TU
SEI PREGHIERA
TU
SEI MEDITAZIONE
Geshe
Lharampa Lama Gedun Tharchin
28
ottobre 2018
Centro
Kimani - Bassano del Grappa
Tu
sei Preghiera - Tu sei Meditazione
Buon
giorno a tutti, purtroppo noi possiamo esprimerci soltanto attraverso
le parole, eppure, se ne fossimo capaci, ci sarebbero altri modi più
profondi di comunicazione non verbale, poiché le parole sono
comunque limitate e non in grado di trasmettere completamente il
pensiero.
Dunque
è fondamentale avere coscienza di questo limite, saper andare oltre,
vedere al di là della parola mera e propria e intuirne il concetto
complessivo. Ciò implica una profonda interrelazione attiva tra noi
e chi sta parlando, così da far nascere, crescere e coltivare una
più autentica conoscenza e comprensione.
In
questo modo pacifichiamo la mente con calma gioiosa in serenità,
tranquillità e saggezza che ci accompagnano stabilmente da mattina a
sera, una realtà quotidiana che corrisponde al tema scelto per
questo seminario: “Tu
sei preghiera, Tu sei meditazione”.
Per
realizzare questo viaggio nella nostra anima oggi dobbiamo compiere
insieme due passi, il primo è comprendere cos’è la preghiera e la
meditazione e il secondo come noi stessi diventiamo preghiera e
meditazione.
L’argomento
dell’anima è molto importante, tutte le tradizioni spirituali
parlano di anima, di quell’essenza non tangibile che, unica, rimane
dopo la morte fisica.
Se
noi fossimo soltanto il nostro corpo, saremmo monchi, non completi,
invece per essere persona compiuta dobbiamo saper essere anche la
nostra anima.
Questa
visione non appartiene solo al cristianesimo o alle altre religioni
monoteiste, ma anche alle tradizioni orientali, anima, ātman, due
parole quasi uguali per definire la stessa essenza. L’ātman porta
all’unificazione con Brahma, così come l’anima con Dio, il
concetto è esattamente lo stesso.
L’anima
è parte integrante della nostra persona, della realtà quotidiana e
allora sorge immediatamente la domanda: - Da dove viene? Come agisce
qui e ora? Dove va? -
Ciò
che dunque dobbiamo analizzare in primo luogo e comprende è se ci
identifichiamo con la nostra anima, siamo la stessa cosa? o pensiamo
di essere altro, al di fuori della stessa?
Questa
è una ricerca basilare che dobbiamo compiere prima di ogni altro
passo. Possiamo separare corpo e mente, corpo e anima, oppure no?
Noi
a livello sensoriale percepiamo soltanto questo corpo grossolano, ma
c’è un altro corpo sottile e allora ci chiediamo: l’anima
coincide con il corpo sottile o sono due realtà separate?
Quindi
dobbiamo approfondire questi argomenti lavorando su noi stessi, non
cercando risposte all’esterno, perché là non le potremo mai
trovare, e questa ricerca interiore in profonda introspezione diventa
meditazione che ci porta a comprendere la nostra esistenza umana, dal
corpo grossolano al corpo sottile, dalla mente grossolana alla mente
sottile, a ciò che succede nei passaggi dallo stato di veglia al
profondo sonno, dalla vita alla morte, al significato di questo
complesso viaggio.
Oggi
siamo sommersi da un’infinità di strumenti tecnologicamente
sofisticatissimi atti a favorire una comunicazione immediata, sempre
più veloce e purtroppo tutti questi marchingegni non ci lasciano il
tempo di pensare, di fermarci su noi stessi e sono dunque fuorvianti
e inutili poiché noi stessi siamo la più alta tecnologia possibile
e nessun tecnico o scienziato potrà mai sostituire l’essenza
profonda, autentica e illimitata della nostra capacità umana.
Dobbiamo
dunque imparare a conoscere e gestire questo insostituibile
meccanismo umano cercando di valorizzare le sue infinite potenzialità
durante tutto il più importante, fondamentale, viaggio, quello della
vita.
Tutti
gli altri viaggi, anche se percorressimo l’intero pianeta per
arrivare da un estremo all’altro della terra, sono soltanto momenti
di illusione dualistica limitata all’ambito dei nostri sensi,
mentre non c’è nessuna distanza da coprire per arrivare a una
meta, tutto l’universo è in un unico punto, un solo piccolo stato
di un atomo.
La
misurazione che noi diamo agli elementi quali la distanza, il tempo,
lo spazio non è altro che samsāra, l’illusione creata dalla
percezione convenzionale prodotta dai cinque sensi a cui tutto
riconduciamo vivendo in questo limite a livello estremamente
superficiale, noi ci fermiamo alla buccia senza mai aver assaporato
l’essenza del frutto, mentre dobbiamo mangiare lentamente, con
consapevolezza e così scoprire il valore di questo meraviglioso
frutto, l’essenza di esseri umani, che ci trasforma davvero in
preghiera, in meditazione.
La
nostra esistenza umana è già preghiera, il cammino consapevole
nella vita è già meditazione. La meditazione non è altro che l’uso
dell’intelligenza umana per comprendere la realtà più genuina di
noi stessi, la capacità di superare il limite della percezione
materiale dei sensi, andare oltre ciò che si tocca, la buccia del
frutto, perché rimanendo così in superficie non si può cogliere il
sapore autentico di questo cibo, ma è indispensabile imparare ad
assaporarne la polpa, sentirne la vera essenza, il senso di questa
esistenza.
Se
invece trascorriamo tutta la vita correndo e limitandoci ad
assaggiare frettolosamente la parte superficiale del frutto, perdiamo
solo tempo e ci ritroviamo insoddisfatti, con l’amaro in bocca,
ancora affamati. La realizzazione soddisfacente della nostra vita non
dipende da nessun fattore esterno, ma esclusivamente dal nostro
viaggio completo, profondo, non distratto dalle false illusioni degli
stimoli sensoriali, da una percezione superficiale.
Dobbiamo
riconoscere il ruolo dei nostri sensi, del subconscio, dobbiamo
capire il ruolo del corpo sottile, della mente sottile, dobbiamo
scendere fino a incontrare l’anima e con questa conoscenza il
viaggio della vita diventa davvero pieno, completo, la gioiosa
avventura del ricercatore che, con intelligenza, con coraggio di
affrontare rischi dell’esistenza autentica non falsificata da
visioni illusorie e, soprattutto, con intuizione, può aprire la
porta al vero maestro, quello che è in ognuno di noi.
Certamente
appare più facile affidarsi ciecamente alle rassicurazioni di un
guru esterno che può essere anche perfetto, ma che comunque non
potrà, né dovrà, mai sostituirsi a noi poiché questo sarebbe
estremamente pericoloso, l’ennesima ulteriore illusione fondata sul
nostro pigro rilassamento e delega di ogni impegno ad altri. Il
maestro autentico, colui che non può mentire se sappiamo ascoltarlo
con coraggio, è quello interiore. L’intuizione umana è lo
strumento più sottile e raffinato di cui disponiamo ed è il frutto
della meditazione che nutre l’anima. Tanto la meditazione e la
preghiera profonda sono più forti e consapevoli tanto più
l’intuizione diventa chiara, corretta, salda, priva di confusione e
di inganno.
L’intuizione
nasce dall’anima profonda ed è la luce che illumina il percorso
dell’esistenza e non gli oracoli, le divinazioni, l’astrologia.
La
noia che spesso ci opprime deriva dalla ripetizione automatica,
giorno dopo giorno, delle stesse cose senza mai soffermarci ad
assaporare il gusto di questa nuova avventura che si propone nella
consapevolezza di ogni istante. Tutte le mattine quando ci accingiamo
a vivere il giorno così ricco di novità, dobbiamo essere
consapevoli di questo immenso regalo che la natura ci rinnova momento
per momento, ma noi nella pigrizia mentale preferiamo seguire la
routine, adagiarci su informazioni e spiegazioni elaborate da altri e
cadiamo inevitabilmente nella noia, nella depressione e
nell’insoddisfazione per il tempo e le occasioni di vita sprecate.
La
vera avventura invece è la vita stessa, apprezzata e conosciuta
profondamente in tutta la realtà interiore ed esteriore in cui ci si
apre ogni giorno a una nuova conoscenza e proprio in questo percorso
attivo si giunge alla fine all’illuminazione.
L’illuminazione
non è un evento improvviso, non la si riceve dal tocco magico di un
guru, né dalla ripetizione di milioni di mantra, né dai sacrifici,
tutte queste credenze sono false, l’illuminazione la si ottiene
nell’apertura, nella ricerca e nel lavoro quotidiano di
accumulazione di nuove conoscenze così che alla fine di questo
viaggio, quando si ha una visione completa della realtà e non
dell’illusione, si è illuminati.
Il
viaggio consapevole della vita, spogliato da tutte le superstizioni,
le illusioni sciocche di facili e magici ottenimenti spirituali, la
visione e aspirazione di un nirvāna paradisiaco, porta naturalmente
al superamento dell’insoddisfazione, della noia, della sofferenza,
tutto questo scompare, resta la conoscenza, la scoperta del continuo
rinnovamento, di questa grande avventura di cui noi siamo gli
artefici e maturiamo una consapevolezza che nasce dalla meditazione
della vita, dal lascarsi sorprendere da ogni giorno dall’esistenza
umana.
La
meditazione non è l’attesa di una salvezza futura, né di un guru
che ci salverà per grazia sovrannaturale, noi siamo già salvati e
ogni immaginazione idilliaca incrementa solo la nostra confusione.
Soltanto noi possiamo salvare noi stessi, noi siamo la nostra
salvezza e per questo dobbiamo esserne pienamente responsabili,
capaci di assumere con gioiosa curiosa ricerca il rischio del viaggio
della vita.
Il
rischio della viaggio della vita è il bagaglio prezioso, tutelato da
un’unica assicurazione imprescindibile, universale e uguale per
tutti che, seppur con nomi diversi, nel cristianesimo si chiama
Amore, nel buddhismo Bodhicitta.
E’
grande, ricca e fondamentale in questo viaggio la nostra
responsabilità, dobbiamo comprendere, diffondere, insegnare l’Amore,
la Compassione, la Grande Compassione, la Bodhicitta.
La
vita è avventura e bisogna imparare a goderne durante tutto il
viaggio, essere vigili, desiderosi di scoprire ad ogni passo la
sorpresa, la conoscenza del nuovo, il ritrovamento che nutre e fa
crescere corpo e anima in modo esponenziale, sino a portarci
all’illuminazione, l’ultima sorpresa che non è altro che la
capacità completa dell’essere umano, la visione reale e la
gestione piena della nostra esistenza.
La
visione fantasiosa che abbiamo generalmente dell’illuminazione,
l’ascesa diretta al cielo, senza sforzo alcuno e senza pagare
biglietto, ma solo grazie al tocco magico di Buddha o di qualsiasi
maestro o santo, è pura follia, infantile e comodo salvagente che
non costa alcun impegno e a cui ci aggrappiamo senza pensare.
Tutti
gli oracoli, le divinazioni, l’astrologia, la ricerca di vite
passate o future, sono pazzie, assurdi ostacoli allo sviluppo
dell’autentica umanità e spiritualità, invece dobbiamo nutrire i
nostri giorni con la conoscenza, l’accoglienza consapevole
dell’avventura quotidiana, il saper gestire in modo appropriato
l’esistenza presente in piena coscienza di cuore-mente e dunque
cosa appare evidente in questa prospettiva? La necessità di
utilizzare il primo, fondamentale, unico strumento per nutrire,
arricchire, il proprio cammino: l’Amore, la Bodhicitta la
Compassione.
Questo
Amore non è un sentimento sdolcinato, né qualcosa di teorico, è
fondamentale, concreta esperienza, chi non sperimenta non vive,
quindi è imprescindibile alla crescita e alla conoscenza umana.
Gandhi ne è un grande esempio, quando era giovane non aveva idea di
come si sarebbe evoluto il suo pensiero e tutto ha avuto inizio in
Inghilterra, nell’incontro con altra cultura e religione, un
fortissimo stimolo che lo ha indotto ad approfondire nello studio e
nella riflessione le diverse tradizioni, induismo, buddhismo,
cristianesimo e a giungere alla conclusione che tutte,
indistintamente, parlavano di Amore e di cui lui poi ha avuto
esperienza diretta e concreta durante la sua permanenza in Sudafrica.
Gandhi ha combattuto con coraggio, correndo quotidianamente il
rischio del dell’Amore, il razzismo così ferocemente radicato in
quel paese. la sua unica fortissima arma è stata l’Amore
incondizionato, accogliente, non giudicante, privo di avversione, di
odio.
Il
messaggio della sua vita è stato la non violenza con cui lui ha
realizzato passo dopo passo la sua piena esperienza umana, senza mai
lasciarsi tentare da un’esistenza più tranquilla, non ha vacillato
nemmeno per un istante nemmeno quando tutti gli erano contro e lo
accusavano di essere un pazzo, lo incarceravano e maltrattavano.
L’Amore
è una realtà presente in ognuno di noi e deve semplicemente essere
scoperto, sperimentato ogni giorno nelle occasioni che si presentano
di volta in volta, l’Amore è pura e completa esperienza umana, non
si tratta di qualche benedizione divina piovuta sulla testa per
intercessione di santi o per miracolo, è vita, vita autentica,
completa, vissuta nella coraggiosa ricerca del bene.
Per
sperimentare questo Amore dobbiamo abbandonare la paura, il pigro
rifugio del non-vivere, dobbiamo lanciarci in modo responsabile
nell’avventura, assumere tutti i necessari rischi, scoprire ogni
giorno il tesoro prezioso che ci rende davvero umani, esseri
completi.
Noi
siamo i responsabili di noi stessi, quelli a cui dobbiamo rendere
conto, la nostra realizzazione umana dipende da come amministriamo le
nostre potenzialità e qualità intrinseche. Non dobbiamo nulla
invece al nostro ego a cui invece con grande facilità ed entusiasmo
deleghiamo ogni responsabilità, ogni emozione, la rabbia, l’odio,
l’orgoglio, la gratificazione fasulla e inconsistente, sprecando
inutilmente le occasioni di maturazione vera che l’esistenza offre
ad ogni istante.
Nell’avventura
della vita sono importantissime le virtù della pazienza, della
saggezza, ma il fondamento, la base di tutto, è l’Amore, la
Compassione la Bodhicitta, nostra unica fondamentale responsabilità
che imprime senso e gioia ad ogni istante vissuto coraggiosamente.
Altrimenti, senza questo coraggio, saremo costantemente
insoddisfatti, stanchi, delusi, amareggiati, chiusi nel bozzolo di un
ego stantio. Concludiamo questa prima sessione con la lettura di una
bellissima preghiera, composta da un teologo e filosofo cattolico
tuttora vivente, Enrico Peyretti, poi ne mediteremo il senso:
Tu
sei preghiera
Pregando,
non moltiplicate le parole (Matteo 6)
“Quando
la luce del tramonto scende là dietro
e
ti strugge la malinconia, è preghiera.
Quando
ti commuove l'alba, piccola e fragile
come
il sorriso di un bimbo, è preghiera.
Quando
un gesto gentile, un sorriso sconosciuto, ti raggiunge nella folla,
quell'istante
di gratitudine alla vita è preghiera.
Quando
un abbraccio risponde per un momento alle attese del tuo cuore e del
tuo corpo,
gioisce
esaudita la tua nativa preghiera.
Quando
una lettura tramite i tuoi occhi ti tocca l'anima,
è
l'umanità che risponde alla tua antica preghiera.
Quando
ascolti una musica che danza nel tuo petto,
quella
ti è data come preghiera.
Quando
il dolore ti tocca, ti ferisce, ti priva di una presenza,
il
tuo pianto silenzioso è preghiera.
Quando
il fiorire di un bimbo, la primavera sul prato, ti danno delizia,
questo
è tua preghiera.
E
quando la forza della montagna, o quella del mare, o la bellezza
dell'immaginazione,
prendono
la tua attenzione ammirata, è tua preghiera.
Quando
ti assedia la solitudine, e nessuna voce ti risponde,
il
tuo silenzio attonito è preghiera.
Quando
il tuo cuore canta, quel canto è preghiera.
Quando
ti chiedi perché
-
perché la volontà di vita, perché l'amore e perché l'odio, o la
fredda indifferenza -
la
tua domanda muta è preghiera.
Quando
in un volto e in un ascolto appare l'amicizia,
la
pace che senti è preghiera.
Quando
finirà il tuo tempo, quell'ultimo respiro sarà l'estrema preghiera.
Tu
preghi sempre, così come respiri, come i tuoi occhi cercano,
come
il tuo cuore attende: tu sei preghiera.
Anche
se non sai chi preghi, ora sai che sempre preghi,
perché
desiderare e attendere è preghiera.
Noi
desideriamo perché siamo misteriosamente chiamati:
è
questo l'inizio di ogni preghiera.
Alle
religioni maestre, a chi ignora una vita attorno a questa,
a
chi ti offre formule e ricette, e santi e altari da pregare, rispondi
che,
di
là da tutto questo, tu sei la tua preghiera, tu sei nell'universale
preghiera.
È
una vita, anima della tua vita, la tua preghiera.”
L’essenza
della preghiera è l’Amore, e quando diciamo tu,
io, sé,
non indichiamo un unico aspetto che delimita l’identità propria,
né di una singola persona, ma intendiamo includere tutta la realtà
che costituisce l’io, quindi con - tu,
io, sé
- ci riferiamo all’intero universo. Nulla può essere ridotto ad
una piccola parte dell’essere, nulla può esistere al di fuori
dell’universo, noi siamo universo.
La
sostanza che costituisce il nostro sé è universo, altrimenti questo
io cosa sarebbe? Potrebbe essere soltanto questo corpo grossolano?
No, è impossibile una simile visione ridotta, limitata. Tu sei
universo e l’universo è questo Tu.
L’identificazione
limitante del sé e dell’io, è un’assurdità, è l’ignoranza
fondamentale che vanifica ogni preghiera, annulla di fatto la
possibilità dell’essere Tu
preghiera, soltanto includendo il Tutto, Tu,
non solo nella tua identità fisica, ma in quanto essere completo,
sei preghiera.
Solo
l’io completo può vivere l’Amore, che non è sentimento
passeggero, ma autentica essenza universale, vera, illimitata,
preghiera, poiché qualsiasi movimento dell’universo è espressione
dell’Amore; questa è la responsabilità del nostro viaggio
nell’esistenza umana.
Amore,
Luce, Dio, sono termini che indicano la stessa illimitata realtà ed
è dunque assurdo sprecare tempo ed energie in inutili e sterili
disquisizioni sulla natura di Dio, cercare di dimostrarne o negarne
l’esistenza e la forma, dobbiamo invece andare al cuore
dell’umanesimo, vivere pienamente il valore umano nel viaggio
esistenziale secondo il proprio modo di essere.
Non
esiste un modello predefinito uguale per tutti, ognuno deve procedere
in totale consapevole impegno secondo le proprie possibilità e
capacità, senza lasciarsi fuorviare da ipotetiche teorizzazioni su
Dio, sulla reincarnazione, o affidarsi in modo magico a benedizioni,
iniziazioni, ricette spirituali pre-confezionate che hanno l’unica
funzione di dare denaro al guru di turno, ma che non incidono
minimamente sulla crescita umana , anzi producono solo attaccamento e
spesso diventano limite e ostacolo impedendo di procedere in modo
cosciente e maturo nel viaggio della vita. La consapevole saggezza
invece è la liberazione totale nell’Amore in cui tutto si realizza
pienamente.
Noi
invece, senza saggezza alcuna, quando ci accingiamo ad una attività
spirituale tendiamo ad attribuire prontamente alle normali esperienze
poteri divinatori, miracolosi, pensiamo che con un po’ di
meditazione, a cui immediatamente ci afferriamo, arriveremo
velocemente e direttamente all’illuminazione, ma non è affatto
così, questa è l’ennesima sciocca illusione, non si possono
saltare le tappe, la meta si raggiunge solo percorrendo il sentiero,
un passo dopo l’altro, lentamente e solidamente, con pazienza e
senza fretta.
La
meditazione è uno strumento meraviglioso e imprescindibile nel
nostro viaggio, ma non può diventare oggetto di attaccamento, né
indurci nell’illusione di aver raggiunto, in momenti
particolarmente intensi, chissà quali elevate realizzazioni
spirituali, se ci afferriamo a questi miraggi restiamo bloccati nel
mondo dell’inganno e non siamo più in grado di procedere nemmeno
di un passo nel viaggio della vita.
La
nostra umanità non si sviluppa e non si manifesta nella
realizzazione miracolosa, ma unicamente nella completezza dell’Amore
che è preghiera. La preghiera non è recitazione di mantra o di
parole, bensì il messaggio di quell’unità che, direttamente o
indirettamente, è espressione dell’Amore.
Il
messaggio dell’Amore è l’unità, tutto è uno, non ci sono
separazioni, distinzioni, né fisiche né spirituali, ciò che
percepiamo in modo dualistico è frutto dell’illusione mentale; noi
riusciamo solo a vedere le gocce d’acqua in modo separato, ma nel
bicchiere l’acqua è una, non esiste divisione possibile, questa è
la condizione dell’universo, dell’esistenza del tutto, l’unità.
La
nostra pigrizia invece ci fa preferire la situazione apparentemente
più comoda, meno faticosa e costosa che giustifichiamo a noi stessi
separando, dividendo ogni elemento, ma in questo modo ci troviamo in
una costante condizione di confusione, nell’illusione di vedere
come reale ciò che non lo è, e soltanto con il coraggio della
meditazione riusciamo a superare questo inganno e a vedere nella sua
essenza di realtà, sia convenzionale che ultima.
La
realtà convenzionale è quella che percepiamo attraverso i cinque
sensi, è visibile e tangibile, la realtà ultima invece va oltre,
non è soggetta alla conoscenza sensoriale, ma è visione di saggezza
e il nostro compito è dunque quello di imparare a coniugare
armonicamente le due realtà in quanto la visione di una sola delle
due sarebbe parziale e fuorviante sino all’estremismo. Dobbiamo
imparare a vivere pienamente i due aspetti della realtà,
tendenzialmente noi ci fermiamo al quello sensoriale, convenzionale,
ma se sappiamo osservare la realtà con saggezza scopriamo anche la
realtà non visibile, spirituale, fondamentale alla realizzazione
umana. La realtà convenzionale e la realtà ultima non hanno alcuna
contraddizione tra loro, ma si integrano e completano nell’unità.
E’
tutto molto semplice nella meditazione, nella preghiera, le
complicazioni le costruiamo noi con assurde disquisizioni
filosofiche, fiumi di inutili parole, mentre la realtà nella sua
essenza naturale di sensi e saggezza è in sé completa, chiara.
Tutto è manifestazione di Amore, unità, questo è essere preghiera,
Tu sei preghiera ecco il cammino che porta al vero superamento della
sofferenza, non il sogno e la costruzione idilliaca di un futuro
nirvāna, bensì l’unità nell’Amore, essenza naturale, semplice
indispensabile ad ogni azione.
Domanda: Questo
percorso di buddhità che deve superare la sofferenza, posso capirlo
per ciò che riguarda direttamente me, ma non riesco a capire come
posso superarla quando la vedo negli altri, quando assisto alle
ingiustizie nei confronti delle persone più deboli, alle
aggressioni, come è possibile?
Lama: Noi
non sappiamo cosa è realmente l’evento che stiamo osservando,
ingiustizia o altro? Tutto è un mistero avvolto nella complessità
del miracolo della vita. Il nostro desiderio di correggere i difetti
dell’esistenza è manifestazione del samsāra in cui tutti, senza
eccezione, siamo in questa vita. Il samsāra non è solo caos,
disordine, ma visione della realtà condizionata dallo strumento con
cui la osserviamo. E’ un’analisi molto difficile e profonda che
dobbiamo fare di volta in volta di fronte a ciò che non è così
chiaramente comprensibile. Ovviamente è giusto intervenire nelle
situazioni di ingiustizia sociale, ma sempre con amore, con la
consapevolezza che la nostra visione dell’evento è limitata,
parziale. L’Amore invece è imparziale e totalmente gratuito,
ugualmente dato a chi ha subito l’ingiustizia e a chi l’ha
commessa.
Come
abbiamo già detto questo è lo spirito dell’Amore che hanno
trasmesso i Bodhisattva, Buddha e Gesù Cristo che ne ha dato prova
concreta con il dono della sua vita e ha detto a coloro che lo
volevano seguire “chi
vuole salvare la sua vita la perda”
cioè abbandona il tuo io, prendi la tua croce e seguimi, non ha
detto, stai tranquillo, dormi pure che farò tutto io. Questo è
l’indispensabile coraggio che ci permette di godere la pienezza e
completezza del frutto dell’Amore.
Domanda: In
questi giorni hanno assassinato una ragazza di 16 anni, io vorrei
poter amare questi assassini, ma proprio non ci riesco.
Lama: Certo,
è difficile, questo è il nostro limite umano, non siamo il Cristo,
né Bodhisattva, ma ciò che conta è porsi nell’attitudine di
imparare poco alla volta ad osservare la realtà non più in modo
dualisticamente tranciante: giusto - sbagliato, buono - cattivo,
bello - brutto -, ma alimentando con saggezza e pazienza la
compassione verso tutte le situazioni. La via di mezzo è il percorso
del Dharma.
In
questi due giorni abbiamo intensificato un grande lavoro analizzando
due passi fondamentali, il primo è: -Tu sei Preghiera- e il secondo
-Tu sei Meditazione-. Ovviamente questo Tu non si riferisce a
un’identità individuale, ma è universale, comprende tutti gli
esseri, nasce dall’Amore, come espressione dell’Amore, ed è il
nostro unico compito, agire nella Compassione, nell’Amore e nella
Bodhicitta, per cui ogni nostro gesto è una forma di preghiera, un
forma di meditazione con cuore-mente di amore.
Il
nostro io non è composto da entità indipendenti, ma da tutto
l’insieme, per cui non c’è la mia mente, la mia rabbia, la mia
compassione, la mia meditazione, nulla esiste come “mio”, bensì
tu sei trasformato nell’essenza del tutto, tu diventi preghiera, tu
diventi meditazione. Soltanto in questo modo la nostra vita è
naturalmente autentica, non sottoposta a contaminazioni artificiose.
Domanda: La
preghiera come richiesta di aiuto divino, è sbagliata?
Lama: La
richiesta dell’intervento divino è una definizione formale,
superficiale, ma qui noi entriamo nella dimensione sostanziale della
preghiera che è unica -l’Amore, non c’è altro da aggiungere.
Domanda: Ma
bisogna anche sentire questo sentimento durante la preghiera oppure
no?
Lama: Non
provare, non sentire, ma essere, diventare preghiera. Sentire è
dualismo: io sento, io chiedo aiuto, protezione, ma che c’è da
proteggere? chi? da dove? cosa? Tu stesso sei diventato preghiera
senza dualismi, separazioni, così come quando rilassi completamente
il corpo questo stesso corpo diventa naturalmente meditazione, non
c’è nulla di artificioso da aggiungere. Nel silenzio della mente
tu sei silenzio, questo silenzio è meditazione e tu sei meditazione,
senza dover far nulla, senza separare te da nulla. “Vuota
la mente e non pensare a nulla, come un bambù cavo lascia che il tuo
corpo riposi”.Anche
un solo minuto in questa situazione è importantissimo, è la
scoperta di una nuova dimensione, è autentica rivoluzione.
Questa
meditazione è riportare nella condizione originaria, naturale,
corpo, parola e mente nella propria casa, una casa purificata dalla
condizione ordinaria in cui corpo parola e mente sono inquinati dal
fracasso di troppi rumori, parole, attitudini e pensieri inutili.
Nello stesso dialogo interreligioso si fanno interminabili discorsi
di cui si capisce una minima parte o nulla e che occupano un’infinità
di tempo sprecato nella superficialità. Allora è bene ascoltare il
silenzio perché in questa condizione emergono le parole
significative, essenziali.
Il
silenzio è parola, questo è un altro stato dell’essere, naturale,
invece noi affolliamo la mente con concetti, parole, facciamo tutto
per raggiungere istantaneamente l’illuminazione, ma questa
agitazione è soltanto una grande follia, mentre l’unica cosa di
cui non dobbiamo preoccuparci è proprio la volontà di ottenere
l’illuminazione, semplicemente questa avviene in modo naturale, è
meditazione.
Noi
siamo come una pianta medicinale, naturalmente, senza dover attivare
alcun intervento della volontà, -…devo
studiare come posso aiutare gli altri… devo fare questo e
quest’altro…-,
no, io per natura sono medicina, divento aiuto, meditazione,
preghiera, Amore, Bodhicitta, qui e ora, senza dover compiere azioni
eclatanti, senza aspettare di morire per sperare di rinascere in
qualche condizione migliore, essere illuminato nel nirvāna, o in
paradiso.
Questo
è l’insegnamento essenziale di san Francesco e di tutti i santi di
ogni tradizione e spiritualità. Siamo medicina e dunque non è
necessario compiere miracoli, non dobbiamo volere guarire
istantaneamente, ma è sufficiente alleviare un poco il dolore,
questa è la relazione dell’interdipendenza, è essere
autenticamente Amore, trasformare tutto nella bellezza sostanziale
della vita.
Il
nostro meraviglioso compito è semplicemente diventare preghiera,
meditazione, essere Amore.