Wednesday, 27 November 2024

Il ruolo della religione nel trasformare la vita in liberazione

Il ruolo della religione nel trasformare la vita in liberazione

 Geshe Gedun Tharchin

 

Il processo di trasformazione della propria vita in un atto di liberazione può essere raggiunto cambiando la propria mentalità. I concetti di rinascita e karma sono due credenze ampiamente accettate in molte tradizioni religiose e spirituali e sono parallele a quelle dell'esistenza di inferno e paradiso.

La maggior parte delle tradizioni religiose insegna uno stile di vita severo, improntato su privazioni anche se finalizzate alla generosità, e soprattutto motivato dalla prospettiva di ricompense future, una buona rinascita o il paradiso, ma questa rinuncia alla vita presente in previsione di ricompense future, può essere davvero limitante.

 In generale, le persone sono talmente spaventate dalla prospettiva di rinascere in uno stato infernale o inferiore che non riescono a sviluppare appieno la loro umanità e a vivere serenamente nel presente. Questi individui dedicano la loro intera vita alla ricerca della sicurezza futura, ma rimangono bloccati in un limbo sterile che li intristisce e incatena nella cantina di paura costante e di preoccupazioni continue.

Queste persone sono costrette a dedicare molto tempo ed energia a pensare alla loro vita dopo la morte e tuttavia non sanno come risolvere le loro preoccupazioni attuali e soprattutto sulle vite future. L'illusione che si inculca nell'individuo inducendolo a dover sacrificare questa vita per raggiungere uno stato di paradiso o di purezza nella prossima vita non produce nulla ed è ipotizzabile che questa stessa attitudine venga trasferita nella vita successiva, anche qualora l'individuo rinasca in un regno superiore.

È deplorevole che una percentuale significativa di aderenti alle religioni, delegando  ad altri il modello della propria devozione religiosa, rinunci ad un serio approfondimento spirituale, alla propria capacità di pensare e sia unicamente schiavo del concetto di peccato e di tutte le conseguenze tremende che questo comporta, la paura costante di dover essere condannati all'inferno o ad altre forme di punizione  per aver trasgredito i precetti dettati da una formalità rigida di innumerevoli divieti  da non ignorare secondo le direttive date nei vari insegnamenti religiosi.

La maggior parte degli aderenti a una religione vive come un bambino, non impara mai ad assumere la responsabilità delle proprie azioni in modo costruttivo, umano e con intelligenza, e resta paralizzato nella paura per la propria vita futura, con il costante  timore di peccati e misfatti o di un karma negativo.

Questi individui sono convinti che solo la loro devozione, privata della capacità critica di pensiero e che credono invece debba essere custodita nella cassaforte della religione la cui chiave è comodamente affidata ai custodi preposti e che questo li salverà dall'inferno o da altri regni inferiori, ma ciò non fa crescere e uccide l'umanità più vera e ogni possibilità di autentica e bellissima vita.

Ogni religione è davvero importante nella vita ed è fondamentale offrirne gli insegnamenti più autentici nell'educazione dei bambini affinché possano conoscere che esiste altro oltre alla materia, ed è un ottimo strumento per lo sviluppo spirituale di ogni essere umano, ma a condizione che diventi maestra che libera e non carceriere che imprigiona le coscienze.

Ogni religione dovrebbe superare gli ostacoli mondani, così preponderanti nella società, e avere il coraggio di aprirsi all'approfondimento e al dialogo con le tradizioni delle altre culture ricche di contenuti e diffuse nel mondo, deve sapersi spogliare delle certezze acquisite che fanno rimanere rigidamente chiusi nei confini unicamente nella propria singola tradizione di fede che è comunque la radice fondamentale e primaria, ma è importante aprire il cuore e la conoscenza delle altre tradizioni per arricchire il cuore umano.

In effetti, la religione non richiede sempre la direzione di un leader e soprattutto dovrebbe maternamente correggere una devozione immatura dei seguaci e mai alimentarla. La religione dovrebbe esprimere pienamente quella qualità intrinseca che serve per indicare il cammino di evoluzione umana nella bontà, nella giustizia, nella compassione nella fratellanza e nella saggia visione del bene proprio e comune, dell'ambiente, riconoscendo l'infinita bellezza e dono della vita su questo meraviglioso pianeta, in questo modo aiuterebbe davvero ogni individuo a costruire una vita vera protetto dalle minacce psicologiche e fisiche.

Lo scopo principale della religione è quello di educare e guidare le persone verso un presente pacifico e un futuro benefico. Si ritiene che la creazione di un'esistenza pacifica e di un'armonia nel presente porterà a circostanze favorevoli nella vita o nelle vite successive, in accordo con le credenze e la tradizione religiosa di ognuno.

Un principio fondamentale di tutte le religioni è l'importanza dell'amore e dell'amor proprio, esteso alla propria famiglia e ai propri amici e, in ultima analisi, all'umanità e all'universo nel suo complesso. L'amore e la benevolenza non sono comportamenti appresi, bensì qualità innate presenti in tutti gli individui. Tali qualità includono la capacità di amare se stessi, che non è un sentimento egocentrico. È infatti indispensabile promuovere un profondo senso di amore per se stessi e di autocompassione per poter amare ogni altro essere.

A tal fine, è necessario abbracciare questi sentimenti con sincerità e autenticità, riconoscendoli come una forma di cura di sé non egoistica riconoscendo l'inscindibile interconnessione con ogni essere, con la natura che è la nostra casa, consapevoli che ogni male compiuto non diventa peccato punibile nell'aldilà, ma è male concreto, fisico, mentale e spirituale prima di tutto per noi stessi, ci si ritorce contro, non domani, ma subito, qui e ora e questo è facilmente riscontrabile osservando i volti drammaticamente infelici da cui siamo circondati, non solo di chi subisce ma soprattutto degli operatori di male, è un dolore ben presente, qui e ora.

La consapevolezza che il bene e l'esempio di un amorevole riguardo alla vita stessa si estende da noi alle persone più care, all'intera umanità e all'universo è davvero un motivo di gioia profonda.  Questa forma di amore e gentilezza può essere considerata una religione in sé, poiché fornisce protezione a se stessi e agli altri attraverso la pratica dell'amore e della compassione.

Si può ragionevolmente dedurre che un vero senso di amore impedisce la possibilità di sperimentare la paura in qualsiasi forma. Tale amore ha la capacità di trasformare la propria vita, portando a uno stato di liberazione da ogni forma di preoccupazione. Un atteggiamento d'amore permette all'individuo di diventare un tutt'uno con l'universo e con l'intera umanità. Qualsiasi forma di pericolo o paura percepita viene eliminata, compresa la paura della morte e dell'aldilà, nel contesto dell'amorevolezza.

Si può affermare che la religione non deve occuparsi principalmente della paura del peccato o del karma negativo, né delle vite future e dei morti, il suo compito fondamentale è quello di indirizzare e coltivare l'amorevolezza nella mente, che permette di vivere nel momento presente in pace con se stessi e con gli altri e in armonia con l'umanità e l'universo. La religione può quindi essere vista come un modo per aprirsi al mondo e all'universo nel suo complesso attraverso la pratica dell'amorevolezza.

È davvero importante conoscere l'importanza e il ruolo della religione nella società umana per dare maggior valore alla propria religione interiore.

Roma: 27.11.2024


        DONAZIONE        


Monday, 25 November 2024

Il significato dei quattro sigilli di Buddha

Il significato dei quattro sigilli di Buddha
 Ghesce Gedun Tharchin


Il metodo del Buddha per aiutare gli altri consiste nell'introdurre la trasformazione della loro vita
in uno stato di liberazione attraverso la condivisione della propria esperienza di illuminazione.
Questa esperienza lo portò ad affermare le Quattro Nobili Verità.

L'elemento dinamico fondamentale per trasformare la sofferenza in liberazione è la realtà ultima
di tutti i fenomeni, cioè la vacuità di tutti i fenomeni, ad iniziare dalla vacuità del sé.
Meditare sulla vacuità di tutti i fenomeni, a partire dalla vacuità del sé, è un metodo di
coltivazione della saggezza che elimina il concetto di dualismo, idea che vede le due verità
come distinte, la vacuità e la natura interdipendente di qualsiasi fenomeno o del sé come due
entità distinte. Dal punto di vista della filosofia della Via di Mezzo, il concetto di dualismo 
rappresenta un ostacolo all'acquisizione della conoscenza della vera natura dei fenomeni.

Di conseguenza, la Via di Mezzo, la Vacuità e la Natura interdipendente dei fenomeni
devono essere comprese come un unico concetto, al fine di ottenere la comprensione delle
quattro nobili verità del Dharma.

Per coltivare la saggezza che realizza la vacuità, la non-dualità e la Via di Mezzo, è essenziale 
coltivare la realizzazione dei quattro sigilli del Dharma in modo graduale.

I quattro sigilli costituiscono una componente fondamentale delle quattro nobili verità.
Di conseguenza, i sigilli del Dharma servono come criteri o attributi che vengono utilizzati per
accertare, dal punto di vista del Buddhismo, se un individuo aderisce correttamente agli
insegnamenti del Buddha.

Esistono tre versioni distinte dei sigilli del Dharma:
1. Nel buddismo dell'Asia orientale, i tre sigilli comprendono l'Impermanenza, il Non sé e il
Nirvana.
2. Nel Buddismo Theravada, i Tre Sigilli sono l'Impermanenza, l'Assenza di sé e il Dukkha.

3. Nel buddismo tibetano, i Quattro Sigilli sono l'Impermanenza, il Dukkha, il Non sé e il
Nirvana.
འདུ་བྱེད་ཐམས་ཅད་མི་རྟག་ཅིང་།
ཟག་བཅས་ཐམས་ཅད་སྡུག་བསྔལ་བ།
ཆོས་རྣམས་སྟོང་ཞིང་བདག་མེད་པ།
མྱ་ངན་ལས་འདས་པ་ཞི་བའོ། །

Questi quattro sigilli tibetano sono comunemente intesi come:
1. Tutti i fenomeni condizionati sono impermanenti.
2. Tutti i fenomeni contaminati sono soggetti a sofferenza.
3. Tutti i fenomeni sono vuoti e privi di un sé intrinseco.
4. Il Nirvana è la pace.

I quattro sigilli possono essere descritti in modo più semplice come segue:
1. Tutti i fenomeni sono costituiti da una complessa rete di cause e condizioni e sono quindi
soggetti al cambiamento e all'impermanenza.
2. Tutti i fenomeni associati all'illusione mentale hanno il potenziale di causare sofferenza.
3. Tutti i fenomeni sono caratterizzati da una natura vuota e non egoistica.
4. Chi ha trasceso la sofferenza è in pace.

Nel contesto della tradizione tibetana i Quattro Sigilli sono tradotti ལྟ་བ་བཀར་བཏགས་
ཀྱི་ཕྱག་རྒྱ་བཞི།
e sono descritti letteralmente come "I Quattro Sigilli che caratterizzano la visione 
filosofica degli insegnamenti del Buddha".

Una traduzione alternativa in tibetano è ཆོས་ཀྱི་སྡོམ་བཞི། che è una denominazione
utilizzata nella tradizione buddhista tibetana per indicare una sintesi degli insegnamenti del
Buddha. Il termine è inteso come comprensivo di tutti gli insegnamenti del Buddha inclusi nei
Quattro Sigilli.

Nell'ambito del buddhismo tibetano, si ritiene che i Quattro Sigilli abbiano la funzione di
distinguere gli insegnamenti buddhisti da quelli non buddhisti. Un concetto analogo si trova nella
tradizione pali, dove i tre segni o sigilli dell'esistenza svolgono un ruolo simile. In questa
riflessione esamineremo i quattro sigilli del Sé, Io o Persona.

L'Io o Sé o Persona è costituito da una complessa rete di cause e condizioni e ciò è evidente
nel concetto generale di Origine dipendente. È ampiamente riconosciuto che la Persona, l'Io o il
Sé è soggetto a cambiamenti e a cessazioni, il che implica l'impermanenza.Tuttavia, queste intuizioni generali non affrontano ancora le questioni fondamentali della sofferenza e del dolore.
 
Quali sono dunque i passi necessari per trasformare la vita in liberazione? È necessario
coltivare la saggezza che realizza i primi tre sigilli, che implica una profonda conoscenza e
comprensione dell'intero processo dell'esistenza, comprese le cause che hanno portato al
fenomeno in questione e le condizioni che lo sostengono.

Inoltre, è necessario indagare sul processo di esistenza del sé, dell'io, dell'ego o della persona,
che non si colloca in alcun luogo o elemento, non è né all'interno né all'esterno del regno delle
cose composte, né singolarmente in ciascuna di esse e nemmeno in una loro combinazione.

Una volta compreso che il sé, la persona o l'io non esistono come realtà singola, indipendente e
tangibile, lo stesso si può dire delle cause e delle condizioni che lo compongono. In definitiva, ci
si può rendere conto che il sé, la persona o l'io, così come sono stati intesi per un periodo di
tempo considerevole, non sono altro che un nome che invece è stato erroneamente concepito
come una concreta esistenza, mentre è solo illusoria e distorta visione della realtà.

Si può notare che i concetti di impermanenza e sofferenza non esistono nel modo in cui
vengono comunemente percepiti; sono piuttosto il prodotto di un falso concetto di dualismo. In
altre parole, non sono realtà oggettive, ma piuttosto nomi convenzionalmente stabiliti dal
pensiero.

La pratica della meditazione su questi tre principi iniziali, con l'aiuto dello studio, della
contemplazione e della riflessione, rivela gradualmente intuizioni che dissipano l'ignoranza e
portano infine a una profonda saggezza. Questa saggezza riconosce la non-dualità della via di
mezzo, la vacuità del sé e dei fenomeni, e trasforma la vita dolorosa in una vita di liberazione.
Questa realizzazione è nota come quarto sigillo, o Nirvana, che può essere inteso come pace.
 
Questa è anche una panoramica concisa delle pratiche complete descritte nella Prajnaparamita
Mantra, Gate Gate ParaGate ParaSamGate Bodhi.

***

Roma, 24.11.2024
 
        DONAZIONE        
 

Monday, 7 October 2024

La mente silenziosa, la mente illuminata


La mente silenziosa, la mente illuminata
Geshe Gedun Tharchin    

Una mente silenziosa che ascolta il suono del silenzio della mente stessa è il primo stadio della meditazione.

La meditazione è osservare la propria coscienza dalla coscienza stessa e, altrettanto,  è essere osservati da questa stessa coscienza.

Una mente silenziosa è una mente sia cosciente che consapevole e il silenzio  di questa mente diventa lo stato di beatitudine che alla fine trasforma l'esistenza stessa del sé in pace e amore.

Una mente silenziosa non indica l'assenza di pensieri, piuttosto è uno stato di essere al di sopra e al di là dei pensieri, simile alla vasta distesa del cielo blu per nulla offuscato dalle nuvole fluttuanti a lato. Una mente silenziosa non è disturbata dai pensieri, ma è in grado di sperimentare l'armonia con essi.

È di estrema importanza disciplinare scrupolosamente la mente per mantenere uno stato di pace profonda che permette di concentrarsi sui giusti obiettivi e per realizzare tale fine è essenziale comprendere la vera natura della vita e conoscere་consapevolmente la fondamentale realtà dell'impermanenza.

È essenziale imparare a mantenere uno stato mentale non distratto, positivo e concentrato, una condizione che si può ottenere solo attraverso la pratica della meditazione, con fede umilmente purificata e con uno stile di vita semplice  e non distratto, prassi che, nella consapevolezza, porta all'acquisizione di intuizione e saggezza.

L'obiettivo primario è quello di ottenere il controllo sulle emozioni e sui sentimenti, con il fine ultimo di vivere una vita completamente al di là dei vincoli dell'ego.

Questo obiettivo può essere raggiunto attraverso la coltivazione della concentrazione, che può essere trasformata in uno stato cosciente più profondo e sottile di unità con saggezza e compassione.

Per coltivare un livello autentico e profondo di concentrazione silenziosa, è essenziale impegnarsi in una pratica costante di consapevolezza mentale, mindfulness, e concentrazione. Per praticarla, è necessario mantenere un'incrollabile vigilanza mentale attraverso l'intuizione e il flusso costante della consapevolezza.

Durante la fase contemplativa, la percezione dell'essenza della mente si ottiene quando la mente è rilassata e calma, senza l'interferenza dei pensieri

concettuali. In questo stato, la mente e la vacuità della mente diventano una cosa sola, libera dall'approccio dualistico. Questo stato può essere paragonato al modo in cui i raggi del sole illuminano uno spazio trasparente senza alcun ostacolo e i raggi del sole e lo spazio diventano un tutt'uno e contribuiscono a portare molta pace e gioia a molti esseri.

Infine, per mantenere uno stato della mente silenziosa e consapevole , come detto all'inizio, è necessario concentrarsi sul fenomeno mentale della mente stessa, che può essere inteso come uno stato luminoso che solo nel silenzio si realizza.

La pratica della meditazione è una qualità intrinseca della mente umana. La mente può essere considerata come una fiamma che illumina il proprio cammino nella vita e bisogna averne una grande e continuativa cura perché, se non viene nutrita e accudita costantemente ha anche tutte le potenzialità per opacizzarsi e nell'oscurità cadere in trappole con conseguenti risultati negativi.

Perciò l'Illuminazione non è qualcosa da raggiungere alla fine, ma è scoprire qualcosa che è presente in noi fin dall'inizio!

Il concetto di "mente silenziosa" è stato oggetto di dibattito filosofico per secoli. Può essere definita come una mente illuminata, libera dai vincoli del linguaggio e dalle limitazioni della saggezza convenzionale."

 
Roma: 22.11.2024

        DONAZIONE         

Saturday, 6 July 2024

Un ricordo di 21 anni fa: Un discorso per la celebrazione del compleanno del Dalai Lama - 2005


Compleanno di Sua Santità Tenzin GyatsoXIV° Dalai Lama
6 luglio 2005 

Porgiamo un particolare benvenuto ai nuovi amici che sono con noi nel giorno del compleanno del Dalai Lama Tenzin Gyatso.
Altri nuovi amici, che ancora non ho incontrato di persona, mi hanno chiesto telefonicamente di celebrare il loro matrimonio con rito buddhista e li ho invitati a venire oggi per conoscerci e parlare, perché in Tibet non esiste una cerimonia di matrimonio anche se ora, comprendendo le esigenze nate dall’interscambio di popoli di vari paesi e la necessità di poter documentare e ricevere un riconoscimento pubblico, parecchi maestri buddhisti in varie parti del mondo hanno iniziato ad impartire alla coppia una benedizione per l’unità e l’armonia.
Se esistesse un preciso rituale di matrimonio buddhista questo consisterebbe nell’impegno a prendere rifugio nei tre gioielli e ad assumere i voti dei cinque precetti.
Chissà se questi amici verranno o se avranno cambiato idea? Questo è parte della natura impermanente dei fenomeni ed è sempre Dharma.
Il Dharma si fonda sulla natura impermanente della realtà, non lo dobbiamo scordare mai, altrimenti non progrediremo.
La soluzione di ogni difficoltà e problema si realizza solo nella consapevolezza della natura impermanente delle cose, ed è fondamentale mantenerla chiara in noi soprattutto nell’ultimo atto della vita in cui saremo completamenti soli, nessun amico, nessun parente, ci potrà accompagnare e per questo dobbiamo cominciare a prepararci sin d’ora.
Non si trova il Dharma nella ricerca di una vita eterna, sarebbe una contraddizione di termini, non si può rincorrere l’idea di una felicità permanente quando la natura stessa della realtà è impermanente.
Dobbiamo dunque addestrarci nella conoscenza del processo della natura impermanente della realtà, altrimenti rischiamo di impegnarci inutilmente in una moltitudine di preghiere e di pratiche con lo scopo esclusivo di ottenere in questa vita un “meglio” di cui non conosciamo nemmeno la natura, ma questa vita passa troppo velocemente.
Io ho superato i quarant’anni e sono sbalordito di come siano fuggiti in fretta, solo ieri ne avevo quattordici, mi sembra di avere appena lasciato la mia casa per andare in monastero nel sud dell’India. Ricordo il distacco dai genitori alla frontiera, un dolore che sembra insopportabile ed è freschissimo nella mia memoria, come se fosse appena accaduto, e ogni volta che ritorno a casa ho la sensazione di essere stato sempre là, l’unica differenza rispetto alle precedenti partenze è che oggi c’è minor sofferenza perché è diminuito l’attaccamento.
Questo dimostra che la liberazione non è radicata nelle cose materiali, nella casa, nella famiglia, ma nel distacco mentale, nell’addestramento della mente ad affrontare, momento per momento, la natura impermanente della realtà, il cammino verso la saggezza.
Il Dharma, che non ha nulla a che vedere con effetti speciali come volare liberi nel cielo, o possedere il terzo occhio, è semplicemente essere in grado di guardare in faccia la realtà senza paura, è la saggezza. Condividere questo tipo di passione, di sensibilità, con la saggezza costituisce la compassione.
La spiritualità, il Dharma e la pace interiore sono le nostre grandi vere necessità, le conquiste dell’esistenza umana, un argomento inesauribile, tanto che in centootto volumi tibetani sono raccolte le parole del Buddha e tutte riconducono alla stessa essenza della realtà.
La situazione economica e sociale vissuta dalla mia famiglia è paragonabile a quella attuale del Sudan meridionale, eppure io oggi vivo in Italia, un paese tra i più sviluppati, un vero paradiso per me!.. e quando torno in Nepal le persone incuriosite mi chiedono tante notizie sulle condizioni in occidente e ne sono così ammirati che pensano che io, per il solo fatto di stare in Europa, debba essere necessariamente un grande Lama, un grande maestro, perché già sto vivendo con gli dei!...
La mia esperienza è davvero straordinaria, ero partito da una situazione piena di difficoltà, di incertezze e precarietà e nonostante questo ho potuto ricevere un buon livello di educazione e di istruzione e sono in una condizione che mi permette di affrontare nuove sfide e trovare altre possibilità per procedere nelle vite future. Questo rappresenta la condizione umana e il Dharma è appunto la possibilità e capacità che l’uomo ha di impegnarsi per guadagnare e conquistare se stesso.
Non si tratta di accumulare beni materiali come il denaro o il potere, ma di conquistare  la ricchezza che deve essere intesa per il beneficio degli altri, così da poter diventare fonte infinita di felicità per gli altri.
Non si tratta nemmeno di dover diventare ricchi, famosi ad ogni costo, ed essere talmente affaccendati da avere centinaia di segretari per poi ritrovarsi completamente pazzi.
Durante il primo anno a Roma cercavo il modo per mantenermi e un mio amico indiano, prete, mi disse che finché ero vestito così non avrei mai avuto nessun lavoro, per prima cosa dovevo almeno cambiare l’abito. La sua preoccupazione era sincera e disinteressata, sapeva da dove venivo, conosceva perfettamente la situazione indiana, e mi regalò un paio di scarpe, un dono per me preziosissimo e che utilizzai fino alla fine. Chissà, se avessi seguito il suo consiglio avrei anche potuto trovare un buon impiego, forse come professore, o uomo d’affari, o magari diventare un uomo politico che in Italia ha la capacità di inventare un nuovo slogan ogni giorno, in ogni caso avrei solo accumulato stress, un ottimo metodo per impazzire, ma il Dharma è al di fuori di tutte queste cose, è altro.
Il Dharma è conoscenza, comprensione, saggezza, sperimentazione della realtà.
Oggi è il 6 luglio, compleanno del Dalai Lama, ha settant’anni e per onorare questa ricorrenza ho preparato alcuni piatti tibetani che, a conclusione della giornata, potremo condividere in serenità.
Il Dalai Lama non deve essere visto come un individuo nella sua singolarità, ma come il frutto del karma del popolo tibetano e, adesso che le condizioni sono mutate profondamente, è necessario cominciare a considerare il Dalai Lama come il frutto del karma della popolazione globale.
Il bambino indicato come Dalai Lama, all’età di due anni, non aveva alcuna pretesa in tal senso, non ha chiesto questo incarico, è stato individuato, cercato e scelto dal popolo tibetano che lo ha designato come Dalai Lama.
I tibetani credono che sia un’emanazione del Buddha della compassione, e questo fa di lui realmente un’emanazione del Buddha della compassione perché le cose non esistono di per sé, ma secondo l’imputazione che ne diamo.
Poiché noi lo riconosciamo, lo designiamo, lo imputiamo come Buddha della compassione, lui lo deve essere, non può esistere altrimenti. Il XIV° Dalai Lama risponde pienamente a questa aspettativa e tutti noi dobbiamo essere infinitamente grati alla grandezza di questa persona.
Quando si dice che Sua Santità è l’emanazione del Buddha della compassione non si afferma che il suo comportamento sia al di là dell’umano, al contrario, il suo comportamento è insito nella categoria del comportamento umano, ma ha la funzione di essere ispirazione ed esempio delle qualità migliori degli esseri umani.
Incontrandolo vediamo una persona come tutti noi, con le difficoltà che ogni essere umano deve affrontare, la grande differenza è nella sua capacità di affrontare ogni situazione, sempre, per il beneficio di tutti gli esseri.
Adesso vi farò ascoltare la registrazione della voce del Dalai Lama che oggi ha pronunciato un magnifico discorso in tibetano, poi lo commenterò. Grazie ai mezzi moderni abbiamo potuto ascoltare questa registrazione, la tecnologia se usata in modo appropriato è utilissima, se se ne abusa può invece diventare estremamente pericolosa. 
(segue discorso- sintesi: ).
«Sua Santità ha esordito ringraziando chi sta festeggiando il suo compleanno nel mondo, a coloro che vivono nelle regioni himalayane, in Mongolia, a oriente e a occidente. Oggi a Dharamsala è una giornata di piogge monsoniche abbondanti, quindi molte persone per ascoltare le sue parole erano all’aperto, sotto qualche ombrello e il Dalai Lama scherzando ha detto che questa pioggia sarebbe stata una benedizione per coloro che la stavano prendendo.
Ripensando a questi settanta anni di esistenza, alle tante le esperienze di gioia e di dolore, Sua Santità non ha dubbi nel verificare che tutte queste emozioni derivano esclusivamente dall’io, dal sentimento del sé.
La propria felicità, il proprio dolore, nascono dall’io, così come la sofferenza e la felicità altrui, ed è dunque chiaro che gli insegnamenti del Buddha di amore e compassione hanno una loro ragione di essere, una loro verità.
Al di là del fatto che un individuo possa avere fede o meno, essere credente o no, la natura della realtà fa si che amore e compassione siano l’unica possibilità di liberazione dalla sofferenza.
Il Dalai Lama continua dicendo che da piccolo era ovviamente interessato soprattutto ai giochi, ma crescendo si è appassionato sempre più al Dharma e con le esperienze della vita ha compreso la fondamentale importanza del buon cuore e di quanto una chiusura mentale conduca soltanto alla depressione e alla sofferenza. Questo va al di là dall’appartenenza o meno ad una religione, il buon cuore e una mente aperta sono sempre di beneficio alla felicità propria e altrui, e nell’arco della sua vita ha fortemente voluto assumere questo atteggiamento e incessantemente dato agli altri lo stesso consiglio. E’ un atteggiamento completamente benefico e così finché sarà in vita lui non smetterà mai di proporlo a tutti perché il beneficio è immediatamente evidente.
Le celebrazioni, i rituali e le preghiere che le comunità tibetane nel mondo stanno eseguendo in questi giorni in suo onore sono dedicate interamente al beneficio degli esseri senzienti.
Il Dalai Lama ci tiene particolarmente a precisare che lui è innanzitutto un essere umano, poi un buddhista, e infine un monaco tibetano e Dalai Lama; sono tre diversi livelli del suo modo di esistere e comportano che:
come essere umano abbia la responsabilità del bene di tutti gli altri esseri senzienti;
come buddhista la responsabilità di avere profondo rispetto nei confronti di qualsiasi altra religione e di attuare i principali scopi della sua esistenza, portare beneficio e armonia agli esseri umani e armonia tra le varie concezioni religiose, che devono essere onorate con devozione perché più religioni esistono e più aumenta la possibilità che siano di beneficio agli esseri umani.
Infine, come monaco tibetano e Dalai Lama la sua responsabilità è la protezione del popolo tibetano che lo considera un dio, un salvatore, per questo deve cercare di fare sempre del suo meglio, e a questo punto aggiunge considerazioni legate particolarmente alla situazione socio politica interna dei tibetani e, proprio perché il Dalai Lama, come tutti gli altri non è un essere permanente, ma impermanente, raccomanda che i tibetani comincino a prepararsi per poter scegliere il loro prossimo capo attraverso strumenti democratici. Finché lui sarà in vita avrà la responsabilità di cercare di ottenere per i tibetani una certa forma di libertà, ma i tibetani comunque devono sin d’ora lavorare affinché nel futuro possano eleggere democraticamente chi li dovrà rappresentare.
Concludendo ha ringraziato nuovamente i partecipanti alla celebrazione di Dharamsala che sono stati così pazienti e tolleranti nei confronti della pioggia e della scomodità del luogo, la piazza è piccola e molto affollata.»
Sono magnifici i due aspetti ricordati dal Dalai Lama che riguardano rispettivamente i suoi doveri di essere umano che deve vivere ed essere di beneficio agli altri, e di buddhista, che deve portare armonia e pace con grande rispetto verso ogni religione.
La verità del messaggio di amore e compassione è la natura stessa della realtà e vivendo in essa non si può essere altro che felici.
L’unico modo per produrre felicità è quello di rimanere nella realtà e non di scappare, che invece è la nostra prima istintiva reazione, eppure non c’è modo di fuggire dalla realtà, quindi meglio affrontarla, confrontarci con essa ed esserne contenti, altrimenti non faremo altro che moltiplicare le sofferenze.
E’ veramente bello che il Dalai Lama, nel giorno del suo settantesimo compleanno, non parli della propria grandezza o delle cose realizzate, ma semplicemente, come sempre, parla di Dharma, della incommensurabile grandezza del Dharma e sono veramente felice di aver avuto l’opportunità di ascoltare questo messaggio dalla sua voce e di poterlo condividere con voi.
Il Dalai Lama è davvero un essere unico, ed è bene non porsi nell’aspettativa di poterne vedere un altro; c’è stato un unico Gandhi, un unico Gesù, un unico Buddha, e c’è un unico quattordicesimo Dalai Lama, né il primo, né il secondo, né il quindicesimo, sono stati o saranno simili al quattordicesimo Dalai Lama. Noi siamo immensamente privilegiati ad essere suoi contemporanei e a poter condividere la sua vita e il suo messaggio, non eravamo presenti ai tempi di Gesù, Buddha o Gandhi ma abbiamo la gioia di esserlo con il quattordicesimo Dalai Lama, è un dono prezioso e raro.
Immaginiamo, se ai tempi di Gesù lo avessimo incontrato, che cosa avremmo fatto? Nulla di più o di meno di ciò che faremmo trovandoci alla presenza del Dalai Lama. Io mi sento particolarmente fortunato perché ho potuto avere con Sua Santità quattro colloqui privati, e di fronte a lui provavo una tale emozione da essere intimidito e impacciato, mentre da parte sua il Dalai Lama si presenta sempre con grande cordialità e calore, come un essere umano semplice e comune.
Ma attenzione, è importante questa diversità di atteggiamenti, da parte nostra deve esserci un profondo rispetto, mentre lui nella sua semplicità e cordialità nel volersi avvicinare a noi come persona comune ci fa un grande regalo.
Se entrambi ci confrontassimo come persone comuni sarebbe una riunione sterile da cui non scaturirebbe nulla, invece così è un magnifico incontro spirituale ricco di doni rari ed è stupendo che il Dalai Lama possa presentare se stesso come essere comune mentre noi onoriamo e percepiamo in lui il Buddha.
Considero i colloqui avuti con lui eccezionali e doni preziosissimi ricevuti in questa esistenza. Questa è la vita, inutile crearsi complicazioni, basta godere semplicemente di ciò che si ha, ottenendo così la felicità. 
Il Dharma è esattamente l’opposto, non c’è né un partito unico, né tanti partiti, c’è solo l’individuo che con l’attitudine della bodhicitta dona agli altri divenendo causa di felicità per sé e per gli esseri senzienti. E’ umanesimo, il senso dell’umano.
Un esempio opposto è offerto dal Dalai Lama che è un capo politico, ma parla di Dharma.
Ora festeggiamo insieme, con un buon the e dolci tibetani, il compleanno di sua sanità il quattordicesimo Dalai Lama.

Grazie a tutti.

Friday, 21 June 2024

Come coltivare la felicità attraverso la meditazione



Come coltivare la felicità attraverso la meditazione

 

In primo luogo la meditazione è un valore universale per tutti gli esseri umani, è una caratteristica innata dell'intelligenza umana come ricorso all'infinita pace interiore e alla felicità.

 

La meditazione non richiede una fede particolare o un background culturale. La meditazione è semplicemente concentrazione. La predisposizione alla concentrazione è già insita nelle nostre caratteristiche mentali e la concentrazione è una qualità essenziale della mente umana e delle attività mentali, indipendentemente dalla sua durata e grado di intensità con cui la si applica.

 

Una delle domande più frequenti poste da chi si avvicina per la prima volta alla meditazione è come meditare. In questo articolo fornirò una breve panoramica dei diversi tipi di meditazione, con particolare attenzione alle forme più generali e universali.

 

Esistono due tipi principali di meditazione: la meditazione formale, che si basa su una specifica tradizione o scuola di pensiero, e la meditazione universale o naturale, che è applicabile a tutti gli esseri umani e a tutte le forme di concentrazione mentale.

 

Mentre la meditazione formale può essere più strutturata e avere linee guida specifiche, la meditazione universale è un approccio più flessibile che può essere adattato alle esigenze individuali.

 

La meditazione non è mai impostata con regole rigide, non è richiesta una postura fisica specifica e qualsiasi postura, purché sia comoda e facilmente applicabile nella normale vita quotidiana è adatta. Allo stesso modo, non è richiesta una dieta particolare e qualsiasi cibo che nutra il corpo in modo corretto va bene. Anche il luogo di meditazione non è predefinito o limitato a particolari ambiti, deve semplicemente essere armonico e confacente all'introspezione silenziosa. Lo stesso vale per l'abbigliamento. Qualsiasi abito indossato comodamente è adatto. Infine, non è necessario un cuscino speciale e qualsiasi cuscino scelto per il proprio maggior benessere è adatto.

 

Per definire un flusso mentale in meditazione, è necessario stabilire una connessione tra il flusso principale della mente e i fattori mentali, nonché un'armonia tra il respiro e la consapevolezza mentale. Questi tre fattori possono creare uno stato mentale di meditazione perfetto e completo, pacifico, armonioso e gioioso.

 

Il risultato è un'esperienza di pace, armonia e gioia che può essere percepita pienamente nel corpo, nella mente e nel cuore. È un sentimento, una sensazione o uno stato mentale che può permeare l'intero giorno e la notte, portando a una vita piena di amore e di luce.

 

Il risultato della meditazione non è una particolare sensazione emotiva o un'eccitazione fuori dal comune, è semplicemente un'esperienza umana ordinaria, ma vissuta in un'atmosfera di equilibrio sia interiore che in relazione con l'ambiente e la realtà esteriore. È una biosfera interiore di vita che può espandersi in uno spazio e in un tempo spirituali infiniti.

 

La pratica della meditazione può facilitare il controllo, diminuendone l'intensità disturbante, delle esperienze emotive e sensazionali, nonché di qualsiasi forma di dolore e sofferenza fisica e mentale.

 

Il passo iniziale in questo processo è riconoscere il dolore e la sofferenza che si stanno vivendo. Il dolore e la sofferenza non sono inerenti al corpo fisico o alla mente spirituale, ma sono il risultato di una più complessa esperienza indesiderata. Questa esperienza indesiderata non è una realtà materiale, ma piuttosto un fenomeno cosciente. Le esperienze piacevoli sono note come felicità, mentre quelle spiacevoli sono considerate infelicità.

 

Noi istintivamente siamo perennemente desiderosi di felicità, che è una condizione antitetica alle nostre esperienze indesiderate da noi vissute come sofferenza, dolore e uno stato spiacevole di stato mentale che coinvolge con forza sentimento, sensazione, emozione e sensibilità spirituale.

 

Il riconoscimento del dolore e della sofferenza è un fattore fondamentale per ridurne l'intensità. Quando dirigiamo la nostra attenzione e consapevolezza verso la sensazione di dolore, diventiamo più consapevoli della sua vera natura e in questo modo questa stessa esperienza può apparire come una sensazione che si dissolve o scompare, lasciando solo l'osservazione dell'interazione di atomi e molecole neutre. Tuttavia, non appena la nostra concentrazione o consapevolezza si interrompe, anche la chiara visione del dolore e della sofferenza può scomparire.

 

Per coltivare un processo graduale o una consapevolezza più costante per ridurre le nostre esperienze dolorose indesiderate, è necessario conoscere la misura della sensazione.

 

Cominciamo con l'esaminare, all'interno dello spettro della capacità di un essere umano, la capacità di applicare la consapevolezza, l'esperienza di una sensazione dolorosa al suo livello più alto e la sensazione piacevole al suo livello più basso. Quando il livello della sensazione piacevole sale, il livello della sensazione spiacevole scende. Si possono dividere i gradi di queste sensazioni in tre livelli: alto, medio e basso. Ognuno di questi livelli può essere ulteriormente suddiviso in tre, per un totale di nove livelli.

 

Di conseguenza, si può concludere che la consapevolezza delle sensazioni dolorose e piacevoli e la capacità di distinguerle sono utili per ridurre il dolore e il disagio e aumentare le emozioni positive. Questa meditazione si basa sugli attributi positivi insiti nella natura umana, ossia le qualità e le capacità che sono naturalmente presenti in noi.

 

È utile apprendere e applicare le tecniche di meditazione sulla base delle proprie esperienze ed esperimenti personali. Questo permette di sviluppare una pratica di meditazione personalizzata che si adatta alla propria capacità di vivere il proprio livello di felicità e sofferenza.

 

In definitiva, è fondamentale la presenza di una motivazione, di un'intenzione e di un atteggiamento positivi, non egoistici e privi di inutili attaccamenti.

 

Questa è una pratica di meditazione essenziale che può essere utilizzata in ogni momento della vita per il benessere del corpo e della mente in ogni circostanza.

 

Questo processo di meditazione porta quell'equilibrio interiore che favorisce lo sviluppo umano in ogni aspetto essenziale, apre la mente al riconoscimento della necessità di agire secondo corrette intenzioni che motivano ogni azione, pensiero e parola rendendo chiara e visibile la propria realizzazione umana nella condivisione e compassione amorevole. Il cuore si libera in naturale e autentico altruismo, privo di attaccamento illusorio permettendoci così di raggiungere con naturalezza l'armonia di una pace serena e la profonda interiore gioia che è indipendente da qualsiasi fattore esteriore. In questo modo si matura la preziosa saggezza che fa riconoscere l'infinito valore di ogni istante di vita propria, altrui e dell'universo intero.

 

Che questo possa essere utile a tutti gli esseri per la loro pace e felicità.

 

Geshe Gedun Tharchin

21 giugno 2024



        DONAZIONE         

Friday, 7 June 2024

La realtà della Impermanenza


La realtà della Impermanenza

 

 

Prendere rifugio nel Buddha Dharma e nel Sangha

 

In generale chi pratica il buddhismo inizia ogni giornata prendendo rifugio nella Triplice Gemma costituita da Buddha Dharma e Sangha. L'atto di prendere rifugio nella Triplice Gemma significa: Affidarsi al Buddha, il Buddha storico, in quanto guida che mostra il cammino di bene e fa sentire l'autentica protezione.

 

Il Dharma raccoglie tutti gli insegnamenti del Buddha, fondamentali per la realizzazione del valore interiore profondamente radicato in sé della compassione e della saggezza. Il Dharma è considerato il vero rifugio che protegge dalla paura e dall'angoscia, nonché dall'inquieta sofferenza che è di fatto l'essenza del ciclo dell'esistenza (samsara). 

 

Il Sangha è rappresentato dall'insieme di compagni di viaggio che sono di stimolo e supporto perché i praticanti che condividono valori simili nella realizzazione del Dharma si offrono reciprocamente assistenza e crescita spirituale.

 

Tuttavia, in generale, con il termine “Buddha” si indica un “Risvegliato” ed è riferito a una Entità che ha trasceso l'ignoranza e ha raggiunto l'illuminazione. Dharma significa consapevolezza della mente in ogni azione, pensiero e parola. Il termine sanscrito Dharma, tradotto in tibetano come Chö, può essere inteso anche come “legge naturale”. E per un concetto fondamentale da considerare riguarda la base essenziale da cui partire per l'acquisizione della conoscenza del Dharma ed è la comprensione della natura dell'impermanenza. Lo stadio iniziale della pratica del Dharma è condurre una vita in accordo con la legge del karma.


Infine, Sangha indica gli amici dei praticanti che sostengono e con cui condividono la stessa passione nel cammino sullo stesso sentiero verso il raggiungimento dello stato di consapevolezza risvegliata.

 

 

L'Impertinenza e caducità

 

La realtà dell'impermanenza può essere osservata attraverso due prospettive distinte: la macro-

impermanenza e la micro-impermanenza. La prima si riferisce alla natura transitoria delle unità più

 

grandi, mentre la seconda riguarda la natura transitoria delle unità più piccole.

Questo concetto è esemplificato dall'affermazione del Buddha secondo cui “Tutti gli oggetti che nascono dalla combinazione di cause e condizioni sono soggetti all'impermanenza o caducità”.

 

Un oggetto, come un vaso di argilla, è composto da una moltitudine di fattori, tra cui la terra, l'acqua, la persona che lo realizza, i vari strumenti necessari alla sua fattura e, infine, il calore che ne completa l'asciugatura, ma le stesse cause e condizioni che ne hanno determinato la realizzazione sono le stesse, impermanenti, che ne producono il deterioramento, la rottura. Non esiste permanenza alcuna.

 

Allo stesso modo, un fiore, una casa, una qualsiasi entità del mondo minerale, vegetale e animale, tra cui l'essere umano, sono tutti composti da numerosi elementi tra loro in relazione che seguono questo iter parabolico e naturale.

 

Per cominciare, possiamo osservare una singola particella di un fiore, che contiene la più piccola parte di un atomo. Questo atomo si spinge nella dimensione più sottile, fino a quando non può essere più divisa e anche questa ultima particella infinitesimale nella sua impermanenza è comunque in relazione con il tutto impermanente perché nulla si forma esiste e muta al di fuori della interdipendenza tra tutti gli elementi altrettanto impermanenti.

 

Secondo la filosofia buddhista, la realtà impermanente si divide in tre categorie:

1. Forma.

2. Coscienza.

3. Né la forma né la coscienza compongono i fenomeni (le realtà astratte e collettive impermanenti).

A sua volta la forma si divide in sei oggetti, che sono gli oggetti delle sei facoltà:

1. Oggetto della facoltà dell'occhio, che comprende forma e colore.

2. Oggetto della facoltà dell'orecchio, che comprende il suono.

3. Oggetto della facoltà del naso, che comprende l'olfatto.

4. Oggetto della facoltà della lingua, che comprende il gusto.

5. Oggetto della facoltà del corpo, che comprende il tatto.

6. Oggetto della facoltà cosciente, che è forma invisibile e intangibile.

 

Il concetto di coscienza comprende due categorie distinte: la mente principale e i fattori mentali.

La terza categoria della realtà impermanente comprende tre sotto-categorie: realtà collettive, esseri senzienti e fenomeni astratti.

 

Tutti i fenomeni citati sono considerati impermanenti. La conoscenza di questa realtà apre una nuova comprensione del Dharma, e della legge di Natura. 

 

Il concetto di impermanenza dei fenomeni deve essere studiato, appreso e riflettuto profondamente attraverso la contemplazione e una profonda concentrazione così da ottenere la realizzazione di una percezione diretta della legge dell'impermanenza di tutti i fenomeni composti da cause e condizioni.

È evidente che il continuum oggettivamente concreto si trova in uno stato di impermanenza. 

 

Lo si può osservare nel crollo di una struttura come una casa, che rappresenta la fine di una vita fisica, o nella morte di un individuo, che rappresenta la fine di una vita cosciente. Entrambi questi fenomeni possono essere osservati dagli osservatori ordinari e rientrano quindi nella loro esperienza, che risponde al livello grossolano dell'impermanenza.

 

Anche il continuum più sottile è in uno stato di impermanenza e si presenta sotto forma di cambiamenti più fuggevoli e istantanei e possono essere osservati in un certo periodo di tempo, il che potrebbe essere considerato il livello sottile della realtà dell'impermanenza. Il fenomeno dell'impermanenza istantanea, come il momento iniziale dell'ambiente mondiale, non è più presente nell'istante successivo.

 

Tuttavia la nostra visione del mondo è sempre percepita in modo grossolano, lo vediamo permanente e statico senza coglierne il mutamento che avviene ad ogni istante. Questa visione limitata può essere assimilata al flusso continuo dell'acqua di un fiume, che sembra essere lo stesso per tutta la sua lunghezza, mentre in realtà l'acqua è continuamente altra, e i cambiamenti si verificano ininterrottamente nel corso di tutto il tempo.


Di conseguenza, il mondo che ci circonda è in costante mutamento, mentre noi lo percepiamo come statico a causa della nostra incapacità di osservarne i cambiamenti che lo costituiscono. Questo concetto può essere esteso ai nostri pensieri e al suono di una campana, anch'essi soggetti a un processo simile di continuo cambiamento e impermanenza.

 

Tuttavia questo processo di cambiamento costante e reale può essere osservato secondo diversi stadi, cominciando da un livello grossolano che mostra le mutazioni concretamente evidenti, fino a quello più sottile riferito ai cambiamenti, della più sottile, impercettibile, ma reale impermanenza.

Si può giungere a questa comprensione tramite il ragionamento logico, la contemplazione e la meditazione.

 

Lo stesso principio può essere applicato nell'analisi dell'impermanenza di ciascuno dei cinque aggregati, che può estendersi sino all'esame dell'assenza del sé sostanziale o indipendente e dell'assenza dei fenomeni sostanziali o indipendenti.

 

 

La meditazione

 

Il Buddha Sakyamuni spiega che il concetto di impermanenza può essere osservato attraverso nove esempi analoghi o illustrativi che possono essere applicati a tutti i fenomeni composti. In particolare porta ad esempio una stella, una cataratta, la fiamma di una candela, un miraggio, una goccia di rugiada, una

bolla d'acqua, un sogno, un fulmine e una nuvola.

 

Queste realtà creano una percezione diretta della loro natura transitoria, che può essere applicata alla trasformazione di fenomeni più duraturi come una casa, che è solida e rigida. Può essere applicata anche alla trasformazione del continuum mentale e ad altre forme più sottili di impermanenza.

 

Gli esempi citati facilitano una comprensione più profonda della trasformazione delle cose, in particolare per quanto riguarda le manifestazioni visibili dell'impermanenza, come la formazione di bolle d'acqua e la condensazione della rugiada.

 

Questi fenomeni, facilmente visibili, servono a illustrare la natura transitoria ed effimera del mondo che ci circonda e i nove simboli metaforici sono utilizzati principalmente per meditare sulla vacuità del sé e dei fenomeni.

 

Tutti i fenomeni creati da varie cause e condizioni, o i cinque aggregati, possono essere visti come analoghi alle stelle che appaiono e possono brillare solo nell'oscurità mentre nella luce scompaiono e sono dunque osservate facilmente dalla mente convenzionale nella loro realtà di verità convenzionali.

I cinque aggregati sono erroneamente percepiti come una entità permanenti dalla mente oscurata dall'ignoranza. Al contrario, la mente della saggezza, libera dalle tenebre dell'ignoranza, li vede come fenomeni transitori.

 

La mente oscurata dall'ignoranza percepisce i cinque aggregati come entità permanenti, ma la mente illuminata dalla saggezza li percepisce come fenomeni transitori. Di conseguenza, i cinque aggregati possono essere visti come stelle che esistono solo nell'ignoranza e scompaiono quando si è illuminati.


Questi stessi cinque aggregati esistono solo nella visione dell'ignoranza, della mente convenzionale, perché sono verità convenzionali, ma nella visione della saggezza e della mente ultima cessano di apparire perché non sono verità ultime.

 

La meditazione è un processo che comprende tre fasi distinte. Il primo stadio è la coltivazione della comprensione, che comporta l'accumulo di conoscenze sull'oggetto. Il secondo stadio è la contemplazione, che comporta il filtraggio delle informazioni e il raggiungimento di una comprensione lucida o di una conoscenza non distorta dell'oggetto. Il terzo e ultimo stadio è la meditazione, che comporta la concentrazione dell'attenzione sull'oggetto per familiarizzare con la conoscenza acquisita e raggiungere uno stato di unione tra il soggetto e l'oggetto. Questo porta a sperimentare il sentimento spirituale associato a tuo stato dell’essere.

 

 

La vacuità del sé

 

La domanda successiva che sorge è quella sull'identità dell'individuo o dell'essere senziente che sperimenta questo sentimento spirituale. In questo contesto, è necessario considerare il concetto della necessaria assenza del sé in un'attitudine che si fonda sull'integrazione di ogni realtà e ciò vale sia per le

persone che per i fenomeni.

 

Un approccio diretto per cogliere questa realtà è quello di considerare le nove realtà illusorie precedentemente menzionate. Queste possono essere intese come simboli metaforici del vuoto o del disinteresse. Il sé, o persona, non è costituito da nessuno dei cinque aggregati in modo isolato. Tuttavia, il sé, la persona o l'io si manifestano quando tutti o diversi componenti si uniscono.

 

Quindi, l'Io, il Sé o la Persona si costituiscono come un nome dato alla loro unità, piuttosto che come entità separate. Questo è analogo al modo in cui tutte le esistenze esistono in modo simile, con una modalità di identificazione condivisa. Quando si cerca una entità singola all'interno di ogni componente, questa non viene trovata. 

 

Tuttavia, quando tutti i componenti collaborano, l'entità si rivela. Questo fenomeno può essere paragonato a una stella, che appare solo nell'oscurità. Allo stesso modo, una bolla appare quando c'è turbolenza. Tutti questi fenomeni sono esempi della realtà che può esistere solo in una natura interdipendente e non

come realtà indipendente. 

 

La percezione di isolamento e indipendenza di ogni fenomeno è la più grande illusione o esperienza samsarica e fonda le proprie radici nella Ignoranza fondamentale che radicata nella nostra coscienza ci fa credere di essere un sé separato, al di fuori dei nostri i cinque aggregati e di tutto ciò che ci circonda, le

stesse cose noi diciamo “mio”, Questa separazione tra me e il resto si fonda su una visone assolutamente sbagliata di un Io immaginario e falso costruito dall'ignoranza fondamentale che costituisce la radice della grande confusione che addormenta la mente.

 

L'ignoranza fondamentale è indicata anche con vari termini, tra cui ego, attaccamento al sé e atteggiamento di auto-accaparramento. Quando questi concetti giocano un ruolo significativo nella vita quotidiana degli individui, influenzando le loro azioni e la loro percezione del mondo, diventa evidente

che sono una fonte di notevole peso per il cuore e la mente, oltre a essere dannosi per tutto ciò che si trova nelle vicinanze.

 

Soltanto nella comprensione dell'interdipendenza e impermanenza di ogni fenomeno si matura la saggezza in grado di comprendere e realizzare la vacuità del sé o dell'io che trova davvero il rifugio, la protezione diretta del Dharma in grado di liberarci dalle sofferenze del samsara causate dalla visione illusoria

dell'ignoranza fondamentale. Tale saggezza dovrebbe essere sostenuta dal cuore della compassione, una risorsa infinita di energia che porta la luce della saggezza a sé stessi e agli altri per sempre nel Dharmadatu, l'infinito spazio-tempo spirituale.

 

 

Conclusione

 

In sostanza, il buddhismo può essere definito come la coltivazione della consapevolezza del momento presente nel contesto della transitorietà della realtà. Con la consapevolezza e la vigilanza mentale si può realizzare un'esistenza nell'armonia del presente e profondo significato della vita, che non è altro che la

vita stessa, qui e ora.


Questa coscienza dell'incommensurabile compassione e la realizzazione della vacuità del sé permettono di vivere in costante consapevolezza e portano alla realizzazione di bhavana nel samadhi della completa coscienza.

 

Questa breve presentazione della realtà dell'impermanenza è dedicata alla gioia e alla felicità di tutti gli esseri senzienti.

 

Ghesce Gedun Tharchin

6. giugno 2024



        DONAZIONE