo sguardo alla propria
interiorità senza dover fronteggiare ostacoli esterni, ed è importante questo
richiamo al benessere della persona che si accinge a entrare nel profondo di sé,
perché se si trovasse in una condizione spiacevole non sarebbe in grado di
ottenere nulla. Non si può “semplicemente essere” standosene sui carboni
ardenti o su un sedile di chiodi, no? Queste sono le facilità di cui abbiamo già
parlato.
Stare seduti come Buddha, ma cos’è la posizione
del Buddha? E’ una posizione di pace, tranquillità, serenità, gioia,
compassione, amore, gentilezza… comprende tutto, facilita la concentrazione su
se stessi, induce a rivolgere l’attenzione alla propria interiorità e ad allontanare
lo sguardo da tutto ciò che è esteriore, superficiale, distraente, dobbiamo
imparare ad osservare l’attitudine interiore, quella che è presente in questo
preciso momento.
Domanda: Che cos’è il karma? Come lo si
produce? Quando finisce?
Risposta:
E’ molto difficile definire chiaramente la natura del karma, non c’è una
spiegazione definitiva che vada bene per tutto, sono state scritte pagine e
pagine su questo argomento e tutte sono troppo arzigogolate e complicate. E’ un
errore attaccarsi alle parole, ai libri, è soltanto l’ennesimo film fonte di
confusione mentale e non serve a niente.
Non c’è punto di partenza né
di arrivo, noi siamo sempre in viaggio, la strada è la stessa e il punto di
partenza e di arrivo coincidono. L’unica cosa importante è “self confidence”, la
fiducia in se stessi. E’ indispensabile l’equilibrio nel trovare il giusto livello
di “self confidence”, una porzione eccessiva sarebbe dannosa, così come una
scarsa.
La fiducia in se stessi è
fondamentale per procedere con coraggio, con entusiasmo con il giusto
riconoscimento del proprio valore interiore. Se non si ha fiducia in se stessi
si cerca ininterrottamente qualcosa al di fuori, si esige ad ogni costo l’approvazione
altrui, ma questo è sbagliato, non c’è bisogno di un riconoscimento esteriore
per vedere il proprio valore umano così presente in ognuno di noi.
Avere questa fiducia vuol dire
riconoscere il proprio valore nella sua pienezza e autenticità. Se un individuo,
ad esempio, non conoscesse il valore dell’arte, anche i più bei disegni gli
sembrerebbero soltanto cartoline, cose senza importanza, così, ogni essere
umano ha un immenso valore dentro di sé ma, se non lo conosce non è in grado di
apprezzarlo e allora continuerà a cercarlo al di fuori, negli altri. Ma i
valori che ogni essere umano ha appartengono alla sua natura e quelli degli
altri restano a loro, noi possiamo osservarli con ammirazione, o con invidia, o
in qualsiasi modo, ma rimangono soltanto a livello di spettacolo e non trasformano
il nostro essere.
Conoscere il proprio valore, potenziarlo,
fa parte del lavoro dell’artista interiore e per diventare un artista
spirituale non è sufficiente studiare o praticare, è necessario saper riuscire
a valorizzare i pensieri, le azioni, ad usufruire pienamente della loro essenza
con presenza mentale, questa è la ricchezza della nostra vita.
Domande: ma cosa si può fare quando non si
riesce a riconoscere i propri valori? Se si è soli contro tutti e si subisce continuamente
la denigrazione da parte degli altri?
Risposta: Tutto questo è frutto di fantasia,
non esiste nella realtà. Il vero problema, quello fondamentale, è generato dall’Io,
da questo ego smisurato che tentiamo di blandire, di viziare con tutto ciò che
ci viene proposto dall’esterno, le tecnologie più sofisticate così come
coreografiche ed esotiche forme di meditazione…, facciamo di tutto pur di non
riconoscere la nostra totale schiavitù e dipendenza da questo subdolo dittatore.
Il nostro Io è il creatore di tutti i problemi, della depressione, dell’angoscia,
dell’orgoglio ferito, del vittimismo, di tutto ciò che ci tormenta, ma, invece
di ignorare una presenza così ingombrante, dovremmo avere il coraggio di
guardarlo direttamente con lucidità mentale, senza sconti, seppur con benevolenza
priva di giudizio, in questo modo ne riconosciamo chiaramente tutto il peso, ma
al contempo lo alleggeriamo, lo priviamo del carico di plus valore che gli
attribuiamo continuamente e che in realtà non ha, dobbiamo semplicemente non
aver paura di osservarlo per ciò che è, con leggerezza, e in questo modo dimorare
nella pace del “simple being”, dobbiamo “semplicemente essere”.
Questa è la condizione umana, se riusciamo a
trasformare l’io prepotente nel sé consapevole galleggiamo nel flusso
dell’Universo, naturalmente, compiutamente, come con il “surfing”, questa è la
nostra grande libertà. Se una persona è abile in questo surfing ogni istante
della sua esistenza è ricco di gioia e di soddisfazione.
Tutto dipende dalla conoscenza e dal controllo
dell’Io, se viviamo secondo il suo disegno, sottoposti alla sua dittatura,
allora tutti i problemi saranno inevitabilmente presenti e costantemente
incrementati, mentre se impariamo a vivere nella libertà del semplicemente
essere senza costrizioni e ricatti, liberi dall’io che li crea, allora tutto
diventerà ricchezza, crescita umana nella pace, nella gioia e nella
soddisfazione.
Ritorniamo ora ad una modalità di procedimento
concreto e sostanziale, abbiamo già visto che esistono due livelli di pratica:
1.
La pratica di accumulazione dei
meriti che prevede la creazione e la cura del campo o pista o base.
2.
La pratica dell’addestramento
della propria mente che ci permette di sviluppare la qualità spirituale.
Esistono poi due altre distinzioni, la prima
riguarda la modalità della pratica durante la meditazione formale e la seconda
si riferisce invece alla fase post meditativa, durante gli intervalli, le pause.
Questa mattina abbiamo praticato la
meditazione formale, abbiamo letto testi importanti e riflettuto sul
significato di ogni parola e anche questa è una forma di meditazione.
Però anche la fatica, gli impegni, le parole, le
azioni, sono aspetti altrettanto significativi, forse a noi pare che siano
rimasti li, un po’ in sospeso, non si è andati in fondo nell’analizzare la loro
essenza, ma nulla è sprecato o va perduto, non è facile, ma bisogna aver pazienza
e attendere, si deve digerire, maturare, trasformare la propria energia,
riconoscere il proprio immenso valore interiore e ci vuole tutto il tempo
necessario, non è come bere un caffè avvertendone immediatamente il beneficio
stimolante, il caffè produce il suo effetto più velocemente, ma, affinché la
pratica spirituale possa stabilizzare le sue portentose proprietà, occorre
tempo, costanza, sacrifici, diligenza, intelligenza, gioia, pace, serenità.
Tutte queste condizioni costituiscono l’ambiente
necessario per produrre il valore interiore affinché la pratica di meditazione
diventi arte spirituale e consenta di riconoscere e valorizzare le proprie
qualità interiori.
La fretta, la strada veloce e comoda non
esistono, non bisogna arrivare da qualche parte, raggiungere qualcosa, ottenere
o ricevere iniziazioni, benedizioni, trasmissioni… , in questo modo si è
semplicemente dei collezionisti di rituali esteriori. Non è così, i valori
spirituali sono già tutti lì, dentro di noi, però se noi non diventiamo abili
artisti spirituali non riusciamo a riconoscerli e a valorizzarli e la nostra
arte spirituale è sprecata, perde ogni validità.
Perciò la meditazione è una forma di “tecnica”
per produrre e trasformare questi valori interiori nella ricchezza della propria
vita, e per aiutarci a farlo segue tre passaggi fondamentali: - Preparazione, -
Pratica rituale e - Conclusione.
Preparazione: descrive otto elementi preliminari per poter entrare nella
meditazione Lam Rim senza ostacoli
esterni:
1.
sedersi in un ambiente appropriato
comodamente sul cuscino nella posizione del loto;
2.
il corpo deve essere mantenuto
eretto, senza inclinarsi da nessun lato;
3.
le spalle diritte mantengono la
loro posizione naturale;
4.
la non testa deve essere inclinata
con il naso allineato all’ombelico;
5.
gli occhi sono socchiusi con lo
sguardo abbassato sulla linea della punta del naso;
6.
denti e labbra in posizione
naturale mentre la lingua sfiora il palato;
7.
la mano destra poggia sul palmo
della sinistra e i pollici si congiungono verso l’alto;
8.
l’inspirazione e l’espirazione non
devono essere rumorose, né forzate, né irregolari: si lascino fluire senza
sforzo in modo morbido e gentile.
Tutto questo non deve essere interpretato
letteralmente come norma rigida, se ad esempio qualcuno, invece che sedersi
nella posizione del loto, si sente maggiormente a proprio agio su una sedia va
altrettanto bene, ciò che conta è la capacità di concentrazione, di
consapevolezza mentale, si deve essere consapevoli della posizione fisica e non
è importante che questa sia perfetta, è sufficiente averne coscienza.
Il punto molto importante è l’ottavo, il
respiro, immaginiamo di inspirare dalla narice sinistra ed espirare dalla
destra per sette volte, inspiriamo dalla narice destra ed espiriamo dalla
sinistra per sette volte, poi inspiriamo nuovamente dalla narice sinistra ed
espiriamo dalla destra per altre sette volte.
Manteniamo l’attenzione sul respiro e
osserviamo la nostra attitudine mentale, la motivazione, dobbiamo sentirne la
natura, riconoscere se sia positiva o negativa o neutrale, la tipologia dei
pensieri presenti. Se ci sono pensieri negativi trasformarli in positivi, se ce
ne sono di positivi enfatizzarne la positività. Poi dobbiamo stabilizzare la
nostra motivazione verso la pratica del Lam Rim. Ognuno si può rilassare nella
propria naturalezza.
Dopo questa prima fase preparativa si affronta
il secondo passo: stabilire il campo dei
meriti o campo di rifugio.
Questo è il campo del Lam Rim, o dei meriti, o
di rifugio, che ora noi cerchiamo di visualizzare. Nel testo del Lam Rim è
scritto: “dalla serena e positiva
motivazione che abbiamo praticato adesso, dalla natura di questa motivazione
devi stabilire, nello spazio davanti a te, tutte queste immagini”.
La descrizione delle immagini in
realtà è piuttosto complicata ma cerchiamo di orientarci in essa: Dobbiamo immaginare
otto leoni che sostengono il trono, due per ogni punto cardinale. Il leone
rappresenta il superamento della paura del mondo, della vita, della propria
vita. Il trono è massiccio e stabile, non è comune, mondano, è un trono con la
qualità del superamento della paura della vita, della malattia, della morte, è
decorato tutto con pietre preziose, come il trono in San Pietro ed è molto
grande. Sopra il trono, dobbiamo immaginare un grande fiore di loto, come un
cuscino su cui posa una luna, un disco
lunare piatto, (cosmogonia indiana), e
sopra la luna c’è il sole, un cuscino di sole. Il fiore di loto è il
superamento del samsāra. Su questo sole è seduto Buddha. Il sole è luce, calore,
la luna freschezza, il loto profumo. Il Buddha rappresenta anche la natura del
proprio Buddha interiore, il proprio guru, è color oro e porta il segno della Buddhità.
La sua mano destra tocca la Terra ed è la testimonianza della sua
illuminazione. Soltanto la Terra può essere testimone della nostra
illuminazione, nessun altro essere può farlo, non ci sono altre persone,
Buddha, oracoli, nessuno. Buddha ha detto che la testimonianza autentica è la
Terra, base per tutti. La postura del Buddha indica la contemplazione. In mano
tiene una ciotola sempre colma di acqua pulita, di nettare. E’ abbigliato con
tre vestiti di colore rosso/giallo. Le gambe sono incrociate, nella posizione
del Vajra. È circondato da ogni lato da tutti i Buddha del lignaggio, i protettori,
i bodhisattva. Su un cuscinetto, ci sono tutti i libri degli insegnamenti, sono
libri in forma di luce, una raffigurazione di libri, ma nella forma di luce.
Tutti, in questo Campo dei Meriti, sono felici, gioiosi e contenti di noi che
stiamo cercando di fare buone cose con la nostra pratica. Anche noi siamo grati
a loro, riconosciamo il loro valore, la loro compassione, tutte queste qualità.
Abbiamo così definito il campo
dei meriti o di rifugio e ora si procede al terzo passo, prendere rifugio.
E’ giunto il momento di
prendere rifugio nei tre gioielli: Buddha, Dharma e Sangha.
Il Buddha rappresenta
l’esempio, la guida, ci dimostra che un essere umano ha raggiunto
l’illuminazione e dunque ciò è possibile anche per ognuno di noi se seguiamo la
sua pratica con intelligenza e compassione. Il Dharma è la via, il sentiero
verso la realizzazione. Il Sangha, sono gli autentici genuini praticanti, sono
tutti i Bodhisattva e i Santi.
Prendere rifugio nei tre
gioielli significa prima di tutto sviluppare la motivazione della rinuncia.
Senza rinuncia non c’è rifugio perché nella rinuncia si acquisiscono le cause
del rifugio: la prima consiste nella facoltà di comprendere la natura della
sofferenza del Samsāra; la seconda è la consapevolezza della natura dei tre
gioielli che hanno la capacità di proteggerci dalla paura e dalla sofferenza
del Samsāra, forse questo è un concetto di non facile comprensione, ma vi si
arriverà un poco alla volta, piano piano.
La presa di rifugio è un passo
importante, originato dalla motivazione della rinuncia, senza rinuncia sarebbe privo
di ogni valore, e non è un evento formale, se lo fosse sarebbe degenerazione.
Il valore spirituale scaturisce
dal proprio sviluppo interiore, non è un rito formale, non è fondato su disegni
colorati, belle cartoline o piacevoli canzoncine. Il significato del rifugio
non è questa coreografia con cui spesso lo si vuole circondare e che certamente
non aiuta. Il senso del rifugio è la protezione autentica dalla paura di vivere
e dalla sofferenza del mondo.
Prendere rifugio nella Trinità
equivale perfettamente in qualsiasi religione, si riconosce l’incommensurabile
valore della spiritualità, ogni religione ha la sua Trinità, questo è
meraviglioso!
La visione mondana e non
spirituale dei devoti più ligi ha portato a litigi carichi di odio, di rancori
e di esclusione per affermare che la propria trinità è l’unica, la migliore. Ma
dove sono finite la spiritualità, l’amore, la compassione e la saggezza intrinseche
alla stessa Trinità?
Un simile atteggiamento poteva
essere giustificato nei tempi antichi quando si viveva lontani da tutti gli
altri, isolati nel proprio piccolo mondo, ma oggi, nella cosiddetta
globalizzazione, viviamo tutti su un piccolo e interconnesso pianeta, quindi
atteggiamenti così chiusi sono davvero segno di grande ristrettezza mentale e
fonte di enormi e inutili sofferenze.
In origine tutte le religioni
sono bellissime, sono il cuore della cultura umana, patrimonio dell’umanità,
soltanto successivamente, a seguito della manipolazione umana, sono state
completamente stravolte, utilizzate per giustificare guerre, conquiste, discriminazioni
e conflitti sociali di ogni genere, oggi alcune forme di religiosità estremizzata
fanno paura perché rappresentano la chiusura mentale più terribile che impedisce
di riconoscere l’essenza pura e autentica della religione che è rimasta
immutata e corrisponde, con tutte le altre, all’unico indiscriminato valore
universale, anche se si esprime con diversi linguaggi. Le religioni sono
giovani per l’umanità, ma la Trinità è senza tempo, ha il significato generale
universale più profondo che nessuna discriminazione umana può minimamente
intaccare.
Buddha rappresenta il cuore
del valore universale, vede l’Universo come uno spazio infinito, dove tutti
possono liberare se stessi dalle catene del proprio io, dalla sofferenza e dal dolore
creati dalla chiusura mentale. La sofferenza non proviene mai dall’esterno, è
creata dalla propria mente incapace di vedere lo spazio, dal cuore chiuso che
preferisce restare arroccato nel proprio piccolo mondo, nella prigione oscura e
solitaria.
Questo è il Samsara, non si
tratta di un luogo, è interiore al nostro essere, non al di fuori. La sofferenza
del samsāra è dentro, non c’è altra via per liberarsi da tutte queste catene
che aprire la mente, spalancare le porte del nostro angusto spazio e liberarci
nell’Universo.
Prendere rifugio nei tre
gioielli significa aprire la porta del nostro cuore ed entrare nell’Universo, è
affidarci alla loro protezione. Nell’Universo i concetti ristretti svaniscono, non
c’è nascita, morte, felicità, sofferenza, desideri e rinuncia, nulla, perché non
c’è non c’è dualismo, la mente discriminante è scomparsa.
Tendenzialmente la nostra
mente ha un approccio dualistico, crea conflitti, confusione, ogni genere di complicazioni,
incessantemente crea sofferenza e per tutto questo non c’è medicina, né
dottori, né soluzioni esterne. Perciò bisogna aprire il cuore. - Buddha,
Dharma, Sangha - così avviene il collegamento universale.
Il Campo dei Meriti è la
rappresentazione di un mondo diverso da quello in cui siamo, dobbiamo collegare
il nostro piccolo mondo con il mondo universale. Significa entrare in questa nuova
società (del campo meriti), completamente aperta, dove non esiste più confusione,
divisione, discriminazione. Nella nuova società siamo in compagnia di tutti i
nostri santi, non c’è distinzione, dobbiamo soltanto partire da “just being”, semplicemente
essere nello stato dell’innocenza, liberi dal passato e dai pensieri della
vecchia schiavitù.
Abbiamo molto su cui
riflettere.
……….FINE ……
Nota del trascrittore "Purtroppo solo la prima giornata, perché mi hanno rubato la borsa con dentro il registratore e non ho potuto finire la trascrizione."