Saturday, 6 July 2024

Un ricordo di 21 anni fa: Un discorso per la celebrazione del compleanno del Dalai Lama - 2005


Compleanno di Sua Santità Tenzin GyatsoXIV° Dalai Lama
6 luglio 2005 

Porgiamo un particolare benvenuto ai nuovi amici che sono con noi nel giorno del compleanno del Dalai Lama Tenzin Gyatso.
Altri nuovi amici, che ancora non ho incontrato di persona, mi hanno chiesto telefonicamente di celebrare il loro matrimonio con rito buddhista e li ho invitati a venire oggi per conoscerci e parlare, perché in Tibet non esiste una cerimonia di matrimonio anche se ora, comprendendo le esigenze nate dall’interscambio di popoli di vari paesi e la necessità di poter documentare e ricevere un riconoscimento pubblico, parecchi maestri buddhisti in varie parti del mondo hanno iniziato ad impartire alla coppia una benedizione per l’unità e l’armonia.
Se esistesse un preciso rituale di matrimonio buddhista questo consisterebbe nell’impegno a prendere rifugio nei tre gioielli e ad assumere i voti dei cinque precetti.
Chissà se questi amici verranno o se avranno cambiato idea? Questo è parte della natura impermanente dei fenomeni ed è sempre Dharma.
Il Dharma si fonda sulla natura impermanente della realtà, non lo dobbiamo scordare mai, altrimenti non progrediremo.
La soluzione di ogni difficoltà e problema si realizza solo nella consapevolezza della natura impermanente delle cose, ed è fondamentale mantenerla chiara in noi soprattutto nell’ultimo atto della vita in cui saremo completamenti soli, nessun amico, nessun parente, ci potrà accompagnare e per questo dobbiamo cominciare a prepararci sin d’ora.
Non si trova il Dharma nella ricerca di una vita eterna, sarebbe una contraddizione di termini, non si può rincorrere l’idea di una felicità permanente quando la natura stessa della realtà è impermanente.
Dobbiamo dunque addestrarci nella conoscenza del processo della natura impermanente della realtà, altrimenti rischiamo di impegnarci inutilmente in una moltitudine di preghiere e di pratiche con lo scopo esclusivo di ottenere in questa vita un “meglio” di cui non conosciamo nemmeno la natura, ma questa vita passa troppo velocemente.
Io ho superato i quarant’anni e sono sbalordito di come siano fuggiti in fretta, solo ieri ne avevo quattordici, mi sembra di avere appena lasciato la mia casa per andare in monastero nel sud dell’India. Ricordo il distacco dai genitori alla frontiera, un dolore che sembra insopportabile ed è freschissimo nella mia memoria, come se fosse appena accaduto, e ogni volta che ritorno a casa ho la sensazione di essere stato sempre là, l’unica differenza rispetto alle precedenti partenze è che oggi c’è minor sofferenza perché è diminuito l’attaccamento.
Questo dimostra che la liberazione non è radicata nelle cose materiali, nella casa, nella famiglia, ma nel distacco mentale, nell’addestramento della mente ad affrontare, momento per momento, la natura impermanente della realtà, il cammino verso la saggezza.
Il Dharma, che non ha nulla a che vedere con effetti speciali come volare liberi nel cielo, o possedere il terzo occhio, è semplicemente essere in grado di guardare in faccia la realtà senza paura, è la saggezza. Condividere questo tipo di passione, di sensibilità, con la saggezza costituisce la compassione.
La spiritualità, il Dharma e la pace interiore sono le nostre grandi vere necessità, le conquiste dell’esistenza umana, un argomento inesauribile, tanto che in centootto volumi tibetani sono raccolte le parole del Buddha e tutte riconducono alla stessa essenza della realtà.
La situazione economica e sociale vissuta dalla mia famiglia è paragonabile a quella attuale del Sudan meridionale, eppure io oggi vivo in Italia, un paese tra i più sviluppati, un vero paradiso per me!.. e quando torno in Nepal le persone incuriosite mi chiedono tante notizie sulle condizioni in occidente e ne sono così ammirati che pensano che io, per il solo fatto di stare in Europa, debba essere necessariamente un grande Lama, un grande maestro, perché già sto vivendo con gli dei!...
La mia esperienza è davvero straordinaria, ero partito da una situazione piena di difficoltà, di incertezze e precarietà e nonostante questo ho potuto ricevere un buon livello di educazione e di istruzione e sono in una condizione che mi permette di affrontare nuove sfide e trovare altre possibilità per procedere nelle vite future. Questo rappresenta la condizione umana e il Dharma è appunto la possibilità e capacità che l’uomo ha di impegnarsi per guadagnare e conquistare se stesso.
Non si tratta di accumulare beni materiali come il denaro o il potere, ma di conquistare  la ricchezza che deve essere intesa per il beneficio degli altri, così da poter diventare fonte infinita di felicità per gli altri.
Non si tratta nemmeno di dover diventare ricchi, famosi ad ogni costo, ed essere talmente affaccendati da avere centinaia di segretari per poi ritrovarsi completamente pazzi.
Durante il primo anno a Roma cercavo il modo per mantenermi e un mio amico indiano, prete, mi disse che finché ero vestito così non avrei mai avuto nessun lavoro, per prima cosa dovevo almeno cambiare l’abito. La sua preoccupazione era sincera e disinteressata, sapeva da dove venivo, conosceva perfettamente la situazione indiana, e mi regalò un paio di scarpe, un dono per me preziosissimo e che utilizzai fino alla fine. Chissà, se avessi seguito il suo consiglio avrei anche potuto trovare un buon impiego, forse come professore, o uomo d’affari, o magari diventare un uomo politico che in Italia ha la capacità di inventare un nuovo slogan ogni giorno, in ogni caso avrei solo accumulato stress, un ottimo metodo per impazzire, ma il Dharma è al di fuori di tutte queste cose, è altro.
Il Dharma è conoscenza, comprensione, saggezza, sperimentazione della realtà.
Oggi è il 6 luglio, compleanno del Dalai Lama, ha settant’anni e per onorare questa ricorrenza ho preparato alcuni piatti tibetani che, a conclusione della giornata, potremo condividere in serenità.
Il Dalai Lama non deve essere visto come un individuo nella sua singolarità, ma come il frutto del karma del popolo tibetano e, adesso che le condizioni sono mutate profondamente, è necessario cominciare a considerare il Dalai Lama come il frutto del karma della popolazione globale.
Il bambino indicato come Dalai Lama, all’età di due anni, non aveva alcuna pretesa in tal senso, non ha chiesto questo incarico, è stato individuato, cercato e scelto dal popolo tibetano che lo ha designato come Dalai Lama.
I tibetani credono che sia un’emanazione del Buddha della compassione, e questo fa di lui realmente un’emanazione del Buddha della compassione perché le cose non esistono di per sé, ma secondo l’imputazione che ne diamo.
Poiché noi lo riconosciamo, lo designiamo, lo imputiamo come Buddha della compassione, lui lo deve essere, non può esistere altrimenti. Il XIV° Dalai Lama risponde pienamente a questa aspettativa e tutti noi dobbiamo essere infinitamente grati alla grandezza di questa persona.
Quando si dice che Sua Santità è l’emanazione del Buddha della compassione non si afferma che il suo comportamento sia al di là dell’umano, al contrario, il suo comportamento è insito nella categoria del comportamento umano, ma ha la funzione di essere ispirazione ed esempio delle qualità migliori degli esseri umani.
Incontrandolo vediamo una persona come tutti noi, con le difficoltà che ogni essere umano deve affrontare, la grande differenza è nella sua capacità di affrontare ogni situazione, sempre, per il beneficio di tutti gli esseri.
Adesso vi farò ascoltare la registrazione della voce del Dalai Lama che oggi ha pronunciato un magnifico discorso in tibetano, poi lo commenterò. Grazie ai mezzi moderni abbiamo potuto ascoltare questa registrazione, la tecnologia se usata in modo appropriato è utilissima, se se ne abusa può invece diventare estremamente pericolosa. 
(segue discorso- sintesi: ).
«Sua Santità ha esordito ringraziando chi sta festeggiando il suo compleanno nel mondo, a coloro che vivono nelle regioni himalayane, in Mongolia, a oriente e a occidente. Oggi a Dharamsala è una giornata di piogge monsoniche abbondanti, quindi molte persone per ascoltare le sue parole erano all’aperto, sotto qualche ombrello e il Dalai Lama scherzando ha detto che questa pioggia sarebbe stata una benedizione per coloro che la stavano prendendo.
Ripensando a questi settanta anni di esistenza, alle tante le esperienze di gioia e di dolore, Sua Santità non ha dubbi nel verificare che tutte queste emozioni derivano esclusivamente dall’io, dal sentimento del sé.
La propria felicità, il proprio dolore, nascono dall’io, così come la sofferenza e la felicità altrui, ed è dunque chiaro che gli insegnamenti del Buddha di amore e compassione hanno una loro ragione di essere, una loro verità.
Al di là del fatto che un individuo possa avere fede o meno, essere credente o no, la natura della realtà fa si che amore e compassione siano l’unica possibilità di liberazione dalla sofferenza.
Il Dalai Lama continua dicendo che da piccolo era ovviamente interessato soprattutto ai giochi, ma crescendo si è appassionato sempre più al Dharma e con le esperienze della vita ha compreso la fondamentale importanza del buon cuore e di quanto una chiusura mentale conduca soltanto alla depressione e alla sofferenza. Questo va al di là dall’appartenenza o meno ad una religione, il buon cuore e una mente aperta sono sempre di beneficio alla felicità propria e altrui, e nell’arco della sua vita ha fortemente voluto assumere questo atteggiamento e incessantemente dato agli altri lo stesso consiglio. E’ un atteggiamento completamente benefico e così finché sarà in vita lui non smetterà mai di proporlo a tutti perché il beneficio è immediatamente evidente.
Le celebrazioni, i rituali e le preghiere che le comunità tibetane nel mondo stanno eseguendo in questi giorni in suo onore sono dedicate interamente al beneficio degli esseri senzienti.
Il Dalai Lama ci tiene particolarmente a precisare che lui è innanzitutto un essere umano, poi un buddhista, e infine un monaco tibetano e Dalai Lama; sono tre diversi livelli del suo modo di esistere e comportano che:
come essere umano abbia la responsabilità del bene di tutti gli altri esseri senzienti;
come buddhista la responsabilità di avere profondo rispetto nei confronti di qualsiasi altra religione e di attuare i principali scopi della sua esistenza, portare beneficio e armonia agli esseri umani e armonia tra le varie concezioni religiose, che devono essere onorate con devozione perché più religioni esistono e più aumenta la possibilità che siano di beneficio agli esseri umani.
Infine, come monaco tibetano e Dalai Lama la sua responsabilità è la protezione del popolo tibetano che lo considera un dio, un salvatore, per questo deve cercare di fare sempre del suo meglio, e a questo punto aggiunge considerazioni legate particolarmente alla situazione socio politica interna dei tibetani e, proprio perché il Dalai Lama, come tutti gli altri non è un essere permanente, ma impermanente, raccomanda che i tibetani comincino a prepararsi per poter scegliere il loro prossimo capo attraverso strumenti democratici. Finché lui sarà in vita avrà la responsabilità di cercare di ottenere per i tibetani una certa forma di libertà, ma i tibetani comunque devono sin d’ora lavorare affinché nel futuro possano eleggere democraticamente chi li dovrà rappresentare.
Concludendo ha ringraziato nuovamente i partecipanti alla celebrazione di Dharamsala che sono stati così pazienti e tolleranti nei confronti della pioggia e della scomodità del luogo, la piazza è piccola e molto affollata.»
Sono magnifici i due aspetti ricordati dal Dalai Lama che riguardano rispettivamente i suoi doveri di essere umano che deve vivere ed essere di beneficio agli altri, e di buddhista, che deve portare armonia e pace con grande rispetto verso ogni religione.
La verità del messaggio di amore e compassione è la natura stessa della realtà e vivendo in essa non si può essere altro che felici.
L’unico modo per produrre felicità è quello di rimanere nella realtà e non di scappare, che invece è la nostra prima istintiva reazione, eppure non c’è modo di fuggire dalla realtà, quindi meglio affrontarla, confrontarci con essa ed esserne contenti, altrimenti non faremo altro che moltiplicare le sofferenze.
E’ veramente bello che il Dalai Lama, nel giorno del suo settantesimo compleanno, non parli della propria grandezza o delle cose realizzate, ma semplicemente, come sempre, parla di Dharma, della incommensurabile grandezza del Dharma e sono veramente felice di aver avuto l’opportunità di ascoltare questo messaggio dalla sua voce e di poterlo condividere con voi.
Il Dalai Lama è davvero un essere unico, ed è bene non porsi nell’aspettativa di poterne vedere un altro; c’è stato un unico Gandhi, un unico Gesù, un unico Buddha, e c’è un unico quattordicesimo Dalai Lama, né il primo, né il secondo, né il quindicesimo, sono stati o saranno simili al quattordicesimo Dalai Lama. Noi siamo immensamente privilegiati ad essere suoi contemporanei e a poter condividere la sua vita e il suo messaggio, non eravamo presenti ai tempi di Gesù, Buddha o Gandhi ma abbiamo la gioia di esserlo con il quattordicesimo Dalai Lama, è un dono prezioso e raro.
Immaginiamo, se ai tempi di Gesù lo avessimo incontrato, che cosa avremmo fatto? Nulla di più o di meno di ciò che faremmo trovandoci alla presenza del Dalai Lama. Io mi sento particolarmente fortunato perché ho potuto avere con Sua Santità quattro colloqui privati, e di fronte a lui provavo una tale emozione da essere intimidito e impacciato, mentre da parte sua il Dalai Lama si presenta sempre con grande cordialità e calore, come un essere umano semplice e comune.
Ma attenzione, è importante questa diversità di atteggiamenti, da parte nostra deve esserci un profondo rispetto, mentre lui nella sua semplicità e cordialità nel volersi avvicinare a noi come persona comune ci fa un grande regalo.
Se entrambi ci confrontassimo come persone comuni sarebbe una riunione sterile da cui non scaturirebbe nulla, invece così è un magnifico incontro spirituale ricco di doni rari ed è stupendo che il Dalai Lama possa presentare se stesso come essere comune mentre noi onoriamo e percepiamo in lui il Buddha.
Considero i colloqui avuti con lui eccezionali e doni preziosissimi ricevuti in questa esistenza. Questa è la vita, inutile crearsi complicazioni, basta godere semplicemente di ciò che si ha, ottenendo così la felicità. 
Il Dharma è esattamente l’opposto, non c’è né un partito unico, né tanti partiti, c’è solo l’individuo che con l’attitudine della bodhicitta dona agli altri divenendo causa di felicità per sé e per gli esseri senzienti. E’ umanesimo, il senso dell’umano.
Un esempio opposto è offerto dal Dalai Lama che è un capo politico, ma parla di Dharma.
Ora festeggiamo insieme, con un buon the e dolci tibetani, il compleanno di sua sanità il quattordicesimo Dalai Lama.

Grazie a tutti.

Friday, 21 June 2024

Come coltivare la felicità attraverso la meditazione



Come coltivare la felicità attraverso la meditazione

 

In primo luogo la meditazione è un valore universale per tutti gli esseri umani, è una caratteristica innata dell'intelligenza umana come ricorso all'infinita pace interiore e alla felicità.

 

La meditazione non richiede una fede particolare o un background culturale. La meditazione è semplicemente concentrazione. La predisposizione alla concentrazione è già insita nelle nostre caratteristiche mentali e la concentrazione è una qualità essenziale della mente umana e delle attività mentali, indipendentemente dalla sua durata e grado di intensità con cui la si applica.

 

Una delle domande più frequenti poste da chi si avvicina per la prima volta alla meditazione è come meditare. In questo articolo fornirò una breve panoramica dei diversi tipi di meditazione, con particolare attenzione alle forme più generali e universali.

 

Esistono due tipi principali di meditazione: la meditazione formale, che si basa su una specifica tradizione o scuola di pensiero, e la meditazione universale o naturale, che è applicabile a tutti gli esseri umani e a tutte le forme di concentrazione mentale.

 

Mentre la meditazione formale può essere più strutturata e avere linee guida specifiche, la meditazione universale è un approccio più flessibile che può essere adattato alle esigenze individuali.

 

La meditazione non è mai impostata con regole rigide, non è richiesta una postura fisica specifica e qualsiasi postura, purché sia comoda e facilmente applicabile nella normale vita quotidiana è adatta. Allo stesso modo, non è richiesta una dieta particolare e qualsiasi cibo che nutra il corpo in modo corretto va bene. Anche il luogo di meditazione non è predefinito o limitato a particolari ambiti, deve semplicemente essere armonico e confacente all'introspezione silenziosa. Lo stesso vale per l'abbigliamento. Qualsiasi abito indossato comodamente è adatto. Infine, non è necessario un cuscino speciale e qualsiasi cuscino scelto per il proprio maggior benessere è adatto.

 

Per definire un flusso mentale in meditazione, è necessario stabilire una connessione tra il flusso principale della mente e i fattori mentali, nonché un'armonia tra il respiro e la consapevolezza mentale. Questi tre fattori possono creare uno stato mentale di meditazione perfetto e completo, pacifico, armonioso e gioioso.

 

Il risultato è un'esperienza di pace, armonia e gioia che può essere percepita pienamente nel corpo, nella mente e nel cuore. È un sentimento, una sensazione o uno stato mentale che può permeare l'intero giorno e la notte, portando a una vita piena di amore e di luce.

 

Il risultato della meditazione non è una particolare sensazione emotiva o un'eccitazione fuori dal comune, è semplicemente un'esperienza umana ordinaria, ma vissuta in un'atmosfera di equilibrio sia interiore che in relazione con l'ambiente e la realtà esteriore. È una biosfera interiore di vita che può espandersi in uno spazio e in un tempo spirituali infiniti.

 

La pratica della meditazione può facilitare il controllo, diminuendone l'intensità disturbante, delle esperienze emotive e sensazionali, nonché di qualsiasi forma di dolore e sofferenza fisica e mentale.

 

Il passo iniziale in questo processo è riconoscere il dolore e la sofferenza che si stanno vivendo. Il dolore e la sofferenza non sono inerenti al corpo fisico o alla mente spirituale, ma sono il risultato di una più complessa esperienza indesiderata. Questa esperienza indesiderata non è una realtà materiale, ma piuttosto un fenomeno cosciente. Le esperienze piacevoli sono note come felicità, mentre quelle spiacevoli sono considerate infelicità.

 

Noi istintivamente siamo perennemente desiderosi di felicità, che è una condizione antitetica alle nostre esperienze indesiderate da noi vissute come sofferenza, dolore e uno stato spiacevole di stato mentale che coinvolge con forza sentimento, sensazione, emozione e sensibilità spirituale.

 

Il riconoscimento del dolore e della sofferenza è un fattore fondamentale per ridurne l'intensità. Quando dirigiamo la nostra attenzione e consapevolezza verso la sensazione di dolore, diventiamo più consapevoli della sua vera natura e in questo modo questa stessa esperienza può apparire come una sensazione che si dissolve o scompare, lasciando solo l'osservazione dell'interazione di atomi e molecole neutre. Tuttavia, non appena la nostra concentrazione o consapevolezza si interrompe, anche la chiara visione del dolore e della sofferenza può scomparire.

 

Per coltivare un processo graduale o una consapevolezza più costante per ridurre le nostre esperienze dolorose indesiderate, è necessario conoscere la misura della sensazione.

 

Cominciamo con l'esaminare, all'interno dello spettro della capacità di un essere umano, la capacità di applicare la consapevolezza, l'esperienza di una sensazione dolorosa al suo livello più alto e la sensazione piacevole al suo livello più basso. Quando il livello della sensazione piacevole sale, il livello della sensazione spiacevole scende. Si possono dividere i gradi di queste sensazioni in tre livelli: alto, medio e basso. Ognuno di questi livelli può essere ulteriormente suddiviso in tre, per un totale di nove livelli.

 

Di conseguenza, si può concludere che la consapevolezza delle sensazioni dolorose e piacevoli e la capacità di distinguerle sono utili per ridurre il dolore e il disagio e aumentare le emozioni positive. Questa meditazione si basa sugli attributi positivi insiti nella natura umana, ossia le qualità e le capacità che sono naturalmente presenti in noi.

 

È utile apprendere e applicare le tecniche di meditazione sulla base delle proprie esperienze ed esperimenti personali. Questo permette di sviluppare una pratica di meditazione personalizzata che si adatta alla propria capacità di vivere il proprio livello di felicità e sofferenza.

 

In definitiva, è fondamentale la presenza di una motivazione, di un'intenzione e di un atteggiamento positivi, non egoistici e privi di inutili attaccamenti.

 

Questa è una pratica di meditazione essenziale che può essere utilizzata in ogni momento della vita per il benessere del corpo e della mente in ogni circostanza.

 

Questo processo di meditazione porta quell'equilibrio interiore che favorisce lo sviluppo umano in ogni aspetto essenziale, apre la mente al riconoscimento della necessità di agire secondo corrette intenzioni che motivano ogni azione, pensiero e parola rendendo chiara e visibile la propria realizzazione umana nella condivisione e compassione amorevole. Il cuore si libera in naturale e autentico altruismo, privo di attaccamento illusorio permettendoci così di raggiungere con naturalezza l'armonia di una pace serena e la profonda interiore gioia che è indipendente da qualsiasi fattore esteriore. In questo modo si matura la preziosa saggezza che fa riconoscere l'infinito valore di ogni istante di vita propria, altrui e dell'universo intero.

 

Che questo possa essere utile a tutti gli esseri per la loro pace e felicità.

 

Geshe Gedun Tharchin

21 giugno 2024



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Friday, 7 June 2024

La realtà della Impermanenza


La realtà della Impermanenza

 

 

Prendere rifugio nel Buddha Dharma e nel Sangha

 

In generale chi pratica il buddhismo inizia ogni giornata prendendo rifugio nella Triplice Gemma costituita da Buddha Dharma e Sangha. L'atto di prendere rifugio nella Triplice Gemma significa: Affidarsi al Buddha, il Buddha storico, in quanto guida che mostra il cammino di bene e fa sentire l'autentica protezione.

 

Il Dharma raccoglie tutti gli insegnamenti del Buddha, fondamentali per la realizzazione del valore interiore profondamente radicato in sé della compassione e della saggezza. Il Dharma è considerato il vero rifugio che protegge dalla paura e dall'angoscia, nonché dall'inquieta sofferenza che è di fatto l'essenza del ciclo dell'esistenza (samsara). 

 

Il Sangha è rappresentato dall'insieme di compagni di viaggio che sono di stimolo e supporto perché i praticanti che condividono valori simili nella realizzazione del Dharma si offrono reciprocamente assistenza e crescita spirituale.

 

Tuttavia, in generale, con il termine “Buddha” si indica un “Risvegliato” ed è riferito a una Entità che ha trasceso l'ignoranza e ha raggiunto l'illuminazione. Dharma significa consapevolezza della mente in ogni azione, pensiero e parola. Il termine sanscrito Dharma, tradotto in tibetano come Chö, può essere inteso anche come “legge naturale”. E per un concetto fondamentale da considerare riguarda la base essenziale da cui partire per l'acquisizione della conoscenza del Dharma ed è la comprensione della natura dell'impermanenza. Lo stadio iniziale della pratica del Dharma è condurre una vita in accordo con la legge del karma.


Infine, Sangha indica gli amici dei praticanti che sostengono e con cui condividono la stessa passione nel cammino sullo stesso sentiero verso il raggiungimento dello stato di consapevolezza risvegliata.

 

 

L'Impertinenza e caducità

 

La realtà dell'impermanenza può essere osservata attraverso due prospettive distinte: la macro-

impermanenza e la micro-impermanenza. La prima si riferisce alla natura transitoria delle unità più

 

grandi, mentre la seconda riguarda la natura transitoria delle unità più piccole.

Questo concetto è esemplificato dall'affermazione del Buddha secondo cui “Tutti gli oggetti che nascono dalla combinazione di cause e condizioni sono soggetti all'impermanenza o caducità”.

 

Un oggetto, come un vaso di argilla, è composto da una moltitudine di fattori, tra cui la terra, l'acqua, la persona che lo realizza, i vari strumenti necessari alla sua fattura e, infine, il calore che ne completa l'asciugatura, ma le stesse cause e condizioni che ne hanno determinato la realizzazione sono le stesse, impermanenti, che ne producono il deterioramento, la rottura. Non esiste permanenza alcuna.

 

Allo stesso modo, un fiore, una casa, una qualsiasi entità del mondo minerale, vegetale e animale, tra cui l'essere umano, sono tutti composti da numerosi elementi tra loro in relazione che seguono questo iter parabolico e naturale.

 

Per cominciare, possiamo osservare una singola particella di un fiore, che contiene la più piccola parte di un atomo. Questo atomo si spinge nella dimensione più sottile, fino a quando non può essere più divisa e anche questa ultima particella infinitesimale nella sua impermanenza è comunque in relazione con il tutto impermanente perché nulla si forma esiste e muta al di fuori della interdipendenza tra tutti gli elementi altrettanto impermanenti.

 

Secondo la filosofia buddhista, la realtà impermanente si divide in tre categorie:

1. Forma.

2. Coscienza.

3. Né la forma né la coscienza compongono i fenomeni (le realtà astratte e collettive impermanenti).

A sua volta la forma si divide in sei oggetti, che sono gli oggetti delle sei facoltà:

1. Oggetto della facoltà dell'occhio, che comprende forma e colore.

2. Oggetto della facoltà dell'orecchio, che comprende il suono.

3. Oggetto della facoltà del naso, che comprende l'olfatto.

4. Oggetto della facoltà della lingua, che comprende il gusto.

5. Oggetto della facoltà del corpo, che comprende il tatto.

6. Oggetto della facoltà cosciente, che è forma invisibile e intangibile.

 

Il concetto di coscienza comprende due categorie distinte: la mente principale e i fattori mentali.

La terza categoria della realtà impermanente comprende tre sotto-categorie: realtà collettive, esseri senzienti e fenomeni astratti.

 

Tutti i fenomeni citati sono considerati impermanenti. La conoscenza di questa realtà apre una nuova comprensione del Dharma, e della legge di Natura. 

 

Il concetto di impermanenza dei fenomeni deve essere studiato, appreso e riflettuto profondamente attraverso la contemplazione e una profonda concentrazione così da ottenere la realizzazione di una percezione diretta della legge dell'impermanenza di tutti i fenomeni composti da cause e condizioni.

È evidente che il continuum oggettivamente concreto si trova in uno stato di impermanenza. 

 

Lo si può osservare nel crollo di una struttura come una casa, che rappresenta la fine di una vita fisica, o nella morte di un individuo, che rappresenta la fine di una vita cosciente. Entrambi questi fenomeni possono essere osservati dagli osservatori ordinari e rientrano quindi nella loro esperienza, che risponde al livello grossolano dell'impermanenza.

 

Anche il continuum più sottile è in uno stato di impermanenza e si presenta sotto forma di cambiamenti più fuggevoli e istantanei e possono essere osservati in un certo periodo di tempo, il che potrebbe essere considerato il livello sottile della realtà dell'impermanenza. Il fenomeno dell'impermanenza istantanea, come il momento iniziale dell'ambiente mondiale, non è più presente nell'istante successivo.

 

Tuttavia la nostra visione del mondo è sempre percepita in modo grossolano, lo vediamo permanente e statico senza coglierne il mutamento che avviene ad ogni istante. Questa visione limitata può essere assimilata al flusso continuo dell'acqua di un fiume, che sembra essere lo stesso per tutta la sua lunghezza, mentre in realtà l'acqua è continuamente altra, e i cambiamenti si verificano ininterrottamente nel corso di tutto il tempo.


Di conseguenza, il mondo che ci circonda è in costante mutamento, mentre noi lo percepiamo come statico a causa della nostra incapacità di osservarne i cambiamenti che lo costituiscono. Questo concetto può essere esteso ai nostri pensieri e al suono di una campana, anch'essi soggetti a un processo simile di continuo cambiamento e impermanenza.

 

Tuttavia questo processo di cambiamento costante e reale può essere osservato secondo diversi stadi, cominciando da un livello grossolano che mostra le mutazioni concretamente evidenti, fino a quello più sottile riferito ai cambiamenti, della più sottile, impercettibile, ma reale impermanenza.

Si può giungere a questa comprensione tramite il ragionamento logico, la contemplazione e la meditazione.

 

Lo stesso principio può essere applicato nell'analisi dell'impermanenza di ciascuno dei cinque aggregati, che può estendersi sino all'esame dell'assenza del sé sostanziale o indipendente e dell'assenza dei fenomeni sostanziali o indipendenti.

 

 

La meditazione

 

Il Buddha Sakyamuni spiega che il concetto di impermanenza può essere osservato attraverso nove esempi analoghi o illustrativi che possono essere applicati a tutti i fenomeni composti. In particolare porta ad esempio una stella, una cataratta, la fiamma di una candela, un miraggio, una goccia di rugiada, una

bolla d'acqua, un sogno, un fulmine e una nuvola.

 

Queste realtà creano una percezione diretta della loro natura transitoria, che può essere applicata alla trasformazione di fenomeni più duraturi come una casa, che è solida e rigida. Può essere applicata anche alla trasformazione del continuum mentale e ad altre forme più sottili di impermanenza.

 

Gli esempi citati facilitano una comprensione più profonda della trasformazione delle cose, in particolare per quanto riguarda le manifestazioni visibili dell'impermanenza, come la formazione di bolle d'acqua e la condensazione della rugiada.

 

Questi fenomeni, facilmente visibili, servono a illustrare la natura transitoria ed effimera del mondo che ci circonda e i nove simboli metaforici sono utilizzati principalmente per meditare sulla vacuità del sé e dei fenomeni.

 

Tutti i fenomeni creati da varie cause e condizioni, o i cinque aggregati, possono essere visti come analoghi alle stelle che appaiono e possono brillare solo nell'oscurità mentre nella luce scompaiono e sono dunque osservate facilmente dalla mente convenzionale nella loro realtà di verità convenzionali.

I cinque aggregati sono erroneamente percepiti come una entità permanenti dalla mente oscurata dall'ignoranza. Al contrario, la mente della saggezza, libera dalle tenebre dell'ignoranza, li vede come fenomeni transitori.

 

La mente oscurata dall'ignoranza percepisce i cinque aggregati come entità permanenti, ma la mente illuminata dalla saggezza li percepisce come fenomeni transitori. Di conseguenza, i cinque aggregati possono essere visti come stelle che esistono solo nell'ignoranza e scompaiono quando si è illuminati.


Questi stessi cinque aggregati esistono solo nella visione dell'ignoranza, della mente convenzionale, perché sono verità convenzionali, ma nella visione della saggezza e della mente ultima cessano di apparire perché non sono verità ultime.

 

La meditazione è un processo che comprende tre fasi distinte. Il primo stadio è la coltivazione della comprensione, che comporta l'accumulo di conoscenze sull'oggetto. Il secondo stadio è la contemplazione, che comporta il filtraggio delle informazioni e il raggiungimento di una comprensione lucida o di una conoscenza non distorta dell'oggetto. Il terzo e ultimo stadio è la meditazione, che comporta la concentrazione dell'attenzione sull'oggetto per familiarizzare con la conoscenza acquisita e raggiungere uno stato di unione tra il soggetto e l'oggetto. Questo porta a sperimentare il sentimento spirituale associato a tuo stato dell’essere.

 

 

La vacuità del sé

 

La domanda successiva che sorge è quella sull'identità dell'individuo o dell'essere senziente che sperimenta questo sentimento spirituale. In questo contesto, è necessario considerare il concetto della necessaria assenza del sé in un'attitudine che si fonda sull'integrazione di ogni realtà e ciò vale sia per le

persone che per i fenomeni.

 

Un approccio diretto per cogliere questa realtà è quello di considerare le nove realtà illusorie precedentemente menzionate. Queste possono essere intese come simboli metaforici del vuoto o del disinteresse. Il sé, o persona, non è costituito da nessuno dei cinque aggregati in modo isolato. Tuttavia, il sé, la persona o l'io si manifestano quando tutti o diversi componenti si uniscono.

 

Quindi, l'Io, il Sé o la Persona si costituiscono come un nome dato alla loro unità, piuttosto che come entità separate. Questo è analogo al modo in cui tutte le esistenze esistono in modo simile, con una modalità di identificazione condivisa. Quando si cerca una entità singola all'interno di ogni componente, questa non viene trovata. 

 

Tuttavia, quando tutti i componenti collaborano, l'entità si rivela. Questo fenomeno può essere paragonato a una stella, che appare solo nell'oscurità. Allo stesso modo, una bolla appare quando c'è turbolenza. Tutti questi fenomeni sono esempi della realtà che può esistere solo in una natura interdipendente e non

come realtà indipendente. 

 

La percezione di isolamento e indipendenza di ogni fenomeno è la più grande illusione o esperienza samsarica e fonda le proprie radici nella Ignoranza fondamentale che radicata nella nostra coscienza ci fa credere di essere un sé separato, al di fuori dei nostri i cinque aggregati e di tutto ciò che ci circonda, le

stesse cose noi diciamo “mio”, Questa separazione tra me e il resto si fonda su una visone assolutamente sbagliata di un Io immaginario e falso costruito dall'ignoranza fondamentale che costituisce la radice della grande confusione che addormenta la mente.

 

L'ignoranza fondamentale è indicata anche con vari termini, tra cui ego, attaccamento al sé e atteggiamento di auto-accaparramento. Quando questi concetti giocano un ruolo significativo nella vita quotidiana degli individui, influenzando le loro azioni e la loro percezione del mondo, diventa evidente

che sono una fonte di notevole peso per il cuore e la mente, oltre a essere dannosi per tutto ciò che si trova nelle vicinanze.

 

Soltanto nella comprensione dell'interdipendenza e impermanenza di ogni fenomeno si matura la saggezza in grado di comprendere e realizzare la vacuità del sé o dell'io che trova davvero il rifugio, la protezione diretta del Dharma in grado di liberarci dalle sofferenze del samsara causate dalla visione illusoria

dell'ignoranza fondamentale. Tale saggezza dovrebbe essere sostenuta dal cuore della compassione, una risorsa infinita di energia che porta la luce della saggezza a sé stessi e agli altri per sempre nel Dharmadatu, l'infinito spazio-tempo spirituale.

 

 

Conclusione

 

In sostanza, il buddhismo può essere definito come la coltivazione della consapevolezza del momento presente nel contesto della transitorietà della realtà. Con la consapevolezza e la vigilanza mentale si può realizzare un'esistenza nell'armonia del presente e profondo significato della vita, che non è altro che la

vita stessa, qui e ora.


Questa coscienza dell'incommensurabile compassione e la realizzazione della vacuità del sé permettono di vivere in costante consapevolezza e portano alla realizzazione di bhavana nel samadhi della completa coscienza.

 

Questa breve presentazione della realtà dell'impermanenza è dedicata alla gioia e alla felicità di tutti gli esseri senzienti.

 

Ghesce Gedun Tharchin

6. giugno 2024



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Monday, 27 May 2024

Il significato del Bodhisattva Avalokiteshvara

Bodhisattva Avalokiteshvara


Nome e contesto mitologico

Avalokiteshvara, conosciuto anche come Chenrezig, è il venerato Bodhisattva della Compassione ed emanazione della Compassione di tutti i Buddha. E' conosciuto come il Bodhisattva che ascolta e accoglie le preghiere di tutti gli esseri senzienti che sono nella sofferenza.

In un antico racconto buddhista si narra che Chenrezig abbia preso la decisione di voler continuare a rimanere nel Samsara al fine di poter aiutare tutti gli esseri a liberarsi dalla sofferenza, fino a quando fosse rimasto anche l'ultimo essere. Però, nonostante i suoi sforzi,

Chenrezig era consapevole dell'improbabilità che questo obiettivo potesse essere raggiunto, così, per potenziare i suoi sforzi, decise di frantumare le proprie braccia in più parti possibili in modo da poter raggiungere tutti gli esseri sofferenti. Ecco perché Chenrezig è rappresentato con undici teste e mille braccia e occhi.



Il mantra di Avalokiteshvara

Il mantra “Om Mani Padme Hum” è il mantra del nome di Chenrezig. Recitando e meditandolo si invoca il potere di Chenrezig e le sue benedizioni di compassione, gentilezza amorevole e Bodhicitta. E noi, quando siamo sinceramente compassionevoli, sperimentiamo un assaggio della nostra connessione con la Bodhicitta.

Nelle due mani anteriori Chenrezig regge un gioiello che si raccoglie i desideri di tutti gli esseri; nella mano destra superiore tiene un akshamala di cristallo, che simboleggia l'infinita cerchia di esseri senzienti che si liberano dal samsara; nella mano sinistra tiene un loto bianco, a significare la pura compassione verso tutti gli esseri senzienti.

È avvolto in abiti di seta, che simboleggiano il suo vivere libero nel samsara. Entrambe le gambe sono nella “postura del diamante” della meditazione, che simboleggia uno stato meditativo stabile e costante. È seduto su una corolla di petali di loto, a indicare che rimane nel samsara per amore e compassione degli esseri senzienti, pur rimanendo libero e al di sopra dei desideri samsarici.


Significato di Boddhisattva

Chenrezig è un “Bodhisattva”, in tibetano Jangchub Sempa, che ha realizzato la Bodhicitta. I Bodhisattva sono rappresentati secondo due caratteristiche principali. La prima consiste nel loro impegno totale per il raggiungimento dell'illuminazione finalizzata a poter aiutare gli altri esseri.

La seconda è data dalla volontà coraggiosa di rimanere nel samsara per tutto il tempo necessari ad aiutare tutti gli esseri.

Secondo la visione buddhista, si ritiene che tutti gli esseri possiedano una capacità intrinseca di compassione, che è considerata una fonte di pace interiore e di felicità. Il buddhismo è una cultura che incoraggia lo sviluppo, l'accudimento e l'estensione di questa qualità attraverso l'apprendimento dei valori fondamentali, la contemplazione e la meditazione, con l'obiettivo di promuovere una società armoniosa e la pace globale attraverso l'educazione alla compassione.



Pratica della compassione

La pratica fondamentale della compassione comporta una trasformazione del proprio atteggiamento verso gli altri esseri, che matura grazie alla partecipazione profonda e comprensione della loro vita delle loro esperienze e delle circostante che le determinano. Questa attitudine costante di cuore-mente comporta un aumento graduale, progressivo e naturale della sensibilità e dell'amorevole gentilezza verso gli altri esseri.

Le dottrine buddhiste invitano alla cura attenta dei quattro pensieri incommensurabili conosciuti anche come le quattro dimore di Brahmā.

I quattro Brahmavihāra, o “dimore divine”, sono quattro atteggiamenti mentali o virtù da coltivare attraverso pratiche che li sviluppano, chiamate bhāvanā, meditazione, coltivazione della mente.

I quattro Brahmavihāra sono:

1. L'incommensurabile benevolenza, o gentilezza amorevole, nota anche come amore altruistico. 

2. L'incommensurabile compassione è una qualità empatica, piuttosto che pietistica.

3. La gioia incommensurabile è una qualità che viene comunicata agli altri e condivisa nella gioia degli altri.

4. L'incommensurabile equanimità è la capacità di offrire considerazione a tutti, senza mai essere indifferenti.

Queste qualità sono incommensurabili perché considerano indistintamente gli esseri senzienti in un numero infinito di universi.

La pratica di vivere con questo spirito di mente e cuore accompagna a progredire nella coltivazione della grande compassione, che a sua volta porta al cuore della Bodhicitta che definisce lo spirito di un Bodhisattva.


Vita e impegni dei Bodhisattva

La vita e gli impegni dei Bodhisattva sono descritti in dettaglio nel Buddha Avatamsaka Sutra e nel Bodhisattvacharyavatara Shastra, oltre che ad essere trasmessi dalla tradizione tibetana nei trattati di Lo Jong.

Un breve esempio di testo di pratica della Bodhicitta comunemente usato nella tradizione tibetana è costituito dagli Otto versi di trasformazione della mente composti in Tibet nel XII° secolo dal Kadampa Geshe Langri Tangpa.

Un altro esempio è costituito dalle preghiere del Bodhisattva recitate come pratica quotidiana e indicate nel 10° capitolo del Bodhisattvacharyavatara e nel Meta Sutra o Sutra della Compassione.

Questa breve nota sul Bodhisattva della Compassione può portare un grande beneficio a infiniti esseri senzienti.

Geshe Gedun Tharchin

27 Maggio 2024

1. LO – JONG I sette punti della formazione di Bodhicitta

2. Le Otto Sessioni di Pratica Lo Jong

3. Sadhana del Avalokiteshavara

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Tuesday, 21 May 2024

VESAK PER LA PACE - giovedì 23 Maggio 2024


VESAK per la PACE


Anniversario della Nascita, risveglio e Parinirvana del Buddha, IL GIORNO DI VESAK
Giovedì 23 maggio 2024
L'intero mese di Vesak è un momento speciale per creare la virtù.

༢༠༢༤ ཟླ་ ༥ ཚེས་ ༢༣ རེས་གཟའ་ཕུར་བུ་ཉིན་ས་ཟླའི་དུས་བཟང་།


Diamond Cutter Sutra:

一切有为法,如星、翳、灯、幻、露、泡、梦、电、云,应作如是观。

"སྐར་མ་རབ་རིབ་མར་མེ་དང༌། །
སྒྱུ་མ་ཟིལ་པ་ཆུ་བུར་དང་། །
རྨི་ལམ་གློག་དང་སྤྲིན་ལྟ་བུ། །
འདུས་བྱས་དེ་ལྟར་བལྟ་བར་བྱ། །"

"All created dharmas, such as stars, cataracts, lamps, illusions, dews, bubbles, dreams, lightnings, and clouds, should be viewed as such."

"Tutti i dharma creati, come le stelle, le cataratte, le lampade, le illusioni, le rugiade, le bolle, i sogni, i lampi e le nuvole, devono essere considerati tali."


Mese di Vesak








Monday, 12 February 2024

Losar 2024 - Cappodanno lunare Tibetano 2151

 


ལོ་གསར་བཟང་བ་དང་། འཛམ་གླིང་ཞི་བདེ་དང་འགྲོ་ཀུན་དགའ་བདེས་འཚོ་བའི་སྨོན་འདུན་ཞུ།

Sabato 10 febbraio 2024 ricorre il Capodanno lunare in Cina e in Tibet, l'Anno del Drago. Auguriamo la pace nel mondo e un cuore gioioso per tutti gli esseri senzienti. 

L'evento Losar ci insegna il rinnovamento, l'impermanenza, la trasformazione, l'interdipendenza, il progresso e, soprattutto, ci insegna il dharma, la pace interiore, il vivere attraverso i cambiamenti e la consapevolezza quotidiana. 





Friday, 12 January 2024

La realtà di connessione tra microcosmo e macrocosmo

Quella che segue è una mia breve riflessione in risposta a una domanda che ho ricevuto.

L'argomento è complesso. Secondo Mantrayana, il corpo umano corrisponde a livello microcosmico all'universo dell'Abhidharmakosa o Kalachakra Tantra.
Pertanto, i movimenti del microcosmo e del macrocosmo devono corrispondere.

Non mi è chiaro come l'idea che la respirazione mattutina possa migliorare la concentrazione possa essere collegata al concetto di magrocosmo.

L'Abhidharmakosa e il Kalachakra Tantra, che descrivono l'universo in due modi diversi, si basano sulla cosmologia indiana dell'epoca.

Alcuni giorni, come la luna piena, il primo giorno del mese e la fine del mese, sono considerati più efficaci per la pratica spirituale e la meditazione a causa della connessione microcosmo/macrocosmo.

Anche le eclissi lunari o solari possono essere influenti. Possono quindi esserci effetti diversi sull'evoluzione del cosmo anche in un periodo di 24 ore.

La maggior parte delle pratiche tantriche, comprese le sadhana (divinità e mandala), si basano sulla cosmologia Abidharmakosa del Maestro Bashubandu. Il Kalachakra Tantra è considerato un sistema separato. È separato dal sistema generale Mantrayana.

Può anche essere innovativo all'interno della pratica Mantrayana. Il Kalachakra Tantra è considerato un insegnamento tantrico più recente di tutti gli altri insegnamenti tantrici storicamente documentati.

Nella tradizione tibetana del Buddhismo Mantrayana, Manjushrinamasamghiti è considerato alla base di tutti gli insegnamenti tantrici.

Il sistema astrologico tibetano si basa attualmente sulla descrizione del mondo contenuta nel Kalachakra tantra. Questo sistema produce un calendario annuale delle feste buddiste tibetane, che comprende un mese doppio ogni tre anni. Alcuni mesi sono caratterizzati da giorni doppi, mentre altri hanno giorni mancanti.

In questa realtà di connessione tra microcosmo e macrocosmo, ogni pensiero positivo può avere un effetto positivo sulla salute del nostro pianeta?
 
 
Geshe Gedun Tharchin
Roma: 11.01.2024


 

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