Riflessioni di una praticante di Dharma
11
ottobre 2015
A
Proposito di Dio
Premessa
Intendo
doveroso precisare che io credo profondamente in Dio, ne sento la
presenza in me come in ogni realtà ed è questo il motivo che mi
induce a voler comunicare alcune mie riflessioni, che sono il
risultato di tanti fattori, ma che debbono indubbiamente la prima
origine alla formazione, (giusta o sbagliata nei contenuti non
importa) ricevuta sin dalla prima infanzia.
Se
nessuno mi avesse aperto il cuore alla dimensione spirituale ora la
desolazione dell’esistenza e la mia povertà umana sarebbero
immense.
Tale
premessa è dunque un ringraziamento a coloro che mi hanno
accompagnato e guidato in tale dimensione.
Il
dio dogmatico
Il
primo impatto con la religione, sin dall’infanzia è stato
indubbiamente di timore, timore del peccato, dell’ira di dio e
soprattutto della sua punizione, del fuoco dell’inferno eterno…e,
altrettanto, del bisogno di protezione, quindi la preghiera rivolta
per chiedere sempre qualcosa, una guarigione il superamento di un
esame difficile, la ricompensa con un bel paradiso per il futuro…
Questo
è quanto, in modi più o meno moderni, il catechismo insegna, un dio
che si arrabbia,che punisce, che si vendica, oppure, più bonario,
che consola, che premia, che protegge.
In
genere, crescendo, ci dimentichiamo completamente di Dio, anzi in
realtà non ci crediamo proprio più, salvo tirarlo fuori
all’occorrenza e così quando succede qualcosa di drammatico, di
fronte ad una malattia, a un lutto ci ribelliamo, sentiamo rabbia nei
suoi confronti e gridiamo: “ma perché dio permette tutto
questo?..” - “cosa ho fatto di male per meritare tanta
disgrazia?” - “dio ti prego annienta i miei nemici, fammi vincere
questa guerra…” e così via, l’elenco blasfemo è infinito.
Ma
in tutto questo l’unico veramente assente è proprio Dio, quello
che noi ritiriamo fuori al bisogno è il dio pagano, costruito ad
arte dalle nostre esigenze psicologiche, lo abbiamo creato a nostra
perfetta immagine e somiglianza, e non il contrario come vorrebbe la
dottrina. È il dio dell’olimpo, che ha poteri magici a noi
irraggiungibili, è sempre il vincente indiscusso che può esercitare
ogni suo capriccio con tutti i difetti e le emozioni umane.
Io
provo davvero orrore quando a fronte di un grande dolore, sento
qualche pio individuo che dice, “questa è volontà di dio”
oppure “dobbiamo accettare le prove che dio ci manda”… Scusate
, ma Dio non gioca con gli esseri come ai birilli, non si diverte di
fronte alla sofferenza terrena, non ha bisogno di mettere alla prova
nessuno. Queste sono invenzioni nostre per rendere la sofferenza più
sopportabile, ma non è questa la giusta via.
Dov’è
e chi è Dio?
Dio
dunque non è individuabile in nessun essere, superiore e perfetto
che sia, non è una persona, non è nulla di quanto, nel tentativo di
rendere il suo concetto più comprensibile, le religioni
monoteistiche hanno trasmesso. Dio non è limitato e collocato in
nessun olimpo, o paradiso. Dio non è soggetto condizionato da
emozioni, da desideri, da sentimenti o volontà, non vuole vendicarsi
così come non ha bisogno di essere amato in quanto essere supremo.
Si
abusa in modo indecente della parola «amore», nella stragrande
maggioranza la si pronuncia a vanvera, mentre è di importanza
capitale, perché tutto, qualsiasi realtà sorge e ritorna li.
Dio
è AMORE, quello perfetto, indicibile, universale, da cui ogni cosa è
nata, è una realtà senza inizio e senza fine, da cui tutto sorge e
tutto torna.
E
noi siamo parte concreta, vera, reale di questa essenza divina, senza
la quale non potremmo esistere.
Noi
abbiamo la libertà di riconoscere questa nostra essenza o di
negarla, essa c’è comunque, possiamo aderire all’amore,
costruire la nostra esistenza nell’amore, oppure rifiutarlo.
Possiamo
decidere che un’esistenza vissuta nell’egoismo, nella volontà di
affermarsi nel potere, con denaro e benessere a scapito di altri sia
l’unica via percorribile. Ne abbiamo dimostrazione ogni giorno, le
guerre per il petrolio, mascherate da guerre in difesa di democrazia
ad esempio, la volontà di affermazione non solo individuale, ma di
intere nazioni su altre da impoverire e schiacciare pur di mantenere
il proprio livello di floridezza, non lasciano dubbi. Per il dio
denaro, per le comodità quotidiane, siamo disposti, e lo stiamo
facendo ogni giorno, a distruggere questo nostro meraviglioso
pianeta, l’unica casa che possediamo e che non lasceremo in eredità
alle generazioni future.
Oppure
possiamo essere coscienti dell’ingiustizia, del dolore, della
follia distruttiva di un mondo da noi così ridotto (come vedete Dio
non c’entra nulla) e scegliere di abbandonare volontà di potere e
di ricchezza, di tutelare con rispetto e gratitudine ogni bene che la
natura offre a tutti e per tutti, possiamo scegliere di vivere in
armonia con tutto e tutti, riconoscenti di essere qui con altri
esseri con cui condividere questa opportunità di relazione, di
comunicazione, senza egoismo, con semplicità e tanta gratitudine.
Le
scelte sono tutte e soltanto nostre.
Paradiso
e inferno, cosa sono?
La
promessa o la minaccia di paradiso o inferno sono in parte il metodo
più facile posto in atto dal potere per manipolare le coscienze e
anche un mezzo per esorcizzare la sofferenza data dal mistero
dell’esistenza. Ci sarà una prosecuzione della vita oltre la vita?
dove? come? Tutto proiettato in un futuro di cui non si sa nulla, ma
paradiso e inferno sono già qui e ora, noi scegliamo dove e come
stare.
Si
ritorna al discorso precedente, se io scelgo la chiusura della mente
e del cuore, un’esistenza limitata in un più facile e immediato
egoismo, se preferisco crogiolarmi nella pigrizia e difendere ciò
che ho o posso avere, indifferente a tutto ciò che accade intorno a
me, alla sofferenza, alle ingiustizie, allora scelgo di vivere già
in questo preciso momento, e non domani, l’inferno, non c’è
dubbio su questo.
Se
scelgo di prevaricare, se pur di affermare un mio potere economico o
di immagine, al disopra di tutto e di tutti, se imbroglio, se
abbandono l’etica perché intanto tutti lo fanno, se voglio
vendicarmi per presunti o reali torti subiti, se mi soffermo ad
analizzare e giudicare ogni azione rivolta contro il grande dio EGO e
a prendere le contromisure necessarie spreco l’esistenza nel
rancore e nell’odio, nei piani di vendetta, così ogni mio istante
si trasforma in sofferenza, in malattia dello spirito, in un vero
inferno. Questo è l’inferno individuale che, unito a quello degli
altri, si trasforma in inferno globale, in quelle atrocità
individuali e collettive che ogni giorno la cronaca illustra.
L’inferno
è reale ed è opera nostra, esclusivamente nostra, è qui e ora, non
è necessario morire per finirvi dentro, anche allora la scelta è
solo nostra, se decido di vivere tutta l’esistenza nell’oscurità,
nel non amore, quando morirò rimarrò in quell’oscurità e non
amore che io ho volontariamente costruito nel mio continuum mentale,
è evidente.
Al
contrario, se scelgo di vivere nell’amore, nella luce, nella
condivisione, affrontando con consapevole umanità e compassione,
sempre, tutte le inevitabili difficoltà della vita, le sofferenze,
le malattie i lutti, l’inizio e la fine, allora il mio paradiso, la
gioia è già qui e ora.
Cos’è
la morte? Una fine o un altro inizio?
Questa
è la grande domanda che tutti si pongono, indipendentemente dalle
proprie credenze.
Di
fronte alla morte di una persona amata il dolore è profondo e uguale
per tutti, credenti in una prosecuzione o convinti assertori
dell’unicità dell’esistenza materiale. Ma ognuno di noi, se
osserva seriamente se stesso nella profondità del proprio cuore, sa
di essere questo corpo, straordinario strumento che ci permette di
comunicare, di gioire, di vivere su questo meraviglioso pianeta
nutrendosi e godendo dei suoi frutti, ma sente anche di avere una
mente, una dimensione non tangibile con cui formula pensieri parole e
azioni da trasmette al corpo, alla voce, al tocco della mano, alla
penna con cui scrivere, e sa ancora di avere una dimensione ancora
più sottile, unica, incomunicabile preziosa e importantissima che è
lo spirito.
Quando
moriamo il corpo, che ci fa sentire tutta la pesantezza del tempo o
della malattia, finisce come tale, si ritrasforma in terra, in
cenere, e ricomincia un altro ciclo della materia, ma la dimensione
più sottile, spirituale, ha un suo continuum, non più come
individuo con quel nome e cognome, certamente, ma come essenza del
divino che è sempre stato lei. Siamo tutti, nati dall’amore,
morendo, semplicemente, ritorniamo all’essenza, in quello stesso
amore che tutto pervade che è infinito, che è trascendenza assoluta
e, altrettanto, immanenza assoluta, e che in altri termini possiamo
chiamare Dio.
Mi
piace sempre ricordare una frase di Raimon Panikkar, sacerdote
cattolico e grandissimo studioso di ogni spiritualità, nato nel 1918
e morto nel 2010, figlio di madre spagnola, cattolica, e di padre
indiano, induista:
«La
morte è un problema per l’individuo, ma non per la persona.
Ognuno
di noi, nella propria individualità è una goccia d’acqua.
Cosa
succede a una goccia d’acqua quando cade nel mare?
La
goccia d’acqua sparisce,
ma
all’acqua della goccia non succede niente,
si
unisce a tutto il mare senza perdere la sua vera natura.»
I
ladri di anima
Questi
pochi pensieri che ho voluto condividere fin’ora sono estremamente
limitati, ma ho sentito l’esigenza di confrontarmi comunque, in
particolare con voi genitori, perché osservando i bambini oggi non
riesco a scrollarmi di dosso una crescente tristezza per la grande
ingiustizia e i crimini che stiamo commettendo nei loro confronti.
Per
evitare loro le scempiaggini del passato, una visione così sbagliata
e fuorviante di dio, abbiamo deciso di allontanarli completamente
dalla dimensione spirituale. Dio è completamente scomparso dal
quotidiano, gli adulti non ne parlano tra di loro e tantomeno lo si
fa con i figli
Nel
migliore dei casi durante la settimana le giornate dei bambini di
oggi sono frenetiche: scuola, sport e intrattenimenti vari, e nei
weekend altro sport o gite o divertimenti di vario tipo. Tutto
bellissimo e sacrosanto, ma eccessivo se non si lascia mai uno spazio
alla riflessione, all’introspezione, alla formazione spirituale,
anche se si tratta di un discutibile catechismo, magari su può
cercare un sacerdote più preparato, invece di affidarsi ai soli
criteri di comodità.
Un
altro pericolo, molto diffuso, ma non meno grave, è l’utilizzo dei
videogiochi, superficiali, immediati e di ostacolo allo sviluppo
mentale infantile a cui si aggiunge l’assorbimento acritico del
messaggio televisivo, sempre più violento, stupido, volgare e
privato di ogni valore. Gli stessi cartoni animati, apparentemente
innocui, lanciano il messaggio dell’eroe che vince sempre e, anche
se si tratta della lotta del bene contro il male, il messaggio che
passa è quello della forza, della violenza della prevaricazione e
chi non è l’eroe, chi non vince sempre, è un fallito, un modello
che fa orrore e da rifiutare con qualsiasi mezzo.
Da
qui alla perdita di sicurezza e di autostima di fronte ai propri
limiti alle proprie sconfitte il passo è breve, anzi inevitabile.
Questi bambini apparentemente aggressivi, prepotenti, sono i più
fragili i più insicuri i più a rischio.
Questi
bambini, che non hanno più valori di riferimento al di fuori del
successo sempre, del divertimento, dell’istantanea visione di una
realtà distorta senza la minima capacità (gli è stata cancellata)
di pensiero, di riflessione, di calma e ponderazione, dipendenti in
assoluto dalla tecnologia velocissima, sono privati della loro anima,
sono fragilissimi e crescendo saranno sempre alla ricerca di qualcosa
che non sanno individuare, ma che va al di là dell’immediato,
diventano incapaci di accogliere le sconfitte e le inevitabili
difficoltà della vita e allora si rifugeranno in altri facili
inganni, non per nulla l’alcoolismo e l’uso di stupefacenti è in
progressivo aumento e in età sempre più basse.
Vi
prego, non derubate i vostri figli della loro anima, non privateli di
una formazione, per quanto limitata possa essere, spirituale, intanto
si semina e poi da adulti sapranno e soprattutto potranno scegliere.
Non
siamo solo materia, anche la scienza oggi lo riconosce, siamo corpo,
mente e spirito, costruite nei vostri figli un essere umano completo,
con tutte queste componenti che sia in grado, domani di affrontare la
vita nella sua bellezza e nella sua sofferenza, nella completezza del
suo meraviglioso mistero. s.r.