Wednesday, 27 November 2024

Il ruolo della religione nel trasformare la vita in liberazione

Il ruolo della religione nel trasformare la vita in liberazione

 Geshe Gedun Tharchin

 

Il processo di trasformazione della propria vita in un atto di liberazione può essere raggiunto cambiando la propria mentalità. I concetti di rinascita e karma sono due credenze ampiamente accettate in molte tradizioni religiose e spirituali e sono parallele a quelle dell'esistenza di inferno e paradiso.

La maggior parte delle tradizioni religiose insegna uno stile di vita severo, improntato su privazioni anche se finalizzate alla generosità, e soprattutto motivato dalla prospettiva di ricompense future, una buona rinascita o il paradiso, ma questa rinuncia alla vita presente in previsione di ricompense future, può essere davvero limitante.

 In generale, le persone sono talmente spaventate dalla prospettiva di rinascere in uno stato infernale o inferiore che non riescono a sviluppare appieno la loro umanità e a vivere serenamente nel presente. Questi individui dedicano la loro intera vita alla ricerca della sicurezza futura, ma rimangono bloccati in un limbo sterile che li intristisce e incatena nella cantina di paura costante e di preoccupazioni continue.

Queste persone sono costrette a dedicare molto tempo ed energia a pensare alla loro vita dopo la morte e tuttavia non sanno come risolvere le loro preoccupazioni attuali e soprattutto sulle vite future. L'illusione che si inculca nell'individuo inducendolo a dover sacrificare questa vita per raggiungere uno stato di paradiso o di purezza nella prossima vita non produce nulla ed è ipotizzabile che questa stessa attitudine venga trasferita nella vita successiva, anche qualora l'individuo rinasca in un regno superiore.

È deplorevole che una percentuale significativa di aderenti alle religioni, delegando  ad altri il modello della propria devozione religiosa, rinunci ad un serio approfondimento spirituale, alla propria capacità di pensare e sia unicamente schiavo del concetto di peccato e di tutte le conseguenze tremende che questo comporta, la paura costante di dover essere condannati all'inferno o ad altre forme di punizione  per aver trasgredito i precetti dettati da una formalità rigida di innumerevoli divieti  da non ignorare secondo le direttive date nei vari insegnamenti religiosi.

La maggior parte degli aderenti a una religione vive come un bambino, non impara mai ad assumere la responsabilità delle proprie azioni in modo costruttivo, umano e con intelligenza, e resta paralizzato nella paura per la propria vita futura, con il costante  timore di peccati e misfatti o di un karma negativo.

Questi individui sono convinti che solo la loro devozione, privata della capacità critica di pensiero e che credono invece debba essere custodita nella cassaforte della religione la cui chiave è comodamente affidata ai custodi preposti e che questo li salverà dall'inferno o da altri regni inferiori, ma ciò non fa crescere e uccide l'umanità più vera e ogni possibilità di autentica e bellissima vita.

Ogni religione è davvero importante nella vita ed è fondamentale offrirne gli insegnamenti più autentici nell'educazione dei bambini affinché possano conoscere che esiste altro oltre alla materia, ed è un ottimo strumento per lo sviluppo spirituale di ogni essere umano, ma a condizione che diventi maestra che libera e non carceriere che imprigiona le coscienze.

Ogni religione dovrebbe superare gli ostacoli mondani, così preponderanti nella società, e avere il coraggio di aprirsi all'approfondimento e al dialogo con le tradizioni delle altre culture ricche di contenuti e diffuse nel mondo, deve sapersi spogliare delle certezze acquisite che fanno rimanere rigidamente chiusi nei confini unicamente nella propria singola tradizione di fede che è comunque la radice fondamentale e primaria, ma è importante aprire il cuore e la conoscenza delle altre tradizioni per arricchire il cuore umano.

In effetti, la religione non richiede sempre la direzione di un leader e soprattutto dovrebbe maternamente correggere una devozione immatura dei seguaci e mai alimentarla. La religione dovrebbe esprimere pienamente quella qualità intrinseca che serve per indicare il cammino di evoluzione umana nella bontà, nella giustizia, nella compassione nella fratellanza e nella saggia visione del bene proprio e comune, dell'ambiente, riconoscendo l'infinita bellezza e dono della vita su questo meraviglioso pianeta, in questo modo aiuterebbe davvero ogni individuo a costruire una vita vera protetto dalle minacce psicologiche e fisiche.

Lo scopo principale della religione è quello di educare e guidare le persone verso un presente pacifico e un futuro benefico. Si ritiene che la creazione di un'esistenza pacifica e di un'armonia nel presente porterà a circostanze favorevoli nella vita o nelle vite successive, in accordo con le credenze e la tradizione religiosa di ognuno.

Un principio fondamentale di tutte le religioni è l'importanza dell'amore e dell'amor proprio, esteso alla propria famiglia e ai propri amici e, in ultima analisi, all'umanità e all'universo nel suo complesso. L'amore e la benevolenza non sono comportamenti appresi, bensì qualità innate presenti in tutti gli individui. Tali qualità includono la capacità di amare se stessi, che non è un sentimento egocentrico. È infatti indispensabile promuovere un profondo senso di amore per se stessi e di autocompassione per poter amare ogni altro essere.

A tal fine, è necessario abbracciare questi sentimenti con sincerità e autenticità, riconoscendoli come una forma di cura di sé non egoistica riconoscendo l'inscindibile interconnessione con ogni essere, con la natura che è la nostra casa, consapevoli che ogni male compiuto non diventa peccato punibile nell'aldilà, ma è male concreto, fisico, mentale e spirituale prima di tutto per noi stessi, ci si ritorce contro, non domani, ma subito, qui e ora e questo è facilmente riscontrabile osservando i volti drammaticamente infelici da cui siamo circondati, non solo di chi subisce ma soprattutto degli operatori di male, è un dolore ben presente, qui e ora.

La consapevolezza che il bene e l'esempio di un amorevole riguardo alla vita stessa si estende da noi alle persone più care, all'intera umanità e all'universo è davvero un motivo di gioia profonda.  Questa forma di amore e gentilezza può essere considerata una religione in sé, poiché fornisce protezione a se stessi e agli altri attraverso la pratica dell'amore e della compassione.

Si può ragionevolmente dedurre che un vero senso di amore impedisce la possibilità di sperimentare la paura in qualsiasi forma. Tale amore ha la capacità di trasformare la propria vita, portando a uno stato di liberazione da ogni forma di preoccupazione. Un atteggiamento d'amore permette all'individuo di diventare un tutt'uno con l'universo e con l'intera umanità. Qualsiasi forma di pericolo o paura percepita viene eliminata, compresa la paura della morte e dell'aldilà, nel contesto dell'amorevolezza.

Si può affermare che la religione non deve occuparsi principalmente della paura del peccato o del karma negativo, né delle vite future e dei morti, il suo compito fondamentale è quello di indirizzare e coltivare l'amorevolezza nella mente, che permette di vivere nel momento presente in pace con se stessi e con gli altri e in armonia con l'umanità e l'universo. La religione può quindi essere vista come un modo per aprirsi al mondo e all'universo nel suo complesso attraverso la pratica dell'amorevolezza.

È davvero importante conoscere l'importanza e il ruolo della religione nella società umana per dare maggior valore alla propria religione interiore.

Roma: 27.11.2024


Monday, 25 November 2024

Il significato dei quattro sigilli di Buddha

Il significato dei quattro sigilli di Buddha
 Ghesce Gedun Tharchin


Il metodo del Buddha per aiutare gli altri consiste nell'introdurre la trasformazione della loro vita
in uno stato di liberazione attraverso la condivisione della propria esperienza di illuminazione.
Questa esperienza lo portò ad affermare le Quattro Nobili Verità.

L'elemento dinamico fondamentale per trasformare la sofferenza in liberazione è la realtà ultima
di tutti i fenomeni, cioè la vacuità di tutti i fenomeni, ad iniziare dalla vacuità del sé.
Meditare sulla vacuità di tutti i fenomeni, a partire dalla vacuità del sé, è un metodo di
coltivazione della saggezza che elimina il concetto di dualismo, idea che vede le due verità
come distinte, la vacuità e la natura interdipendente di qualsiasi fenomeno o del sé come due
entità distinte. Dal punto di vista della filosofia della Via di Mezzo, il concetto di dualismo 
rappresenta un ostacolo all'acquisizione della conoscenza della vera natura dei fenomeni.

Di conseguenza, la Via di Mezzo, la Vacuità e la Natura interdipendente dei fenomeni
devono essere comprese come un unico concetto, al fine di ottenere la comprensione delle
quattro nobili verità del Dharma.

Per coltivare la saggezza che realizza la vacuità, la non-dualità e la Via di Mezzo, è essenziale 
coltivare la realizzazione dei quattro sigilli del Dharma in modo graduale.

I quattro sigilli costituiscono una componente fondamentale delle quattro nobili verità.
Di conseguenza, i sigilli del Dharma servono come criteri o attributi che vengono utilizzati per
accertare, dal punto di vista del Buddhismo, se un individuo aderisce correttamente agli
insegnamenti del Buddha.

Esistono tre versioni distinte dei sigilli del Dharma:
1. Nel buddismo dell'Asia orientale, i tre sigilli comprendono l'Impermanenza, il Non sé e il
Nirvana.
2. Nel Buddismo Theravada, i Tre Sigilli sono l'Impermanenza, l'Assenza di sé e il Dukkha.

3. Nel buddismo tibetano, i Quattro Sigilli sono l'Impermanenza, il Dukkha, il Non sé e il
Nirvana.
འདུ་བྱེད་ཐམས་ཅད་མི་རྟག་ཅིང་།
ཟག་བཅས་ཐམས་ཅད་སྡུག་བསྔལ་བ།
ཆོས་རྣམས་སྟོང་ཞིང་བདག་མེད་པ།
མྱ་ངན་ལས་འདས་པ་ཞི་བའོ། །

Questi quattro sigilli tibetano sono comunemente intesi come:
1. Tutti i fenomeni condizionati sono impermanenti.
2. Tutti i fenomeni contaminati sono soggetti a sofferenza.
3. Tutti i fenomeni sono vuoti e privi di un sé intrinseco.
4. Il Nirvana è la pace.

I quattro sigilli possono essere descritti in modo più semplice come segue:
1. Tutti i fenomeni sono costituiti da una complessa rete di cause e condizioni e sono quindi
soggetti al cambiamento e all'impermanenza.
2. Tutti i fenomeni associati all'illusione mentale hanno il potenziale di causare sofferenza.
3. Tutti i fenomeni sono caratterizzati da una natura vuota e non egoistica.
4. Chi ha trasceso la sofferenza è in pace.

Nel contesto della tradizione tibetana i Quattro Sigilli sono tradotti ལྟ་བ་བཀར་བཏགས་
ཀྱི་ཕྱག་རྒྱ་བཞི།
e sono descritti letteralmente come "I Quattro Sigilli che caratterizzano la visione 
filosofica degli insegnamenti del Buddha".

Una traduzione alternativa in tibetano è ཆོས་ཀྱི་སྡོམ་བཞི། che è una denominazione
utilizzata nella tradizione buddhista tibetana per indicare una sintesi degli insegnamenti del
Buddha. Il termine è inteso come comprensivo di tutti gli insegnamenti del Buddha inclusi nei
Quattro Sigilli.

Nell'ambito del buddhismo tibetano, si ritiene che i Quattro Sigilli abbiano la funzione di
distinguere gli insegnamenti buddhisti da quelli non buddhisti. Un concetto analogo si trova nella
tradizione pali, dove i tre segni o sigilli dell'esistenza svolgono un ruolo simile. In questa
riflessione esamineremo i quattro sigilli del Sé, Io o Persona.

L'Io o Sé o Persona è costituito da una complessa rete di cause e condizioni e ciò è evidente
nel concetto generale di Origine dipendente. È ampiamente riconosciuto che la Persona, l'Io o il
Sé è soggetto a cambiamenti e a cessazioni, il che implica l'impermanenza.Tuttavia, queste intuizioni generali non affrontano ancora le questioni fondamentali della sofferenza e del dolore.
 
Quali sono dunque i passi necessari per trasformare la vita in liberazione? È necessario
coltivare la saggezza che realizza i primi tre sigilli, che implica una profonda conoscenza e
comprensione dell'intero processo dell'esistenza, comprese le cause che hanno portato al
fenomeno in questione e le condizioni che lo sostengono.

Inoltre, è necessario indagare sul processo di esistenza del sé, dell'io, dell'ego o della persona,
che non si colloca in alcun luogo o elemento, non è né all'interno né all'esterno del regno delle
cose composte, né singolarmente in ciascuna di esse e nemmeno in una loro combinazione.

Una volta compreso che il sé, la persona o l'io non esistono come realtà singola, indipendente e
tangibile, lo stesso si può dire delle cause e delle condizioni che lo compongono. In definitiva, ci
si può rendere conto che il sé, la persona o l'io, così come sono stati intesi per un periodo di
tempo considerevole, non sono altro che un nome che invece è stato erroneamente concepito
come una concreta esistenza, mentre è solo illusoria e distorta visione della realtà.

Si può notare che i concetti di impermanenza e sofferenza non esistono nel modo in cui
vengono comunemente percepiti; sono piuttosto il prodotto di un falso concetto di dualismo. In
altre parole, non sono realtà oggettive, ma piuttosto nomi convenzionalmente stabiliti dal
pensiero.

La pratica della meditazione su questi tre principi iniziali, con l'aiuto dello studio, della
contemplazione e della riflessione, rivela gradualmente intuizioni che dissipano l'ignoranza e
portano infine a una profonda saggezza. Questa saggezza riconosce la non-dualità della via di
mezzo, la vacuità del sé e dei fenomeni, e trasforma la vita dolorosa in una vita di liberazione.
Questa realizzazione è nota come quarto sigillo, o Nirvana, che può essere inteso come pace.
 
Questa è anche una panoramica concisa delle pratiche complete descritte nella Prajnaparamita
Mantra, Gate Gate ParaGate ParaSamGate Bodhi.

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Roma, 24.11.2024