Geshe Gedun Tharchin
Siamo
qui per praticare un po’ di Dharma.
Se
si riesce a praticare in modo puro e serio, una o due ore al giorno
di buona pratica di Dharma dovrebbero essere sufficienti per
affrontare piuttosto bene le cose del quotidiano.
Come
nel caso del cibo, che se si assimila piano piano, questo ci riesce a
sostenere con un’energia che dura a lungo, similmente un’ora di
buona pratica di Dharma genererà un’energia spirituale che potrà
durare a lungo nel tempo e ci permetterà di poter affrontare meglio
le difficoltà quotidiane.
E’
un punto centrale della nostra pratica quello di influenzare le
attività pratiche con qualcosa che abbia qualità spirituali, in
modo tale che la nostra pratica possa influire nella nostra vita
giorno per giorno, e che giorno per giorno la nostra vita ne venga
influenzata in modo tale che tale influsso duri di vita in vita.
Si
parla spesso delle vite future e sono questi dei bei discorsi che
però rimangono parole se non si riesce a trasformare immediatamente
il momento presente in modo tale da poi potersi ritrovare in grado di
trasformare le vite future.
Il
nostro intendimento non è quello di stressarci in questa vita per
poter godere poi nelle prossime, sarebbe in questo caso una teoria e
una pratica assai contraddittoria, la nostra pratica consiste nel
trovare della pace, della tranquillità, del rilassamento, della
gioia adesso, in modo tale che possa di conseguenza durare domani,
dopodomani e così via fino alle vite future.
Il
suo scopo è quello di influenzare attraverso il presente anche il
domani fino alle vite future in modo tale che ci sia una qualità
spirituale una qualità migliore.
Il
concetto del sacrificio personale esagerato per ottenere Paradisi o
Terra Pura oltre la morte, che può in alcuni casi portare i credenti
fino al suicidio, è comune in molte religioni ma dal nostro punto
di vista è soltanto una grande illusione che non segue minimamente
un’etica corretta.
Bisogna
aver chiaro lo scopo della pratica, nella nostra pratica il nostro
scopo non è quello di metterci un gradino sopra tutti gli altri, al
contrario è quello di porci un gradino inferiore agli altri è
quello di metterci a servizio e a disposizione degli altri, ed è
questa è una posizione in cui si può davvero trovare la pace, la
tranquillità ed il rilassamento.
L’idea
comune che ci sia qualcosa da scalare o una scala da salire non è
un’idea corretta, lo scopo della nostra pratica è invece quello di
scendere, di andare verso livelli più bassi in modo scelto e
deliberato, il nostro scopo è quello di raggiungere un’illuminazione
analfabeta.
Al
contrario di quello che si pensa di solito infatti, lo scopo non è
quello di ottenere una illuminazione attraverso una cultura di
letture o strutture con programmi organizzati, la nostra
illuminazione è un’illuminazione che si avvicina alla Vacuità,
una illuminazione analfabeta.
E’
analfabeta perché appunto l’illuminazione, la gioia, la pace non
dipendono da un problema di cultura ma hanno la loro base nella
natura umana e proprio perché è la natura fondamentale dell’uomo,
ognuno ha la propria capacità di raggiungere l’Illuminazione.
Raggiungere
quindi l’Illuminazione, la gioia, la pace, la tranquillità non
dipende quindi da una cultura né da una costruzione ma piuttosto
dall’eliminazione di una confusione.
Nel
momento in cui ci avviciniamo di solito alle pratiche di meditazione,
pensiamo di dover costruire qualcosa, mentre finiamo per costruire
solo della grande confusione ed è il più grande ostacolo la più
grande incomprensione nei riguardi di ciò che abbiamo intrapreso.
Queste
considerazioni sul raggiungimento della pace e della tranquillità
derivano tutte dalle esperienze personali e da tutte le ricerche
intraprese da un tempo molto lontano.
Bisognerebbe
quindi avvicinarsi alla pratica del Dharma rendendosela semplice non
costruendo nulla ma cercando di dare più spazio possibile alla
nostra stessa natura che già possiede il Dharma.
A
furia di costruire nel mondo sono state distrutte moltissime risorse
naturali, lo stesso è accaduto all’interno di noi, a forza di
costruire e ricostruire, tutte le nostre risorse naturali sono
scomparse o quantomeno hanno un piccolissimo spazio dentro di noi.
Tra
mondo esterno e mondo interiore il confronto è facile e continuo,
dovremmo quindi mirare non a costruire, ma a togliere, se non
vogliamo proseguire l’opera di distruzione interiore.
Leggere
o studiare sperando meramente che attraverso tali attività si possa
ricevere l’illuminazione o che la si possa trovare per mezzo di
qualche istruzione in forma magica o misteriosa, è una totale
illusione, mentre per la pratica di Dharma è molto importante
conoscere la Natura della Mente.
Domande
e risposte
Domanda.
Cos’è il Sangha? È il gruppo di praticanti che può dare aiuto e
guida?
Risposta.
Come ha detto il Buddha ognuno sia maestro a se stesso e il gruppo
può al massimo dare dei suggerimenti, dei consigli, ma pensare al
gruppo come Sangha è sbagliato.
E’
un fraintendimento pensare che la presa di rifugio possa essere
diretta ad una Sangha costituito da un gruppo di persone comuni.
Il
Sangha non è costituito da molte persone, può essere costituito
anche da un solo essere illuminato, un Buddha è un Sangha , un Arhat
è un Sangha, un’Arya è un Sangha, mentre se mettiamo insieme
centinaia di persone comuni non costituiremo mai un Sangha, perché
al momento tutte queste persone sono come ceche e nessuno è in grado
di dare protezione all’altro, mentre se si è un essere superiore,
sia che sia da solo che con i suoi simili, allora è un Sangha in
quanto dà protezione.
Il
Sangha a volerne parlare approfonditamente è un argomento
estremamente complesso, purtroppo se ne dà una lettura molto
semplificata, nei Sutra è detto che quattro persone ordinate possono
rappresentare un Buddha, Dharma, Sangha, ma non sono comunque
l’autentico Sangha.
Per
quanto attiene alla Presa di Rifugio nel Buddha, Dharma, Sangha,
Buddha è il Maestro e non è il monaco che vi sta di fronte, il
Dharma è quello che dice veramente il Maestro, ed anche qui bisogna
vedere quanto sia corretta la trasmissione dell’insegnamento, ed a
meno che uno di voi sia un essere illuminato anche il Sangha non è
qui rappresentato… quindi noi non possiamo proteggere nessuno,
mentre se fossimo Buddha, Dharma, Sangha, non avremmo nessuna
necessità di praticare perché saremmo noi stessi il Rifugio…
(risata).
Il
fatto che le persone possano poi pensare che noi siamo Buddha,
Dharma, Sangha è una cosa comunque positiva, magari non possiamo
salvare gli altri ma agli occhi degli altri noi siamo già salvi…
(risata)